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Set fotografici e fotografia naturalistica


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avatarsupporter
inviato il 09 Dicembre 2022 ore 9:31

Propongo questa discussione suggerita da Fabrizio Zerbini, allo scopo di confrontare i diversi o anche diversissimi approcci alla caccia fotografica. Personalmente nulla mi da' soddisfazione quanto le riprese in natura utilizzando la massima dissimulazione possibile allo scopo di non influenzare i soggetti durante le loro azioni spontanee come la predazione o il volo. Ma c'è chi allestisce pozze per il bagnetto estivo o vere e proprie mangiatoie, fino a capanni a pagamento che attirano rapaci e specie rare anche con esche vive. Personalmente penso che il mondo è bello perché è vario, ma qualche riflessione su quel che facciamo non può che far bene alle nostre amate attività fotografiche.
A voi la parola, mi raccomando l'atteggiamento consono ai tempi natalizi. ;-)

avatarsupporter
inviato il 09 Dicembre 2022 ore 10:00

Ecco alcune discussioni e link sull'argomento.
www.javiermilla.es/camuflaje/index.htm#Truquillos
www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=4217625&show=1
www.fotografianaturalistica.org/natura/birdgardening/manuale_bird_gard
www.fotografianaturalistica.org/natura/birdgardening/manuale_bird_gard
www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=1324491
www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=2898411
www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=767007
www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=1417889&show=1
www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=370146&show=1

avatarsupporter
inviato il 09 Dicembre 2022 ore 10:08

nessun problema Claudio, ti rispondo io che sono tra quelli che frequentano set gia' allestiti ecc.ecc. e te ne do' mie buone ragioni: 1) ormai alla mia eta' non riesco piu' a fare caccia vagante e non posso portarmi appresso pesi e non sto qui ad elencarti i problemi fisici che giustamente anche, grazie alla vecchiaia, sono sopraggiunti, tra i quali una fastidiosa rizoartrosi alle mani grazie alla quale ogni volta che torno sia dalla montagna che dalla naturalistica sono dolori per un po' di tempo; 2) purtroppo, almeno dalle mie parti, e ci provai, non esistono luoghi ideali per effettuare appostamenti e caccia vagante con mimetismo senza essere continuamente disturbati da: persone che corrono, schiamazzano, e con cani al seguito ed in quei pochi posti dove si potrebbe sono frequentati dai soliti ardeidi ed anatre; 3) per i rapaci, almeno di non incorrere in una fortuna pazzesca, occorre, se li vuoi fotografare in volo, attirarli in qualche modo, naturalmente mimetizzati o da capanno.....sai quante aquile, poiane ecc.ecc. ho visto a piedi o dalla auto ma da qui a fotografarli degnamente ce ne corre; 4) non ho competenze e forza fisica per poter approntare un mio capanno personale e per di piu' con i problemi derivanti dalla eventuale zona da valutare e la proprieta' altrui (tanti boschi e zone sono di proprieta') e se vai in zone libere possono esserci anche problemi di sicurezza personale e della propia auto; 5) non posso nemmeno valutare l'ipotesi di cambiare tutto il mio corredo fotografico passando alle mirrorless con i relativi obiettivi che mi gioverebbero anche in termini di peso perche' possiedo 4 corpi macchina reflex con una decina di obiettivi che sarebbero da vendere con enormi difficolta' e tanta perdita di denaro; 6) poi una mia considerazione personale data dall'esperienza: ogni inverno per il freddo muoiono migliaia di passeriformi per il freddo e per la scarsita' di cibo ed ecco che almeno per una minima parte noi fotografi contribuiamo alla loro salvezza fornendoli di cibo abbastanza metodicamente e quando il caldo e' opprimente gli si da' anche la possibilita' di bere e di farsi un bel bagnetto; 7) metto come importanza personale la paesaggistica e poi la naturalistica.
ciao Gianfranco

avatarsupporter
inviato il 09 Dicembre 2022 ore 10:19

Grazie del tuo contributo Gianfranco. Quattro anni fa, dopo essermi bloccato per varie intrusioni vertebrali mi sono deciso a dimezzare il peso dello zaino e sono passato a mirrorless. Poi ho fatto dei cicli di ginnastica posturale e di potenziamento addominale e dorsale. Oggi va molto meglio e ho ripreso a camminare in montagna. Sorriso
L'uso ubiquitario di telefonini ma anche la pratica di fotografia naturalistica priva di conoscenze ecologiche e biologiche porta a comportamenti che colpiscono perché oltre a disturbare le specie selvatiche, possono creare situazioni di vero e proprio pericolo. In un filmato prodotto dal parco nazionale d'Abruzzo un tale col telefonino si è avvicinato a pochi metri da un orso che ha reagito minacciando un attacco: è arrivato a un metro dall'intruso, terrorizzandolo.
Ma anche offrire cibo ai selvatici è molto discusso. Nei parchi nazionali è assolutamente vietato e possono essere fatte multe salate e diffide di vario genere. Le ragioni riguardano sia la sicurezza dei visitatori che l'alterazione delle abitudini alimentari dei selvatici che possono essere modificate anche in modo sostanziale.

