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Pierfranco Fornasieri
www.juzaphoto.com/p/PierfrancoFornasieri



avatarLeica M e Q - due mondi apparentemente lontani con lo stesso sapore
in Fotocamere, Accessori e Fotoritocco il 02 Novembre 2020, 14:52


Mi capita spesso di trovarmi a confronto con altri fotografi sulla opportunità di far proprie o meno alcune soluzioni tecniche che al giorno d'oggi sembrano essere anacronistiche. Fuori dal tempo.

La messa a fuoco manuale è una di queste. "Perché mai dovrei mettere a fuoco a mano, quando ho l'autofocus?" "Perché dovrei dar particolare valore al fatto di poter mettere agevolmente a fuoco a mano?"
Il mirino ottico è un'altra. Perché mai dovrei oggi guardare attraverso un vetro, quando se lo faccio in un mirino elettronico ho un sacco di opzioni e di aiuti in più e vedo anche al buio?
Il telemetro, prodigio opto-meccanico, soluzione estremamente complessa, che senso ha al giorno d'oggi? Ce l'aveva negli anni settanta, quando la tecnologia balbettava e si scattava a pellicola. Oggi è un “non senso”. "Una soluzione da spocchiosi che si vogliono a tutti i costi distinguere" (sostiene qualcuno).
E perché mai, poi, uno dovrebbe spendere un sacco di soldi per avere una fotocamera che tecnicamente restituisce gli stessi risultati, se non addirittura peggio, di una che ne costa meno della metà?

Il rapporto fra l'uomo (fotografo) e l'oggetto (fotocamera), come ha scritto Vilém Flusser e altri come lui, è spesso il motore della nostra creatività.
L'amore per l'oggetto ci permette di lasciarci divorare dalla sua avidità. La conseguenza è che spesso produciamo abbondante materiale fotografico, quando abbiamo in mano un oggetto che ci “completa”, con il quale faremmo volentieri l'amore. E questo ci permette di produrre roba buona, fosse anche solo da un punto di vista statistico, perché scattiamo di più e siamo alla ricerca dell'immagine in maniera attenta anche solo per il semplice motivo poter usare quell'oggetto. (Motivo che non è il solo motore, ovviamente, ma questa componente di rapporto complementare è presente)
La vera differenza non sta nelle capacità funzionali dell'oggetto (fotocamera), ma sta sempre nell'alchimia fra l'oggetto e chi lo impugna.
Il fatto di guardare attraverso delle cornici, croppando, come capita su una Leica Q oppure attraverso quelle di un mirino ottico (un vetro) come accade su una Leica M, potrebbe ad esempio migliorare le intenzioni fotografiche di qualcuno anche semplicemente per il fatto che facendo in quel modo ci si sente maggiormente a proprio agio. Si asseconda cioè una predisposizione personale che è quella che poi fa spesso la differenza fra una fotografia buona e una che non lo è (l'alchimia fra l'uomo e la macchina). Ad altri, per gli stessi motivi di predisposizione personale, la stessa cosa farà talmente schifo che non ne vorranno sapere mai. E produrranno ottime cose con altra strumentazione, più o meno automatica, più o meno elettronica. Hanno ragione entrambi.

Poco c'è da discutere su quanto valga tutto questo: è una cosa talmente soggettiva da non essere quantificabile né giustificabile.
Quando durante le discussioni citate all'inizio esce fuori il buontempone di turno che, dati alla mano, mi cerca di dimostrare che il telemetro è una tecnologia obsoleta, che è meno preciso, che è antiquato, che è fuori dal tempo, che… Io penso alle riflessioni che ho riportato qui sopra e, semplicemente, mi viene da sorridere.



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avatar"Feeling Home" in mostra a Catania
in Tecnica, Composizione e altri temi il 28 Settembre 2020, 19:57


Vi segnalo che a Catania, a partire dal 3 Ottobre presso la Galleria d'Arte Moderna, verrà inaugurata una nuova edizione della mostra "Feeling Home" a cura di GT Art Photo Agency (agenzia che cura il mio lavoro fotografico da un po' di tempo).

