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| sent on May 03, 2019 (15:46) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Scenography that welcomes the figure in the exit, I'm curious that passage inside the arch that could be mistaken for a mirror (maybe it is really :-D), b/n always beautiful scratching, congratulations Francis. Hello. . Scenografia che accoglie la figura in uscita, mi incuriosisce quel varco all'interno dell'arco che potrebbe essere scambiato per uno specchio (magari lo è davvero ), b/n sempre belli graffianti, complimenti Francesco. Ciao. Paki. |
| sent on May 03, 2019 (15:54) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Careful compositional study in harmonious but severe geometric figures completed ad hoc by an equally severe human oriental presence, enriched as always by a very good and granular bn well balanced by a nice play of light/shadows. always at the top eh.. My friend, congratulations Dear Francesco, a hug. Hello Stephen Attento studio compositivo in armoniose ma severe figure geometriche completato ad hoc da un altrettanta severa umana presenza orientale, arricchito come sempre da un ottimo e granuloso bn ben bilanciato da un bel gioco di luci/ombre. Sempre al top eh..amico mio, complimenti carissimo Francesco, un abbraccio. ciao stefano |
| sent on May 03, 2019 (16:10) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Image to look at in depth looking for details. Dude, that white lady, she's a bad guy. Congratulations Immagine da guardare in profondità cercando i particolari. Bello quel bianco della signora, stacca di brutto. Complimenti |
| sent on May 03, 2019 (16:22) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Beautiful composition and scenographic, I also really like the dough and the conversion, congratulations! composizione bella e scenografica, mi piace molto anche la grana e la conversione, complimenti! |
| sent on May 04, 2019 (1:08) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
A very well composed scene, which takes a lot to explore. Una scena molto ben composta, che ci vuole molto ad esplorare. |
| sent on May 04, 2019 (8:06)
Strong imagery enhanced in B&W! Congrats Ciao Brian |
| sent on May 04, 2019 (9:03) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Thank you really dear Claudio for your appreciation! and thank you too dear Brian. Good Weekend F Grazie davvero caro Claudio per il tuo apprezzamento! E grazie anche a te caro Brian. Buon week-end F |
| sent on May 04, 2019 (9:19) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Scene, composition and bn I really like Congratulations, hello Scena, composizione e bn mi piacciono molto Complimenti, ciao |
| sent on May 04, 2019 (10:57) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Very nice scene and B&N worked impeccably Bravo :-) scena molto bella e b&n lavorato in modo impeccabile bravo |
| sent on May 04, 2019 (19:07) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Thank you very much Catherine. Always honored by your appreciation! :-) Simo... Heartfelt thanks, for honorable words! :-) A dear greeting F Grazie davvero Caterina. Sempre onorato dal tuo apprezzamento! Simo... grazie di cuore, per parole onorevoli! Un caro saluto F |
| sent on May 06, 2019 (20:54) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Fantastic shooting in all its details Nothing is there by chance, congratulations Francesco Claudio C Fantastica ripresa in tutti i suoi particolari Nulla è lì per caso , complimenti Francesco Claudio c |
| sent on May 07, 2019 (10:51) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Thanks sempre for your appreciation Claudio!
