Recensione Nikon Reflex 2000mm F11
Recensione Nikon Reflex 2000mm F11, testo e foto by 
Juza. Pubblicato il 30 Ottobre 2025; 35 risposte, 5383 visite.
 Il Nikon Reflex 2000mm f/11 è la focale più lunga mai prodotta da Nikon: presentato alla Photokina del 1968 come prototipo, entrò poi in produzione nel 1970. Si tratta di un enorme obiettivo catadiottrico: per raggiungere l'incredibile focale di 2000 mm, mantenendo al tempo stesso una lunghezza "ragionevole", l'unica soluzione era ricorrere a uno schema ottico a specchi; anche così parliamo comunque di un'ottica che misura 60 centimetri di lunghezza e pesa ben 17.5kg, o addirittura 25kg con la testa gimbal dedicata.  
 Ho avuto la fortuna di poter provare di persona uno dei rarissimi esemplari di quest'ottica grazie al negozio Mint And Rare di Jo Geier, specializzato in ottiche e fotocamere d'epoca e da collezione. Vi racconto la storia di questo obiettivo e per la prima volta potrete vedere delle foto scattate col Nikon Reflex 2000mm f/11!   

 
 La posa con l'obiettivo a mano libera è ormai tradizione di ogni prova di ultratele :-) 
 
 
 
 La storia del Nikon 2000mm 
 
 Torniamo indietro nel tempo di oltre cinquant'anni per rivivere un periodo d'oro dello sviluppo delle ottiche: gli anni 60 e 70 videro la creazione di alcuni degli obiettivi più estremi, pensati non per fare grandi numeri di vendite ma come dimostrazioni di forza, come prodotti per far sognare e da mostrare con orgoglio a tutte le fiere fotografiche e sui cataloghi. 
 
 Nikon aveva già creato un catadiottrico da 1000mm f/11 nei primi anni 60; nel decennio successivo debuttò il 2000mm, oltre al titanico fisheye 6mm F2.8. Negli stessi anni Canon presentò il Canon Mirror TV 5200mm f/14, un colossale catadiottrico da oltre 100kg di peso, oltre a un 800mm f/3.8; anche Zeiss si era messa in gioco presentando lo Zeiss Mirotar 1000mm f/5.6, anch'esso a specchi, con dimensioni simili al Nikon 2000 F11. 
 
 Al giorno d'oggi la maggior parte delle ottiche sono pensate per essere leggere, compatte, efficienti; questi "ultratele" che emergono dal passato sono tutto il contrario di un'ottica razionale e pratica, ma proprio per questo hanno un fascino insuperato. 
 
 

 
 Un obiettivo di questa stazza impone soluzioni tecniche peculiari: per passare da inquadratura orizzontale a verticale, non si ruota l'obiettivo ma la fotocamera, sfruttando l'apposita sezione girevole sul bocchettone dell'ottica. 
 

 
 
 Tornando al nostro Nikon, si tratta di un obiettivo con uno schema ottico molto semplice - 5 elementi (di cui 3 lenti e 2 specchi) in 5 gruppi - che contrasta enormemente con gli schemi a 20 o 30 lenti dei supertele moderni; ovviamente all'epoca non era necessaria una nitidezza estrema, dato che il "sensore" da risolvere era solo la pellicola (con grana non particolarmente fine, in quegli anni), e anche volendo non esistevano le tecnologie che abbiamo ora per progettare schemi ottici così complessi. 
 
 E' un obiettivo catadiottrico, cioè a specchio: questo significa che una grande parte della lente frontale è "oscurata" da uno specchio (rivolto verso l'interno dell'obiettivo, e incollato sulla stessa lente frontale); la sigla "Reflex" nel nome dell'obiettivo fa riferimento proprio a questo design a specchi, e non al fatto che fosse progettato per fotocamere reflex. La luce entra attraverso la parte della lente non bloccata dallo specchio, sostanzialmente un anello, e raggiunge un altro specchio posto nella parte posteriore dell'obiettivo, che riflette la luce sullo specchio principale (quello posto sulla lente frontale), e infine da questo specchio la luce attraversa il resto delle lenti che compongono l'obiettivo e infine arriva alla fotocamera. 
 