Sono felice di esserci (anche fisicamente il giorno dell'inaugurazione), in mostra assieme ad ottimi amici e fotografi quali

Francesco Cito
Franco Carlisi
Carlo Riggi
Luca Cortese
Pio Tarantini
Isabella Balena
Gianni Maffi
Daniele Vita
Pierfranco Fornasieri

Ognuno con la sua visione.
Il mio sentirsi a casa non ritrae famiglie, non richiama mura domestiche né rituali quotidiani. Il mio sentirsi a casa è uno stato d'animo, del tutto singolare, che ho riconosciuto nei personaggi che incontravo sul mio cammino.
Le mie foto sono lì a raccontarlo...

www.eventofeelinghome.it/

Chi vorrà passare a salutare, mi troverà all'inaugurazione il giorno Sabato 3 Ottobre.



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avatarseconde storie sul numero di marzo 2019 di gente di fotografia
in Tecnica, Composizione e altri temi il 20 Marzo 2019, 12:00


Ciao a tutti.
L'ultimo numero di Gente di Fotografia mi ha fatto l'onore di pubblicare un interessante articolo sul mio progetto SECONDE STORIE e ha dedicato diverse pagine della rivista alle fotografie di questo (ad oggi) fortunato lavoro di ricerca, già esposto in diverse città italiane.

L'articolo integrale, di sei pagine con foto, può essere reperito sul n° 72 di Gente di Fotografia (Marzo 2019), nelle migliori librerie italiane, oppure passando a visitare lo stand della rivista al MIA Photo Fair il prossimo week-end!
Ne propongo un breve estratto introduttivo.

La fotografia di Pierfranco Fornasieri ruba gentilmente, com'egli stesso dice, certi attimi di sospensione in cui qualcuno o qualcosa rappresentano un crocevia a cui giungono strade precedenti e da cui si diramano strade successive, altre. Le persone che abitano le immagini non sanno nulla di tutto questo, ignorano che le loro storie, una volta racchiuse negli scatti, sono ormai le storie di tutti, storie in divenire o già accadute, storie con un finale noto o sfuggente, un finale che può declinarsi in mille modi, quanti sono gli occhi di chi osserva. È la presenza dell'osservatore che completa la narrazione solo abbozzata dall'autore, che dà un senso a queste “Seconde storie”.
(Alessandra Ciarcia – Gente di Fotografia n° 72, Marzo 2019)

Il sito della rivista: gentedifotografia.it/it/riviste/anno-xxv-72-72


Gente di Fotografia al MIA 2019: Stand 21/Corridoio A
The Mall – Porta Nuova Piazza Lina Bo Bardi 1, MILANO
Venerdì 22 marzo: h. 12.00-21.00
Sabato 23 marzo: h. 11.00-20.00
Domenica 24 marzo: 11.00-20.00
Lunedì 25 marzo: 11.00-20.00

Chi vorrà passare Sabato 23 a fare quattro chiacchiere mi troverà lì.






23 commenti, 1324 visite - Leggi/Rispondi


avatarmostra fotografica mimesi - al base milano
in Tecnica, Composizione e altri temi il 26 Novembre 2018, 12:12






"Mimesi"
8 e 9 Dicembre - BASE Milano

Tiziano Demuro
Sergio Raffaele
Giorgio Galimberti
Pierfranco Fornasieri


14 commenti, 806 visite - Leggi/Rispondi


avatarCorigliano Fotografia 2018 nei giorni 25-26 Agosto
in Tecnica, Composizione e altri temi il 26 Luglio 2018, 12:21


