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Leica APO-Telyt-R 1600mm f/5.6


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Leica APO-Telyt-R 1600mm f/5.6, testo e foto by Juza. Pubblicato il 07 Giugno 2024; 72 risposte, 12444 visite.


Scattare col Leica APO-Telyt-R 1600mm f/5.6 non è una semplice esperienza fotografica. Non è solo uno dei supertele più estremi che esistano, è anche l'unico (assieme allo Zeiss 1700mm f/4) ad essere stato creato su commissione per una singola persona. Raccontarne la storia non può che essere un viaggio tra passato e presente, intrecciando la storia del suo ideatore con quella dell'esperienza tangibile di avere questa opera unica tra le mie mani.


"Das Wesentliche", ovvero, "L'essenziale". Con questo motto Leica ci accoglie all'ingresso del suo quartier generale.



Qatar, 1966

Il Qatar degli anni '60 era ben diverso dal ricco emirato che conosciamo oggi: dopo essere stato sotto l'impero ottomano, era diventato un protettorato britannico, guidato sì dalla famiglia Al Thani (al potere dal 1825) ma senza una vera indipendenza. La svolta fu negli anni cinquanta, con l'inizio delle trivellazioni petrolifere che trasformarono completamente l'economia del paese. Nello stesso periodo, si fecero sempre più forti le pressioni per l'indipendenza, con proteste sia contro la Gran Bretagna che contro la famiglia reale.

In questo contesto nasce Saud bin Muhammed Al Thani, in un'epoca turbolenta che vedrà la liberazione dal protettorato britannico nel 1971, seguita poco dopo da un colpo di stato per mano di Khalifa bin Hamad Al Thani che tolse il controllo del regno al cugino, pur senza violenze. Il suo regno durò quasi tre decenni, per poi essere a sua volta deposto con un altro colpo di stato da parte del figlio, che prenderà il controllo del Qatar fino al 2013. Il nuovo emiro nomina ministro delle arti e della cultura Saud bin Muhammed, allora appena trentunenne, che si ritrova con fondi pressochè illimitati.


Leica SL3, Leica APO-Telyt-R 1600mm f/5.6, 1/640 f/5.6, ISO 6400, treppiede. Ho scattato questa foto all'interno di un immenso corridoio nella sede Leica di Wetzlar, da una distanza di circa 100 metri. L'ingrandimento dato dal 1600mm, così come la distanza di lavoro per scattare una foto a figura intera, è qualcosa di insuperabile da qualsiasi altro teleobiettivo attualmente sul mercato.

Nell'arco di meno di dieci anni, le sue spese arriveranno al miliardo di dollari - ma se da una parte una cifra del genere è difficile da giustificare, dall'altra va detto che Saud bin Muhammed si comportò da mecenate, finanziando artisti, fotografi (tra cui Richard Avedon, Helmut Newton, Annie Liebowitz, Irving Penn), letterati; comprò enormi collezioni d'arte che sono ora esposte nei musei che ha fondato, tra cui il museo dell'arte islamica, la libreria nazionale, il museo di storia naturale e il museo della fotografia. Amante della natura, fondò la Al Wabra Wildlife Preservation, un centro per la protezione di specie rare e a rischio. Un miliardo rimane una cifra enorme, ma perlomeno fu speso per scopi pacifici, alla ricerca dell'arte e della bellezza; mille volte meglio delle spese per armamenti e guerre, in cui i governi di tutto il mondo bruciano miliardi e miliardi (di soldi pubblici), al solo scopo di procurarsi strumenti con cui ammazzare altra gente.