 

 
 Come possiamo vedere nell'illustrazione qui sopra, la luce rimbalza tra gli specchi del 2000 mm, permettendo di ottenere una focale lunghissima con una lunghezza ragionevole. Lo schema ottico mostrato qui sopra è quello del 2000 mm, ma il principio illustrato vale per tutte le ottiche catadiottriche. A titolo di curiosità, questo schema a cinque elementi è identico a quello del Nikon 1000mm f/11: Nikon aveva sviluppato per primo il 1000mm, ottica ben più piccola ed economica che al giorno d'oggi si può trovare nell'usato attorno ai 400-500 euro; per il 2000mm ha "semplicemente" raddoppiato le dimensioni. 
 
 Tutto questo percorso avanti e indietro che deve fare la luce permette di avere un obiettivo che, in circa 60 centimetri di lunghezza, ha una focale che altrimenti richiederebbe di costruire un'ottica con una lunghezza fisica circa tripla (circa un metro e mezzo in questo caso); per contro, non è possibile avere un diaframma, quest'ultimo è fisso su tutti gli obiettivi a specchio e prende la forma della lente frontale. Dato che quest'ultima è "a ciambella" o ad anello, questa è la forma che andrà a costituire il bokeh delle aree fuori fuoco: i catadiottrici hanno quindi uno sfocato molto riconoscibile (e solitamente poco piacevole), dove tutti i punti luce diventano degli anelli. Il bokeh sarà gradevole solo quando lo sfondo è un'area molto uniforme e sfocata, altrimenti sarà duro e poco piacevole. 
 
 Non potendo regolare il diaframma, alcuni catadiottrici utilizzano sistemi di filtri ND per ridurre la luminosità quando si scatta in condizioni di luce intensa; non è il caso del Nikon 2000mm, che partendo già da f/11 aveva un diaframma poco luminoso (anche se, rapportato alla focale, è comunque da considerarsi una luminosità notevole). Era comunque presente un sistema di filtri incorporati, pensati però non per diminuire la luminosità ma per cambiare la resa delle tonalità nel bianco e nero: si tratta di tre filtri colorati (giallo, arancio e rosso) che, se utilizzati con la pellicola BN, permettevano di cambiare le tonalità dell'immagine. 
 
 

 
 A sinistra, l'effetto dei vari filtri (scattando con una moderna fotocamera digitale); a destra il risultato che si otterrebbe con pellicola bianco e nero. 
 
 La messa a fuoco è, ovviamente, totalmente manuale. Non c'è la classica ghiera di messa a fuoco sul barilotto dell'obiettivo, ma una manopola posta a destra del mount, sulla parte posteriore, che va a muovere le lenti per cambiare la messa a fuoco; si parte da una distanza minima di 18 metri e in una piccola finestrella posta sopra la maniglia si può vedere la distanza impostata. Una seconda manopola, posta sulla sinistra, serve invece per cambiare il filtro incorporato, scegliendo tra L37c (neutro), Y48 (giallo), O56 (arancione) e R60 (rosso). 
 
 Sulla parte superiore dell'ottica troviamo una maniglia che serve anche da mirino: questa soluzione, che è poi stata adottata anche in altri supertele estremi (ad esempio nel Leica 1600mm F5.6), rende più facile trovare il soggetto, che altrimenti è un'impresa veramente ardua visto il ridottissimo angolo di campo di questa ottica. Infine, ai lati dell'ottica sono presenti gli attacchi per la testa per treppiede dedicata (la "Nikon Mounting AY-1"), una testa a bilanciere creata su misura per questo obiettivo. Quest'ultima pesa ben 7.5 chili, che combinati con i 17.5 dell'ottica portano il peso totale a 25kg. 
 
 

 
 Nikon Df, Nikon Reflex 2000mm f/11, 1/500 f/11.0, ISO 3200, treppiede. Daria Ivleva, ritratta a 2000mm. La nitidezza non è al livello delle ottiche moderne, ma tenendo conto che parliamo di una delle ottiche più estreme realizzate 55 anni fa, per l'epoca era già un risultato notevole (ovviamente era pensata per risolvere la pellicola, non i sensori digitali) 
 
 Il paraluce è fisso ed è molto più corto rispetto alla media dei supertele; ha l'unico scopo di dare un minimo di protezione alla lente frontale. Infine, per passare da inquadratura orizzontale a verticale è possibile ruotare la piccola parte posteriore dell'obiettivo, mentre il grosso del barilotto rimane fermo. 
 