Amici del sud, vi segnalo le date di questo Festival pieno di gente brava ;-)

www.coriglianocalabrofotografia.it/category/16a-edizione-2018/


5 commenti, 383 visite - Leggi/Rispondi


avatarPerché ho venduto la Sony (e son contento)
in Fotocamere, Accessori e Fotoritocco il 23 Aprile 2018, 12:48


Mi piaceva spiegare in un posto i motivi (fotografici) che mi hanno portato, dopo aver rinunciato ad usare le fotocamere Leica a telemetro per questioni legate alla mia vista, ad acquistare un corredo Sony completo e soprattutto spiegare perché, dopo averlo usato per circa 5 mesi, ho deciso di disfarmene senza alcun tipo di rimpianto.

Con la vendita del corredo Leica M9 e le sue lenti, il denaro ricavato mi avrebbe permesso di acquistare almeno un paio di corredi Sony A7.
Per questo, valutata anche la facilità con cui si rivende quel tipo di materiale Sony, non ci ho pensato molto. Alla fine della scorsa estate (che era stata segnata da una serie di incavolature non indifferenti e di messe a fuoco sbagliate), a seguito di una prova superficiale erano arrivati nel giro di 15 gg una Sony A7II, un Sony Zeiss 35/2.8, uno Zeisssony 55/1.8 , uno Zeiss Loxia 21 , il Sony 28/2 seguiti dal Nokton 40/1.2 asph e vari Nikkor vintage medio tele.
E alla fine del giro mi ero comunque rimesso in tasca più di tremila euro (uno dei vantaggi dei corredi di lenti Leica M è che sono un assegno bancario).

Insomma, mi dicevo, sulla Sony c'è il sensore stabilizzato, il mirino elettronico "che poi uno ci si abitua", l'autofocus che "ci si abitua pure a quello": tutte cose che a uno come me (più vicino ai 50 che ai 40) avrebbero fatto comodo. Le lenti sono di qualità....eccetera.
Quindi, nuovo corredo ma in nuova borsa (perché la Sony e 2 lenti non ci stavano dove prima entrava la M9 con tre lenti) e via...verso le nuove immagini ultratecnologiche.

Ma presto scoprii che, per la prima volta nella mia storia di cercatore d'immagini, avevo fatto i conti solo con la tecnologia.
Non li avevo fatti bene con la fotografia.

Le mie sessioni di reportage e di street photography erano diventate irritanti e fastidiose.
Io spesso imposto i parametri con cui scatterò a macchina spenta, mentre osservo il mio soggetto senza staccare gli occhi da quello. Con la Sony questo era impossibile, perché non esistono le ghiere dei tempi sulla fotocamera e quasi mai quelle dei diaframmi sulla lente. I miei 2 click, il rumore della rotazione della ghiera, che mi "dicevano" che ero passato da 1/60 a 1/250 non c'era verso di percepirli. Toccava operare a fotocamera accesa per far questo e guardare il display per avere l'informazione. Una catastrofe, dal mio punto di vista.

La posizione del mirino centrale "da reflex" era altrettanto irritante. La possibilità di cogliere quel che sta accadendo all'esterno dell'area inquadrata, aprendo semplicemente l'altro occhio, era definitivamente tramontata. Assieme a questa, anche la possibilità di usare la fotocamera con una mano sola, visto che la Sony (con la maggior parte delle lenti) obbliga ad una impugnatura da reflex tradizionale, con la mano sinistra sotto la lente, amata da molti ma da me per nulla.

I file ARW elaborati in post-produzione (personalmente parlando) li ho trovati molto difficili da maneggiare, in confronto ai DNG della Leica. Su questo non vorrei aprire una discussione, perché la valutazione è assai soggettiva, ma è un dato di fatto che il mio modo di produrre foto poco si sposa coi file “plasticosi” e quasi finti che uscivano dalla A7II. Qualcuno dirà che arrivavo da un sensore CCD e che quindi sicuramente le cose erano assai differenti già in partenza. Rispondo subito che sono differenti anche oggi, che uso i DNG della Leica Q che invece ha un bel C-MOS da 24 mpx, i file della quale per me sono assai più facili da post-produrre in maniera efficace, rispetto a quelli Sony.

