| inviato il 19 Settembre 2016 ore 19:29
Pur condividendo tutto quanto sopra, resta il fatto che comporre mentre si scatta è tutta un'altra cosa rispetto allo stravolgimento della foto in PP. Concordo che il 24ts come ottica da scampagnata sia un pò impegnativo, però le foto che ho pubblicato qui sono TUTTE senza cavalletto e non è stato corretto nulla in PP se non un pò di contrasto. Per le gite meno impegnate consiglio caldamente il Leica r28 superangulon, decentrabile, piccolo e leggero... |
| inviato il 19 Settembre 2016 ore 19:30
Per "svago" o se è vietato l'uso del cavalletto un obiettivo decentrabile si può utilizzare con risultati accettabili anche a mano libera. Con una reflex Canon ci sono un po' di complicazioni (superabili) sia per la messa a fuoco che per l'esposizione. Con una Sony A7 (tramite adattatore) invece è semplicissimo. |
| inviato il 19 Settembre 2016 ore 19:33
“ Prospettiva di un 24? Angolo di campo, piuttosto. Prospettiva di una focale è un modo di dire molto usato, anche da grandi, ma errato (sospetto derivi da traduzioni fatte da non-tecnici). La prospettiva contraddistingue il punto di presa, non la focale. L'angolo di campo, invece, la focale in relazione alla dimensione del sensore. „ Giustissimo! E' un concetto che è bene ribadire: www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&show=3&t=1972984#9526291 |
| inviato il 19 Settembre 2016 ore 19:37
Per Piermariopilloni e Garciamarquez Il mio procedimento è identico a quello di Piermario, cioè una via di mezzo tra bolla e correzione prospettica in Camera RAW. Riguardo la precisione necessaria per tenere la fotocamera in bolla orizzontale concordo con Garciamarquez: il cavalletto è spesso necessario. Se non altro per evitare i movimenti di rotazione in postproduzione, che riducono sensibilmente la qualità dell'immagine finale oltre a necessitare di ulteriori ritagli oltre a quelli della correzione prospettica. Devo dire però che il fatto di possedere, personalmente, un sensore con risoluzione spesso ben maggiore della risolvenza di molti grandangoli spinti, rende meno gravosa la perdita di definizione legata ai movimenti di rotazione in postproduzione e quindi meno essenziale l'uso del cavalletto. |
| inviato il 19 Settembre 2016 ore 20:55
“ Per "svago" o se è vietato l'uso del cavalletto un obiettivo decentrabile si può utilizzare con risultati accettabili anche a mano libera. „ Qualche volta è capitato anche a me di fotografare con un decentrabile senza cavalletto: Questa, eseguita con un PC Nikkor 28mm F/3.5 AI (da non considerare gli Exif, la spiegazione è nella didascalia): www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1105055 a distanza di 27 anni sono sicuro di averla fatta a mano libera, dal momento che sul battello era impossibile piazzare il cavalletto. La sottile cornicetta nera l'ho lasciata per segnalare che la dia è stata digitalizzata tale-quale. Con le diapositive non c'era altro mezzo per tenere a piombo le linee verticali. Se mi è consentito un po' di copia-incolla da miei post precedenti, quando si parla di "raddrizzamento" delle linee cadenti io, a costo di passare per dottrinario e ripetitivo, finisco per fare riferimento alla casistica dei quattro tipi di prospettiva proposta da Andreas Feininger, dal momento che non ne conosco una più esaustiva: www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&show=3&t=1671059#7788940 Qualora sorgesse il dubbio su quale di questi quattro tipi di prospettiva, ovvero rettilinea accademica, rettilinea reale, cilindrica e sferica; sia quella più "realistica", allora rimando a quel che lo stesso Feininger pensava dei concetti di "verità", "autenticità" e "naturalezza" in fotografia: www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&show=9&t=1780926#8408592 Anche Feininger lo dice chiaramente, nella parte finale del secondo brano a cui ho messo il link, che la prospettiva rettilinea accademica è una rappresentazione artificiale, lo sottolinea con il termine stesso, contrapposto a rettilinea reale, ovvero quella in cui le linee verticali sono lasciate inclinate. Ma nel primo brano sosteneva che qualsiasi prospettiva rettilinea è un artificio: "l'unica prospettiva fotografica vera è quella in cui le linee rette nella realtà sono riprodotte come curve, e tanto più curve quanto più distano dall'asse verticale e dall'asse orizzontale dell'immagine, i soli luoghi in cui le linee appaiono rette. (...) Per quanto possa sembrare paradossale, la sola prospettiva che la maggior parte dei fotografi ritiene corretta - la prospettiva lineare - è quella che dà raffigurazioni distorte della realtà, mentre la prospettiva curvilinea, comunemente considerata la distorsione estrema, raffigura il mondo come è in realtà". Ritengo che le deformazioni marginali [nota 1] , che si hanno con la prospettiva