 La tesla Nikon Mounting AY-1 era fornita con una custodia in legno, mentre l'obiettivo aveva una valigia a sè stante, ovviamente di notevoli dimensioni. Infine, tra gli accessori è possibile abbinare a quest'ottica anche i moltiplicatori di focale, trasformandolo in un 2800mm f/16 o in un 4000mm f/22. 
 
 E' uno dei pochi obiettivi Nikon con verniciatura bianca: solo i primissimi esemplari avevano colore grigio; tutto il resto della produzione fu realizzato con finitura bianca, esattamente com'era in origine il prototipo del 1968. Restò in produzione per circa 8 anni, dal 1970 al 1978 (anche se, vista la rarità, l'effettiva data di fine produzione non è certa); nel corso degli anni furono realizzate tre varianti: quello che ho provato io, con sigla "Reflex-Nikkor-C" è la seconda versione, prodotta dal 1973 al 1975, che si distingue dalla prima per un migliore trattamento antiriflessi. 
 
 

 
 Alcuni dettagli dell'obiettivo: in alto, la maniglia con puntatore incorporato, che si è dimostrata utilissima nell'uso pratico; in basso, la manopola di messa a fuoco con la relativa finestrella delle distanze e la manopola per cambiare i filtri incorporati. 
 
 
 
 Il Nikon 2000mm F11 e la Nikon Df 
 
 Trattandosi di un obiettivo non-Ai, pur essendo F-Mount non è compatibile con le fotocamere moderne (nè reflex nè mirrorless), con una rara eccezione... la Nikon Df! Questo modello non ha soltanto un'estetica vintage, ma anche speciali soluzioni che consentono l'utilizzo di tutte le ottiche Nikon F, comprese quelle non-Ai prodotte negli anni 50, 60 e 70. 
 
 Nei primissimi anni del Nikon F-Mount, che ha origine nel 1959, quest'ultimo non era altro che un attacco meccanico tra obiettivo e fotocamera: non c'era alcun tipo di comunicazione tramite la baionetta, nè elettronica nè meccanica. Se la fotocamera era dotata di mirino Photomic, il diaframma poteva essere "comunicato" al mirino tramite un'apposita forcella posta sul barilotto dell'obiettivo (non sulla baionetta), che andava a incastrarsi nel mirino. 
 
 Il prima cambiamento fu con l'introduzione delle ottiche Ai (Automatic Index, non "intelligenza artificiale"), presentate a partire dal 1972: queste avevano una sporgenza attraverso cui l'obiettivo comunicava, meccanicamente, il diaframma selezionato all'esposimetro della fotocamera. La fotocamera a sua volta aveva una modifica nella baionetta, consistente in una sporgenza che si andava a unire alla sporgenza dell'obiettivo. 
 
 

  L'enorme tappo copriobiettivo del 2000mm e la Nikon Df. La vista frontale dell'ottica mostra chiaramente lo specchio del sistema catadiottrico.   Montare un obiettivo "non-Ai" su una fotocamera che presenta questa sporgenza, quindi quasi tutte le moderne reflex Nikon, andrebbe a danneggiare la fotocamera, ma Nikon con la Df ha voluto creare una soluzione che consentisse di montare anche ottiche prodotte 60 o 70 anni fa: una sporgenza "mobile" che può essere retratta quando si montano le ottiche non-Ai, evitando di danneggiare la baionetta. Una modifica simile era disponibile anche per la leggendaria Nikon F5, una delle ultime ammiraglie a pellicola, ma si trattava di un servizio a richiesta mentre per la Nikon Df è lo standard.  
 (per chi fosse curioso di approfondire l'argomento, c'è un bell'articolo sul sito Nikon USA: 
Using legacy NIKKOR lenses with the Nikon Df)  
 Curiosamente, le ottiche non-Ai sono compatibili anche con alcune reflex digitali di fascia entry level (D3000, D5000 e altre), perchè queste ultime sono pensate per scattare solo con ottiche relativamente recenti, che comunicano il diaframma attraverso contatti elettronici e hanno motore AF incorporato; queste fotocamere sono quindi prive della sporgenza per l'abbinamento meccanico al diaframma, e quindi hanno molte limitazioni d'uso con le ottiche Ai, ma al contrario riescono a montare quelle non-Ai, anche se ovviamente operando in modo totalmente manuale.   
 