Quindi...borsa più grande...macchina da impugnare come se fosse una reflex...mirino elettronico accettabile ma che quando muovi la fotocamera impasta l'immagine fino a che non ti fermi dando la sgradevole sensazione di avere perso il contatto con il mondo inquadrato...file “plasticosi”...operatività del tutto inadatta al mio modo di fotografare a causa dell'assenza di ghiere sul corpo e sulle lenti...l'occhio sinistro che è come non averlo…con certe lenti è ingombrante come le reflex...

C'era di tutto per rimettere in discussione tutto.
Cosa che ho fatto.

Con i soldini avanzati, aggiungendo qualcosa, le ho temporaneamente affiancato una Leica Q. Quella l'avevo provata a lungo e per molto tempo, l'unica cosa che mi frenava era la focale unica e i crop digitali.

Qui per me le cose sono cambiate, di molto. Confortato dai risultati ottenuti, il corredo giapponese si è di nuovo trasformato in denaro (per buona parte parte ritornato in tasca, per la gioia di mia moglie) e tutti siamo diventati più contenti. Probabilmente anche chi si è acquistato la mia Sony.

Oggi, nella mia borsa di reportagista/streeter trovano posto due fotocamere:

1) una Leica Q, che uso a 28/35 e qualche volta anche con il crop a 50: mirino in posizione laterale e di qualità più che adeguata, velocità di esecuzione impressionante, dimensioni contenute, qualità ottica commovente, silenziosità estrema e soprattutto le mie amate ghiere;

2) una Fuji X-E3 con sopra montata una sola lente (un 75 mm equivalente) che tiro fuori quelle rarissime volte in cui devo andare più “lungo”

Non cambio più una lente, quando serve cambio fotocamera. La Fuji ha la stessa operatività (ghiere tempi/diaframmi, mirino laterale) della Leica Q. Quindi anche i movimenti sono molto simili.

Insomma, non sempre aggiungere opzioni da valore. Almeno nel mio caso non è stato così.




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avatarSony A7 mkII (ma anche le altre) come cambiare da monitor posteriore a mirino
in Fotocamere, Accessori e Fotoritocco il 18 Settembre 2017, 15:37


Recentemente ho messo le mani su una Sony A7 mkII e ho incominciato ad usarla.
Sorvolando su molti aspetti che trovo positivi, legati all'utilizzo e alla resa, non ho però potuto fare a meno di notarne altri che mi preoccupano (spero di sbagliare e di essermi perso qualcosa)

A proposito della scelta del mirino da utilizzare in fase di ripresa: monitor posteriore o mirino oculare.
All'interno del menu della Sony A7 mkII questa cosa si può settare in tre modi:
solo mirino oculare,
solo mirino sul dorso,
automatico.

Si capisce facilmente che cosa significhi: scegliendo il mirino oculare si disattiva completamente il mirino sul dorso e ogni opzione, compresi i settaggi nel menu di altre cose, la si osserva dentro l'oculare; scegliendo il mirino sul dorso, succede l'esatto opposto, e viene disattivato completamente il mirino oculare. Poi c'è l'opzione "automatica" che switcha in automatico fra uno e l'altro a seconda di quello che "dice" il sensore di prossimità sull'oculare: se vede buio pensa che tu abbia l'occhio lì attaccato e disattiva il monitor posteriore, se il sensore non vede buio allora ti attiva il mirino posteriore.

