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Remembering Luciano ...

Serate a Casa N.3

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Remembering Luciano sent on July 19, 2023 (22:30) by Kenzo_jo. 13 comments, 378 views. [retina]

at 50mm, 1/100 f/4.0, ISO 6400, hand held.

Casa delle Rondini (Casertavecchia) - interno. Riporto un lungo stralcio di "Storia della Filosofia Greca" di Luciano De Crescenzo. A mio avviso vale l'impegno di leggerlo.... "Un giorno, per evitare un ingorgo di traffico sulla Cassia antica, m'infilai in un viottolo trasversale e qui, dopo un paio di curve, quando meno me l'aspettavo, mi si parò davanti uno spettacolo incredibile: per un centinaio di metri, tutti gli alberi prospicienti alla strada erano stracarichi di bambole e di giocattoli vecchi. Malgrado la fretta, mi fermai e chiesi delle spiegazioni all'unico passante che riuscii a trovare nella zona. Non fui fortunato: l'uomo si dichiarò subito infastidito dalle mie domande; disse che non ne poteva più, che quella pagliacciata era opera d'er bambolaro e che era inutile che io stessi lì ad aspettare, tanto quello de giorno sta sempre a cercà bambole nella monnezza! Nei giorni successivi passai altre volte per la “strada delle bambole”, senza mai vedere però questo famoso bambolaro; in compenso la scena mi diventava sempre più familiare: di giorno era come una festa di Natale, di notte, un film di Dario Argento. A proposito, dimenticavo di dire che er bambolaro era solito appendere dei grandi cartelli con delle scritte, un po' come quei Savi dell'oracolo di Delfi. Provo a citarne qualcuna a memoria: “Uomo, tu sei la natura, se la distruggi, distruggerai te stesso” e poi “Ieri sera il mondo mi ha fatto paura” e poi ancora “Sei grande eppure non sei capace di vivere senza fare la guerra”. Finalmente un bel giorno, ecco spuntare da dietro una siepe un uomo con un orsacchiotto spelacchiato fra le mani. Mi fermai. «Buongiorno» dissi, senza scendere dalla macchina. «Buongiorno» rispose lui. «Mi scusi, ma vorrei sapere il motivo per cui… cioè volevo dire, sempre se non sono indiscreto, sia chiaro, lei perché…» «…attacco le bambole agli alberi?» disse don Peppino togliendomi dall'imbarazzo della domanda diretta. «Be', sa com'è, a volte… la curiosità.» «Vi hanno già detto che sono pazzo?» «Non proprio» risposi diplomaticamente, dandogli anch'io del voi «diciamo che ho incontrato un tipo a cui non dovevate stare molto simpatico. «Voi ci credete all'esistenza dell'anima?» «Come no!» esclamai. «Insomma sì… voglio dire che… praticamente ci credo.» «Non mi sembrate molto convinto.» «No, no, ci credo.» «E allora, se permettete, io penso di crederci un pochino più di voi» precisò lui mettendosi a ridere. Poi, divenuto improvvisamente serio, mi guardò fisso negli occhi, come se avesse voluto capire con che tipo di uomo aveva a che fare. «Sentite, fate una cosa: parcheggiate la macchina in quello spiazzo e venite dentro a prendere un caffé.» In realtà mi dette da mangiare pane formaggio e fave, il che mi fece pensare un poco a Epicuro e alla sua frugalità. Tra un bicchiere di bianco e una fetta di pecorino, mi raccontò tutto quello che volevo sapere sulla sua vita e sulla teoria dell'anima. Don Peppino era stato sottufficiale dell'aeronautica, se ricordo bene sergente maggiore, sapeva suonare il violino e, a tempo perso, faceva anche il pittore. Come tutti i filosofi della scuola milesia, aveva molto viaggiato: era stato in America, in Australia, in Francia e, fatto importantissimo ai fini della nostra storia, a Rodi, dove, sbarcato come prigioniero di guerra nel '42, era rimasto a lavorare per altri nove anni. Ora, per chi non lo sapesse, l'isola di Rodi si trova pochi chilometri a sud di Mileto. Quando si dice: le combinazioni della vita! «Allora don Peppì, mi stavate dicendo che, secondo voi, tutte le bambole hanno un'anima.» «Voi correte troppo, carissimo professore, le cose non stanno in questi termini» precisò il mio filosofo mentre con una specie di molletta tagliava fette di pecorino. «Non è che tutti i giocattoli, appena escono dalle fabbriche, hanno subito un'anima. Nossignore, in quel momento sono solo dei semplici oggetti senza nessuna individualità. Come però un bambino comincia ad amarli, ecco che dei pezzetti dell'anima di colui che ama si vanno a ficcare all'interno della plastica e la trasformano in materia viva. A questo punto non è più possibile buttarli via, anche se nel frattempo si sono rotti e ammaccati. Ed è per questo che io li vado raccogliendo un po' dappertutto e li faccio continuare a vivere sugli alberi, in mezzo ai