 
 Nikon Df, Nikon Reflex 2000mm f/11, 1/500 f/11.0, ISO 6400, treppiede. Ho scattato questo ritratto di Tracey da circa 70 metri di distanza; la foto di backstage dà l'idea dell'incredibile ingrandimento dato dalla focale 2000mm. 
 

 
 
 
 
 Rendez-Vous 
 
 Scattare con una di queste ottiche leggendarie, rarissime e antiche, è sempre un'opera di gruppo, un'esperienza che si realizza assieme a tante persone che in qualche modo danno il loro contributo: questo mettersi in gioco, unire le forze e creare nuove possibilità e collaborazioni è una cosa che adoro delle mia ricerca fotografica. 
 
 Il primo tassello di quest'opera è l'incontro col mio amico Julian Lops. Stavo cercando una fotocamera da abbinare al 2000mm: inizialmente avevo pensato alla Nikon Z9 con adattatori, ma poi ho pensato alla Df, sia per l'estetica e la filosofia più in linea con l'antico supertele che per la particolarità del suo mount che abbiamo visto nel paragrafo precedente. Fortuna vuole che Julian ne abbia una: gli racconto il mio progetto e pochi giorni dopo ho la Df tra le mie mani e ho già iniziato a fare un po' di pratica per esser pronto a usarla quando avrò il 2000mm. L'ottima resa agli alti ISO del sensore FF da 16 megapixel sarà di grande aiuto: non avendo stabilizzazione, dovrò ricorrere ad altissime sensibilità per evitare il mosso. 
 
 

 
 La testa per treppiede realizzata su misura per il 2000mm, nella sua valigia originale. 
 

 
 L'obiettivo montato sulla testa; come si può vedere, la base ha dimensioni enormi; probabilmente serviva un treppiede dedicato. 
 
 Parto così per Vienna, dopo aver messo in valigia anche una discreta collezione di altra attrezzatura (Nikon Z5 II, Nikon Z 24-120 F4, Sony A7r III da usare per il backstage); con un po' di fortuna riesco a incastrare un paio di tappe intermedie nella trasferta: la bella città di Graz e poi le montagne della zona del Semmering, con le loro grotte. A Graz alloggio in un ostello, il "Numbr 25", realizzato in un enorme edificio di periferia che un tempo era un dormitorio per gli operai: lunghi corridoi bianchi e grigi, tante camere con semplici arredi in legno e pavimenti scricchiolanti, il silenzio interrotto solo dai passi di qualche altro viaggiatore che pernotta qui. A contrasto col grigio del cemento, i nuovi proprietari della struttura hanno riempito ogni corridoio di quadri e opere d'arte, nuova vita su quegli antichi muri. 
 
 E questa atmosfera che riporta indietro agli anni 70 o 80 ben si addice all'ottica che andrò a provare: sembra di essere tornati indietro nel tempo, potrebbe essere un giorno dei primi anni '70, proprio quando Nikon presentò questo incredibile progetto. 
 
 

 
 Nikon Df, Nikon Reflex 2000mm f/11, 1/500 f/11.0, ISO 3200, treppiede. 
 
 
 
 Vienna 
 
 E' una ventosa domenica di fine ottobre quando arrivo a Vienna, raggiungendo la città dopo una deviazione panoramica tra le montagne, in questa stagione uno splendore di colori autunnali. Qui incontro Tracey, mia amica che domani mi farà anche da modella per gli scatti col Nikon 2000mm: e ancora una volta, è tutto un rimescolare le carte, uno di quegli incontri che regalano i viaggi. L'ho conosciuta la prima volta in Spagna, quando stava facendo un'esperienza di stage nella fattoria di una mia amica che si era trasferita nelle campagne spagnole e lì aveva scelto di vivere. Ci siamo poi incrociati di nuovo in un altro dei miei viaggi, e infine dopo diversi anni l'ho ritrovata in Austria, e a Vienna mi porta in giro per la città, facendomi da guida e posando per me. 
 
 E' il National Day, il giorno in cui l'Austria festeggia la neutralità, e per l'occasione è stata organizzata una parata militare nel centro città. E camminando tra mezzi blindati e opere d'arte, tra militari e le stupende opere architettoniche che rendono unica la capitale austriaca, ci raccontiamo qualche anno di vita e ci prepariamo allo shooting di domani con l'antico Nikon. 
 
