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Gambacciani_FotoInViaggio
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avatarProteggere l'attrezzatura in ambienti freddi. Condensa ed altri mali _ v3.0
in Fotocamere, Accessori e Fotoritocco il 28 Gennaio 2025, 16:58


Fotografare ci costringe ad affrontare situazioni ambientali di tutti i tipi. In inverno o in alta montagna o in zone artiche dobbiamo imparare a convivere con temperature molto rigide e spesso anche con neve e ghiaccio. Ogni volta che fotografiamo in queste condizioni la nostra attrezzatura viene esposta a molti potenziali rischi, ma per fortuna per ogni problema c'è una soluzione e con pochi facili accorgimenti possiamo continuare a fotografare in sicurezza anche quando le condizioni ambientali sembrano mettersi contro di noi.







Questa immagine l'ho trovata navigando nel web e non rappresenta una condizione in cui mi sia mai davvero trovato con la mia attrezzatura. Ho sempre cercato di trattare bene il materiale fotografico di cui dispongo e ho sempre evitato di arrivare a condizioni simili, pur perdendo qualche occasione interessante.


Per scrivere questo articolo ho cercato di fare tesoro di tutta la mia esperienza sul campo, accumulata soprattutto nelle regioni Polari dove le basse temperature sono il pane quotidiano in qualunque stagione, e poi accompagnando gruppi di fotografi ho cosa può accadere ad ogni genere di attrezzatura. Io stesso, in un viaggio islandese del 2014, ho avuto un grave problema al corpo macchina e mi sono ritrovato nell'impossibilità di fotografare.

Il messaggio che vorrei trasmettervi è che si può fare tutto in qualunque condizione, purché si sia attrezzati e si abbia comprensione di come comportarsi. In ultima analisi, il benessere dall'attrezzatura dipende dal nostro comportamento.



Il mio articolo completo è consultabile sul mio sito web: www.giovannigambacciani.com/fotografia-per-viaggiatori/proteggere-attr







La qualità costruttiva dell'attrezzatura

I problemi possono insorgere sia che si usi attrezzatura base che quella più professionale. Aver speso tanti soldi non vi esenterà da questi inconvenienti.

L'esperienza sul campo dimostra infatti che nessun oggetto fotografico è immune ai problemi legati agli sbalzi termici, fosse solo l'appannamento dentro l'oculare o sulla lente frontale, per non parlare di quando accadono cose più gravi come malfunzionamenti o blocchi al corpo macchina, anche se tutti i produttori decantano le eccellenti caratteristiche di resistenza dei proprio prodotti. Ed i problemi possono manifestarsi anche a quelle parti che riteniamo più sicure come le schede di memoria, le batterie, i flash ma anche i filtri, gli zaini o i cavalletti (una volta le zampe del mio treppiede si erano congelate a tal punto per la condensa che non ci fu modo di chiuderle e che è stato portato in auto esteso per tutta la giornata, con la testa fuori dal finestrino).

Possiamo fidarci della Tropicalizzazione?

Di solito, crediamo che le fotocamere di fascia alta siamo solide, sigillate e tendenzialmente immortali! Usarle ci rende come degli Dei dotati di super poteri. Questo è dovuto soprattutto al bombardamento mediatico che fanno i produttori vantando caratteristiche straordinarie dei loro prodotti, specie quando le condizioni si fanno avverse. Purtroppo a guardar bene i fatti, le cose non stanno proprio così!

I produttori parlano continuamente di "Tropicalizzazione", parola che viene sbandierata come la soluzione a tutti i mali e certezza di robustezza, ma purtroppo è un termine effimero, privo di senso concreto. Infatti non esiste uno standard o una norma che chiarisca che cosa significhi la Tropicalizzazione, o che ne definisca le caratteristiche e gli eventuali benefici. Quindi ognuno la interpreta come vuole e la attribuisce a qualunque prodotto al di là della sua reale qualità. Noi utenti dovremmo imparare a prendere questo termine solo per quello che è: una trovata pubblicitaria, che nei migliori dei casi identifica caratteristiche assai vaghe.

Se andiamo a leggere attentamente i manuali dei produttori (sezione Specifiche \ Ambiente operativo) che hanno valore legale (ad esempio per la garanzia) possiamo notare che le condizioni ambientali riportate sono molto diverse da quelle della pubblicità e anche da quelle che sperimentiamo tutti i giorni. Ad esempio, andando a guardare cosa scrivono Nikon e Canon per le loro macchine di punta come la reflex della serie D800 o 5D o delle mirrorless della serie Z6, Z7 o R6,R5 si può leggere esattamente: "Ambiente operativo - Temperatura di funzionamento: 0-40°C - Umidità di funzionamento: 85% o meno (senza condensa)". Le ammiraglie Nikon quali Z8, Z9 espandono un pò questo range o e riportano temperature operative tra -10°C e + 40°C mentre Canon mantiene il range sopra zero anche per R3 e R1.

Con queste specifiche i produttori ci mandano un messaggio chiaro: "se fa freddo o umido non dovete fotografare". E siccome il mondo intorno a noi, specie all'esterno, quasi mai rientra in queste condizioni, questo implica che diventa una nostra scelta personale se mettere a rischio la fotocamera o meno, ed in effetti è comune che un centro assistenza neghi la riparazione in garanzia sostenendo che l'attrezzatura sia stata trattata in un modo non appropriato.

Se è quindi vero che la tropicalizzazione sbandierata dalla pubblicità è un qualcosa che non ci permette di capire se la nostra attrezzatura è realmente sicura alle intemperie, è anche vero che per arrivare a fare certe foto o semplicemente viaggiare senza ansie sarebbe importante dotarsi di materiale di buona qualità, qualità reale. E' quindi indispensabile valutare volta per volta le reali caratteristiche costruttive dell'attrezzatura che si intende usare o acquistare, e confrontarsi con chi ha esperienza diretta sul campo.

Capire la qualità di un prodotto, non è un processo facile ne immediato in nessun ambito, perchè noi utenti non siamo aiutati dai produttori, che anzi in genere tengono per se le informazioni più utili. Però possiamo rivolgerci a chi ha più esperienza di noi, chi affronta luoghi estremi, chi viaggia molto ed a pagine come questa in cui qualcuno ha deciso di impiegare del tempo per condividere informazioni. Internet ed in particolare il web ed i forum sono una fonte inesauribile se usati bene, la cosa difficile se mai è trovare le fonti giuste e scartare il rumore.







