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Luca Tonon
www.juzaphoto.com/p/LucaTonon



avatarQuali tecniche per la fotografia nei boschi?
in Tecnica, Composizione e altri temi il 19 Maggio 2020, 10:42


Buongiorno a tutti amici appassionati della paesaggistica! Cool
Volevo porvi alcuni quesiti riguardanti questo genere fotografico ambientato nei boschi, sottogenere che personalmente trovo alquanto ostico essenzialmente per due motivi:
1- luce, quasi sempre poca o appiattita;
2- elementi del paesaggio...tra rami, foglie, tronchi, rocce, fiori e tutto il resto, la "texture" del bosco è talmente complessa che trovare una composizione efficace risulta spesso impossibile (almeno per me);

ecco che allora vi chiedo, come vi approcciate a questo tipo di foto? ci sono delle accortezze per rendere il tutto più piacevole? quali scelte fate poi eventualmente in post-produzione? come gestite le texture particolarmente complesse?

Grazie a tutti quelli che vorranno partecipare alla discussione e un saluto! MrGreen



21 commenti, 2389 visite - Leggi/Rispondi


avatarCPL ed ND per Tokina 11-16 dxii
in Obiettivi il 03 Maggio 2020, 19:20


Salve a tutti, è da un bel pezzo che, purtroppo, non giro nel forum a causa di varie peripezie personali, quindi prima di postare nuovamente ho cercato un po' tra i vari thread con il risultato di ritrovarmi con molti più dubbi di prima...ecco perché vi pongo quindi una domanda nel modo più specifico possibile (anche se l'argomento è già stato trattato vi prego di scusarmi, ma ho trovato solo post ormai obsoleti).
Ho da poco acquistato un Tokina ATX PRO DXII 11-16, ottica conosciutissima e che io considero meravigliosa, tuttavia ora mi trovo a dover ricostruire il mio set di filtri per fotografia di paesaggio, ovvero filtro ND1000 e polarizzatore circolare...con un budget di 50-60€ cadauno, è possibile trovare filtri di qualità accettabile? Immagino di non essere il primo a dover utilizzare tali filtri su questo obiettivo, pertanto se qualcuno parte da esperienze personali, queste son ben gradite MrGreen
Gli Haida serie PROII slim blablabla possono essere una buona scelta o esiste di meglio nella stessa fascia di prezzo?

Un'altra domanda che mi sono posto, dato che mi sto approcciando alla fotografia con ultragrandangolo giusto adesso, è relativa al problema della polarizzazione non uniforme...mi chiedevo se esistessero degli accorgimenti particolari per evitarla (provo a dire un'eresia...i filtri a lastra?) o se invece bisogna imparare a gestirla.

Grazie a tutti in anticipo per le risposte! ;-)


4 commenti, 304 visite - Leggi/Rispondi


avatarGioco Post Produzione - Scadenza Domenica 15 Maggio
in Tecnica, Composizione e altri temi il 09 Maggio 2016, 14:50


REGOLE:
1) Postare una sola immagine valida per il concorso, se se ne posta più di una, le altre sono fuori concorso.
2) Elenco dei comandi dettagliato e software utilizzato (Facoltativo).
3) Elaborazione B&W o colore o HDR etc. etc.
4) Chi posta la foto decide la "miglior elaborazione" a sua discrezione e il "vincitore" posterà la successiva.
5) I commenti e/o chiarimenti si chiedono alla fine, evitando di intasare eccessivamente il post.
6) 1200px lato maggiore come per le gallerie di Juza Photo.
7) Scrivere la scadenza nel titolo e in sezione "Tecnica, Composizione e altri temi"
8) Dopo la scadenza, per 12 ore, i partecipanti esprimono le loro preferenze (motivandole) che porteranno (aiuteranno, suggeriranno) chi ha postato alla scelta insindacabile del vincitore.
9) Chi partecipa deve avere pronta un foto da pubblicare, nel caso di vincita, entro 12 ore dopo le preferenze dei partecipanti.
10) I partecipanti nel rispetto dell'autore, si impegnano a non apporre firme sulla foto elaborata, la foto non potrà essere utilizzata dai partecipanti per nessun altro scopo senza l'autorizzazione dell'autore e quest'ultimo a sua volta non potrà utilizzare per altri scopi le elaborazioni dei partecipanti.

La scadenza è fissata per domenica prossima (15 Maggio) alle ore 12.00, entro sera verranno comunicati i risultati.