avatarjunior
inviato il 09 Dicembre 2022 ore 14:06

Ciao Claudio, l'argomento è molto spinoso e articolato ma provo a darti la mia visione delle cose. A me piace fare avifauna statica soprattutto per esaltarne il dettaglio e osservare quei piccoli particolari che vedresti solo avendo l'esemplare in mano. Va da se che specie per i piccoli passeriformi il soggetto deve essere vicino, soprattutto non disponendo di lenti premium all'occorrenza moltiplicabili.
Personalmente non sono per nulla contrario ai set fotografici, anzi credo siano il modo migliore per fotografare l'avifauna posata, ho personalmente costruito una pozza per lo sparviero e veder realizzato il sogno di avere un rapace così elusivo e timido a pochissimi metri con un set progettato e costruito interamente da solo è davvero molto appagante. Certo per altre specie non basta l'acqua e serve il cibo, in quel caso ritengo che se fornito in momenti e in quantità tali da non indurre l'animale alla dipendenza non sia un comportamento cattivo. In questi casi inoltre bisogna conoscere bene bene l'animale e le sue abitudini ad esempio la poiana o l'astore sono animali saprofagi e quindi attrarli con della carne non influenza le loro abitudini, al contrario dello sparviero che caccia il vivo. In quest'ultimo specifico caso ritengo sbagliato attirare lo sparviero con carne morta, mentre adibire una pozza a lui gradita è un metodo ottimale e rispettoso della sua natura.

avatarsupporter
inviato il 09 Dicembre 2022 ore 14:09

grazie a te Claudio.....frequentando spesso la montagna ormai da quarantanni sia d'estate che d'inverno ne ho viste di tutti i colori.....tranquillo che i capanni che frequento sono collocati bene anche all'interno di oasi naturalistiche da persone rispettose e competenti....tra i quali ce ne sono anche all'interno di una zona riserva naturale integrale tra le piu' importanti del Piemonte e dell'Italia con percorsi schermati e fuori dalla vista anche perche' praticabili soltanto all'alba e il relativo avvicinamento avviene in silenzio e con abbigliamento mimetico. Mai sognato di dare cibo all'interno di parchi nazionali, anzi ho segnalato, senza risposte, il comportamento censurabile di parecchia gente....un minimo di conoscenza ecologica la possiedo anch'io.....alcuni capanni, poi, sono situati in proprieta' private.....quindi... il fatto poi di attirarli o con il cibo o con l'acqua non vedo come possa influenzarli negativamente.....anzi, come ho detto in qualche modo, senza disturbarli (ovviamente cio' richiede un certo comportamento altrimenti non riusciresti a fotografarli nemmeno da capanno e/o mimetizzato), li aiuti a superare il duro inverno e la caldissima estate. Quoto Olonic.

avatarsupporter
inviato il 09 Dicembre 2022 ore 15:04

Bene, provo ad esprimere il mio pensiero. Fornire acqua nella stagione secca può solo far bene e non costituisce alcun problema per la biologia dei pennuti. In linea di massima non si fa danno neanche fornendo cibo. Bisognerebbe comunque rispettare le regole per fare un carnaio, chiedere permessi e ottenere autorizzazioni. Ma trovo che legare cibo vivo come topolini o piccioni è crudele perché non possono difendersi e fuggire. Il rispetto per la natura comprende tutte le forme di vita e il diritto di fuga andrebbe rispettato. Dall'altra parte approntare una mangiatoia invernale per piccoli uccelli o scoiattoli è utile per loro e anche divertente per noi.

avatarsenior
inviato il 09 Dicembre 2022 ore 15:14

Claudio prova a dirlo a chi fotografa civetti/barbagianni che si avventano sul povero topolino.
Purtroppo l'etica viene spesso messa da parte per la foto "del secolo", anche se, fortunatamente, ho notato che le nuove leve sono spesso attente all'argomento e cercano di fare le cose bene.
Dal canto mio, preferisco i capanni autocostruiti, o quello portatile quando non posso farli, per arrecare il minor disturbo possibile. Inoltre con alcune specie di rapaci senza il capanno è quasi impossibile, e ti devi affidare al fattore C per fare qualche foto.