rettilinea, siano da mettere in relazione con questa forzatura rispetto alla percezione reale. Ciò nonostante ricordiamo che Andreas Feininger, nella sua brillantissima carriera di fotografo, ha utilizzato soprattutto obiettivi rettilineari, che quindi producevano una prospettiva rettilinea. Quindi la prospettiva che gli obiettivi decentrabili consentono, ovvero quella rettilinea accademica (secondo la definizione di Feininger) comporta di una doppia forzatura rispetto alla percezione immediata: rettificando e tenendo perpendicolari a terreno le verticali. Eppure non a caso è quella che si trova nella stragrande maggioranza delle fotografie di architettura nelle pubblicazioni, sia riviste che libri, di tutto il mondo [nota 2] , magari non sempre con le verticali perfettamente "a piombo" (c'è chi preferisce lasciare una leggera inclinazione, per evitare che gli edifici sembrino allargarsi verso l'alto). Questa (a prescindere da considerazioni di psicologia percettiva che spiegano come dalle linee, che vengono proiettate come curve sulla retina - che ha forma sferica - il cervello ne elabora un'idea di linee rette e con le verticali "a piombo") [nota 3] è la consuetudine per un motivo molto semplice, anzi direi lapalissiano: se lo scopo delle mie foto è di tipo analitco-documentario, ovvero se voglio documentare le proporzioni e la configurazione geometrica di un edificio, devo mostrare come tali le linee rette e le pareti verticali, altrimenti non potrei riconoscere eventuali linee curve e pareti inclinate. Ad esempio in questa foto di Piazza dei Miracoli con prospettiva rettilinea reale
 si fa fatica a capire se la Torre Pendente è veramente pendente e di quanto pende. Vabbé... sappiamo che pende perché la conosciamo tutti, ma se per assurdo la si mostrasse a uno che non l'ha mai vista... In questa, da un PdR simile, in cui le verticali sono parzialmente raddrizzate (hanno ancora un po' di inclinazione, ma molta meno che nella foto precedente) la pendenza della torre è più evidente:
 Oltretutto, se fotografiamo frontalmente, ad esempio, una facciata rettangolare, se essa risulta inclinata quindi assume una forma trapezioidale e di conseguenza sarà problematico dedurre le reali proporzioni dell'intera facciata e delle parti che la compongono. Con le verticali a piombo la foto somiglierà a un prospetto disegnato, ovvero lo strumento analitico per eccellenza per la rappresentazione e lo studio delle facciate. Quindi, per usare la parole di Feinineger, l'uso della prospettiva rettilinea accademica è una "menzogna positiva", di quelle regolarmente in uso nella fotografia [nota 4] . Questa prospettiva viene usata se l'attacco a terra (o, più rigorosamente, la linea d'orizzonte) è presente nell'inquadratura. Se il bordo inferiore è al di sopra (o il bordo superiore al di sotto) della linea d'orizzonte è invece la norma fare uso della prospettiva rettilinea reale. Questa consuetudine, ovvero di far uso della rettilinea accademica nella rappresentazione architettonica, è di molto precedente all'invenzione della fotografia. Risale alla codificazione delle regole della prospettiva nell'XV secolo; parlo dei primi esperimenti con apparati ottici di Filippo Brunelleschi, delle pagine sulla prospettiva nel De Pictura di Leon Battista Alberti, e poi della stesura del De Prospectiva Pingendi di Piero della Francesca e poi gli studi di Leonardo, che non hanno la sistematicità del trattato di Piero ma che contengono riflessioni e scoperte interessantissime (ad esempio sulla deformazione marginale) ecc. ecc. P.S.: Il testo di riferimento per me (e non solo per me) riguardo a queste tematiche è: Erwin Panofsky, La propettiva come forma simbolica (op. orig. Die Perspektive als symbolische Form, 1927) www.feltrinellieditore.it/opera/opera/la-prospettiva-come-forma-simbol Penso che la scelta di un tipo di prospettiva piuttosto che un altro vada rapportato a quello che è il genere e lo scopo della fotografia che si pratica, e anche alla natura del soggetto o dello spazio fotografato. Per le foto di architettura, se il fine è di tipo analitico-documentario e la linea dell'orizzonte rientra nell'inquadratura, come ho già detto si usa in genere la prospettiva rettilinea accademica: www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1105057 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1408935 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1380840 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1105061 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1115615 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1689135 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1695715 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1117662 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1457698 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1499387 