Questo è il link al RAW:

dl.dropboxusercontent.com/u/107021478/DSC_8684.NEF

Questo è il link al JPEG:

dl.dropboxusercontent.com/u/107021478/DSC_8684.jpg

Ecco una preview dello scatto:






Vi chiedo cortesemente di prendervi il tempo necessario a sviluppare un buon lavoro che vi convinca il più possibile, non fatevi prendere dalla foga. Cambiate la vostra immagine solo se effettivamente necessario perché io le valuto man mano che vengono postate (controllo almeno 2 volte al giorno) in modo da poter analizzare ogni immagine dedicandoci il giusto tempo, snellendo il tempo necessario a fine gioco per esprimere il mio giudizio. Capirete che se la stessa elaborazione viene postata e ripostata mille volte, può essere che mi perda i cambiamenti per strada. Quando ripostate, vi chiedo cortesemente anche di esplicitarne il motivo.
L'immagine in sé non è complicata, ma nemmeno banale, quindi occhio e buon gioco a tutti! ;-)


100 commenti, 5798 visite - Leggi/Rispondi


avatarGioco Post Produzione - Scadenza Domenica 24 Aprile
in Tecnica, Composizione e altri temi il 18 Aprile 2016, 15:11


LE REGOLE

1) Postare una sola immagine valida per il concorso, se se ne posta più di una, le altre sono fuori concorso.
2) Elenco dei comandi dettagliato e software utilizzato (gradito ma assolutamente facoltativo).
3) Elaborazione B&W o colore o HDR etc. etc.
4) Chi posta la foto decide la "miglior elaborazione" a sua discrezione e il "vincitore" posterà la successiva.
5) I commenti e/o chiarimenti si chiedono alla fine, evitando di intasare eccessivamente il post.
6) 1200px lato maggiore come per le gallerie di Juza Photo.
7) Scrivere la scadenza nel titolo e in sezione "Tecnica, Composizione e altri temi"
8) Dopo la scadenza, per 12 ore, i partecipanti esprimono le loro preferenze (motivandole) che porteranno (aiuteranno, suggeriranno) chi ha postato alla scelta insindacabile del vincitore.
9) Chi partecipa deve avere pronta un foto da pubblicare, nel caso di vincita, entro 24 ore dopo le preferenze dei partecipanti.
10) I partecipanti nel rispetto dell'autore, si impegnano a non apporre firme sulla foto elaborata, la foto non potrà essere utilizzata dai partecipanti per nessun altro scopo senza l'autorizzazione dell'autore e quest'ultimo a sua volta non potrà utilizzare per altri scopi le elaborazioni dei partecipanti.

L'inizio avverrà da subito mentre la scadenza sarà fissata entro le ore 12.00 di domenica prossima.

Nikon D7000, Tamron Adaptall-2 28mm f2.5, f11 ISO 250, 1/200. Tramonto a Rovigno.

Questa una preview dell'immagine:





RAW:

dl.dropboxusercontent.com/u/107021478/DSC_4942.NEF

JPEG:

dl.dropboxusercontent.com/u/107021478/DSC_4942JPG.jpg

Un paio di considerazioni...l'immagine è, a mio modo di vedere, molto difficile da interpretare...anche perché lo scatto non è assolutamente dei migliori (direi che è "cannato" di brutto). Tuttavia sono riuscito personalmente a tirarne fuori qualcosa di buono tempo fa quando la presi per mano, quindi è possibile svilupparla...richiede sicuramente una certa abilità per essere valorizzata. La pubblico proprio perché sono curioso di vedere le vostre interpretazioni per salvare in extremis uno scatto altrimenti da cestinare. Tutto è lecito ovviamente, ritagli, clonaggi, saturazioni, bianco/nero, tutto!
Consiglio ovviamente di lavorare sul Raw...
Date sfogo alla vostra immaginazione e buona fortuna! ;-)


109 commenti, 5943 visite - Leggi/Rispondi


avatarBrassaï
in Tecnica, Composizione e altri temi il 04 Aprile 2016, 21:27


Oggi sono venuto a conoscenza di questo fotografo i cui lavori sono, a mio modesto parere, molto piacevoli da osservare. Ho deciso di proporlo anche a voi!