Quel cubo di schede elettroniche nude nella foto lì in mezzo è una Canon 5D mk III ormai dichiarata in fin di vita dal centro assistenza e quindi smontata per curiosità personale. Precisamente era la macchina che usavo fino alla primavera del 2014 da cui avevo con pazienza rimosso il guscio esterno, ovvero quell'insieme di pannelli metallici ricoperti di gomma che sono la parte che teniamo tra le mani e che contengono i comandi esterni. E' un agglomerato di schede, chip e connettori e trasmette un senso di estrema fragilità. In effetti a questo livello non c'è nulla che impedirebbe a dell'acqua o dell'umidità di fare disastri. In alto ho ripotato un'immagine rilasciata dalla casa madre che fa vedere come siano distribuite le aree di chiusura della macchina stessa. Le zone verdi sono semplici pannelli a contatto gli uni con gli altri, mentre le rosse sono delle guarnizioni vere e proprie. Sotto infine, un dettaglio delle muffe e ossidazioni che si erano formate sulla mia macchina a causa di una serie di viaggi affrontati senza consapevolezza ed attenzione. La macchina era così ridotta male che il centro assistenza non potè ripararla e dovetti passare ad un corpo nuovo.




La condensa è il nemico pubblico numero uno.

PREMESSA 1 - Non sono il freddo o il caldo in quanto tali (se non estremi) a danneggiare direttamente le nostre macchine fotografiche, anzi il freddo è una condizione buona in cui operare (i chip elettronici tendono a surriscaldarsi ed anche il rumore nelle immagini deriva da questo). Piuttosto i problemi nascono durante i passaggi repentini da una condizione all'altra (si esce al freddo o si rientra in casa al caldo ad esempio) principalmente se questo fa creare la condensa e quindi espone parti sensibili ed anche interne al contatto con l'acqua. Questo tipo di fenomeno può avvenire in ogni luogo della terra, in Italia come in Lapponia, al mare come in montagna, all'aperto come al chiuso. Tutto dipende da come sono fatti i luoghi in cui ci troviamo e da quali spostamenti facciamo fare all'attrezzatura.

PREMESSA 2 - Coprire la macchina fotografica per proteggerla dal freddo non serve a nulla. Una macchina non un è bambino che ha bisogno della copertina. Una macchina non ha un metabolismo e disperde pochissimo calore anche quando è accesa. Quindi anche se la coprite o l'avvolgete non ne modificherete la temperatura, ma anzi non potrete più controllare in che stato è, e rischiate di trattenere ulteriore umidità. Da non fare!





La condensa è semplicemente acqua che si appiccica alle superfici, acqua che prima era vapore nell'aria. Infatti quando attraversiamo ambienti con temperature diverse, l'acqua innocua che sta naturalmente nell'aria (il vapore acqueo) se trova qualcosa di freddo (come la fotocamera o gli occhiali) si trasforma istantaneamente in acqua liquida dannosa, si appiccica e si insinua da tutte le parti. In altro contesto questa cosa la chiameremmo Rugiada.

La condensa è subdola perché si può formare dappertutto anche dove non possiamo vedere. Siccome la condensa deriva dal vapore che c'è nell'aria e l'aria è dappertutto, di fatto nulla è al sicuro. Potreste notare gocce di condensa sotto i tasti funzione, nel vano batteria, tra le lenti, e persino dentro il vano del sensore o sulle schede elettroniche interne.

La condensa è più bastarda della pioggia poiché questa cade e scorre e difficilmente entra all'interno e poi la pioggia è ben visibile e per evitarla basta una qualche copertura. Invece la condensa si può formare anche in zone che non possiamo vedere, ed anche mentre non usiamo la macchina, come quando è riposta nello zaino, nel baule dell'auto o persino quando è appoggiata sul tavolo della camera della guest-house mentre noi dormiamo. Sarà successo a tutti tante volte e non ce ne siamo accorti, magari è apparsa e svanita prima di risvegliarsi.

La condensa si può formare e riformare di continuo (finché permangono le condizioni adatte). Quindi anche se l'abbiamo apparentemente rimossa questa può ritornare. Ad esempio levarla da un obbiettivo con un panno non è una soluzione.

Quindi esiste una sola inevitabile strategia: non fare formare la condensa! Ovvero evitare di trovarsi nelle condizioni in cui questa si verifica.

Di seguito trovate le procedure più efficaci per isolare la fotocamera dall'umidità. Ogni altra soluzione più o meno magica che si legge in giro è una fesseria, e va contro le elementari leggi della fisica dei fluidi, e quindi non può funzionare

I danni nascono quando alcune zone della macchina o dell'obbiettivo si bagnano (che sia condensa o altro fonte di acqua cambia poco alla fine). Come noto le componenti elettriche ed elettroniche non vanno d'accordo con i liquidi, ma neanche i meccanismi e le strutture sono immuni a dire il vero.

L'acqua infatti è un conduttore elettrico, trasporta minerali, micro organismi e le spore delle muffe, innesca la ruggine (cioè ossidazione), e può anche congelare, cristallizzarsi ed espandersi.

I danni che ne conseguono sono di tanti tipi. Alcuni si manifestano nell'immediato ed altri che vengono fuori nel lungo periodo. Solo nei casi più gravi la macchina o l'obbiettivo si bloccano. Nella maggior parte dei casi tutto finisce con un alone sulle lenti o sulle superfici, ma di tanto in tanto le gocce penetrano e innescano processi di degradamento

E' davvero difficile accorgersi che qualche processo danno sta lavorando dentro la nostra attrezzatura. Poi però si iniziano a manifestare strani malfunzionamenti che sembrano venuti dal nulla. L'ossidazione così come la formazione di muffe possono richiedere mesi perchè inizino a fare danni, e quindi è molto difficile ricostruire le cause primarie.







Quando il vapore acqueo dell'aria tocca la macchina fredda si forma la rugiada, cioè si creano gocce su tutta la superficie esterna della macchina e dell'obbiettivo. Avverrebbe lo stesso se aveste spruzzato uno spray sulla macchina, con la differenza terribile che la condensa tenderà a riformarsi anche se l'asciugate, e la cosa continua almeno fino a quando la macchina non si sarà scaldata alla stessa temperatura dell'ambiente (e ci possono volere ore). [Immagine da WEB]




A) Passaggio dal freddo al caldo

La condensa si forma ogni volta, quando, dopo una sessione in esterno quindi al freddo, si rientra in un luogo caldo, che sia la propria auto, la guest house o semplicemente un bar dove prendere un caffè o fare pipì. Lo sanno bene tutti quelli che hanno gli occhiali da vista come me, che si trovano impacciati e disorientati nella propria personale nebbia .

