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| sent on April 12, 2023 (21:47) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
triennale.org/magazine/video-raymond-depardon www.fondationcartier.com/en/exhibitions/international/raymond-depardon artshapes.it/mostra-raymond-depardon-triennale-milano/ artemagazine.it/a-triennale-milano-la-mostra-raymond-depardon-la-vita- www.internimagazine.it/approfondimenti/raymond-depardon-in-triennale/ www.elledecor.com/it/viaggi/a38089589/triennale-di-milano-mostra-raymo www.esquire.com/it/cultura/arte-design/a38076212/raymond-depardon-most www.artapartofculture.net/2022/01/12/raymond-depardon-la-vita-moderna- www.artribune.com/arti-visive/fotografia/2021/10/mostra-raymond-depard Queste foto le ho prese nel corso della mia visita alla mostra il pomeriggio di domenica 12 giugno 2022:



 Per una migliore visualizzazione, in particolare di quelle foto ragruppate a due o più in una sola immagine, consiglio di fare click due volte. La prima apre la foto in Postimage, la seconda attiva la massima definizione. Nel salone principale (in cui si può ammirare lo spazio progettato dall'architetto Giovanni Muzio nella prima metà degli anni '30) è collocata una serie di fotografie in grande formato, insieme ad altre di dimensioni molto più piccole, realizzate in giro per il mondo per il progetto “Errance (1999-2000)”; tutte prese con la macchina in verticale e la linea dell'orizzonte al centro:












 In queste foto, sempre del progetto “Errance” e alcune delle quali prese nella “Deep America”, mi par di ravvisare un'influenza della corrente “New Topographics” e della relativa poetica dei “non-luoghi” (a parte la prima scattata a Times Square):







 Le ultime due sono state scattate nella periferia residenziale di qualche città giapponese. Lo si deduce dai caratteri delle insegne e dall'onnipresente intreccio dei cavi aerei. [P.S.: Qui sotto, nel post del 16 Novembre 2024 ore 18:36, commento il libro tratto da questo progetto www.juzaphoto.com/galleria.php?t=4503748&l=it#29580770 ] Per contro, nelle immagini della serie “Communes (2020)”, realizzate nelle regioni francesi meridionali dell'Aveyron, della Lozère, del Gard e dell'Hérault (siti con una forte caratterizzazione e una profonda stratificazione storica); ha adottato un registro differente. Si nota una grande attenzione alla bellezza di ciò che è fotografato e all'armonia della composizione:








 Dal formato di queste fotografie e dalla composizione, che svela come siano state rigorosamente meditate (e con le verticali sempre a piombo), dedurrei che ha usato un banco ottico 20x25, come del resto nella serie “La France (2004-2010)”, visibile più avanti in questo post. “Piemonte (2001)”:





 Dalla composizione e dal formato di queste foto deduco che probabilmente, anche qui, ha fatto uso di un banco ottico 20 x 25. Mi ricordano Gabriele Basilico: Taglio rigoroso, bianco e nero contrastato (ma non troppo), figure umane assenti o perlomeno marginali. L'esecuzione è senz'altro impeccabile; tuttavia non mi sembrano le fotografie più interessanti di Depardon. En passant ricordiamo che nei primi anni '90 Depardon e Basilico vennero coinvolti, insime a René Burri, Josef Koudelka, Fouad Elkoury e Robert Frank, in un progetto della fondazione Hariri (su iniziativa dalla scrittrice libanese Dominique Eddé) per documentare Beirut dopo il lungo conflitto. Approdiamo al suo celebre reportage “Glasgow (1980)”:










 Queste foto, insieme a molte altre, furono raccolte nel libro di cui parla qui Lastprince: www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=4461290&show=4#26770294 (consiglio di visionare il video del libro sfogliato in fondo al post) È evidente la versatilità di Depardon nel variare il linguaggio a seconda del tema trattato. Nella serie “Manhattan Out (1980)”, realizzata nello lo stesso anno di “Glasgow”, adotta una fotografia monocromatica e uno stile decisamente “street”, di foto prese al volo, senza problemi a tenere la macchina vistosamente inclinata. Nel pannello didascalico è descritta la tecnica che ha utilizzato:







 Sarà per l'ambientazione, ma alcune di queste foto mi attivano un'associazione di idee con Lee Friedlander, Joel Meyerowitz e Garry Winogrand. Da quel che si legge nel pannello didascalico anche qui, come a Glasgow, ha usato una Leica. “La France (2004-2010)”:

 Qui, a differenza che in “Glasgow (1980)” e in “Manhattan Out (1980)”, abbiamo foto evidentemente “meditate”, con la linea dell'orizzonte livellata e le verticali rigorosamente a piombo. Come si legge nel pannello didascalico, ha fatto uso di un banco ottico 20 x 25.



 “Rural (1990-2018)”:





 “San Clemente (1977-1981)”:





 Qui l'associazione, praticamente obbligata, è con “Morire di classe” di Gianni Berengo Gardin (1969). Queste sono la maggior parte ma non tutte le foto esposte nella mostra. E' superfluo che dica che queste riproduzioni formato francobollo (oltretutto spesso disturbate dal vetro posto davanti) non rendono giustizia alla qualità delle fotografie di Raymond Depardon. Il mio intento era semplicemente quello di suggerire un'idea della mostra e del suo allestimento. Comunque possono essere viste con migliori dettagli facendo click due volte su ogni immagine; il primo apre Postimage, il secondo la visione ad alta definizione. Poi si possono avere visualizzazioni migliori digitando su Google, ad esempio, “Depardon Glasgow” o “Depardon Rural” con l'opzione “immagini”. |
| sent on May 07, 2023 (18:38) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
... I really like this shot - I like how the light projected on the floor, breaks the formal balance of the room, without being x anything intrusive - even the PDR I find it absolutely consistent and appreciable .... No attempt to emphasize the environment with chromatic or perspective acrobatics --- also excellent the long but exhaustive report on the exhibition ... ... mi piace molto questo scatto - mi piace come la luce proiettata sul pavimento, rompe l'equilibrio formale della sala, senza essere x nulla invadente - anche il pdr lo trovo assolutamente coerente e cosa apprezzabile .... nessun tentativo di dare enfasi all' ambiente con acrobazie cromatiche o prospettiche --- ottima anche la lunga ma esaustiva relazione sulla mostra ... |
| sent on May 07, 2023 (19:26) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Thanks for the passage, appreciation and interesting comment. Good evening. Grazie del passagio, dell'apprezzamento e dell'interessante commento. Buona serata. |
| sent on November 07, 2024 (18:15) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Roberto, I had missed everything, it was beautiful like being there. Thanks again Rob Roberto, mi era sfuggito il tutto, bellissimo è stato come essere stato lì. Grazie ancora Rob |
| sent on November 07, 2024 (18:59) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Thank you for your appreciation of my work; which is a fun otherwise I wouldn't have put myself in it. Good evening. Grazie a te per l'apprezzamento del mio lavoro; che poi è un diverimento altrimenti non mi ci sarei messo. Buona serata. |
| sent on November 07, 2024 (20:17) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
You really did a great job, congratulations and thank you. Hello Hai fatto davvero un gran lavoro, complimenti e grazie. Ciao |
| sent on November 07, 2024 (20:22) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Grace to you too, Caterina. Good evening. Grazia anche a te, Caterina. Buona serata. |
| sent on November 08, 2024 (7:26) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
I agree with the previous comments: great shot and great work. congratulations. Greetings. Roberto Concordo coi commenti precedenti: ottimo scatto e gran lavoro. Complimenti. Un saluto. Roberto |
| sent on November 08, 2024 (8:16) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Thanks Roberto.
Have a nice day. Grazie Roberto. Buona giornata. |