- Gyula Halász, detto Brassaï -

Gyula Halász (Brazov, 9 settembre 1899 ? Èze, 8 luglio 1984), conosciuto come Brassaï, deve lo suo pseudonimo alla città dove nacque, Brasso, in Transilvania, allora parte di Ungheria ed in seguito della Romania, famosa per la presenza della casa del Conte Dracula.
Studiò arte presso le accademie di Budapest e Berlino prima di trasferirsi a Parigi verso la metà degli anni venti. In quel periodo Brassaï risultava completamente disinteressato alla fotografia, se non addirittura sprezzante verso essa, fino a quando, in seguito alla visione di un lavoro svolto dal suo conoscente Andre Kertesz , decise di utilizzare la fotografia stessa come mezzo d'espressione.
Nei primi anni trenta si mise a fotografare la notte di Parigi, in particolare i suoi quartieri più coloriti e malfamati. Il risultato di questo progetto fotografico, una collezione allo stesso tempo affascinante e di cattivo gusto di prostitute, protettori, signori, travestiti, Apache, e assortiti intenditori dagli occhi freddi, è stato pubblicato nel 1933 con il titolo di " Paris de Nuit ", uno dei libri fotografici di maggior successo di sempre.
Fare fotografie nei bistrot bui e nelle le strade più scure rappresentava un difficile problema tecnico. La soluzione si Brassaï fu diretta, primitiva, e perfetta.
Fissava la sua piccola macchina fotografica, una Voigtländer Bergheil, su di un treppiede, aprendo l'otturatore e facendo illuminare un flash per illuminare il momento da cogliere; anche se la qualità della sua luce non corrispondeva a quella dei luoghi nei quali aveva scattato, per Brassaï questo non era un problema, anzi, rappresentava una caratteristica favorevole: era una luce diretta, più spietata, più descrittiva e, di fatto, più in linea con la visione propria del fotografo.
Quando Paris de Nuit fu pubblicato, Brassaï riscosse un notevole successo, tanto da essere soprannominato da Henry Miller "l'occhio di parigi".
Ma Gyula Halász non fu solamente un eccellente fotografo; egli cambiò spesso mezzo di comunicazione, scegliendo di volta in volta quello che egli riteneva maggiormente adatto alle sue esigenze. Nella sua vita scrisse 17 libri e numero articoli, nel 1956 vinse, al Festival di Cannes, il premio Grand Prix Speciale della Giuria per l'originalità del suo film " Tant qu'il y aura des bytes " e nel 1978 vinse, nella sua Parigi, il Premio internazionale di fotografia.

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Fonti:
www.atgetphotography.com/The-Photographers/BRASSAI.html
it.wikipedia.org/wiki/Brassaï


12 commenti, 1396 visite - Leggi/Rispondi


avatarGianni Berengo Gardin
in Tecnica, Composizione e altri temi il 22 Marzo 2016, 13:22


- Anche se conosciuto e molto chiacchierato, propongo il mitico Gianni Berengo Gardin giusto per contribuire alla completezza di questa sezione -

Gianni Berengo Gardin:

Gianni Berengo Gardin nasce a Santa Margherita Ligure nel 1930, e inizia a occuparsi di fotografia nel 1954, dopo aver vissuto a Roma, Venezia, Lugano e Parigi. Nel 1965 si stabilisce a Milano e inizia la sua carriera professionale dedicandosi al reportage, all’indagine sociale, alla documentazione di architettura e alla descrizione ambientale.
Le sue prime foto, da semidilettante, sono state pubblicate nel 1954 su il Mondo, diretto da Mario Pannunzio, con cui ha collaborato fino al 1965. Ha lavorato con le principali testate della stampa italiana ed estera, con il Touring Club Italiano e con l’Istituto Geografico De Agostini, ma si è principalmente dedicato alla realizzazione di libri fotografici, pubblicandone oltre 200.
Nel 1963 è stato premiato dal World Press Photo. Nel 1990 è stato invitato d’onore al “Mois de la Photo” di Parigi dove ha vinto il Premio Brassai. Nel 1995 ha vinto il Leica Oskard Barnack Award ai “Rencontres Internationales de la Photographie” di Arles. Nel 1998 ha vinto ex aequo il Premio Oscar Goldoni per il miglior fotolibro dell’anno con Zingari a Palermo.
Ha tenuto circa 200 mostre personali in Italia e all’estero, e sue immagini fanno parte delle collezioni di diversi musei e fondazioni culturali, tra cui la Calcografia Nazionale di Roma, il Museum of Modern Art di New York, la Bibliotheque Nationale, la Maison Européenne de la Photographie e la Collection photo FNAC di Parigi, il Musée de l’Elysée di Losanna.
Nel 1972 la rivista “Modern Photography” lo ha inserito tra i “32 World’s Top Photographers”.
Nel 1975 Cecil Beaton lo ha citato nel libro “The magic Image: the genius of photography from 1839 to the present day.” E H. Gombrich lo ha citato come unico fotografo nel libro “The Image and the Eye” (Oxford 1982).
Italo Zannier nella “Storia della Fotografia Italiana” (Roma-Bari 1987) lo ha definito “il fotografo più ragguardevole del dopoguerra”, ed è presente tra gli 80 fotografi scelti da Henri Cartier-Bresson nel 2003 per la mostra “Les choix d’Henri Cartier-Bresson”.
Nel 2006, in occasione di una sua mostra, ha tenuto un discorso alla sede del Parlamento Europeo di Bruxelles.
Nel 2008 gli è stato assegnato, negli Stati Uniti, il prestigioso “Lucie Award” alla carriera e nel 2009 gli è stata conferita dall’Università degli Studi di Milano la laurea Honoris Causa in Storia e Critica dell’Arte.
Nella fotografia di Gianni Berengo Gardin la poesia è spesso protagonista attraverso il silenzio. E le figure umane, quando ci sono, raccontano attimi di una vita sospesa, senza tempo, in una tradizione di tranquilli gesti quotidiani che si susseguono giorno dopo giorno. In ognuna di queste foto, ciascuno di noi ritrova un po’ di se stesso, della sua storia, dei suoi ricordi: più che paesaggi sono come archetipi dell’immaginario collettivo, e la poesia che ne scaturisce ci entra sottopelle e ci diventa subito familiare.
Gianni Berengo Gardin predilige il bianco e nero, in parte per una questione generazionale, ma anche perché “il colore distrae il fotografo e chi guarda”.
Instancabile testimone del nostro tempo, nei suoi scatti in bianco e nero traspare infatti la capacità di raccontare le storie senza pregiudizi e una ricchezza di sentimenti che si scioglie in narrazione sempre lineare e coerente. La sua grandezza è la semplicità. O meglio la capacità di rendere leggibile la complessità del mondo.