Questo accade perché l'aria calda è piena di acqua sotto forma di vapore e questo acqua tende a tornare in forma liquida se a contatto con un oggetto freddo come la vostra fotocamera. Il vapore infatti è sempre presente nell'aria calda, si scioglie in essa e questo è più vero all'interno degli edifici dove ci sono tante fondi di umidità a cominciare dal respiro umano. Appena c'è il contatto dell'aria calda con qualcosa di più fredde il vapore torna ad essere acqua liquida, e le superfici si ricoprono di goccioline come fosse rugiada del mattino. Questo fenomeno del tutto naturale coinvolge principalmente le superfici esterne della macchina fotografica o dell'obbiettivo, cioè parti che sono più a contattato con l'aria calda.

L'attrezzatura fotografica di bassa qualità così come quella vintage è in genere poco protetta e sigillata per cui l'aria calda entra ovunque e la condensa si può formare anche in zone che non vediamo, ed insinuarsi fino al cuore dell'apparecchiatura. Questo è molto rischioso perchè non potete accorgervi se effettivamente sta succedendo qualcosa di spiacevole e quindi non potete correre ai rimedi. Potete solo evitare che succede. Prevenire.

PROCEDURA #1 - La più semplice, la meno efficacie, adatta a condizioni di sbalzo termico moderato: Appena finita la vostra sessione fotografica, quando siete ancora all'eterno (ogni azione va fatta sempre quando siete ancora al freddo cioè nell'ambiente in cui avete scattato) sistemate tutta la vostra attrezzatura con cura, chiudete le lenti con i tappi, chiudete il vano batteria e quello della memoria se dovete rimuoverle, mettete la macchina ed il resto negli opportuni scompartimenti del vostro zaino o borsa. Fatto questo chiudete bene tutte le zip, i lacci, le fibbie, ovvero fate in modo che l'interno dello zaino sia ragionevolmente isolato dall'esterno.

A questo punto muovetevi nell'ambiente più caldo e non toccate lo zaino, non aprite nulla. In questo modo l'attrezzatura sarà protetta nella bolla d'aria che c'è dentro lo zaino/borsa, aria che era esterna e quindi più secca. Le pareti dello zaino così come le zip rallenteranno l'ingresso di aria calda ma permetteranno all'attrezzatura di scaldarsi piano piano e arrivare alla temperatura calda del nuovo ambiente.

Se dopo un pò tornate fuori al freddo (diciamo che vi siete presi un caffè) potete ricominciare a farlo senza problemi, ovvero aprite lo zaino, prendete la macchina e usatela. Il pericolo è passato. Se invece dovete restare molte ore in questo nuovo ambiente caldo (ad esempio perchè andate a dormire in hotel, farvi la doccia ecc) a cosa migliore è che posiate lì lo zaino e ve lo scordiate fino alla mattina dopo.

Questa procedura funziona bene se il vostro zaino/borsa è ben sigillato (cioè se effettivamente l'aria calda non penetra all'interno) e in genere gli zaini moderni di buona qualità son adatti allo scopo. State cmq attenti che se lo zaino non sia lui stesso umido cosa che potrebbe capitare dopo alcuni giorni di viaggio e che l'ambiente interno non sia troppo caldo e troppo umido (se passate da -20° ad una sauna non c'è zaino che tenga).Se pensate di essere a rischio, leggete le procedure di emergenza.





PROCEDURA #2 - La più laboriosa, la più efficace, adatta anche alle condizioni più estreme: Partiamo dal presupposto che lo zaino non sia una protezione sufficiente ovvero che serva usare una barriera più efficace, ancora più sigillata e ripartiamo da dove avevamo iniziato, cioè dalla vostra sessione fotografica al freddo. Quando avete finito di fotografare, mentre siete all'esterno mettete la macchina fotografica ed ogni altro pezzo importante della vostra attrezzatura dentro un sacchetto di plastica ermetico, tipo quelli che si usano per i surgelati. Deve essere chiuso perfettamente e non ci deve essere passaggio dell'aria. Dovrete quindi avere almeno un sacchetto per "pezzo" del vostro corredo che volete proteggere.

Una volta chiuso ogni pezzi dentro i sacchetti, come se aveste tanti palloncini gonfi, riponete tutto con cura nel vostro zaino/borsa come fareste di solito (il sacchetto pieno d'aria un pò di spazio ve lo toglie, ma potete regolare i volumi a piacimento). Poi, esattamente come nel caso precedente, andate al caldo e non toccate lo zaino e l'attrezzatura.

Questa procedura richiede un pò più tempo della prima e richiede di aver portato i sacchetti da casa, ma è praticamente infallibile, perché i sacchetti sono più sigillati di qualunque zaino/borsa. In più la macchina fotografica si scalderà più in fretta e se ne avete bisogno di accelerare il processo potete tenere l'attrezzatura fuori dallo zaino o lo zaino semi aperto. In più se il sacchetto è trasparente potrete vederne lo stato dell'attrezzatura, controllare che non ci sia condensa e toccare dove serve per capire se ha raggiunto una temperatura accettabile.

Io consiglio sempre questa procedura in ambienti estremi come la Lapponia d'inverno, o quando si deve entrare in interni molto umidi ad esempio piscine, saune, cucine e simili.

AGGIUNGERE SILICA GEL Qualcuno sostiene che dentro il sacchetto di plastica ermetico, insieme alla macchina/lente andrebbero messi dei sacchetti di silica gel cioè quella sostanza che attira e trattiene l'umidità. Personalmente penso sia solo una perdita di tempo, che oltretutto rende ancora più complicata tutta la procedura. Certamente il silica gel assorbe il vapore acqueo, ma se il sacchetto è davvero sigillato non c'è nessuna umidità che dove essere assorbita. Potrebbe sservire se mani se vi si è bagnata la macchina o lo zaino. Nel caso qui descritto, il punto resta unicamente quello di evitare che si presenti la condensa per sbalzo termico e se siete al punto di doverla rimuovere avete già sbagliato qualcosa a monte ed il silica gel non vi salverà.