Germania, primi anni duemila

Saud bin Muhammed conosceva bene Leica: aveva un'ampia collezione di corpi e lenti Leica M e Leica R, tra cui alcuni personalizzati su commissione o realizzati in tirature limitatissime. Ma un giorno si presentò in Leica con una richiesta che andava ben oltre una fotocamera con i colori del Qatar o con l'incisione del nome: costruire da zero un obiettivo mai visto prima, una focale che nessun altro aveva mai osato. Un 1600mm f/5.6, qualcosa da far sembrare giocattoli i classici 400 f/2.8 e 600 f/4; neppure il titanico Canon 1200mm f/5.6 si avvicina alla portata e alla stazza di un'ottica del genere.




45kg e due milioni di euro nelle mie mani! Certamente un'ottica che incute rispetto, ma non impossibile da maneggiare come pensavo.

Costruire un obiettivo non è impresa facile, specialmente se si parla di uno dei supertele più estremi mai creati: richiede mesi o anni di ricerca e sviluppo e un costo non indifferente, che però per le ottiche prodotte in serie viene spalmato su decine di migliaia di esemplari. Nel caso del Leica 1600mm, non fu mai prevista una produzione in serie: furono realizzati solo due esemplari funzionanti, uno di proprietà dello sceicco e uno di Leica (quello che ho provato io), oltre a un terzo esemplare non funzionante, creato esclusivamente come parte di ricambio in caso fossero necessarie riparazioni. L'enorme costo di ricerca, sviluppo e costruzione dell'ottica fu quindi sostenuto interamente da Saud bin Muhammed: questo spiega l'astronomico prezzo di due milioni di euro.

La costruzione dell'ottica fu completata nel 2006. Saud bin Muhammed provò personalmente le due copie, ne scelse una e ripartì per il suo desertico regno; l'altra rimase in Germania, per poi arrivare tra le mie mani quasi vent'anni dopo, come un messaggio in bottiglia che dopo aver galleggiato per decenni sul mare finisce per essere trovato da qualcuno su una spiaggia.



Leica SL3, Leica APO-Telyt-R 1600mm f/5.6, 1/125 f/5.6, ISO 3200, treppiede.



31 Maggio

Ottocento chilometri tra Italia, Svizzera e Germania. Germania significa autobahn senza limiti di velocità (qualche tempo fa il proprietario di una Bugatti Chiron ha superato i 410km/h), pane per i denti della Tesla; sguinzaglio i cavalli sull'asfalto superando rapidamente Friburgo, Karlsruhe, Francoforte. Mentre sfreccio sul nastro d'asfalto penso alla parabola di quest'uomo, cugino dell'emiro, che ad appena trent'anni si trovò con un potere economico immenso; e poi un desiderio insaziabile di raccogliere arte per i suoi musei, rendendolo noto nelle aste di tutto il mondo, dove arrivava a pagare cifre straordinarie pur di accaparrarsi i pezzi che aveva adocchiato. Una corsa che si arrestò bruscamente nel 2005; Saud bin Muhammed fu rimosso dal suo ruolo istituzionale, indagato per le sue spese - con l'accusa di aver falsificato i conti, per non rendere nota l'entità delle uscite - e infine messo agli arresti domiciliari. Ottenne di nuovo la libertà, ma non la sua carica, poco tempo dopo, e proseguì con le sue enormi spese (anche se stavolta a titolo personale) tra cui l'obiettivo che è stato tra le mie mani. Morì a Londra in una fredda giornata di novembre, in circostanze mai chiarite, all'età di 48 anni: questa la parabola del più grande mecenate dei tempi moderni. Chissà se, in tutta questa corsa, abbia mai trovato una sua realizzazione; questa è una domanda a cui non avremo mai risposta.


Mi fermo a dormire in un hotel nella periferia della città. Ho appuntamento con Liam, il mio contatto in Leica, per domattina. Qualunque cosa mi riservi la giornata di domani, sarà una giornata fuori dal comune.