www.factory10.it/latina/wp-content/uploads/2015/04/4.Gianni-Berengo-Ga

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www.dagospia.com/img/foto/07-2014/grandi-navi-a-venezia-foto-di-bereng

www.ilpost.it/wp-content/uploads/2014/07/Gianni-Berengo-Gardin_02-400x

Biografia: arte.sky.it/evento/gianni-berengo-gardin-storie-di-un-fotografo-3/


18 commenti, 2848 visite - Leggi/Rispondi


avatarGeorge Shiras III
in Tecnica, Composizione e altri temi il 08 Marzo 2016, 17:26


- Oggi sono venuto a conoscenza di questo fotografo, pioniere della fotografia naturalistica. Ho messo insieme un po' di informazioni prese qui e là ed ho deciso di riproporvelo, sperando lo troviate interessante. -

George Shiras III:
George Shiras III, considerato da molti come il padre della fotografia naturalistica, nasce nel 1859 ad Allegheny, Pennsylvania. Cacciatore nella sua giovinezza, diventa successivamente un avvocato e un politico di successo, entrando a far parte del Congresso degli Stati Uniti d'America come rappresentante della Pennsylvania. Abbandonata la pratica della caccia, inizia la sua attività fotografica immortalando gli animali del Michigan e dell’area circostante il Lake Superior; diventa così ben presto un convinto paladino dell’ambientalismo, contribuendo alla creazione di diverse aree protette e parchi nazionali, motivo per cui è stato spesso lodato dall’ex presidente americano Theodore Roosevelt.
Nel Luglio del 1906, National Geographic pubblica un numero speciale della sua rivista contenente un solo articolo con ben 74 fotografie di Shiras rappresentanti la fauna selvatica; è la prima volta che la fotografia di genere naturalistico appare in un magazine di così grande importanza.
La decisione di pubblicare le foto di Shiras causò forti malumori nel consiglio d’amministrazione della società, portando alla dimissione di ben due manager; uno di loro, il geologo Alfred H.Brooks giustificò la sua dimissione sostenendo che la rivista si stava trasformando in “una galleria di immagini”.
Ironia della sorte, nel 1911 Shiras entra a far parte del consiglio d’amministrazione della rivista e, negli anni successivi, la fotografia naturalistica divenne, come ben sappiamo, uno dei capi saldi del magazine.
Le fotografie di Shiras sono praticamente solo notturne ed egli per fotografare utilizzava una tecnica di caccia insegnatali dalla tribù di nativi americani degli Ojibwa detta “jacklighting”. Tale tecnica consisteva nell’accendere una lampada a kerosene posta sulla punta di una canoa per poi posizionarvisi dietro; in questo modo l’animale ipnotizzato dalla luce poteva essere illuminato e fotografato, anche se con non poche difficoltà vista l’attrezzatura dell’epoca.
Per fotografare gli animali sulla terra ferma, distanti dalla riva, Shiras utilizzava invece delle “fototrappole” il cui meccanismo d’azione consisteva in una corda che, se toccata, innescava un flash a polvere di magnesio oltre ovviamente all'otturatore della macchina fotografica. E' facile immaginare come l’innesco del flash comportasse un’importante detonazione che spesso spaventava gli animali facendoli scappare.
Sonia Voss, curatrice ed editrice del libro “In the Heart of the Dark Night”, parlando dell’incredibile lavoro del pioniere americano, sostiene che “ Per Shiras la fotografia […] era un mezzo indispensabile per rivelare l'ignoto e attestare la bellezza di un mondo a rischio. Il modo in cui vedeva la fotografia non solo da un punto di vista estetico ma anche come mezzo per documentare la natura e formare un nuovo rapporto con essa è di grande importanza storica e ha spianato la strada alla lunga storia della fotografia naturalistica ”.
George muore nel 1942 a Marquette, nel Michigan, all'età di 83 anni. Attualmente National Geographic possiede in archivio circa 2400 lastre del fotografo, donate da Shiras stesso alla rivista nel 1928.