A hug F Grazie sempre per il tuo apprezzamento Claudio! Un abbraccio F |
| sent on May 07, 2019 (15:45) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Buon pomeriggio Francesco; Questo ritaglio di non ordinaria quotidianità mi invita; anche per la sua non comune, raffinata organizzazione estetica, lontana da esibizionismi formali. Pur densa di sottointesi, l'esposizione si mantiene sobria nel suo psicologico alludere alle corrispondenze che forme, sguardi ed intenzioni possono stabilire con concetti e parole; dunque, non soltanto un ritaglio di quotidianità. Anche di quest'ultima, comunque, la fotografia riferisce con discrezione, senza ricorsi retorici. L'impressione generale, ben sostenuta dalle dinamiche gestuali della protagonista umana, è quella di una narrazione fatta in terza persona, in un clima suggestivamente silenzioso e piacevolmente austero: emozioni sottili arrivano con lo stesso passo felpato della donna. E' uno stile stile narrativo che mi piace molto, con la sua evoluta, garbata e non ostentata ricercatezza. Poi, assecondando la segnaletica del titolo, mi lascio prendere da un personalissimo, fantasioso sentire che riguarda l'area centrale dell'immagine. La quale, sgombra, non è soltanto l'indispensabile trasparenza per lo sguardo dell'osservatore sulle antistanti soglie o “aperture”. E' anche uno spazio a cui la posizione della donna conferisce profondità, cioè maggior presenza, cioè ruolo. Ora, se le “aperture” si connettono con gli '”oltre” e gli “altrove” (degli sguardi dell'osservatore e della donna), quella zona contribuisce strutturalmente alla loro esistenza quale mezzo e punto di origine. E' il riferimento di partenza, centrale anche nella sua collocazione compositiva. Sin qui siamo nell'ovvio. Dopodiché verrebbe da dire (suppongo) che quello spazio scenico è abbandonato, vuoto. Se così fosse, divergerebbe qui quel mio fantasioso sentire: infatti è come se io avvertissi l'invisibile immanenza della “aperture” del diaframma. Per una fotografia che rimane lì, all'origine, narratrice in terza persona. Ti porgo il mio saluto cordiale. |
| sent on May 08, 2019 (22:28) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Looking at your pictures of Prague I thought that seeing a place with the eyes of a good photographer is a bit ' to really make a trip: often are interior landscapes, reflections of the mood of the place, precious because it is also dense of the personality of the author. The woman's face, turned into a leather mask without a glance (the mobile phone as an insight tool? :-D) is an important piece of this landscape. Congratulations Francis! Hello Guardando le tue immagini di Praga ho pensato che vedere un posto con gli occhi di un bravo fotografo è un po' fare davvero un viaggio: spesso sono paesaggi interiori, riflessi del mood del luogo, preziosi perché densi anche della personalità dell'autore. Il viso della donna, trasformato in una maschera di cuoio senza sguardo (il telefonino come strumento di insight? ) è un pezzo importante di questo paesaggio. Complimenti Francesco! Ciao |
| sent on May 09, 2019 (9:22) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Caro Alemich, è sempre un piacere incontrare le tue letture. Le tue parole (molte, ma ne abbiamo già detto altrove) sanno scavare in molte direzioni. E poco importa l'intenzione o l'idea di chi ha scattato, nell'interpretazione che ha il diritto/dovere di restare soggetiva. Perlomeno in certe fotografie (il dipende è sempre d'obbligo) Visto che non è importante che io replichi all'interpretazione che tu dai, che nulla aggiungerebbe, faccio una bravissima riflessione che deriva da quanto dici, sia in termini formali che per interpretazione appunto. Un tempo cercavo una fotografia che si plasmasse (perlomeno tentasse di farlo) sul suo oggetto. Non "a modo mio", ma cercando di pensare alla natura del soggetto stesso e tentare di riprodurla "secondo lui" e non in funzione di un punto di vista mio. Poi la cosa è un po' cambiata e, pur non andando mai veramente verso una foto, diciamo così, concettuale (che poco