fiori, al sole e alla pioggia.» «Questo per le bambole, ma immagino che la stessa cosa accada per qualsiasi altro tipo di oggetto?» «è logico. L'importante è avere chiaro nella mente che cosa significa per noi “vita” e che cosa significa “morte”. Adesso però vorrei farvi una domanda molto personaie: avete mai visto il cadavere di una persona a cui volevate molto bene?» don Peppino attese per qualche attimo la mia risposta, dopo di che mi si avvicinò con la sedia e riprese a parlare con voce più bassa. «A me è successo con mio padre. Avevo sempre pensato che il giorno della sua morte avrei fatto, come diciamo noi a Napoli, cose 'e pazze, che sarei rimasto distrutto dal dolore. Ebbene non ci crederete: quando tutto questo è veramente accaduto io non ho provato alcuna emozione, diciamo che non sono riuscito nemmeno a farmi venire le lacrime. Stavo lì impalato, senza dire niente, e nel frattempo cercavo dentro di me delle giustificazioni. Mi dicevo: non piango perché sono intontito, non piango perché non riesco a pensare. Nossignore, la spiegazione del mio comportamento era molto più elementare: io mi rifiutavo di riconoscere il cadavere! Quella sagoma lì, stesa sul letto funebre, era solo una cosa, chiaramente priva di anima, che non aveva nulla a che vedere con mio padre.» S'interruppe, si alzò di scatto e uscì dalla stanza per rientrare subito dopo con alcuni oggetti tra le mani. Erano degli occhiali da vista, un orologio da ferroviere con il vetro incrinato, una agendina telefonica, una pipa, un fermacarte di marmo raffigurante un leone. «Fu solo il giorno dopo che, entrando nella sua camera per cercare dei documenti, vidi alcuni di quegli oggetti che siamo soliti chiamare: effetti personali. Vederli e sentirmi prendere dalla commozione fu tutt'uno: finalmente riuscivo a piangere! Ecco dove si era nascosto mio padre: nel plaid scozzese, nella stilografica col cappuccio d'oro, nella poltrona di pelle dai braccioli scorticati, nelle tante cose, con le quali aveva diviso ogni giorno la sua solitudine.» Avrei voluto fare qualche commento ma non mi veniva niente da dire. Tra l'altro la vista di quelle cianfrusaglie mi aveva trasmesso una strana sensazione di disagio, come se veramente mi fossi trovato in presenza del padre di don Peppino. Feci un'altra domanda, una qualsiasi, tanto per rompere il silenzio. «Anche questo coltello ha un'anima?» «Ne possiamo essere sicuri,» mi rispose senza esitare, e prese la molletta dalla parte della lama facendola oscillare davanti ai miei occhi «qui c'è un pezzo della mia amina e, aggiungo, del mio carattere. Oggi questo coltello, grazie all'influenza di una persona amante della pace, è diventato un arnese domestico, privo di qualsiasi aggressività, buono solo a tagliare il formaggio. Ma esiste anche l'anima di questa stanza, quella del quartiere e quella dell'intera città. Queste ultime sono anime complesse, ottenute per sovrapposizioni successive di anime influenti.» «Volete dire una specie di media aritmetica delle anime di coloro che vivono in un luogo?» «Non proprio. L'anima di una città è un'entità a sé stante, una presenza che si è andata formando col tempo e che è stata costruita dagli individui che vi hanno gioito e sofferto nel corso dei secoli. Più la città è antica e meno modificabile è la sua anima da parte degli ultimi abitanti. Prendiamo il caso di Roma: per secoli è stata la mèta di chiunque avesse qualcosa da dire. Michelangelo, il Caravaggio, il Bernini, Orazio, Giordano Bruno e migliaia di altri artisti e pensatori sono venuti qui a vivere e a morire. Come potrebbero le pietre di Roma essere uguali a quelle di Los Angeles?! E supponiamo che qualcuno mi sequestri e che, dopo avermi bendato, mi liberi in una strada a me sconosciuta di Milano o di Bologna; ebbene, io sono sicuro che, appena liberato, saprei riconoscere la città dove mi trovo. Direi: questa è Milano, oppure, questa è Bologna! Allora uno mi potrebbe chiedere: ma come hai fatto? Hai forse intravisto il Duomo, la torre degli Asinelli? Nossignore, gli risponderei, ho sentito sulla pelle l'anima dell'aria, dei tetti e degli intonaci della città.» Visto che il caffè non mi era stato ancora offerto, pensai bene di andare in cucina per farlo da me. Don Peppino era troppo infervorato nel suo discorso per occuparsi di simili sciocchezze: si limitò a passarmi il necessario. «E così anche questa cucina ha un'anima e non soltanto la mia, sia chiaro. E allora mi chiedo: chi ha vissuto in questa casa negli anni passati? Un contadino? Un sarto? Un assassino? La risposta la possiamo avere solo dalle nostre emozioni.»......"



