Dachau - Cos'è un lager?
Cosa mi ha lasciato? Brutte sensazioni, la prima fastidiosa e di cui non mi tiro fuori è racchiusa proprio nei primi versi della canzone citata: troppa ritualità, troppi automatismi, sembravamo tanti fantasmi che si aggiravano in un non-luogo pieni di tante informazioni, qualcuno più preparato, di una storia che conosciamo e a cui si "deve" l'omaggio, il tributo di una visita. Brutta, bruttissima sensazione.
Poi a fatica, cercando di non vedere nessuno, di estraniarmi attraverso un piccolo mirino, sono riuscito almeno per alcuni momenti a sentire quello per cui può valere la pena tutta quella parte un po' squallida di chi si reca verso un dramma di cui già sa, di cui conosce le parti.
Dettagli pochi e scarni che si ripetono, stanze che si ripetono, dormitori e armadietti moltiplicati, fila di prefabbricati immaginari moltiplicati come filari di sassi, tutto ripetuto, tutto schifosamente organizzato, tutto così perfettamente sotto controllo. Ecco questa efferata pianificazione te la senti addosso.
L'unica parte, che contiene anch'essa una riproduttività ma che riesce a far percepire il caotico disfarsi di atrocità inenarrabili, sono le docce finte e i forni crematori.
Li finisce quella prima sensazione fastidiosa, disturbante di patetico errare turistico. Esci dalle mura della "baracca X" con la voglia di uscire veloce da tutto, dai cancelli del campo, dall'atrio adibito alle informazioni multilingue, via via verso l'uscita della metro, via via.
Le foto che ho fatto o meglio quelle che ho scelto, non lo so se riescono a far sentire quello che ho provato io, in alcune ci sono gli spettri, siamo noi, voi che ci siete già stati o se ci andrete. Spettri, come nella canzone di Guccini, spettri in "recinti e stalli di animali strani,
gambe che per anni fan gli stessi passi,
esseri diversi, scarsamente umani,
cosa fra le cose, l' erba, i mitra,