Giugno 2024

Il primo incontro col Leica 1600mm è attraverso un vetro. Wow. "I thought that the Sigma 200-500 2.8 was big, but this one is really next level", dico a Liam. E' impressionante: per quanto possa far colpo in foto, vederlo dal vivo, con la sua enorme massa di metallo, fa un altro effetto. Provo a sollevarlo, e con sorpresa nonostante il peso (45kg, il triplo del Sigma) riesco comunque a maneggiarlo. Sarei quasi tentato di provare la classica posa da "scatto a mano libera", ma il rischio che la baionetta della fotocamera si spezzi è elevatissimo, seguita subito dopo dalla mia schiena, per poi concludere con due milioni di euro che si sfracellano per terra. Meglio non provare, questa volta.


Leica SL3, Leica APO-Telyt-R 1600mm f/5.6, 1/640 f/5.6, ISO 6400, treppiede.

Il barilotto dell'obiettivo misura 120 centimetri di lunghezza e 42 di larghezza ed è interamente in metallo, con una bella finitura opaca grigio chiaro. Il paraluce è incorporato e non rimuovibile; ai lati sono presenti due maniglie per facilitare il trasporto, oltre a un'altra enorme maniglia nella parte superiore. Quest'ultima serve anche come dispositivo di puntamento, grazie a una sorta di mirino incorporato: quando si scatta con una focale così estrema diventa difficile anche solo trovare il soggetto nell'inquadratura (l'angolo di campo è 1.5 gradi!), e il sistema di puntamento è certamente d'aiuto. In basso, quella che normalmente nei supertele è la staffa per treppiede è sostituita da un'enorme piastra che permette un solido aggancio al supporto.

Ma quale supporto? Per scattare servirebbe un treppiede broadcast con un carico utile di almeno 50-60kg, ma non avendo un supporto del genere, ci arrangiamo utilizzando dei tavoli come sostegno, oltre all'enorme valigia rigida che mi permetterà di fare alcuni scatti quasi rasoterra. Lo sceicco aveva invece scelto una soluzione ben più sofisticata - l'obiettivo era montato su una Mercedes modificata per trasportare l'ottica, probabilmente con la parte posteriore totalmente aperta e un treppiede montato in permanenza sull'auto.










Nella parte posteriore dell'obiettivo troviamo un'ampia ghiera di messa a fuoco - questo supertele Leica è a fuoco esclusivamente manuale - e una piccola ghiera dei diaframmi, impostabile tra f/5.6 e f/22. La minima distanza di messa a fuoco è ben 20 metri, quindi le capacità macro sono molto modeste, attorno a 0.10x. Non c'è stabilizzazione d'immagine, ma se non altro con le moderne mirrorless è possibile utilizzare la stabilizzazione sul sensore, che compensa alla mancanza nell'obiettivo - cosa di grande aiuto, dato che con una focale del genere ogni minimo movimento è amplificato.

Il Leica 1600mm è R-Mount: si tratta del glorioso, anche se ormai scomparso, sistema reflex Leica. Anche se al giorno d'oggi siamo abituati ad associare Leica a fotocamere leggere e ottiche piccole, principalmente focali corte, in passato Leica offriva un sistema a 360 gradi, dai grandangoli spinti fino a supertele di oltre 800mm di focale.

Una caratteristica unica dei supertele Leica era la modularità: le ottiche erano composte da due parti, una "testa" e una "focus unit", che si potevano combinare per ottenere varie focali. Esistevano due teste e tre focus unit che permettevano di creare sei combinazioni: 280mm f/2.8, 400mm f/2.8, 400mm f/4, 560mm f/4, 560mm f/5.6 e 800mm f/5.6.


Leica SL3, Leica APO-Telyt-R 1600mm f/5.6, 1/160 f/5.6, ISO 3200, treppiede

In termini di fotocamere, l'ultima reflex del sistema R-Mount è stata la R9, fotocamera a pellicola per cui era disponibile il "Leica Digital Module R", anche questa una cosa unica di Leica: un modulo per trasformare la fotocamera a pellicola in una reflex digitale con CCD da 10 megapixel. E' probabile che fosse una delle fotocamere che usava lo sceicco; pur avendola a disposizione, io ho però preferito scattare con la ben più moderna Leica SL3 per sfruttare la stabilizzazione sul sensore, gli ottimi alti ISO e il sensore fullframe, più ampio rispetto al CCD APS-H del Module R.