mi appartiene), sicuramente sono slittato verso immagini meno "distaccate" e più volenterose di essere interpretazione. E, per questo, interpretabili in modo differente o, quando proprio modeste, incapaci di dire alcunché. Con una costante soprattutto formale, che non so quanto percettibile: perché non è troppo rigida e, le costruzioni che non lo sono, riescono ad avere un senso unitario solo se a produrle sono quelli bravi davvero, e non credo proprio di appartenere alla categoria. Ma il bello è provarci, con buona tensione Mi piace il riferimento al tempo. Che credo sia un fattore importante per un certo tipo di fotografia. Anche per questo prediligo alcune scelte formali (per esempio un uso ampio di verticali e orizzontali, più che di diagonali) che promuovono un tempo più estatico che dinamico. .... Chiecchiere, che sempre sai stimolare! Un saluto caro F |
| sent on May 09, 2019 (9:26) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Dear Stefano... It's basically one of the tasks of photography, isn't it? :-) before attempting to be an expression of something, ideas or points of view, try to tell something. How was your aunt when you were young, how much you enjoyed the birthday party. Or more serious things, like those of great reportage. and then well come to see a place through photography, whether it be postcards or fragments that each of us goes to choose, through his way of observing and perceiving it (the place). Thanks really and a hug F Caro Stefano... E' in fondo uno dei compiti della fotografia, no? Prima di tentare di essere espressione di qualcosa, di idee o punti di vista, provare a raccontare qualcosa. Com'era la zia da giovane, quanto ci si è divertiti alla festa di compleanno. O cose più serie, come quelle dei grandi reportage. E allora ben venga vedere un luogo attraverso la fotografia, che si tratti di cartoline o di frammenti che ognuno di noi va a scegliersi, attraverso il suo modo di osservare e percepirlo (il luogo). Grazie davvero e un abbraccio F |
| sent on May 09, 2019 (17:50) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Buona sera Francesco; grazie per il riscontro sempre cortese, puntuale, mai superficiale. Io, generalmente diffidente (ma dipende…) dell'efficacia delle conversazioni scritte, tendo ad astenermi dai “topic”. Un po' meno da dialoghi più ristretti, come qualche focus stimolato da una singola fotografia. Come in questo caso, invitato sia da una (mia percepita) distanza ragionevole fra le opinioni sia dalla qualità dell'interlocutore. Qui cercherò comunque di non divagare troppo, vizio spontaneo che mi si aggrava in misura direttamente proporzionale agli “spunti”. Mi dilungherò ugualmente, sperando però di restare ai temi e di non essere molesto. Scrivi: “… l'interpretazione che ha il diritto/dovere di restare soggettiva.” . Siamo (quasi tutti) d'accordo. Io, però, la riformulerei in termini ancor più necessari: “ L'interpretazione che inevitabilmente è soggettiva”. Che una quota appartenga a territori comuni (naturali, culturali e sub-culturali) non spodesta, a mio avviso, il concetto. La cosa, detta così, si presta però a molti equivoci; è il limite della conversazioni scritte: avevo sottoposto alcune mie modestissime considerazioni, corredate da qualche digressione, nell'unico “topic” a cui ho partecipato. Dopo qualche mese le ho ritirate per essermi reso conto della loro insignificanza, rivelatami dal più completo disinteresse dei consoci. Parli anche del tuo fotografare e della sua evoluzione nel tempo. Alludi alla differenza fra il tendere alla massima possibile oggettività (“distacco”) e l'interpretazione dell'autore. Su questo, forse, abbiamo idee non del tutto coincidenti. Nel “topic” di cui sopra avevo (appena) lambito questo argomento, su cui ci sarebbero fiumi di parole da scrivere; ma che comporterebbero altrettante esondazioni sui molti terreni circostanti. Inevitabile rinunciarvi. Quel che ricevo io dalle tue immagini coincide, sostanzialmente, con quel che ne dici tu. Mi corre preliminarmente l'obbligo di sottolineare che mi riferirò