Ora, mettiamoci nei panni miei (o di qualsiasi fotografo che faccia foto cosiddette "spontanee"). Probabilmente a prima cosa che uno vorrebbe fare, sarebbe quella di muoversi con la fotocamera in mano, che pende sul fianco, ma con i monitor disattivati e la possibilità di attivarli con un click, scegliendo velocemente e di volta in volta quale usare.
Quindi una delle prime cose che ho cercato a menu è stata la possibilità di inserire la voce che seleziona il modo di uso dei monitor come funzione in uno dei pulsanti "custom" della fotocamera. In questa maniera avrei richiamato l'opzione velocemente.
Con mio stupore ho scoperto che la cosa sembra impossibile. Non si può fare. Puoi mettere un sacco di funzioni nei pulsanti custom, fra le quali la preziosissima "invia a smartphone" e altre amenità, ma non puoi mettere il modo d'uso del monitor.
Se vuoi cambiare il monitor che vai ad usare, devi smanettare nel menu tutte le volte, oppure rassegnarti alla funzione di switch automatico fra i monitor, col risultato che se tieni la fotocamera a tracolla, o lungo il fianco o in mano che tocca la gamba, questa continuerà ad attivare a vanvera il mirino oculare, saltando da questo al monito posteriore, e a consumare una quantità abnorme di batteria. Oppure la devi spegnere ogni volta che non stai scattando.
C'è una funzione usabile e customizzabile sul pulsante che il monitor posteriore lo fa diventare nero, ma che comunque non risolve l'esigenza di una scelta veloce fra i due monitor che non sia stupidamente automatica.

Qualcuno ne sa più di me? Cosa non ho capito?
Spero sinceramente di essermi perso qualcosa, perché se fosse davvero così sarebbe una situazione che a mio parere, da un punto di vista pratico e ftografico, rasenta il ridicolo.


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avatarPrime impressioni d'uso del Leitz Summicron M 50 “Wetzlar”
in Obiettivi il 24 Maggio 2016, 9:24