Il 1600mm è compatibile anche con i moltiplicatori di focale 1.4x e 2x serie R, ottenendo rispettivamente un 2240mm f/8 o un 3200mm f/11; non che consigli di utilizzare simili combinazioni, dato che la nitidezza ne risentirebbe eccessivamente.

Alcune caratteristiche dell'obiettivo restano avvolte dal mistero. Leica non ha mai reso noto lo schema ottico, nè i grafici MTF; neppure Liam ha saputo darmi dettagli in merito.



L'obiettivo misura 120 centimetri di lunghezza e ben 42 di larghezza; nell'illustrazione qui sopra ho voluto metterlo a confronto con alcuni supertele di grandi dimensioni, oltre al Sigma 200-500 che ben conoscerete dalla Prova sul campo Sigma 200-500 f/2.8. Anche l'enorme Sigma sembra piccolo rispetto al Leica!



Azzahra




Azzahra (si pronuncia "asarà") ci raggiunge nella mattina di questo piovoso primo giugno. Se io ho fatto 800 chilometri per arrivare qui, lei ne ha fatti 8000: nata in Indonesia, ha studiato tedesco per poi trasferirsi in Germania, poco più che ventenne. Mi colpisce sempre come le storie della vita si vanno a concatenare e si incrociano nei modi più improbabili: sotto il cielo di Wetzlar, un italiano, un tedesco e un'indonesiana si ritrovano grazie all'opera di uno sceicco ormai morto, ma che in qualche modo ha lasciato una sua impronta nel mondo.

In questo c'è il senso di tutta la mia ricerca dei supertele estremi: l'ottica in sè, l'oggetto, passa in secondo piano rispetto alle storie che ci sono dietro e alla capacità che tali oggetti hanno di generare nuove storie. Col Leica 1600mm F5.6, Saud bin Muhammed ha creato qualcosa che gli è sopravvissuto, che anche dopo la sua scomparsa ha continuato a trasmettere la curiosità e la passione che animavano il suo creatore.




Così scelgo una Leica M6, con finitura tra il color pelle e l'arancione, dalla sconfinata collezione esposta nel museo Leica di Wetzlar; uno dei corpi preferiti dello sceicco, che ne fece realizzare un'edizione limitata con lo stesso colore e caratteristiche di quella che ho fotografato, ma con inciso il suo nome e una data: il 2006, lo stesso anno in cui fu realizzato il Leica 1600mm. La dò ad Azzahra e le chiedo di posare con questa, aiutato anche da Liam che fa un po' di avanti e indietro per riferire le pose: per alcune foto arrivo a scattare da una distanza di circa 100 metri; decisamente impegnativo comunicare con la modella.

Accendo la Leica SL3, punto l'ottica e giro lentamente la ghiera di messa a fuoco, finchè la silhouette di Azzahra emerge da un mare di sfumature. Quello che mi colpisce immediatamente è l'immenso stacco tra i piani e l'effetto surreale creato dal diaframma f/5.6 (che dà una profondità di campo abbastanza estesa sul soggetto) e l'angolo di campo ridottissimo (che sfoca immensamente lo sfondo). Il risultato è che Azzahra si staglia contro uno sfondo che sembra quasi computer grafica; un effetto che si può ottenere anche con altri supertele, ma qui portato all'estremo. Non è solo la quantità di sfocato a sorprendere, ma anche la sua qualità: il bokeh è incredibilmente morbido e cremoso, come forse non l'ho mai visto su nessun'altra ottica.