PROCEDURA di EMERGENZA #1: Se avete avuto la sciagurata idea di tornare al chiuso con la macchina al collo o avete aperto lo zaino troppo presto, e tutta l'attrezzatura si è coperta di rugiada ... calma e sangue freddo! Prendete il panno micro-fibra che avete con voi nello zaino (perché siete previdenti e l'avete messo prima di partire) e asciugate tutto con cura. Se non avete un panno dedicato, potete usare gli asciugamani dell'hotel ma anche dei tovaglioli o delle magliette, cmq qualcosa che assorba. Continuate ad asciugare, perché la condensa di riformerà e si riformerà ancora finchè ci sarà differenza di temperatura. Controllate anche il vano batteria e eventualmente asciugate anche lì dentro (di solito non è particolarmente isolato). Non smontate l'obbiettivo se no formerete condensa anche nel vano del sensore e sarebbe davvero spiacevole. Se la formazione di condensa è troppo rapida usate la prossima procedura.

PROCEDURA di EMERGENZA #2: Se non sapete come altro fare, potete ricorrere ad un asciugacapelli e soffiare aria calda sulla vostra attrezzatura. Il sistema è molto efficace a dire il vero, ed in poco tempo la macchina o l'obbiettivo si asciugheranno e smetteranno di formare condensa. L'effetto principale del phon non è tanto di far sparire le goccioline di rugiada (cosa che il panno fa meglio), ma di scaldare le superfici e quindi rimuovere la causa della condensa. Soprattutto le lenti frontali degli obbiettivi che sono in vetro vanno scaldate a lungo per far cessare il processo di formazione della rugiada. Questo procedimento è utile anche quando non si sa che cosa stia succedendo nelle parti non visibili/non accessibili e per asciugare anche tutti quelli oggetti che portiamo con voi come i filtri, il telefono, e lo zaino stesso che si inumidiscono nell'uso. Il primo problema del phon è che funziona bene solo sulla parte che state soffiando, mentre il resto dell'attrezzatura rimarrà completamente ricoperto di rugiada. Se spostate il getto d'aria la condensa ripartirà a formarsi, quindi con tanta attrezzatura c'è da fare delle scelte, salvare qualcosa e incrociare le dita per il resto (sarebbe bene non trovarsi in questa situazione). L'altro rischio grosso è che eccedendo col calore su alcune zone si possono creare danni, specie alle plastiche/gomme che sono meno resistenti alle alte temperature, e quindi c'è da lavorare con molta attenzione. Cucinare la vostra bella macchina non sarebbe piacevole, quindi fatelo solo se indispensabile.






A sinistra i classici panni in micro-fibra per la casa. Sono perfetti per asciugare la macchina fotografica quando serve e vanno sempre portati nello zaino durante i viaggi. Al centro un esempio di come va protetta la fotocamera secondo i dettami della procedura #2. A destra i sacchetti che uso io. In particolare con quelli grandi hanno dimensioni di 42x29cm e riesco farci stare dentro una FF con un ottica molto grande. La clamp a pressione è indispensabile.




B) Passaggio dal caldo al freddo

Questo fenomeno è meno frequente rispetto al precedente, ma ugualmente molto rischioso perché coinvolge tipicamente le parti interne e quindi quelle più sensibili della fotocamera. Riguarda infatti il passaggio di temperatura e l'eventuale condensa dell'aria che è intrappolata dentro gli oggetti e nel caso specifico le zone di nostro interesse sono il vano del sensore, il vano batteria, l'oculare, o il corpo degli obbiettivi.

Se partendo da un ambiente caldo e umido come potrebbe essere casa vostra o la vostra auto, vi spostate verso un ambiente freddo, può succedere che il vapore che sta nell'aria intrappolata si condensi trasformandosi in acqua liquida, ovvero rugiada. La cosa è particolarmente pericolosa perché accadendo all'interno potremmo non accorgercene fintanto che l'effetto non sia così forte da rendersi visibile nelle foto. Di solito però questo non accade perchè il processo inizia dalle pareti laterali delle camere interne (cioè quelle da cui arriva il freddo) e quindi non interagisce con la luce che passa centralmente. Altre volte si nota quando ad appannarsi è l'oculare o la lente frontale dall'interno (come descritto nelle foto qui sotto).

In questo caso se l'attrezzatura è tropicalizzata potrebbe essere peggio che con attrezzatura che fa passare l'aria, perchè più l'aria resta intrappolata e peggio è. Una volta che si insinua l'umidità poi rimuoverla è praticamente impossibile.

PROCEDURA #3 : Nel caso presente, cioè del passaggio dal caldo al freddo, c'è ben poco da fare, se non stare attenti a dove e quando si montano le ottiche per evitare di intrappolare aria particolarmente umida (evitiamo di farlo in bagno dopo la doccia ad esempio). Se avete il dubbio che la condensa possa formarsi dentro, appena uscite al freddo, in un posto protetto, levate l'obbiettivo in modo che l'aria interna alla macchina si mischi con quella ambiente, aspettate qualche secondo e poi rimontatelo sulla fotocamera.







Questo è l'oculare della Canon EOS R5 e come si vede è appannato, da dentro! Ero nelle alpi Svizzera, faceva freddo e nevicava, ovvero l'ambiente per me più bello del mondo. Piano piano l'immagine dell'oculare ha iniziato ad annebbiarsi fino a diventare praticamente inusabile. Il fenomeno si è ripetuto altre volte ed anche con il mio secondo corpo ovvero la EOS R6 costruita in modo simile. L'oculare di queste macchine è un blocco a se stante, unico e sigillato e in teoria non dovrebbe contenere umidità, ma evidentemente è entrata ed ora quando vado al freddo son sempre preoccupato.




C) Fotografare con il freddo estremo

Ci sono giornate in cui le temperature sono così basse che qualunque cosa diventa difficile o addirittura impossibile. In alcuni viaggi nella Lapponia interna ho sperimentato cosa vuol dire fotografare a 40 gradi sotto zero, e devo ammettere che è stata dura. Allo stesso tempo sono state occasioni in cui ho fatto foto davvero particolari e col senno di poi penso che ne sia valsa la pena.