| sent on November 10, 2024 (8:26) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Chapeau! I calmly looked at everything, remarkable how you presented the exhibition, really an impeccable testimony, thank you very much and I confess that I wanted to leaf through some of your books ... chapeau! ho riguardato con calma il tutto, notevole come hai presentato la mostra, davvero una testimonianza impeccabile, ringrazio moltissimo e confesso che mi è venuta voglia di sfogliare qualche suo libro... |
| sent on November 11, 2024 (22:46) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
it's the series that struck me the most, especially for those photos with an influence of the "New Topographics" current that you noticed, in the next few days. I'll take it too... è la serie che mi ha colpito di più, specie per quelle foto con un influenza della corrente “New Topographics” che hai notato, nei prossimi gg. lo prenderò anch' io... |
| sent on November 16, 2024 (18:36) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Il libro in questione mi è arrivato qualche giorno fa. È in formato tascabile:
 ed è stato pubblicato nel 2000 dalle Editions Seuil di Parigi nella collana “Points”. Le foto del progetto “Errance” sono nella pagina a destra mentre in quella di sinistra c'è il testo di Depardon:
 Il testo non è riferito direttamente alla foto sulla destra ma è un flusso continuo dall'inizio alla fine del libro. Un po' di francese lo mastico ma non è come leggere in italiano; comunque ne ho scorsa qualche parte qua e là e mi pare che sostanzialmente Depardon tratta del progetto “Errance” e quindi dei suoi viaggi; ma anche del suo rapporto con la fotografia e con la vita più in generale. Al termine del testo si legge: “Les entretiens (le interviste) on été réalise en juliet 2000 et transcrit par Sabine Beafils-Fiwez”. Quindi si tratterebbe di una serie di interviste trascritte senza soluzione di continuità. E anche: “Choix des (scelta delle) photographies et entretiens: Clémence Réne-Bazin. Mise en forme du texte (elaborazione del testo): Hélène Kelmachter”. Leggo poi che le fotografie sono state fatte con un Alpha 6x9 (medio formato svizzera) e un obiettivo Schneider 58mm. Certo vedere le foto in quelle paginette non è come averle viste nei pannelli che ho mostrato nel resoconto della mostra qui sopra; oppure in un'ipotetica edizione in formato più grande. Può darsi che la scelta di quel formato, più consueto per la narrativa che non per i libri di fotografia, oltre che per contenere i costi sia stato pensato per sottolineare l'aspetto appunto narrativo; una sorta di racconto autobiografico con contrappunto di fotografie. Le foto pare (sottolineo il “pare” dal momento che non vi sono didascalie) che siano in una sequenza ordinata per aree geografiche (ma non escludo che alcune siano raggruppate per tipologia di paesaggio). Inizia con una di Broadway, ovvero quella qui a sinistra (dalla mostra a Milano del 2022): postlmg.cc/SXxkG4zm ...seguita da altre prese nella “Deep America”. Più avanti ho riconosciuto una serie di foto nella provincia francese e, ancora oltre, nelle periferie residenziali del Giappone (riconoscibili dai caratteri delle insegne e dall'onnipresente intreccio dei cavi aerei). Ma di altre posso solo ipotizzare l'ambientazione dal momento che, come ho già scritto, le didascalie sono assenti. Qualcuna mi sembra scattata in zone desertiche africane, qualcun'altra su qualche altopiano andino, altre forse in Patagonia... tutti posti in cui non sono mai stato ma di cui ho visto innumerevoli fotografie e documentari. Evidentemente Depardon e i curatori del libro hanno voluto lasciare al lettore di dedurre o far congetture sui luoghi in cui le fotografie sono state realizzate. Del resto non vi erano didascalie alle singole foto neanche nella mostra milanese di due anni fa. Buon fine settimana. P.S.: Ho interpolato qualche altra foto relativa ai progetti “Errance (1999-2000)” e “Communes (2020)” nel resoconto della mostra qui sopra. |
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