La nitidezza è modesta, ben lontana dalla resa impeccabile dei moderni teleobiettivi progettati al computer; era sufficiente per i sensori dell'epoca da 6-8 megapixel o per la pellicola. Lo sceicco usava il suo Leica 1600mm sulla R9; non è dato sapere se scattando a pellicola o col Digital Module R e il suo sensore APS-H da 10 megapixel. Io ho preferito scattare in digitale ma con sensore fullframe, però ho voluto dedicare una foto anche alla leggendaria R9 e Digital Module R, che qui potete vedere fotografata col 1600mm stesso (chiudendo, per l'unica volta durante tutto lo shooting, il diaframma a f/11).



Anche se Leica è spesso associata all'idea di un brand molto "tradizionale", ha in realtà sperimentato soluzioni particolarmente ardite che nessun altro ha fatto: il Digital Module R è una di queste; è l'unico dorso digitale mai creato per fotocamere fullframe.

Dalle distanze siderali a cui ci obbliga questo obiettivo, mai pensato per il ritratto, osservo Azzahra attraverso il mirino. Modella non professionista, ma con una dote innata per posare e con una pazienza infinita; ogni foto richiede un notevole impegno, vista anche la necessità di mettere a fuoco manuale. Posiziono due faretti a lato per simulare la luce dell'alba e scatto cercando di cogliere ogni espressione.



Leica SL3, Leica APO-Telyt-R 1600mm f/5.6, 1/640 f/5.6, ISO 6400, treppiede.

Azzahra chiude gli occhi e si porta una mano sul cuore. Non è una posa ricercata, è un attimo che ho colto, un battito di ciglia. Ma in questa atmosfera onirica, in questo spazio fatto di sfumature di colore, mi fa pensare a come tanto nella fotografia che in tutto il resto bisogna metterci cuore, passione e volontà per creare qualcosa di bello, qualcosa che emozioni e dia un senso al nostro vagare.



Conclusione

Oscar Wilde iniziò Il Ritratto di Dorian Gray scrivendo: "Tutta l'arte è inutile". Perchè l'arte non ha un fine pratico, se non quello di essere ammirata e suscitare emozioni: allo stesso modo si può dire che il Leica 1600mm f/5.6 è inutile. Se lo guardiamo come un oggetto, come uno strumento, non riusciremo a trovare il senso nei due milioni di euro e nelle decine di chili; ma se invece lo guardiamo come arte, come la realizzazione del pensiero di un uomo, questo Leica ha raggiunto il suo scopo; a distanza di quasi vent'anni, ancora oggi suscita meraviglia.

Ha lasciato un segno, una traccia di sè che io ho voluto seguire, viaggiando nel tempo e nello spazio; e ora eccomi qui, concludendo questa avventura nell'attesa che una nuova traccia mi porti verso altre esperienze e luoghi.



Un grande ringraziamento a chi collaborato a questa incredibile esperienza: Leica Camera AG, e in particolare Liam, e Azzahra, che con coraggio e pazienza ha accettato la sfida di posare per questo shooting fuori dal comune. E, ovviamente, a colui che con la sua volontà ha creato l'opera con cui ho fotografato.






Risposte e commenti


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avatarsenior
inviato il 07 Giugno 2024 ore 8:16

Emanuele anzitutto complimenti per essere riuscito a mettere le zampe su tale gingillo.

ho due domande:

in questa foto www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=4823256
cosa è quella banda violacea in fondo?

seconda ma non per importanza: perchè hai ridotto a 6Mpxl? mi viene da pensare che la qualità della lente non risolva i 60 del giocattolo alla quale era attaccato, ma 10 volte meno?

avatarjunior
inviato il 07 Giugno 2024 ore 8:31

Emanuele, è evidente la tua passione, sensibilità e talento, anche nella scrittura. Bravo!