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avatarsupporter
sent on July 20, 2023 (0:08) | This comment has been automatically translated (show/hide original)

After reading the excerpt of De Crescenzo I look at this image, in itself very pleasant, with another eye. Congratulations you managed to translate Don Peppino's philosophy into an image! Hello. ;-)

avatarsenior
sent on July 20, 2023 (2:13) | This comment has been automatically translated (show/hide original)


The memory of a great! Photos with a
soul, and with a black & white at the top.
Thank you for sharing it with us.
A warm greeting

avatarsupporter
sent on July 20, 2023 (6:57) | This comment has been automatically translated (show/hide original)

Geazie Bruno!
Thanks Lino!
I was very pleased to read your generous comment.
Hello :-)

avatarsenior
sent on July 20, 2023 (7:41) | This comment has been automatically translated (show/hide original)

Moving and very interesting caption! Really wonderful photos, congratulations!
Hello
Stefania :-)

avatarsenior
sent on July 20, 2023 (8:46) | This comment has been automatically translated (show/hide original)

a great interpretation yours in memory of a great (I have all his books :-) )
good

avatarsupporter
sent on July 20, 2023 (10:38) | This comment has been automatically translated (show/hide original)

Thanks Stefania!
Thanks Fabio!
Luciano was a "thinker". A man who "thinks" and tries to understand, listens, reads and gets an idea but who can also change over time. He was also a person in love with life, self-deprecating, tied to his land, but with a "curious" openness to everything that was different from him, every culture, every person. He loved humanity (especially the female half...), hated only fundamentalism and violence and faced them with the weapon of irony.
Hello :-)

avatarsenior
sent on July 20, 2023 (12:23) | This comment has been automatically translated (show/hide original)

Thank you for these "reflections", we need sweet emotions!
Hello
Lucia

avatarsupporter
sent on July 20, 2023 (13:08) | This comment has been automatically translated (show/hide original)

Thanks Lucia!
cheers Sorriso

avatarsenior
sent on July 21, 2023 (15:50) | This comment has been automatically translated (show/hide original)

I read your extraordinary story in one breath. How many absolutely indisputable truths, how many memories that make their way and emerge in the mind of each of us .. objects that take you back in time and are indelibly fixed in the pische becoming indelible. Congratulations also to your shot that reinforces even more (if ever there was a need) all the concept expressed
Hello, Seba.

avatarsupporter
sent on July 21, 2023 (17:00) | This comment has been automatically translated (show/hide original)

Thank you Seba for your reflection and for the kind words you have reserved for me!
Luciano has been for me a "presence" in my life, if you can say so, since his university days, when he published the first successful book (which was his second). I think it has also partly influenced my way of seeing photography.... he thinks that he went around with his Nikon closed in a box with a small hole, as if it were a package under his arm, in hyperfocal and with the shot flush in his hand ... Click! To make street do not influence the perception of the presence of the photographer.
Hello and thanks again :-)

avatarsupporter
sent on August 18, 2023 (5:44) | This comment has been automatically translated (show/hide original)

Gorgeous picture ever, I love old toys.
After reading the caption, the image acquires a new, more intimate, truer "flavor". It is an image that makes you think and interprets De Crescenzo's words extraordinarily.
congratulations!
Elizabeth

avatarsenior
sent on August 18, 2023 (7:15) | This comment has been automatically translated (show/hide original)

Gee!!! I had missed it!! :-or I saw it only today and thank goodness.... 8-)
Beautiful double dolly-portrait ;-) and the w/b... and even more the piece of the great Luciano 8-)
Hello, Carlo

avatarsupporter
sent on August 18, 2023 (7:57) | This comment has been automatically translated (show/hide original)

Thank you Elizabeth!
Thanks Charles!
Worn out or intact, the things we create or use often survive us. The way we have used (or created) them, passion, intelligence, care, but also all the joys, discouragements, successes, defeats that are linked to that use, if we think about it, are the path of our lives. This creates a very evident emotional bond to those who love us, between "our" things and us. I
love going to markets and when I find an object, even of little value, I always try to understand its ancient link with those who used it in the past. Respect. Respect for lives unknown to me, good souls or not, with which there was that ancient bond.
... forgive the gossip... I was very, very pleased to read you about this photo.
:-)




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