Mi arriva via posta, questa lente dei primi anni settanta. Mi viene sempre una specie di atteggiamento che è una via di mezzo fra l'ammirato e l'ossequioso quando maneggio simili oggetti per la prima volta. Restituiscono una sensazione di solidità e di perfezione ottica e meccanica senza precedenti: soprattutto quando sono in uno stato di conservazione ottimo come l'esemplare che mi ritrovo fra le mani.
E' stretto, questo Summicron, rispetto al cinquanta millimetri leggermente più luminoso che usavo fino a pochi giorni fa. Ma questa cosa la so già, visto che ne ho posseduto un modello molto recente, di quelli con il paraluce incorporato, che era stato costruito nel 2008.
Era troppo perfetto per i miei gusti, quello. Davvero troppo. Non aveva alcuna magia o perlomeno io non ce l'ho mai vista. L'ho dato via senza troppo rimpianto.
Mi arriva questo “Wetzlar” via posta, dicevo, e con esso tutta la sua storia e anche un po' dell'alone mitico che accompagna da sempre quest'obiettivo.
Non mi piace granché il paraluce 12585 che la lente ha in dotazione. Ma, pazienza, so perfettamente che gli obiettivi Leitz del periodo di questo sei lenti sono assai proni al flare e quindi decido di farmelo piacere comunque. Non tutte le lenti Leica sono come le recenti Zeiss ZM, che mantengono tutto il contrasto del mondo con qualsiasi tipo di luce sfavorevole.
In compenso apprezzo l'ergonomia dell'obiettivo e la solidità costruttiva, il diaframma a dieci lamelle e soprattutto la ghiera di messa a fuoco, che ha una rotazione di circa 180 gradi per passare da settanta cm ad infinito, ma di questi bastano 40° per andare da infinito a 2 metri, mentre almeno 120° sono usati per focheggiare a brevi distanze.
So già che questa cosa si tradurrà, operativamente, in velocità nella messa a fuoco quando il soggetto non è vicino e nello stesso tempo in raffinata precisione quando invece lo è.
La sapevano lunga i tedeschi. La sanno ancora.
Lo monto in macchina e decido di farci una sessione mattutina intera.
Ho già un sei lenti, è il Summicron 35, il cigno con matricola alta. La sua resa mi piace molto. Vediamo se questo Wetzlar si difende ugualmente bene.
Lo provo per tutta la mattina, in giro per Torino, facendo scatti di strada e in luoghi pubblici.
SI maneggia bene, non c'è che dire. E lo provo un po' in tutte le situazioni: luci artificiali, penombre, a distanza ravvicinata, ad ampie aperture, a diaframmi intermedi, in chiesa, in situazioni di forte contrasto.
Il Wetzlar non rivela nessun limite. Risponde sempre come vorrei che facesse e non sbaglio una foto.
A casa, scarico le immagini sul Mac…
La prima cosa che mi colpisce è lo sfocato, assai simile a quello del “cigno” trentacinque, uniforme, morbido, gradevolissimo e nonostante tutto leggibile.
La seconda cosa che mi colpisce è la precisione e l'estrema disinvoltura con cui la lente restituisce una nitidezza e un contrasto eccellenti a ogni diaframma e in ogni zona del fotogramma. Obiettivi così nitidi, di solito, non presentano uno sfocato così gradevole. Questo lo fa.
La terza cosa che mi colpisce è la facilità con la quale tiro fuori tutti i grigi del mondo, nella mia conversione in bianconero. E' da un po' che penso di non aver affatto bisogno di una Leica Monochrom; in questi giorni, se possibile, ho avuto l'ennesima conferma di questo pensiero.
La quarta impressione è data dalla bella trasparenza che sembrano avere le ombre attraverso questa lente, nonostante il contrasto pronunciato. Si fanno amare i dettagli in ombra, attraverso il Wetzlar, e sono facilmente gestibili in post produzione, più di quanto non accadesse in altri casi, alla faccia dei super sensori, della corsa agli ISO e della dinamica artificiale di alcuni software di conversione RAW.
L'ultima impressione, la quinta, la più netta e schiacciante, è data da una caratteristica che questa lente tira fuori più di ogni altra cosa e che mi è capitato di notare a video, mentre osservavo il tiff di una foto fatta in chiesa. Senza dire nulla, ho chiamato colei che mi sopporta e le ho detto “Guarda questa foto. A mio parere questa lente ha una caratteristica, secondo te qual è?”.
Dopo alcuni secondi di silenzio le ho sentito dire
“è tridimensionale…sembra di essere lì, dentro l'immagine”.
Già. E' tridimensionale, il Wetzlar.
Senza ogni dubbio.
Le immagini (alcune più altre meno, ma tutte almeno un po') prendono aria, respirano, annullano ogni barriera fra chi osserva e quello che rappresentano. Traspaiono.
La focale cinquanta è la mia preferita e la più usata.
Ho la sensazione di aver trovato il compagno ideale, per me. Un peccato non averlo mai voluto provare prima, memore della resa dell'altro Summicron che invece era perfetto, forse di più, ma non ti portava da nessuna parte.


224 commenti, 15169 visite - Leggi/Rispondi


avatarCosa può fare una Leica - parte seconda
in Fotocamere, Accessori e Fotoritocco il 19 Aprile 2016, 11:19


Ciao.
Apro il secondo giro su questa discussione, perché non mi sembrava finita.


223 commenti, 16427 visite - Leggi/Rispondi


avatarLe "Seconde Storie" a Paratissima 11
in Tecnica, Composizione e altri temi il 05 Novembre 2015, 9:24


Le Seconde Storie di Pierfranco Fornasieri sbarcano a Paratissima!!!
Un'esposizione di 6x3 metri in posizione centrale, all'interno della celebre manifestazione Paratissima, che l'anno scorso ha sfiorato i 100.000 visitatori.
Prinp Editoria d'Arte 2.0, casa editrice del volume, ospita all'interno del suo stand il progetto espositivo "Seconde Storie", di Pierfranco Fornasieri, con una grande installazione fotografica, oltre a stampe bianconero fine art e un sacco di belle cose da vedere.