La cosa interessante, è stato scoprire che a queste temperature l'attrezzatura fotografia inizia ad andare in crisi ed a comportarsi in modo strano. La prima cosa che si nota è che tutto rallenta a cominciare dall'accensione, l'auto-focus, la raffica, il passaggio da oculare a schermo, ma più in generale è tutta l'esperienza d'uso della macchina che cambia. Entrare nei menù, cambiare le impostazioni, scattare, scattare ancora ... è tutto dilatato nel tempo ammesso che vada ancora. Si percepisce proprio che la macchina "soffre" e "arranca". Ad un certo punto anche i display iniziano ad avere problemi. Non tanto quello principale a colori, ma quelli secondari a cristalli liquidi cessano di funzionare, ovvero non riescono più ad aggiornarsi ed a mostrare alcuna informazione sensata (dopo tutto i cristalli liquidi si attivano con corrente e calore).

Molto spesso, quando la temperatura è tanto basso si inizia a formare spontaneamente una specie di brina su tutte le superfici e quindi anche la fotocamera, la lente frontale, il cavalletto, lo zaino, ed eventuali accessori. In pratica l'umidità dell'aria, se pur minima, si appoggia alle superfici si creano dei cristalli di ghiaccio che poi iniziano ad accrescersi sempre di più, fino a che tutto è ricoperto di una patina di grani bianchi. Il respiro peggiora ulteriormente le cose perchè molto umido e dove arriva crea ampie zone di vero ghiaccio, duro e solido. Questo avviene soprattutto nell'angolo in basso a sx del corpo macchina quando usiamo l'oculare. Tutte le parti metalliche di supporto e meccanismi (penso a piastre e teste) diventano via via più difficili da maneggiare e da gestire, infatti i cristalli si formano anche all'interno e bloccano i meccanismi. In queste condizioni è anche impossibile sostituire le batterie o le schede di memoria, così come usare i filtri che in pochi istanti si ricoprono di cristalli. La soluzione è quindi andare sul campo con le idee chiare e con l'attrezzatura pronta e montata, tirare tutto fuori dallo zaino, fare le foto che si vuole fare e poi continuare finchè si riesce. Appena si capisce che le cose si stanno per bloccare smettere e tornare in un ambiente meno estremo (magari in auto, dove in ogni caso si è riparati)

Un altro inconveniente da evidenziare, nasce dal fatto che le superfici possono essere tanto fredde che toccarle con la pelle nuda si rischia di ferirsi o restare appiccicati. Ovviamente in queste situazioni si usano vari strati di guanti uno dentro l'altro, ma ad esempio la punta del naso, che di solito è scoperta può toccare la fotocamera. Cercate quindi di non esporre la pelle a corpi freddi e valutare caso per caso se state in contatto con la macchina al cavalletto perchè anche i guanti ed i tessuti, dopo un pò, potrebbero creare un legame con queste superfici estremamente fredde.







Questa è la mia Canon 5DsR dopo una mezz'ora a circa 30 gradi sotto zero. Il mio fiato si è trasformato in uno strato di solido ghiaccio, appiccicandosi anche sullo schermo, tanto che metà dell'immagine era indecifrabile. Arrivato a questo punto ho deciso di pulire tutto con un panno che ovviamente si è appiccicato al ghiaccio, ma cmq ho rimosso il grosso e sono riuscito a mettere tutto nel sacchetto per poi tornare in auto. Ogni tanto bisogna anche sapere dire basta e non sfidare ulteriormente la sorte.




NOTE e APPROFONDIMENTI

NOTA 1 -Le procedure che ho descritto sopra implicano in un modo o nell'altro di non poter usare la macchina per alcune ore e questo può essere un problema. Ad esempio non si possono ricaricare le batterie, ri-vedere le foto, ecc. Io consiglio sempre di estrarre memorie e le batterie dalla macchina prima di lasciarla a riposo nello zaino. Meglio se tenete questi oggetti vicino al vostro corpo, tipicamente in una tasca interna in modo che si scaldino in fretta (stessa cosa per il cellulare). Anche se si formasse condensa su di esse non è un grosso problema perché sono oggetti sigillati e basta asciugarli con un panno per evitare possibili ossidazioni ai contatti metallici. Dopo che la loro temperatura sarà tornare a quella ambiente, ed in genere fanno in fretta perché sono piccole, potete usarle.

NOTA 2 - Se siete rientrati e proprio dovete aprire lo zaino magari perché vi siete scordati qualcosa di importante o volete controllare come stanno le apparecchiature, allora la cosa migliore è uscire di nuovo al freddo, fare velocemente tutto quello che dovete fare, richiudere tutto, e rientrare subito. Per nessuna ragione aprire lo zaino al caldo e uscire al freddo, ma sempre uscire al freddo e poi aprire!

NOTA 3 - Quando viaggiate in auto, evitate di scaldare troppo violentemente l'abitacolo e soprattutto evitare di fare il classico effetto bagno turco, se no tutto quello che portate con voi sarà a rischio umidità e condensa. Anche con il riscaldamento acceso ed anche col freddo esterno conviene tenete l'aria condizionata accesa che secca l'aria e mai il ricircolo che accumula umidità.

NOTA 4 - Le coperture anti pioggia sono ottime per la pioggia, la neve, e gli spruzzi delle cascate (vedi sotto), ma col freddo e con l'umidità non servono a nulla. Anzi esse possono essere controproducenti, perché se l'umidità si infila sotto le protezioni ci resta e non ne esce più, inizierà a penetrare dentro la macchina fotografica.





EXTRA 1, BATTERIE - Quando vi trovate in ambienti freddi portatevi dietro sempre diverse batterie (2 o 3 almeno), e quelle che non sono dentro la macchina tenetele sempre vicine al corpo (basta una tasca interna alla giacca). Infatti il movimento delle cariche elettriche rallenta con il freddo e quindi le batterie erogano meno corrente e fanno fare meno scatti. Sarebbe buona norma che quando la macchina dice che le batterie raggiungono il 50% circa le sostituite perchè da lì in poi potrebbero spengersi all'improvviso. Le batterie che sembrano scariche al freddo dopo averle riscaldate con il vostro corpo dovrebbero permettervi di tornare a scattare e la macchina vi dovrebbe rilevare un livello di carica più alto di quanto l'avete levate.

EXTRA 2, MEMORIE - Si devono usate schede di memorie di buona qualità perchè anche loro sono affette dalle condizioni ambientali e si deve evitare di avere problemi con i file o foto del tutto perse. Il caso di Anthony raccontato sopra è evidente. Ricordo anche che le macchine professionali hanno due slot di memoria perchè non c'è certezza che le schede funzionino sempre bene. Le marche più famose tipo Sundisk o Lexar costano di più perchè resistono meglio, e su questo c'è poco da fare. La qualità ha un costo. Poi, appena possibile scaricate le foto su di un disco di memoria esterno, anche tutte le sere e tenete il disco in un posto sicuro da calore, acqua, fuoco, furti, ecc.