Alcune foto di Shiras:
www.nationalgeographic.it/wallpaper/2015/12/27/foto/george_shiras_pion

www.nationalgeographic.it/images/2015/11/20/165931140-08dbe6c1-6d17-4f

www.nationalgeographic.it/images/2015/11/20/165931644-1b95b72f-2117-4f

www.nationalgeographic.it/images/2015/11/20/165933162-32d4ec24-83fc-43

www.nationalgeographic.it/images/2015/11/20/165933633-18db8ecd-527d-4f

www.nationalgeographic.it/images/2015/11/20/165934602-85b0ea2d-ff83-43

www.nationalgeographic.it/images/2015/11/20/165935803-c3b4c224-500d-44




8 commenti, 794 visite - Leggi/Rispondi


avatarSteve McCurry
in Tecnica, Composizione e altri temi il 25 Febbraio 2016, 20:28


Nelle ultime settimane sono stato un po incasinato con l'università ed ho seguito poco la sezione, ma con oggi ho chiuso la sessione e finalmente ho tre (3) giorni di riposo, quindi propongo un fotografo di cui sarebbe sufficiente scrivere il nome senza tante biografie ecc perché tanto lo conoscono tutti, compresi quelli che le fotografie non sanno neanche con cosa si scattano! ;-)

Steve McCurry:
ll fotografo Steve McCurry è noto in tutto il mondo per le sue immagini di alto valore artistico e documentaristico. Gli studi di cinematografia e storia alla Pennsylvania State University gli hanno consentito di sviluppare e perfezionare il talento in entrambi i settori. Conseguita la laurea cum laude nel 1974, inizia a lavorare come fotografo di un quotidiano di King of Prussia, un sobborgo di Philadelphia, sua città natale. Quattro anni dopo decide di lavorare come freelance, parte per l’India e il Nepal, lascia il lavoro al quotidiano e si converte alla fotografia a colori. Il suo obiettivo è realizzare servizi geopolitici per i periodici. Dopo un avvio lento, McCurry arriva in breve tempo alla ribalta internazionale. Nel maggio del 1979 incontra nel Nord-ovest del Pakistan alcuni profughi afghani che lo informano che nel loro paese sta per scoppiare una guerra. Dopo aver trascorso alcune settimane con i ribelli mujaheddin, schivando l’artiglieria dell’esercito di giorno ed evitando le mine durante i trasferimenti notturni attraverso le montagne afghane, McCurry riesce a tornare in Pakistan con tutti i suoi rullini. Quando la sua fotografia dei combattenti mujaheddin che controllano il passaggio dei convogli russi viene pubblicata sul New York Times, McCurry diventa famoso in tutto il mondo. L’intrepido fotografo cui si devono le rare immagini di un conflitto nascente riceve presto altri incarichi dalle principali riviste. Nel 1980 segue la guerra in Afghanistan per Time e viene premiato con la prestigiosa medaglia d’oro Robert Capa per il miglior reportage fotografico realizzato all’estero con straordinario coraggio e spirito d’iniziativa. McCurry inizia quindi a collaborare con National Geographic, che gli garantisce le risorse e il tempo necessari per realizzare servizi approfonditi (l’indice completo degli articoli è nella pagina seguente). L’immagine della piccola profuga afghana dagli occhi verdi pubblicata sulla copertina di National Geographic nel 1985 lo consacra tra i maestri del fotogiornalismo mondiale ed è ancora oggi una delle fotografie più riconoscibili mai scattate. Nello stesso anno, McCurry ottiene numerosi riconoscimenti: tra questi il premio Magazine Photographer of the Year della National Press Photographers Association e quattro premi World Press Photo. Nel corso della sua carriera McCurry si è ispirato al lavoro di altri fotografi documentaristi come André Kertész e Walker Evans, e ha spesso incontrato il maestro Henri Cartier-Bresson, uno dei fondatori dell’Agenzia Magnum, di cui McCurry è membro dal 1986. McCurry vive a New York. Ha documentato i tragici eventi nella città dopo l’attacco dell’11 settembre 2001 al World Trade Center. Era tornato solo il giorno prima dal Tibet, dove si era recato su incarico di National Geographic. Le fotografie di McCurry fanno parte delle collezioni dei principali musei, inclusi l’International Center of Photography di New York; il Tokyo Museum of Modern Art e il Philadelphia Museum of Art, che nel 1997 ha anche organizzato una mostra itinerante delle sue immagini sull’India. Steve McCurry ha pubblicato numerosi libri:
-The Imperial Way (1985);
-I giorni del monsone (1989);
-Sanctuary (2002);
-The Path to Buddha: A Tibetan Pilgrimage (2003);
-Ritratti (2003);
-Sud sud-est (2004);
-Steve McCurry (2005);
-Looking East (2006);
-ll cammino di Francesco (2006);
-In the Shadow of Mountains (2007);
-L’istante rubato (2009).