 

     Duemila millimetri a specchi   Se la giornata di ieri era stata vento e luce e nuvole, quella di oggi è un cielo grigio e un piovigginare leggero. Certo non le condizioni ideali per scattare con un F11, ma ce la caveremo: passo a prendere Tracey e in una mezz'ora raggiungiamo Perchtoldsdorf, dove Jo Geier (
www.jogeier.com), rivenditore specializzato in fotocamere e obiettivi da collezione, ha aperto la sua nuova sede.  
 Trovarsi davanti a obiettivi del genere lascia sempre a bocca aperta: con un diametro di 262mm e 594mm di lunghezza, il Nikon 2000 F11 è leggermente più largo, ma più corto, rispetto al Sigma 200-500 F2.8 che ben conosco (237mm x 726mm); il peso dei due è simile, 17.5kg per il Nikon e 16kg per il Sigma. Si tratta di ottiche veramente enormi, che per quanto possano sembrare grandi in foto, viste dal vivo sono ancora più impressionanti - tra tutte le ottiche ho testato, l'unico che li supera (e di tanto) è il Leica 1600mm f/5.6, un'ottica fuori da ogni schema, con oltre 40kg di peso, 42 centimetri di diametro (e 120 di lunghezza) e prezzo di due milioni di euro.  
 Ma mentre il Leica è quasi un esemplare unico, prodotto su commissione per lo sceicco Saud bin Muhammed Al Thani, il Nikon era un'ottica pensata per essere realmente proposta al pubblico, anche se solo su ordinazione e in numero limitati (alcuni parlano di alcune decine, altri di qualche centinaio); non è noto quale fosse il suo prezzo all'epoca, ma attualmente i prezzi variano tra i 20000 e i 40000 euro (Jo Geier vende quello che ho testato a 20000 euro, cifra davvero ottima tenendo conto delle condizioni eccellenti dell'ottica), prezzo non troppo distanti da un moderno 600 F4.   
 
 
 Lo specchio sulla lente frontale, l'elemento che definisce tutte le ottiche catadiottriche. 
 
 Ad aiutarci nella prova dell'obiettivo sono due collaboratori di Jo: Peter e Daria. Mi raccontano che fino ad ora avevano tirato fuori l'obiettivo dalla sua valigia solo una volta, e chiaramente lo maneggiano con enorme cura, vista la rarità e il valore. Nel frattempo, la pioggia sta aumentando: uscire a scattare crea una certa ansia; recuperiamo tutti gli ombrelli a disposizione, e iniziamo il nostro shooting facendo tutto il possibile per non far bagnare l'ottica (che comunque ha fama di buona robustezza, ed è quasi un blocco unico di metallo, quindi pur non essendo tropicalizzato dovrebbe resistere bene alla pioggia). 
 
 Il suo originale attacco per treppiede si rivela impossibile da usare: è enorme, e richiederebbe un treppiede ancora più grande di quello che abbiamo noi; mi chiedo che supporto venisse utilizzato all'epoca, dato che il diametro dell'attacco su treppiede è quasi 20 centimetri e si monterebbe con tre grandi viti, un sistema che non esiste su nessun treppiede moderno. Ci arrangiamo così con una robusta testa a tre vie e una piastra esagonale montata sul fondo dell'obiettivo. 
 
 La lunghezza focale di 2000mm è, inutile dirlo, estrema. Se già la portata di un supertele da 500mm o 600mm può sembrare davvero notevole, 2000mm sono qualcosa di pazzesco: l'angolo di campo è di appena 1.2 gradi, e l'ingrandimento è veramente impressionante, così come la difficoltà di utilizzo. Il "mirino" posto sulla parte superiore si rivela di enorme aiuto per trovare il soggetto, impresa altrimenti difficilissima con questo angolo di campo. 
 
 

 
 Peter e Daria cercano di proteggere l'obiettivo durante il nostro piovoso shooting 
 
 Scattare a tali focali significa avere tra sè e il soggetto tantissima aria; il rischio che questa vada a deteriorare la qualità d'immagine è altissimo, specialmente in giornate calde quando c'è molta umidità nell'aria (per fortuna non è il caso di oggi, con aria tersa e fredda). La mancanza di autofocus ne limita l'utilizzo solo a soggetti abbastanza statici o in movimento lento, e dato che non c'è stabilizzazione di alcun tipo (neppure sul corpo macchina, nel caso della Nikon Df), bisogna fare molta attenzione al micromosso, che con una focale così spinta è sempre in agguato. 
 