EXTRA 3, SECONDO CORPO - Quando possibile, portate con voi un corpo macchina di scorta. Se siete in gruppo ed avete la stessa marca (tutti Sony per dire) per risparmiare peso portate un secondo corpo di scorda per tutto il team. Se avete un smatphone di fascia alta con un app che vi consenta di fare RAW potete considerare anche quello come scorta. Ovviamente la scorta può essere un vecchio corpo anche con sensore più piccolo, o una compatta indipendente dalla macchina principale, ma non partite mai senza un piano B. Succedesse qualcosa alla vostra fotocamera principale scoprirete quanto sia bello scattare anche con dell'attrezzatura che in altre normali non prendereste neanche in considerazione.

EXTRA 4, PULIZIA - Se state via per lunghi periodi è probabile che il vostro sensore si sporchi durante i cambi di obbiettivo e vedrete apparire delle fastidiose macchie nelle foto quando scattate a diaframmi chiusi (tipicamente sopra f/11) specie nelle zone chiare come i cieli. Per pulire i sensori esistono semplici kit già pronti fatti di palettine e detergente, o di piccoli tamponi. Non occupano molto spazio per cui si possono mettere in valigia o nello zaino senza problemi. Pulire il sensore è un'operazione delicata che fa fatta in autonomia solo se si ha pratica ed esperienza, ma si può fare anche in viaggio in un momento di pausa. Se non siete in grado di farlo in autonomia o non volete attrezzarvi, potete affidarvi ad un centro assistenza o ad un laboratorio e farlo fare ogni volta che partire o rientrate per un evento o viaggio importante. Basta fare una foto al cielo a diaframma tutto chiuso per capire in che stato è il vostro sensore.

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Quindi... si può fare tutto in fotografia, affrontare qualunque condizione ambientale, a patto di avere cura della propria attrezzatura e seguire queste semplici regole. Tutto dipende dalle nostre azioni, nel bene e nel male.


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Giovanni Gambacciani
Fotografia in Viaggio
www.giovannigambacciani.com/fotografando/proteggere-fotocamere-condens








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avatarLe Canon R1 ed R5 II alle Olimpiadi di Parigi _ Parte III
in Fotocamere, Accessori e Fotoritocco il 14 Agosto 2024, 13:24


parte I parte qui: www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=4854558
parte II parte qui: www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=4856310












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avatarCondensa nell'oculare della R5. e' capitato anche a voi?
in Fotocamere, Accessori e Fotoritocco il 27 Febbraio 2024, 21:58


Questo we ero in Svizzera e faceva freddo e nevicava, ovvero l'ambiente per me più bello del mondo. Stavo fotografando questo scenario fiabesco quando ho notato che l'immagine dell'oculare ha iniziato ad annebbiarsi fino a diventare così come la vedete in questa immagine, praticamente inusabile!





Foto brutta col cellulare che rappresenta però bene la patina opaca sull'oculare






il regno di frozen, come piace a me MrGreen


Ho la R5 da febbraio 2022 e l'ho portata in innumerevoli dei miei viaggi in artico, per cui ha preso pioggia, neve, freddo, ed è stata sballottata su qualunque tipo di veicolo, ma il problema si è verificato solo adesso in una giornata nevosa ma tutto sommato secca e con temperature appena sotto zero. Nelle stesse condizioni la R6 che uso regolarmente in parallelo alla R5 non ha avuto alcun problema. tra l'altro sono abbastanza attento a trattare bene l'attrezzatura, e se non l'avete fatto ricordate la mia guida in questi ambienti un pò complicati: www.juzaphoto.com/topic2.php?l=en&t=2580249&show=1

E' evidente che il vano dell'oculare ha un trafilamento tale che nei mesi il vapore è entrato in quella piccola camera davanti allo schermino, si è accumulato e poi passando da un ambiente caldo ad uno freddo il vapore si è condensato sul vetro interno appannando tutto quanto. Per fortuna stavolta ornando a temperature miti la condensa è sparita.

Ho chiesto ad amici e colleghi che hanno la R5 e la usano in ambienti freddi ed ho scoperto che anche loro hanno lo stesso problema, anzi è una cosa ricorrente.
Ne cito giusto tre con cui mi sono confrontato:
www.instagram.com/valeriominato/
www.instagram.com/enricofulconaturephotography/
www.instagram.com/stefanotiozzo/

Altri invece non ce l'hanno avuto questo problema (non sono neanche stati frequentemente al freddo a dire il vero), ma cmq i casi che ho contato sono già abbastanza da farmi pensare che sia un problema diffuso e ricorrente, non voglio dire che sia un problema di fabbrica ma evidentemente una debolezza di quella parte c'è sicuramente.

Giusto per ampliare la statistica... a voi è mai capitato?
e se si... in che circostanze?

Giovanni




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avatarCineserie di qualità... Pergear 35mm f1.4
in Obiettivi il 05 Gennaio 2023, 19:47


Visto che questo obbiettivo non c'è nel database di Juza e non si può lasciare una vera recensione, ho preparato questo topic dove vi racconto come va questo curioso oggettino cinese.

Iniziamo col dire che l'ho preso su Amazon ad inizio dicembre appena dopo la presentazione, ed arrivato poco prima di natale. Costo 110 euro + iva. Questo il riferimento: amzn. eu/d/clV5r47

L'ho preso per divertimento e perchè è piccolo e leggero, diciamo in stile Laica. Perfetto da usare con la Canon R6 quando non lavoro, quando posso perdere tempo ed anche avere foto non troppo precise.

Questa coppia corpo-ottica mi ha accompagnato nelle feste, e l'ho portata ovunque, facendo ogni genere di foto, esattamente come avrei fatto se avessi avuto una compattina.



Beh... Sono molto soddisfatto. Rapporto qualità-prezzo imbattibile, ottima costruzione, buona nitidezza e ottimo sfocato. Produce una pasta che ricorda certe lenti di una volta. Approvata. Più avanti farò delle comparative più oggettive con il tabellone iso insieme a lenti di pari lunghezza focale.



Qui un pò di immagini della lente, fatte alla nostra associazione fotografia sul banchetto di still life.