da: temi.repubblica.it/iniziative-igrandifotografi/2010/02/01/steve-mccurr

SITO UFFICIALE DI McCURRY:

stevemccurry.com


49 commenti, 4342 visite - Leggi/Rispondi


avatarSebastião Salgado
in Tecnica, Composizione e altri temi il 16 Febbraio 2016, 21:05


Ebbene si, ho deciso di scomodare proprio lui, il grande Salgado...Oggi mi è capitato di leggere un articolo su Eye-Em Blog (link alla fine) che mi ha colpito particolarmente e che secondo me vale più di mille biografie e foto rintracciabili senza alcuna difficoltà sul web.
Ho deciso quindi di tradurlo e proporvelo, uscendo per questa volta dallo schema classico nome-biografia-foto. Credo che uno come Salgado, anche nel nostro piccolo, meriti qualcosa di speciale!

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Il consiglio di Salgado ai giovani fotografi
Lo scorso fine settimana al Photo London ho avuto la possibilità di partecipare ad una conferenza con Sebastião Salgado. Nel susseguirsi di domande e risposte, un giovane studente, probabilmente di circa 21 anni, ha chiesto al fotografo ormai 71enne che cosa avrebbe raccomandato ad un giovane fotografo per iniziare la sua carriera oggi. E Salgado ha risposto:

"Se sei giovane ed hai tempo, vai a studiare. Studia l'antropologia, la sociologia, l'economia, la geopolitica. Studia per essere effettivamente in grado di capire quello che stai fotografando. Studia per capire cosa si può fotografare e che cosa si dovrebbe fotografare. "

Ho trovato questa risposta molto interessante. Molti fotografi hanno una risposta a questa domanda, che io stesso mi sono posto molte volte. La risposta più comune che ho sentito è stata "Basta andare là fuori e scattare" o "Studia i maestri della fotografia" o "pratica, pratica, pratica". Ma nessuno di questi fotografi ha mai parlato di andare all'università e studiare economia. Cosa vuol dire Salgado con questa affermazione?
La biografia di Salgado getta una luce sulla risposta. Salgado, l'unico figlio maschio nella famiglia di un agricoltore con 7 figlie (tutte di nome Maria, ma questa è un'altra storia), ha combattuto la dittatura militare nel suo paese d'origine, il Brasile, ed ha studiato economia, è emigrato a Parigi ed ha lavorato presso l'International Coffee Organisation, che spesso lo ha mandato in trasferta in Africa.
Solo verso i trent'anni si è comprato una macchina fotografica ed ha iniziato a scattare. Ha lasciato il suo lavoro ed ha iniziato a viaggiare per il mondo, spesso sostando in posti lontani per 4-5 mesi per lavorare sui suoi reportage, a migliaia di chilometri di distanza dalla sua famiglia a Parigi. Ha dedicato la sua vita alle storie raccontate attraverso il suo obiettivo.
Salgado si rifiuta di essere definito come un fotografo documentarista o come un fotogiornalista. Lui sostiene semplicemente che la fotografia è la sua vita. E la sua biografia lo dimostra.
Ciò che diventa evidente già nei primi lavori di Salgado è che le sue immagini non potrebbero esistere senza il suo impegno per la giustizia sociale. Ciò che egli fotografa è definito da ciò in cui crede. Le sue immagini sono così forti perché sa esattamente quello che sta facendo. Se lui fosse stato un semplice uomo a cui capita di assistere a varie ingiustizie sociali, non avrebbe potuto catturare quelle immagini nello stesso modo. Sarebbe stato un osservatore, un turista, ma non avrebbe potuto raccontare quelle storie dall'interno.
Il suo lavoro attuale deve essere analizzato e compreso alla luce di quanto detto finora. Si potrebbe visitare una mostra di "Genesis" e pensare "Oh, che belle foto della natura che vedo qui". Oppure si potrebbe pensare che Salgado sia stanco di raccontare il dolore del mondo e che, nella sua vecchiaia, abbia deciso di ritirarsi nella fotografia naturalistica . Ma è il contrario. Salgado ha compreso appieno che l'ambiente è probabilmente il problema più urgente e universale del nostro tempo. Questo è ciò di cui parla "Genesis" e, se lo si legge in questo modo, potrebbe rappresentare solo l'inizio del più potente lavoro di Salgado, il più significativo e di grande impatto.
Ma cosa significa tutto questo per gli aspiranti fotografi?
Capire che cosa si vuole fotografare. Comprendere l'impatto che il proprio lavoro potrebbe avere. Studiare ciò che fa muovere il mondo. Non essere solo un ragazzo con una macchina fotografica, perché quello possiamo esserlo tutti.
Uno dei momenti più toccanti nel discorso di Salgado è stato quando ha ricordato quanto sia stato difficile per lui vivere lontano dalla sua famiglia. Via per mesi nelle montagne del Brasile...sua moglie Lélia e il figlio erano a Parigi. Una domenica, per questo motivo, Salgado scalò una montagna e scoppiò in lacrime. Egli non poteva cambiare la situazione. Viaggiare richiede settimane. Non c'erano soldi. Doveva rimanere a finire il suo lavoro.
Questa dedizione è ciò che rende Salgado un fotografo. Ora che tutti noi scattiamo fotografie ogni giorno, che siamo circondati dalle immagini, tendiamo a dimenticarci cosa significa essere un fotografo. Sì, siamo tutti fotografi oggi, ma pochi di noi sono pronti a fare il sacrificio che serve a raccontare le storie che veramente contano.