avatarsupporter
inviato il 09 Dicembre 2022 ore 15:17

Però il fattore c può essere aiutato dall'esperienza e dalla conseguente conoscenza.... utilizzo le giornate fosche o nuvolose per girare ed esplorare. Si può sviluppare il lato dell'osservazione accanto a quello fotografico. ;-)

avatarsupporter
inviato il 09 Dicembre 2022 ore 15:22

parlavo di semi, o di larve, in genere......mai messo e visto mettere prede vive.....e sono daccordo per i carnai

avatarsupporter
inviato il 09 Dicembre 2022 ore 15:27

Penso che nelle aree protette si dovrebbero allestire sistemi di alimentazione, con semi ad esempio, per aumentare il numero delle specie che svernano da noi, visto che le campagne sono avvelenate e invase da serre che sottraggono continuamente territorio ai selvatici. Le valli venete dove è praticata la caccia attira in questo modo centinaia di migliaia di anatre sottraendole alla protezione per poterle cacciare. Sarebbe ora di cominciare a farlo anche nelle oasi e nelle altre aree protette.

user109536
avatar
inviato il 09 Dicembre 2022 ore 15:51

Non sono un fotografo naturalista quindi non parlo per esperienza diretta ma, da da buon conoscitore della natura, mi sento di dire una sola cosa: rispetto, rispetto e ancora rispetto. E per avere rispetto ci vuole un minimo di conoscenze di cosa si vuole fotografare e del luogo dove s'intende farlo. Poi se da una postazione fissa o altro cambia poco.

avatarsenior
inviato il 09 Dicembre 2022 ore 16:36

Assolutamente, la conoscenza è basilare in questo genere fotografico, sia per avere il maggio rispetto possibile dei soggetti, sia per avere la maggiori chance di fotografarli.

avatarsenior
inviato il 09 Dicembre 2022 ore 16:38

Però il fattore c può essere aiutato dall'esperienza e dalla conseguente conoscenza.... utilizzo le giornate fosche o nuvolose per girare ed esplorare. Si può sviluppare il lato dell'osservazione accanto a quello fotografico.


Si, si anche io spesso mi limito alle osservazioni col binocolo o il cannocchiale, giusto per studiare le zone.

avatarsupporter
inviato il 09 Dicembre 2022 ore 18:44

Grazie Claudio per aver proposto il tema.
Provo ad aggiungere il mio punto di vista, portando tre argomenti.

Primo argomento. Profilo normativo. Ci sono prassi espressamente vietate dalla legge.
Nello specifico, i carnai, con limitate eccezioni, sono vietati: regolamento 1069/2009 ex (CE) n. 1774/2002.
Non vanno allestiti, è la legge.

Secondo argomento. Profilo etico. Ci sono prassi che andrebbero valutate con attenzione.
Riporto, citandola una buona sintesi prodotta in sede del concorso "Fotografare il Parco", organizzato dai nostri parchi nazionali:

Quando fotografi:
Evita di muoverti in gruppo, limiterai così l'impatto ambientale e il disturbo.
Non interrompere le attività degli animali (alimentazione, riposo, caccia...) avvicinandoti troppo.
Non provocare deliberatamente rumori o azioni che condizionino i movimenti degli animali.
Documentati sui cicli vitali dei soggetti che intendi fotografare ed evita di disturbarli nei momenti più delicati (stagione degli amori, nidificazione…).
Non dare agli animali alcun tipo di cibo per avvicinarli.
Non avvicinarti a tane, nidi e zone di allevamento della prole.
Evita tassativamente di toccare o prelevare i cuccioli, anche se apparentemente abbandonati: quasi sempre i genitori sono nei dintorni.
Non utilizzare richiami per attirare la fauna e l'avifauna.
Non prelevare piante, insetti e piccoli animali per riprenderli in luoghi diversi da quelli della loro naturale presenza e/o in studio fotografico.


Credo possa e debba far riflettere molti membri di questa comunità sulle prassi adottate per la cattura di soggetti in natura attraverso uno scatto.

Terzo argomento. Il senso di quello che facciamo. Si potrebbe dire il profilo ontologico della fotografia naturalistica, con un termine altisonante ma centrato. Che cosa sta dietro la scelta di dedicare tempo e risorse a vivere nella natura per catturarne i suoi aspetti, se non si 'rispetta' - nel senso di non intaccare - ciò che si vuole rappresentare? Qui le risposte possono essere tante, personalmente non sono certo che molte mi piacciano, ma ognuno credo dovrebbe porsi la domanda e darsi una risposta convincente.

Personalmente ho fatto, e continuo a fare, errori di approccio.
Però cerco di evolvere e mi sono imposto da tempo di evitare ogni tipo di staging / set.
Certo cambiano i soggetti, il tipo di fotografia, e i risultati.
Amen.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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