Qui invece alcune foto fatte con questa lente su R6. Come vedete ci sono anche situazioni di sport e di animali che con il fuoco manuale non è stato semplice gestire, ma se non c'è sfida che divertimento c'è? I dati di scatto ovviamente non ci sono, perchè i controlli son tutti meccanici e per far scattare la macchina va configurata come se nn avesse l obbiettivo, cmq le foto son tutte scattate a f2.8, tranne quella del bicchiere che son sicuro fossi a tutto aperto e quella del modello lego fatto in studio che dovrebbe essere f4 se nn ricordo male i dati dell esposimetro.






























[EDIT]

Alcune considerazioni d'uso dopo questa esperienza sul campo.

Nonostante le ridotte dimensioni dell'obbiettivo, i guanti spessi e l'ambiente non esattamente facile (c'erano oltre i -10), focheggiare a mano non è stato difficile (con il focus peking canon come riferimento), allo stesso modo impostare il diaframma. infatti le ghiere si impugnano bene e scorrono facilmente, son fluide quanto basta.

I passi del diaframma son geometrici e non legati agli stop. mi spiego meglio. all'inizio da f/1.4 a f/2.8 si hanno molte posizioni intermedie, poi meno e alla fine si passa da f/8 a f/16, senza poter impostare nulla nel mezzo, neanche l'f/11. diciamo questo in certi casi è un pò fastidioso, come il fatto di non aver nulla di più buio del f16, ma capisco la scelta tecnica viste dimensioni e costo.

Il difetto più grande, come ergonomia, è quello di non riuscire ad afferrare bene il barilotto quando si monta o si smonta la lente dal corpo macchina. infatti quasi tutto il corpo dell'obbiettivo è costituito dalle ghiere. A casa, al caldo, e con le dita nude è già al limite della fattibilità, sul campo con i guanti si può solo afferra tutto quanto. Praticamente si riesce ad agire solo sulla ghiera dei diaframmi fino a quando arriva a fondo corsa e allora gira tutto il corpo. La costruzione è metallica e sembra solida, ma cmq un qualche inquietudine me la lascia questa cosa. preferirei non dover scarrellare la ghiera












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avatarDJI Mavic 3 vs Mavic 2 Pro
in Computer, Schermi, Tecnologia il 08 Novembre 2021, 12:21


A seguito dell'annuncio ufficiale del Mavic3 e dell'introduzione di JUZA: www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=4084557

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Parlando di fotografia, secondo voi, ha senso fare il passaggio da 2pro a 3?

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Alcuni dati salienti dei due droni.

Dimensioni del 2 pro: 907g e 214 x 91 x 84 mm (che però non sono vere .. il drone reale è più grosso del dichiarato)
Dimensioni del 3: 895g e 221 x 96 x 90 mm (mi piacerebbe misurarlo)

Sensore del 2 pro (dichiarato sensore da 1"): rapporto immagine 3/2, 20Mpx, dimensioni reali 13.2x8.8 mm, diagonale 15.9 mm (ovvero 0.62 pollici), area 116 mm^2, area di un singolo pixel è 5.8e^-6

Sensore del 3 (dichiarato sensore da 4/3" in rapporto 4/3): 20Mpx, 17.3x13mm, diagonale 21.6 mm (ovvero 0.85 pollici), area 224,9 mm^2, area di un singolo pixel è 11.2e^-6

Prezzo del 2 pro (base): 1450 € (FotoColombo)
Prezzo del 3 (base): 2120 € (ollo store)









Inizio dicendo la mia. Io uso molto il drone perchè lo porto sempre nei miei viaggi nel grande Nord e lo uso in ogni genere di condizione. Faccio centinaia di ore di volo l'anno, in decine di nazioni diverse, e mi trovo in ogni tipo di meteo. il pro2, e prima il pro1 e l'air sono stati con me, dai -30 gradi della Lapponia in su. Di pro2 ne ho avuti 4 esemplari in 3 anni (tutti riparati in garanzia per fortuna, e non per colpa mia). Ho usato in passato anche l'inspire1 per produzioni cinematografiche.




Sicuri benefici del Mavic3 :

il formato 4/3 (nn intendo la dimensione ma il rapporto) - il sensore 3/2 sul drone è solo un impiccio. meglio un sensore più quadrato.

il comparto fotografico - bisognerà vedere bene in dettaglio la resa del sistema, ma sulla carta il sensore e l'ottica più grosso dovrebbero dare qualità migliore.

durata di volo estesa - significa portarsi meno batterie e volare con maggiore sicurezza. con 3 batterie si vola 2 ore. tanta roba.

maggiore resistenza al vento e velocità - significa poter volare più spesso e con maggiore sicurezza.

velocità di salita e di discesa - significa poter volare più spesso e poter interrompere un volo quando sei nella cacca.

sistema di batteria a cartuccia - ottimo perchè previene distacchi accidentali della batteria e impedisce all'acqua di entrare (entrambe le cose capitano e sono capitate con il 2).

USB-C localizzata sopra il case e ricarica diretta - posizione facilmente raggiungibile finalmente e ricarica senza caricatore (può essere utile in emergenza).

ritorno a casa intelligente - da provare ma se davvero sceglie il percorso migliore rispetto a vento e terreno e risparmia batteria è una bella innovazione.

wifi per connessione diretta con smartphone - ottimo per gestire e rivedere il girato.

lente supplementare per avere super grandangolo (15mm) - ottima possibilità davvero. speriamo facciamo una cosa simile per avere un pò di tele dal sensore principale

manovre programmabili e ripetibili - vediamo come funzionano ma possono essere molto comode.

fa un pò meno rumore




Aspetti negativi del Mavic3:

dimensioni maggiori sia del drone che della radio - sembra poco ma quei 1 o 2 cm qua e là lo rendono molto meno trasportabile. fatto compensato solo in parte della spazio rispariamo da 1 batteria a parità di tempo di volo.

il software (dji fly) che è tutto tranne che di buon livello. anzi è fatto per i modelli basici e si vede, infatti ha poche funzioni manuali.

filtri difficile da gestire per quella forma assurda e sicuramente costosi (anche di terze parti), e saranno sempre doppi. quasi impossibile che ci sia il polarizzatore orientabile.

costo complessivo - ma questo è molto soggettivo e dipende dal tipo di lavoro che ognuno ne fa.

marchiatura CE - al momento non c'è perchè EASA non ha definito i requisiti, e si presume che sarà applicato in futuro ma è solo speculazione.