solo a quelle che ho guardato con maggiore attenzione. Con questa indispensabile premessa, posso dire che “Aperture” mi colpisce particolarmente per il suo linguaggio; a prescindere da altre considerazioni sul documento, sui suoi leggibili contenuti, o altro ancora. Come ho scritto nel mio commento, ne percepisco uno sguardo fotografico “tradizionale” (l'apertura del diaframma che resta lì), in terza persona; ma senza indurre, all'opposto, l'osservatore all'immersione, all'immedesimazione. Descrive interpretando e lasciando interpretare. E' un equilibrio che definirei “ammaliante con garbo”. Detto garbo è conferito anche dall'uso non iperbolico della sintassi fotografica, senza irruzioni platealmente segnaletiche. Infatti avevo scritto di “non ostentata ricercatezza” . Mi piace tantissimo. I rapporti fra “tempo” e fotografia, in tutte le loro possibili declinazioni, sono uno degli argomenti più affascinanti ma complessi che si possano trattare in sedi come questa. La loro poderosa e ponderosa portata, però, obbliga questo arrendevole appassionato ad un'ulteriore e prudente autocensura. Parlando invece più in particolare del “tempo” della tua produzione sopra richiamata, mi piace quel tuo rappresentarlo – come ben lo chiami - “estatico”. Grazie anche a quella che ai miei tempi si chiamava “grana” e che oggi, tramite sofisticate varianti digitali, conferisce una patina speciale: non solo nostalgia; ma anche sospensione, appunto, nel tempo (la precedentemente battezzata "immanenza del diaframma"). Adesso trasgredirò i miei propositi iniziali di rimanere nel seminato. E' per una testimonianza sulle osservazioni che si usano sulla Fotografia, su quanto differisca lo sguardo di un osservatore stabilmente “non-fotografo” da quello di un osservatore fotografo. Io ho avuto la fortuna/sfortuna di vivere entrambe le esperienze, entrambi i punti di vista, ciò che mi permette di riconoscere aspetti che diversamente sfuggono. Fui, da giovane, un fotoamatore appena decente ed un “fotoautore” scadente (smisi anche per questo, decenni fa). Le frequentazioni, allora fresche, di Panofsky, Gombrich, Scharf… e dei maggiori fotografi… e della pratica dello scatto, rimasero un bagaglio inutile alla produzione da parte mia di immagini buone [questo era tanto per dirti sia del “mezzo” sia di Ansel Adams] . Rimanere fuori dalla prospettiva di un fotografo-autore colloca la persona in una posizione psicologica radicalmente diversa; e, per quanto un fotografo-autore possa essere duttile ed illuminato, resta diversa. Si fanno altri percorsi mentali. E che la cosa nasca o no da una frustrazione, poco importa: diviene un percorso comunque interessante. Diverso, meno specialistico, ma... Mamma mia, quanto mi son dilungato! Ma è piacevole con i buoni interlocutori. Un saluto cordiale PS Alcuni dei soprastanti punti potrebbero essere accomunati a quelli sfiorati per “Away”. Lì mi avevi accommiatato con l'idea di ritornare sull'argomento: non ti nascondo che avrei interesse a conoscere le tue opinioni in merito. Solo se avrai tempo e modo, s'intende. Diversamente, non mancherà altra occasione. |
| sent on May 09, 2019 (19:31) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Caro Altenmich, in primis... vedi l'età? Mi ero completamente scordato del discorso lasciato a metà, dall'altra parte. Inutile mentire Veniamo qui, dove metti molta carne al fuoco, anche con un punto di cui non ho ben capito la tua interpretazione, ma che, trovo, meriti approfondimento minimo... Rispetto alla difficoltà di una conversazione scritta, ancor maggiore se sviluppata con più interlocutori, certamente è impossibile darti torto. Per quanto ci si possa sforzare, credo sia nel complesso impossibile farlo con reale profitto, se non a sprazzi (che comunque, qualche volta, valgono decisamente la pena). Anche perché la rete ha variato uno dei cardini della relazione umana, in modo copernicano, e questa credo sia la complicazione maggiore. Magari mi spiegherò meglio in futuro: abbiamo tempo, no? Mi soffermerei su un punto... Interpretazione soggettiva: in un