Paratissima 11 - Ordine e Caos
4-8 novembre, Torino Esposizioni
Sezione G@P - Galleries at Paratissima
Stand Prinp Editore - Pad. C13

www.facebook.com/events/1499246227036641/
www.fornasieri.com
www.paratissima.it

Venitemi a trovare, se vi va, che ci facciamo una bella chiacchierata e offro il caffè!













33 commenti, 1517 visite - Leggi/Rispondi




avatarSony A7, Fuji X-Pro, Canon, Cartier Bresson e...blasfemie
in Fotocamere, Accessori e Fotoritocco il 05 Marzo 2014, 18:56


L'altro giorno leggevo della vita di Henry Cartier Bresson, e pensavo.
Non smetterò mai di stupirmi del fatto che c'è chi si entusiasma perché una macchina fotografica mette a fuoco in qualche decimo di millisecondo in meno di un'altra.
E che pensi subito dopo che quello sia uno strumento da possedere ad ogni costo.
Così come non smetterò mai di stupirmi per coloro che continuano a saltare da un corpo macchina ad un altro, solo perché il secondo è di progettazione più recente.
Mi immagino sempre che si aspettino di ricevere una certa linfa vitale e creativa dal nuovo corpo macchina, che rinvigorisca in loro un entusiasmo assente oppure una voglia affievolita.
Come se anni fa non si facessero belle foto. Come se oggi qualcuno riuscisse a produrre capolavori che in passato non erano producibili.
Henry Cartier Bresson pensava ai surrealisti, all'inizio degli anni trenta. Pensava a cosa mettere dentro ad una foto, fosse anche solo la vetrina di un negozio, un manichino svestito, oppure lo sguardo fra due passanti o un ciclista in movimento. Pensava al perché mettercela, a cosa avrebbe voluto dire, attraverso quello scatto, e perché e come avrebbe voluto dirlo.
Poi si è dato al reportage, anche lì perché aveva cose precise da dire e sapeva come voleva farlo. Ha prodotto capolavori e scritto la storia della fotografia con mezzi che oggi nessuno di noi immaginerebbe neppure di dover prendere in considerazione.
Messa a fuoco a mano, pellicole chimiche da 100 ASA, assenza di display, esposizione manuale, niente esposimetro.
Che bestemmie sono mai queste? Come facevano quelli come lui a scattare e stampare roba buona senza la Sony A7, o la Fuji tal dei tali, la Canon "seguotuttoenonlomollo" o anche solo una raffichina sifilitica da 5 fot/sec.
Ho evitato di citare Live View e Focus Peaking per pietà verso il grande maestro, che ho nominato già troppo ed in un modo che rasenta la blasfemia.
Ironia gratuita a parte, mi scopro a fare questi pensieri.
A chiedermi cosa muova chi oggi fa fotografia.
A chiedermi se è sempre stato così come oggi ed anche in passato c'era chi si affidava al mezzo e basta, oppure a domandarmi quando la fotografia di consumo abbia creato questa tipologia di fotografo, così particolarmente attaccato alla tecnologia, da arrivare ad aspettarsi da essa addirittura un'ispirazione creativa o ad affidare ad essa al sua capacità di scattare.



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Attrezzatura: Leica M-P, Panasonic Lumix DMC-LX100, Zeiss ZM Biogon T* 28mm f/2.8, Zeiss ZM C Sonnar T* 50mm f/1.5, Voigtlander VM Nokton 35 mm f/1.4 MC, Zeiss ZM C Biogon T* 21mm f/4.5 (Per vedere le statistiche di fotocamere, obiettivi e ISO più utilizzati da Pierfranco Fornasieri, clicca qui)

Interessi: Fotografia e stampe in bianconero

Contatti: Sito Web

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