Link all'articolo originale:
www.eyeem.com/blog/2015/06/sebastiao-salgados-advice-for-young-photogr

Qui potete vedere alcune fotografie del maestro:
www.amazonasimages.com



124 commenti, 12401 visite - Leggi/Rispondi


avatarMichael Kenna
in Tecnica, Composizione e altri temi il 10 Febbraio 2016, 12:33


Biografia:

- Fonti: Wikipedia, www.diciottopercento.com/monografie/michael-kenna-una-passeggiata-sul- -

Michael Kenna nasce nel 1953 a Widnes nel Lancashire in Inghilterra. Più giovane di sei figli, cresce in una famiglia operaia nei luoghi della rivoluzione industriale, nella quale non vi sono tradizioni artistiche. Di educazione cattolica, viene profondamente impressionato dalla chiesa a tal punto che, all’età di 11 anni, decide di entrare in seminario. A 17 anni tuttavia abbandona la scuola per dedicarsi allo studio dell’arte alla
Banbury School of Arts nell’Oxfordshire. In questo periodo Kenna viene fortemente attratto dalla pittura, ma si rende conto ben presto che può avere più possibilità lavorative attraverso la fotografia, per via degli sbocchi pubblicitari e commerciali che essa consente.
Ancora non conosce la ricca tradizione della fotografia di paesaggio.
Scopre la fotografia di Sudek, Atget e Steigliz e si appassiona alla pittura di Casper David Friedrch, John Constable e Joseph Turner. ?Inizia a fotografare i suoi primi paesaggi durante il suo periodo di lavoro come assistente e stampatore del fotografo pubblicitario Anthony Blake, a Londra, città dove studia oltretutto arte e fotografia presso il London College of Printing.
Nella metà degli anni Settanta si trasferisce a San Francisco, in California, dove, lavorando per la fotografa Ruth Bernard, capisce che la fotografia poteva essere per lui una vera e propria attività lavorativa ed apprende l’importanza dello sviluppo in camera oscura.
Nel 2004 si trasferisce nell’Oregon e dal 2007 vive a Seattle.
La produzione di Michael Kenna è quasi esclusivamente incentrata sul paesaggio. Non un paesaggio qualsiasi, tant’è che il suo stile oramai risulta inconfondibile e moltissimi fotografi odierni tentano di emulare le atmosfere che egli riesce a creare con i suoi scatti. Le sue foto sono in bianco e nero, e con lunghissimi tempi di esposizione. Egli ama fotografare in condizioni scarse di luce: di notte, all’alba o nelle cupe giornate invernali, utilizzando spesso lunghe esposizioni dalla durata incredibile, talvolta anche di 10 ore.
Ed è così che il movimento delle nuvole, dell’acqua, degli astri e di tutto ciò che vi è in natura, diventa per Kenna la sua “matita invisibile” che disegna forme, emozioni e “colori” che l’occhio umano non può vedere. Egli preferisce la suggestione di una immagine alla sua didascalicità. Una buona immagine deve dare emozioni e non descrivere sterilmente un contesto. Egli fotografa l’anima dei luoghi dove si trova, l’invisibile che è davanti i nostri occhi. L’assenza del colore contribuisce a creare queste atmosfere così eteree, impersonali e soprattutto senza tempo.
Il soggetto è sovente ben discostato dallo sfondo, per non distogliere l’attenzione da esso e raramente Kenna inserisce nei propri scatti la figura umana o elementi riconducibili al tempo o allo spazio. Non fotografa quindi l’uomo bensì le sue “impronte”, le opere umane che ritrae sono presenti sulla terra da millenni, ritrae paesaggi delle metropoli di tutto il mondo come se fossero città deserte.
Il suo lavoro tocca tutti i continenti: da instancabile viaggiatore e lavoratore, egli riesce a lavorare su più progetti contemporaneamente e a portarli avanti per un tempo indefinito. Nella sua lunga carriera vanta numerose pubblicazioni personali, nonché l’esposizione di alcune sue fotografie in collezioni prestigiose come quelle del National Art Gallery di Washington DC, del Patrimoine Photographique a Parigi, del Museum of Decorative Arts a Praga e del Victoria and Albert Museum a Londra. Dal punto di vista strumentale, Kenna ha sempre utilizzato macchine fotografiche Hasselblad ed Holga medio formato, con unica eccezione fatta per il suo progetto “Monique's Kindergarten” dove ha utilizzato una macchia 4x5 a formato largo.