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1470567 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1357344 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1346609 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=2036320 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1791178 Ma se hai uno scopo che potremmo definire come "emozionale", ovvero cercare in qualche modo di trasmettere l'effetto e la sensazione che certi luoghi e certi spazi esercitano (e qui è ineliminabile la componente individuale), ritengo più che legittimo utilizzare altri tipi di prospettiva. Qui ho usato la rettilinea reale pur avendo la linea d'orizzonte nell'inquadratura, e il motivo è nelle didascalie: www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1611942 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1103999 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=2160453 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1458516 Se la linea d'orizzonte è al di fuori dall'inquadratura, l'uso della rettilinea reale è canonico: www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1115702 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1119555 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1105058 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1105059 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1105060 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1115649 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1115791 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1104166 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1104000 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1104987 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1470630 Qui la sferica, ottenibile tramite un fisheye, che reputo particolarmente adatta a spazi non caratterizzati da geometrie ortogonali, ma piuttosto da planimetrie curvilinee e da piani incurvati e avvolgenti oppure linee diagonali e piani variamente inclinati: www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1689192 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1689475 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1549363 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1695732 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1695801 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1552642 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1611176 P.S.: Nel caso che si abbia una predominanza di linee convergenti verso un punto di fuga situato al centro dell'inquadratura [nota 5] , trovo che l'uso di un fisheye, e di conseguenza della prospettiva sferica, conferisca dinamismo alla composizione: www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=2317053 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1946904 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1519083 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1617997 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1617998 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1550059 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1549090 Faccio generalmente uso della cilindrica nelle panoramiche ottenute fondendo più scatti in PP; oppure raddrizzando, sempre in PP, le linee verticali di foto ricavate con un fisheye diagonale (tale operazione è detta defishing). Questo per evitare l'eccessiva deformazionee marginale [nota 1] . Non dimentichiamo poi che, riguardo all'angolo di campo, oltre un certo limite con la prospettiva rettilinea è impossibile andare: 180° presupporrebbe una larghezza infinita della fotografia. Tra l'altro la prospettiva cilindrica mi ricorda meglio la sensazione di quando, per contemplare un panorama, si sposta lo sguardo in orizzontale. www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1104574 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1104575 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1104576 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1104003 www.juzaphoto.com/galleria.php?t=1791205&l=it www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1132284 www.juzaphoto.com/galleria.php?t=1449700&l=it www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1106567 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1107212 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1533337 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1553268 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1240973 www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1363902 www.juzaphoto.com/galleria.php?t=1112342&l=it Qui, contrariamente alla mia abitudine, ho adottato una prospettiva di tipo rettilinea, il motivo l'ho spiegato nel sottostante dialogo con Salvo: www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1892546 La prospettiva cilindrica si presta maggiormente ai paesaggi "naturali" rispetto a quelli "urbani", per via della controindicazione data dalle facciate che, se non sono parallele all'asse ottico, inevitabilmente si incurvano. Ciò è evidente in questa panoramica: www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=2143908 ma, come ho scritto nella didascalia, la cosa la ritengo accettabile, praticamente un "male necessario", se occorre fare entrare in una sola immagine un vasto angolo e il soggetto è appunto lo spazio urbano piuttosto che i singoli edifici. Se invece la foto è propriamente di tipo architettonico, ritengo inevitabile l'opzione per la prospettiva rettilinea, come in questo scatto preso dalla stessa posizione un attimo prima: www.juzaphoto.com/galleria.php?t=2143955&l=it Ma le proporzioni della facciata sono meglio rese con questo scatto (come è stato realizzato è nella didascalia): www.juzaphoto.com/galleria.php?t=2143918&l=it Che rimanda a quanto avevo precedentemente scritto, ovvero che la foto di una facciata presa frontalmente in prospettiva rettilinea accademica è quel che più somiglia a un prospetto disegnato, ovvero il principale strumento grafico per la rappresentazione e lo studio delle facciate. Si noti anche la "spanciatura" del muro della casetta a destra: tali irregolarità vengono evidenziate dal fatto che le linee verticali sono tenute perfettamente a piombo. In quest'altra foto dell'abside della stessa chiesa, avendo la linea d'orizzonte nell'inquadratura, ho canonicamente adottato una prospettiva di tipo rettilinea accademica. Però, a causa dell'esiguità dello spazio a disposizione, ho dovuto scattare da una posizione molto ravvicinata con una focale decisamente corta e tenendo la macchina "in bolla" (quindi con l'asse ottico parallelo al terreno); di conseguenza ho ottenuto la parte alta, e in particolare la torretta campanaria, interessata da una vistosa deformazione marginale: www.juzaphoto.com/galleria.php?t=2143973&l=it Quindi, per informare sulle reali proporzioni di questa parte della chiesa, ho allegato una foto presa con un obiettivo normale e adottando la prospettiva di di tipo rettilinea reale, avendo la linea d'orizzonte al di fuori dell'inquadratura: www.juzaphoto.com/galleria.php?t=2143982&l=it Sempre riguardo alla prospettiva cilindrica, in questa foto: www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=2439859 La facciata della chiesa e quella del portico della Via Crucis sulla destra non presentano quella curvatura che avevamo riscontrato nelle facciate degli edifici del veneziano campo di San Marcuola che ho postato qui sopra; ciò è dovuto al fatto che sono parallele all'asse ottico. Le due case sullo sfondo sono invece perpendicolari all'asse, ma per via della distanza dal PdR e per il fatto che occupano una parte limitata della larghezza dell'immagine, la curvatura non è evidente. Tale curvatura, dovuta alla prospettiva cilindrica, la si nota chiaramente sul terreno nel gradino vicino al bordo inferiore. Note: . 1 - Riguardo alla derormazione marginale (o anamorfica), la mia l'ho detta qui: www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&show=2&t=2021307#9776717 www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&show=4&t=2021307#9787996 www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&show=5&t=2021307#9795544 Qui ho ripreso l'argomento: www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&show=3&t=2475791#13189786 In questi video dimostrativi di DXO ViewPoint viene trattato lo stesso problema e si mostra come, tramite il software in questione, la deformazione marginale viene corretta rinunciando ad una prospettiva rigorosamente rettilinea: m.youtube.com/watch?v=9ZmI94uL4Kk m.youtube.com/watch?v=QVbJlLlFtdg . 2 - Di conseguenza, la prospettiva rettilinea accademica è quella regolarmente utilizzata dalla stragrande maggioranza dei fotografi d'architettura professionisti, compresi i più grandi quali gli Alinari, Albert Renger-Patzsch, Knud Lonberg-Holm, Ezra Stoller, Gabriele Basilico, i coniugi Becher, Candida Höfer ecc. . 3 - Ne parliamo in questa pagina, fornendo qualche indicazione bibliografica: www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=2250137&show=4 . 