JuzaPhoto uses technical cookies and third-part cookies to provide the service and to make possible login, choice of background color and other settings (click here for more info).
By continuing to browse the site you confirm that you have read your options regarding cookies and that you have read and accepted the Terms of service and Privacy.
You can change in every moment your cookies preferences from the page Cookie Preferences, that can be reached from every page of the website with the link that you find at the bottom of the page; you can also set your preferences directly here
Il desiderio che sento forte in me di comunicare attraverso l'arte fotografica mi spinge ad approfondire pulsioni, disperazioni, inquietudini. Non in modo concettuale, ma visivo: il solo modo in cui mi riesca bene parlare di morte e di vita. La pausa forzata della pandemia mi ha portato a scendere ulteriormente dentro me stessa, rispetto al periodo dei progetti in giro per il mondo. Qui ho deciso di mostrare la mia mente. Sono riuscita a farlo perché ho trascorso anni a ritrarre gli altri cercando di mostrare contemporaneamente qualcosa di loro e di me. Col tempo ho capito che con la mia fotografia mostravo quel mondo magico di incontri e di accadimenti che vedevo nel mirino, che era comunque sempre la mia mente, ed ora voglio mostrarla senza mediazioni. L'atto di defecare è un tabu nella nostra società e per me in particolare, tanto quanto lo è l'atto del morire. Si fa nascosti, e mediamente non se ne parla. Nei secoli passati tenevamo le feci in casa e poi le gettavamo dalla finestra. Ora invece esse spariscono immediatamente, risucchiate dallo scarico. Eppure ci sono. Le città galleggiano su un sistema fognario grande, capillare e invisibile, di fondamentale importanza per il corretto funzionamento della vita pubblica. Ho voluto dunque rappresentare qualcosa che permea la nostra vita ma è allo stesso tempo esclusa dall'esperienza di ogni giorno. È una sensazione strana perché mostro qualcosa di noto eppure di particolarmente nascosto. Qualcosa che associo al dolore e al rilassamento, dunque alla vita biologica e al suo respiro, alla sua circolarità in termini di piacere e dolore, ma anche al distacco, e dunque alla morte, che alla fine è pur sempre il tabù dei tabù, come momento supremo di respiro che cede il passo all'indicibile.
Do you have questions or curiosities about this image? Do you want to ask something to the author, give him suggestions for improvement, or congratulate for a photo that you really like?
There is more: by registering you can create your personal page, publish photos, receive comments and you can use all the features of JuzaPhoto. With more than 252000 members, there is space for everyone, from the beginner to the professional.
sent on March 15, 2022 (16:21) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
I would like you to explain better the link head anus that was already present in another photo Mi piacerebbe mi spiegassi meglio il collegamento testa ano che era già presente in un'altra foto
sent on March 15, 2022 (22:15) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Matteo Groppi, For me defecating is an act more emotional than corporal, the spine tries to maintain the balance between the thinking mind and the anus that expels our most unconscious content that we can not control. Only death disconnects the two parts, expelling our conscious part. Matteo Groppi, Per me defecare è un atto più emotivo che corporale, la spina dorsale cerca di mantenere l'equilibrio tra la mente pensante e l'ano che espelle il nostro contenuto più inconscio che non possiamo controllare. Solo la morte scollega le due parti, espellendo la nostra parte conscia.