Sito web di Michael Kenna:

www.michaelkenna.net


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avatarMarc Adamus
in Tecnica, Composizione e altri temi il 03 Febbraio 2016, 16:36


Seguendo le orme di Filiberto ,ho deciso di proporre anche io qualche fotografo che ritengo bravo o di mio interesse.


Marc Adamus - Biografia tradotta personalmente dal sito ufficiale del fotografo.

Marc Adamus è un fotografo paesaggista, attualmente operante, che vive a Corvallis, Oregon.
Il dramma visivo e l'arte delle sue fotografie nascono da un occhio acuto per i molti modi di presentarsi della natura e da una grande passione per tutto ciò che è espressione del "selvaggio". Questa passione traspare in tutta l'opera di Marc ed ha attirato un vasto pubblico in tutto il mondo.
Il suo stile è inconfondibile ed il suo talento nel catturare rare condizioni di luce, e fugaci atmosfere, conferisce al suo portfolio un importante senso di epicità, maestosità e fierezza; Il suo successo deriva dalla paziente ricerca di tutti quei momenti unici che generano la magia e l'energia del "selvaggio", spesso spendendo interi mesi immerso nel paesaggio, scattando nonostante le avversità delle stagioni e delle condizioni meteorologiche.
Le fotografie di Marc sono state pubblicate in tutto il mondo e in una grande varietà di supporti che vanno dai calendari ai libri finanche alle pubblicità, senza contare le numerose pubblicazioni su National Geographic, Outdoor Photographer, Popular Photography e molte altre riviste di settore.
Professionista a tempo pieno dal 2005 in avanti, Marc è stato spesso citato e riconosciuto come artista originale, innovatore e creatore di nuovi trend e per questo motivo è considerato da molti come uno tra i più influenti fotografi paesaggisti nella storia moderna.

Questo è il link al sito ufficiale di Adamus:

www.marcadamus.com

Questo il link diretto al suo Portfolio:

www.marcadamus.com/gallery/favorites/



224 commenti, 16164 visite - Leggi/Rispondi


avatarQualcuno lo conosce? Tamron Adaptall-2 135mm f2.5
in Obiettivi il 20 Gennaio 2016, 9:29


Salve a tutti amici del forum, tra l'attrezzatura fotografica ereditata da mio padre ho trovato anche un Tamron 135mm f2.5 della serie Adaptall-2 completamente manuale, del quale si trova ben poco in internet. L'ho provato e funziona correttamente su Nikon D7000, inoltre non sembra essere così malvagio (almeno al mio occhio inesperto).
Lo conoscete? Cosa ne pensate e soprattutto, in quale ambito della fotografia si esprime meglio una focale di questo tipo? Ritratti?
Insomma vorrei capire se vale la pena montarlo ogni tanto e perderci del tempo per tirar fuori qualcosa di buono oppure no...
Grazie e buona giornata a tutti! :)


28 commenti, 7028 visite - Leggi/Rispondi





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Luca Tonon ha ricevuto 17962 visite, 86 mi piace

Attrezzatura: Nikon D7000, Tamron 80-210mm f/3.8-4 , Nikon AF-S DX 18-105mm f/3.5-5.6 G ED VR, Tokina AT-X Pro 11-16mm f/2.8 DX II, Nikon 50mm f/1.8 Series E (Per vedere le statistiche di fotocamere, obiettivi e ISO più utilizzati da Luca Tonon, clicca qui)

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