4 - Scrive in infatti Feininger, nel testo a cui ho giù messo il link, ovvero L'occhio del fotografo (Milano, Garzanti, 1976 - Op. orig: Photographic seeing , 1973), p.68: "Ecco un altro esempio di 'menzogna positiva' familiare a tutti i fotografi: le immagini di edifici le cui pareti appaiono non già verticali, ma inclinate, perché si è scattata la foto puntando l'apparecchio verso l'alto. Questa convergenza di linee nella realtà parallele è una manifestazione perfettamente naturale della prospettiva, perfettamente accettata dall'occhio quando si presenta sul piano orizzontale (i binari della ferrovia!) ma non altrettanto accettabile se si presenta in un piano verticale. Questa apparente convergenza delle linee verticali può essere facilmente corretta, in fotografia, sia direttamente sul negativo al momento dell'esposizione, grazie ad apparecchi muniti di basculaggio e dentramento. sia in fase di ingrandimento, ma l'immagine che ne risulta non è più 'vera' nel senso più rigoroso del termine. Tuttavia la maggior parte della gente preferisce questa 'menzogna positiva' a una foto che riproduce l'edificio come appare nella realtà." Si ricordi che Andreas Feininger si laureò negli anni '20 alla Bauhaus in cui la Gestaltpsychologie era tenuta in gran conto, quindi aveva probabilmente interiorizzato, fin da allora, le problematiche della complessa interazione tra occhio e cervello. Significative in proposito queste considerazioni (in Cit. pp. 66-67): "La macchina fotografica, essendo appunto una macchina, non può mentire; quindi qualunque fotografia non manipolata, per quanto strana, deve sostanzialmente essere vera. D'altre parte l'occhio, controllato dal cervello e dalla mente dell'uomo, a volte vede la realtà in modo diverso dall'obiettivo fotografico, per cui una fotografia 'vera' può apparire 'falsa'. In altre parole è l'occhio che mente, o piuttosto ci inganna. Quindi per far si che l'impressione evocata in noi da un'immagine corrisponda a quella evocata dalla realtà, un fotografo deve 'costringere la macchina fotografica a mentire'. La fotografia risultante sarà allora una 'menzogna positiva', positiva perché la menzogna, in questo caso, serve a un scopo positivo." . 5 - Si ricordi che nelle immagini in prospettiva sferica generate da un fisheye, le linee rette passanti per il centro (e quindi anche quella dell'orizzonte, se è collocata esattamente a metà altezza) vengono rappresentate come rette; altrimenti vengono incurvate in misura più o meno grande quanto più si allontanano da tale direzione e quanto più sono vicine al PdR. |
| inviato il 19 Settembre 2016 ore 22:21
“ .spesso, proiettando le diapositive su una parete bianca, capitava di inclinare il proiettore verso l'alto, e la deformazione compensava quella ottenuta in ripresa. Una sorta di postproduzione pre-photoshop MrGreenMrGreenMrGreen „ |
| inviato il 19 Settembre 2016 ore 22:28
Io uso l'anello della novoflex (astat) sull'adattatore che connette il tse al corpo sony a7 |
| inviato il 20 Settembre 2016 ore 0:27
“ ...giusto per curiosità, tu hai scritto "Con le diapositive non c'era altro mezzo per raddrizzare le linee verticali. " riferendoti all'utilizzo di un ottica decentrabile. Mi viene in mente una cosa forse banale....spesso, proiettando le diapositive su una parete bianca, capitava di inclinare il proiettore verso l'alto, e la deformazione compensava quella ottenuta in ripresa. Una sorta di postproduzione pre-photoshop „ Si certo... e si otteneva un'immagine simile dal momento che non solo si raddrizzavano le linee cadenti ma nel contempo si "stirava" l'immagine in verticale in modo da mantenere le proporzioni. Penso di averlo fatto anche io... dico penso perché saranno passati poco meno di quarant'anni. Ho cominciato a fare diapositive intorno al 1980 e il PC Nikkor 28/3.5 l'ho preso che sarà stato l'81 o l'82. Da allora le foto di architettura, per circa un quarto di secolo, le ho fatte con quello. Comunque è un procedimento simile a quello che taluni attuavano per le stampe, inclinando la testa dell'ingranditore oppure il piano su cui era messa la carta fotografica. |
| inviato il 20 Settembre 2016 ore 7:08
Roberto P, questa storia dell'ingranditore inclinato, che ho visto effettivamente fare anch'io dal vivo, mi sono sempre chiesto come funziona. Inclinandolo, metà della foto non viene stampata fuori fuoco? O si decentra la testa a mo' di tilt? Un mistero, per me... Ammetto grossa ignoranza sulla camera oscura, che all'80% purtroppo ho sempre vissuto in seconda persona, da ragazzino. |
| inviato il 20 Settembre 2016 ore 10:10
Maledetto Scheimpflug. Mi frega sempre! E dire che l'avevo anche studiato all'esame di fisica, nel 2001... |
| inviato il 20 Settembre 2016 ore 11:54
“ Inclinandolo, metà della foto non viene stampata fuori fuoco? O si decentra la testa a mo' di tilt? Un mistero, per me... Ammetto grossa ignoranza sulla camera oscura, che all'80% purtroppo ho sempre vissuto in seconda persona, da ragazzino. „ Neanche io ho una grande esperienza di camera oscura. Con l'analogico preferivo le diapositive, ma mi è capitato di fare da assistente a degli amici appunto in camera oscura, a volte per stampare delle mie foto. Il metodo del piano inclinato non l'ho mai visto applicare (anche perché nelle mie foto di architettura le linee cadenti erano già raddrizzate) ma ne avevo sentito parlare. I link di Pdeninis hanno chiarito anche a me i principi teorici di questo procedimento. |
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