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Non sono un fotografo perché non fotografo per professione, né mi ritengo fotoamatore in quanto non sfrutto il tempo libero per dedicarmi alla fotografia. Diversamente, invece, mi libero dagli impegni per dedicarmi alla fotografia e similmente a un professionista io fotografo per vivere, vivere emozioni.
Fotografare è si tecnicamente l'operare sui congegni della macchina fotografica, ma dal punto di vista emozionale è un'esperienza di partecipazione che va oltre l'uso degli occhi e delle mani e coinvolge pienamente l'animo. Il fotografo inteso come operatore su macchina fotografica si pone davanti al soggetto a volte con tanto tempo a disposizione, tipo nella fotografia di paesaggio, a volte invece si viene a trovare attorno al soggetto in attimi brevissimi, magari nell'atto di rivolgere lo sguardo ad un bimbo per strada. E' qui che usare occhi, mani e cuore senza che l'uno prevalga sull'altro risulta un'operazione intensa.
Il mondo appare ai nostri occhi in quanto illuminato dalla luce, ecco quindi che fotografare è esperienza di partecipazione e analisi attenta di questo mondo da parte di chi osserva e non si limita a guardarlo. E' operazione di riporto della realtà interpretata personalmente dal fotografo sfruttando la luce e i suoi effetti.
Per me fotografare è qualcosa che va oltre la produzione di immagini tangibili, ecco che la fotografia intesa come prodotto finale su carta o pellicola non la ritengo condizione essenziale per la completezza dell'atto fotografico.
Per questo motivo più volte ho premuto il pulsante di scatto con la piena consapevolezza che nella macchina fotografica non fosse presente la pellicola.
Non importa se alla fine non verrà prodotta una fotografia, perché il processo precedente lo scatto è esperienza completa, per me.
E' per me che fotografo non per gli altri, ecco perché non sono un fotografo.
Fotografare è meglio che guardare