 Tra uno scatto e l'altro, la giornata è l'occasione per conoscere il team di Jo. Mi aveva colpito questa sua frase, nella presentazione del negozio: "We see MINT & RARE by Jo Geier as more than just a place to buy or sell cameras. It's a meeting place for photography enthusiasts and collectors who share our team's passion. " 
 
 E' veramente l'atmosfera che si respira oggi: un team che condivide una passione, e d'altra parte è solo per passione che qualcuno può guidare dieci ore per provare un obiettivo, così come la passione sta anche nel mettersi in gioco di Jo e i suoi collaboratori, che hanno accettato un rischio non trascurabile dandomi in mano quest'ottica - basta davvero poco per fare danni da decine di migliaia di euro. 
 
 

 
 Nikon Df, Nikon Reflex 2000mm f/11, 1/1000 f/11.0, ISO 3200, treppiede. 
 
 Giovedì partirò per la Cina, e con Daria - che è russa ma ha studiato cinese e ha vissuto lì per un certo tempo - è l'occasione per parlare del mio prossimo viaggio; mi racconta come ha visto la società cinese, e le sue parole mi rendono ancora più curioso di vivere questa nuova avventura. Alla fine accetta anche lei di posare per me: occhi verdi, capelli rosso rame e poi di nuovo il verde dello sfondo, un'immagine che si compone prima nella mia mente e poi attraverso le lenti e gli specchi dell'obiettivo. 
 
 E infine è il turno di Peter, anche lui diventerà modello per un giorno. Cerchiamo di scattare tra uno scroscio di pioggia e l'altro, gridando per riuscire a coordinarci tra le enormi distanze imposte dalla focale di duemila millimetri. La nitidezza non è al livello delle ottiche moderne, ma tenendo conto che parliamo di una delle ottiche più estreme realizzate 55 anni fa, per l'epoca era già un risultato notevole (ovviamente era pensata per risolvere la pellicola, non i sensori digitali)... e mi stupisco di come si potesse riuscire ad avere foto nitide con la pellicola, senza neppure l'aiuto delle alte sensibilità e dell'ingrandimento dato dal live view che abbiamo ora. 
 
 Non ho testato l'ottica con i moltiplicatori, a 2800 e 4000mm, sia perchè non avevo a disposizione moltiplicatori compatibili, sia perchè la qualità ne avrebbe risentito eccessivamente, non avendo una risolvenza in grado di reggere il duplicatore (senza contare il diaframma f/22 che, abbinato a focale 4000mm, renderebbe davvero difficile portare a casa qualsiasi tipo di immagine). 
 
 I catadiottrici tendono ad avere uno sfocato arido, "spigoloso"; i punti di luce si trasformano poi in una miriade di anelli. Nel caso del Nikon 2000mm, la focale è talmente estrema che anche il bokeh da catadiottrico diventa più gentile, a volte addirittura cremoso, come fosse un fondale dipinto ad acquerello dove il nostro pittore completerà poi l'opera con un ritratto di... Tracey, Daria, Peter. 
 

  Tracey e il 2000mm, in un momento di meritato riposo :-)    Conclusione   Il Nikon Reflex 2000mm f/11 è l'obiettivo più antico, e la focale più lunga, con cui abbia mai scattato. E' stato un viaggio nel tempo, creato a partire dall'idea di qualche progettista Nikon che iniziò a disegnarlo alla fine degli anni sessanta, e che mai avrebbe potuto immaginare decenni e decenni dopo la sua ottica sarebbe stata l'occasione per me di attraversare l'Austria per vivere questa esperienza.  
 Dal punto di vista tecnico e fotografico, pur con gli inevitabili limiti di un'ottica di 55 anni fa, il 2000mm si dimostra una creazione eccezionale per l'epoca in cui venne annunciato. Mi son chiesto tante volte quali siano state le storie di chi l'ha posseduto: quali immagini sono state create con questo obiettivo? Le avremo guardate su libri e riviste senza mai sapere che erano state scattate con quest'ottica? Che esperienze straordinarie ha vissuto chi l'ha avuto? Perchè certamente non è cosa comune portarsi dietro oltre 25kg di obiettivo; chi l'ha fatto doveva essere veramente molto determinato e avere un lavoro importante da compiere o un'altrettanto grande passione da soddisfare.  
 Non avremo mai risposta a queste domande, ma io ho voluto fare la mia parte pubblicando per la prima volta qualche foto scattata con questo obiettivo, soddisfando almeno un po' la curiosità mia e di tutti quelli che amano fantasticare attorno alla fotografia e alla sua storia.    
    