Le grosse incertezze

Quanto questo sensore nuovo vada meglio del già ottimo pro2 da 1" ? gamma dinamica, gamut colore, lavorabilità del file, alti iso .. voglio vedere dei confronti reali. la dimensione è un fattore importante ma non l'unico. sull'inspire1 avevo il micro4/3 di olympus ed era un disastro. implementato malissimo.

Qualità del sensore secondario e in genere uso del tele obbiettivo ? carina come idea sulla carta, ma la resa di un tele sul drone mi lascia dei dubbi (stabilità della ripresa ad esempio, e comprensione del tipo di volo che si sta facendo, visto il campo super ristretto). Poi ... il sensore così piccolo renderà foto e video tali da poter essere montati con gli altri della principale o è solo un giochino che dopo le prime tre volte ti scordi di usare? a me interesserebbe tanto per fotografare gli animali. non ho capito se questa camera secondaria fa solo JPG o anche RAW .. nel caso di sole jpg è decisamente inutile.

Guscio in silicone di protezione di gimbal, eliche e batterie. bisogna capire come funziona, mi sembra ingombrante e macchinoso (non che quello del 2 fosse fatto bene) anche se il fatto che blocchi le eliche è un bel plus. potrebbe non richiedere ulteriore custodia.

affidabilità in generale. il pro2 è stato un drone poco affidabile e sicuramente peggiore dei sui predecessori. tanti difetti di fabbrica, tanti problemi in volo. il 3 sarà meglio da questo punto di vista? tutta questa nuova elettronica renderà il veicolo più fragile cioè ancora più incline a dare errori e anomalie ?

come mai questo nuovo non riporta la sigla "PRO" ? che ci sia in programma un ulteriore modello a breve? magari con un'app seria e zoom ottico sulla camera 4/3?






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avatarFinalmente il DJI mavic 3
in Computer, Schermi, Tecnologia il 27 Ottobre 2021, 8:51


A breve l'annuncio ufficiale, nel frattempo sono trapelati tutti i dettagli del nuovo MAVIC 3 (dovrebbe avere una versione liscia ed una cinema).

900 grammi di Velivolo e fino a 46 minuti di autonomia di volo
Sensore principale costituito da micro4/3 con 20 Mpx e ottica 24mm da f2.8 a f11
Sensore secondario con 12 mpx, 162mm di ottica a f4.4
Video fino a 5.1K a 50P. interessante il 4K 120P


photorumors.com/2021/10/26/last-minute-dji-mavic-3-drone-leaks-before-







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avatarPossessori di banco ottico, folding e field camera. All'appello! _02
in Fotocamere, Accessori e Fotoritocco il 28 Dicembre 2020, 19:53


Si prosegue da qui :


www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=2329481&show=15


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avatarLightroom ... aggiornamenti e velocità ??!?
in Computer, Schermi, Tecnologia il 30 Settembre 2020, 11:11


Si continua da qui: www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=2679566



126 commenti, 6519 visite - Leggi/Rispondi


avatarenac dice niente più attrezzatura a bordo #3
in Viaggi, Natura, Escursioni ed Eventi il 10 Agosto 2020, 13:26


si prosegue da qui :
www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=3646826



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IMPORTANTE : la norma è solo italiana. all'estero si vola normalmente.

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articoli stampa:

www.corriere.it/cronache/20_giugno_25/voli-26-giugno-scatta-divieto-po

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RIFERIMENTO NORMATIVO UFFICIALE ENAC : www.enac.gov.it/news/emergenza-covid-19-misure-di-esenzione-linee-guid

Comunicazione ai vettori a seguito di indicazioni del Ministero della Salute inviata in data 25 giugno 2020

Si fa riferimento alla nota ENAC prot. 57190 del 12 giugno u.s. avente per oggetto “Nuove disposizioni per fronteggiare l'epidemia da COVID 19. DPCM 11 giugno 2020”.

... [cut] .... sono confermate le condizioni necessarie per derogare all'obbligo di distanziamento indicate nell'all. 15 del DPCM 11 giugno 2020, ricordate nella nota ENAC prot. 57190 del 12 giugno u.s. In particolare:

- per quanto concerne il bagaglio a mano, ai passeggeri è consentito di portare a bordo solo bagagli di dimensioni tali da essere essere posizionati sotto il sedile di fronte al posto assegnato. Per ragioni sanitarie non è consentito a nessun titolo l'utilizzo delle cappelliere.

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Chiarimenti ai vettori in merito all'utilizzo delle cappelliere

- il divieto di utilizzo delle cappelliere è limitato ai voli dove non viene effettuato il distanziamento sociale a bordo; viceversa, l'utilizzo delle medesime è consentito sui voli dove viene attuato tale distanziamento.
Infatti, nell'Allegato 15 del DPCM 11/6/2020 è indicato il divieto di portare a bordo bagagli di grosse dimensioni tra le condizioni affinché i vettori possano beneficiare della deroga sul distanziamento a bordo dell'aeroplano.

- Da ultimo, per i voli sui quali è vietato l'uso delle cappelliere, si chiarisce che per ragioni di sicurezza aeronautica, i passeggeri che occupano o le prime file o i posti nelle file adiacenti alle uscite di emergenza, non possono collocare il bagaglio a mano sotto i sedili di fronte; pertanto, tali passeggeri potranno mettere il bagaglio a mano ammissibile a bordo direttamente nella cappelliera.


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dal sito ALITALIA

dal 26 giugno, facendo seguito alla disposizione ENAC, non sarà consentito, su tutti i voli operati in Italia, l'utilizzo delle cappelliere per lo stivaggio dei bagagli a mano al fine di tutelare la salute dei passeggeri. Sarà permesso portare a bordo solo bagagli di piccole dimensioni posizionabili sotto il sedile quali, a titolo di esempio, borse da donna, zaini, porta computer comunque di dimensioni non eccedenti cm 36x45x20. Invitiamo i passeggeri a consegnare il proprio bagaglio in aeroporto presso i banchi Check-in/Drop-off per l'imbarco in stiva a titolo gratuito;


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RAYAN AIR

www.corriere.it/economia/aziende/20_luglio_02/stop-bagaglio-mano-ryana

"sembra una norma pensata da persone che non sanno come funziona il trasporto aereo"

"È meno rischioso l'imbarco seguendo un ordine sequenziale sulla base della posizione del sedile"



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