passaggio, a proposito di questo e di possibili "oggettività", dici che non abbiamo forse idee coincidenti, e certamente può essere. Ma vorrei essere preciso (pur coi limiti detti sopra...). In realtà, quello che in un certo passato mi stava a cuore come idea (poi riuscirci è altro), non era tanto l'oggettività. Non cioè una visione neutra, che cercasse di riportare qualcosa o qualcuno "com'è": per la mia visione, sin dall'inizio, questo è per definizione impossibile alla fotografia e sarebbe ottuso affannarsi per ricercarlo. No: parliamo sempre di qualcosa di parziale, soggettivo, opinabile. Mettiamola così: idealmente avrei voluto riprendere "la cosa in sé", senza giudizio morale, senza un punto di vista. Ma non per ciò che è (appunto impossibile alla fotografia), ma come una potenzialità tra molte potenzialità. E tradurla, sempre in modo soggettivo, in qualcosa di espresso e fissato. Da leggere come un dato: non definitivo, ma possibile. Potremmo dire: "ecco, vedi? Non ti dico com'è perché non posso. Ma ti dico come potrebbe essere, senza interferenze non tanto rispetto alla verità, ma alla potenzialità che ho colto" All'opposto, dopo, pur scegliendo sempre la ricerca di una potenzialità (non so se la fotografia possa altro, perlomeno quella che interessa a me), ho sempre più perso interesse verso "la cosa in sé", in favore di una mia traduzione, vera, falsa, parziale, illusoria poco importa. Ed ecco che Praga mi pare nera (certo, non senza qualche ragione storica e culturale, ma non credo sia un "fatto"), Nowa Huta diventa un monumento invisibile ed eterno a un ideale mai realmente manifestato, After the Wall (ancora non è presente qui con nessuna foto) è un odore che sta attaccato ai muri per quanto il tempo li abbia scrostati, e per quanto altri, anche tutti, possano confermare che quell'odore proprio non c'è. Mannaggia... hai fatto dilungare anche me. E proprio su quei temi di cui... è impossibile scrivere! PS: la cosa che non ho capito. La posizione "radicalmente diversa" dell'osservatore non fotografante. Certamente non mi sfugge. Anzi, lascia stupiti che spesso si abbia la sensazione che la fotografia nasca per i fotografi (come se le automobili fossero fatte per ingegneri o i divani per architetti). Quello che non ho capito è "come" e con che effetti tu la vedi diversa. Non occorre tu rispnda qui: come dicevo più su.. abbiamo tempo Buona serata |
| sent on May 09, 2019 (20:24) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
… Non parlare a me di età, please! Tanto che non son riuscito a sintetizzare con efficacia il mio pensiero al riguardo di quella faccenda del “soggettivo et cetera”. Alla luce di quel che leggo ora direi che le differenze di opinione sono minime; certo non sostanziali, una volta precisato che in fotografia (non solo) è sempre impossibile prescindere da un punto di vista, a partire da quello detto “pdr”; coincidenza importante. In merito al tuo poscritto ed all'argomento da me lasciato volutamente in sospeso (per il troppo tempo che richiederebbe un'esposizione decentemente argomentata), mi limiterò ora a dirti che non mi riferivo ad un osservatore “non fotografante” (qui il participio mi sta bene) bensì ad un osservatore non-fotografo e non fotografante. Uno che, dando meno peso specifico alle cognizioni della fotografia (che meno possiede), è più portato ad osservarla dall'esterno; ad essere maggiormente interessato alle relazioni fra fenomeni, linguaggi e natura della conoscenza. Avendo esperito entrambe le condizioni (sottolineo che da decenni mi sento “straniero” al fotografare: questo è il punto), posso testimoniare attendibilmente che una differenza di approccio c'è. A prescindere dalla competenza, dalla cultura, dalla sensibilità e dall'elasticità di pensiero del fotografo-fotografante. Adesso torno ai fornelli, altrimenti dovrò ripiegare sul caffelatte. Buona serata a te. PS Non mi sarebbe dispiaciuto riportare a te quel mio piccolo intervento al topic, ma ragioni di doveroso garbo sociale me lo sconsigliano. |
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