   Risposte e commenti
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|  | inviato il 30 Ottobre 2025 ore 6:18 
 Fantastico
 Aspetto il 6mm
 Complimenti
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|  | inviato il 30 Ottobre 2025 ore 6:25 
 Grazie mille Emanuele. Recensione interessante per una lente che è più un telescopio che un obiettivo.
 Erano gli anni delle.guerrabfredda e anche le superpotenze fotografiche si sfidavano a colpi di "missili" cose che oggi sarebbero impensabili, mi stupisce sapere che ne hanno venduti così tanti vista la "difficile" maneggevolezza dell'ottica. Non era chiaramente per tutti ma diverse decine o qualche centinaio si può definire un successo commerciale viste le caratteristiche estreme.
 PS: complimenti per i bicipiti dell'ultima foto.
 Divertiti e buon viaggio in Cina
 Stefaano
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|  | inviato il 30 Ottobre 2025 ore 6:52 
 Non so se è più grosso l'obiettivo o il bicipite.
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|  | inviato il 30 Ottobre 2025 ore 6:57 
 Bellissima recensione, non solo tecnica ma che racconta la storia, l'atmosfera, il gruppo di lavoro e la passione.
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|  | inviato il 30 Ottobre 2025 ore 7:12 
 Grazie per la condivisione della tua esperienza! Complimenti, sei davvero un grande!
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|  | inviato il 30 Ottobre 2025 ore 8:14 
 Bellissima recensione. Io sono stato astrofilo e ho avuto un paio di telescopi catadiottrici... Questo obiettivo sembra a tutti gli effetti un telescopio, sarei curioso di vedere come si comporterebbe sostituendo la fotocamera con un oculare...
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|  | inviato il 30 Ottobre 2025 ore 8:39 
 Può essere usato per fare ginnastica ?..lo compro
   Molto bella tutta la descrizione, grazie
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|  | inviato il 30 Ottobre 2025 ore 8:45 
 Da te non mi aspetto mai articoli di recensione banali, e questo soprattutto tiene fede a ciò. Molto interessante, esaustivo e soprattutto ho apprezzato il ben descritto entusiasmo degli aderenti allo staff di Mint & Rare. Meriterebbe una visita solo per questo !!
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|  | inviato il 30 Ottobre 2025 ore 8:59 
 Grazie per la descrizione, troppo bella.
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|  | inviato il 30 Ottobre 2025 ore 9:07 
 Recensione molto interessante e istruttiva. Grazie mille e complimenti.
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|  | inviato il 30 Ottobre 2025 ore 9:14 
 Quando gli ingegneri potevano realizzare roba assurda con l'appoggio delle aziende perchè tutti facevano a gara per avere a catalogo l'articolo più unico degli altri.
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|  | inviato il 30 Ottobre 2025 ore 9:15 
 Ma hai fatto full immersion di palestra per poter maneggiare l'ottica?
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|  | inviato il 30 Ottobre 2025 ore 9:21 
 Grazie. Soettacolare esperienza e coinvolgente racconto.
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|  | inviato il 30 Ottobre 2025 ore 9:40 
 Ottima recensione che si trasforma in un bel racconto della proposta tecnica di Nikon negli anni 60 e 70. Lo strumento recensito in effetti possiede il suo fascino sia tecnologico che di design vintage ancor oggi in quanto fuori standard per la nostra concezione abituale degli strumenti fotografici. Comunque gli scatti risultanti sono molto buoni e caratteristici, direi interessanti perché leggermente morbidi ma con dettaglio leggibile e una leggera velatura che dona fascino . . probabilmente per la distanza atmosferica tra soggetto e lente.
 
 Complimenti !
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|  | inviato il 30 Ottobre 2025 ore 9:54 
 Bello bello bello!!! Ero convinto avessi creato i ritratti in un parco e invece sei in mezzo ad una strada!!
   
 
 “  un dormitorio per gli operai: lunghi corridoi bianchi e grigi „ 
 Tu se non dormi in posti "strani" probabilmente non...dormi...
   
 Adesso mi godo il sito di Jo Geier che non conoscevo.
   
 
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