Un caro saluto
Stefano

avatarsenior
inviato il 07 Giugno 2024 ore 8:45

bel racconto, veramente interessante

avatarsenior
inviato il 07 Giugno 2024 ore 8:54

Grazie per l'ottima recensione, scritta in maniera lodevole.

avatarsenior
inviato il 07 Giugno 2024 ore 9:02

seconda ma non per importanza: perchè hai ridotto a 6Mpxl? mi viene da pensare che la qualità della lente non risolva i 60 del giocattolo alla quale era attaccato, ma 10 volte meno?


Quindi 2 milioni di € buttati?MrGreen Era meglio lo z ummone? Si scherza, bellisiimo articolo e complimenti per essere riuscito a farlo vedere al grande pubblico.

avatarsupporter
inviato il 07 Giugno 2024 ore 9:10

Racconto meraviglioso Juza!

Hai avuto a disposizione una delle lenti - capolavoro a livello globale, complimenti!

avatarjunior
inviato il 07 Giugno 2024 ore 9:10

e Leica ha pensato questo è pieno di soldi mo lo bastono!MrGreen

avatarjunior
inviato il 07 Giugno 2024 ore 9:15

La nitidezza è modesta, ben lontana dalla resa impeccabile dei moderni teleobiettivi progettati al computer; era sufficiente per i sensori dell'epoca da 6-8 megapixel

è una lente progettata per la lunga -lunghissima distanza, sulle corte distanze soffre ...
E se consideriamo che un modesto MTO 1000 ,che sulle brevi distanze risulta appannato e con aberrazioni ,invece dà del filo da torcere ancora oggi a tutti gli zoommoni da 600mm sulla lunga distanza....., di conseguenza questo 1600mm secondo me sulla lunga lunghissima distanza risulterà nettamente migliore di qualsiasi supertele moderno proprio per lo schema ottico ( lenti , luminosità,diametro frontale) ;-)Cool

avatarsenior
inviato il 07 Giugno 2024 ore 9:21

magnifico racconto, ben scritto, che si legge come un appassionante romanzo!

avataradmin
inviato il 07 Giugno 2024 ore 9:25

in questa foto www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=4823256
cosa è quella banda violacea in fondo?


Probabilmente un bug della conversione raw, la SL3 è una fotocamera molto recente ed è possibile che Adobe Camera RAW abbia ancora qualche bug nella conversione dei suoi RAW.

seconda ma non per importanza: perchè hai ridotto a 6Mpxl


Come ho scritto anche nell'articolo, la nitidezza è modesta, adatta ai sensori dell'epoca, quindi ho lavorato le foto a risoluzioni tra i 6 e i 10 megapixel, a cui la resa è buona. Avere file enormi ma senza una buona incisione avrebbe avuto poco senso.

Dove non arriva con la risoluzione, però quest'ottica compensa con il bokeh e lo stacco tra i piani, davvero unici, e ovviamente col fascino e l'esclusività dell'ottica.

Paragonarlo a un obiettivo recente è come paragonare una Bugatti Voiture Noire da 10 milioni a una Nissan GTR da 100 mila euro. Ovviamente dal punto di vista razionale la GTR ha molto più senso, puoi andare da un concessionario Nissan con un bigliettone da 10 milioni e ti daranno una GTR e 9.900.000 euro di resto con cui puoi fare un sacco di belle cose MrGreen Ma non avrà mai neanche lontanamente il fascino magnetico di un oggetto unico al mondo e con caratteristiche fuori da qualsiasi standard.

avatarsupporter
inviato il 07 Giugno 2024 ore 9:28

tutto così affascinante: l'obiettivo, la storia, le immagini e il racconto. Super!

avatarsupporter
inviato il 07 Giugno 2024 ore 9:48

Bel racconto e bella esperienza che non è da tutti.

avatarsupporter
inviato il 07 Giugno 2024 ore 10:00

Gli articoli scritti con cuore e partecipazione come questo sono sempre molto coinvolgenti e avvincenti. L'ho letto tutto d'un fiato. E come dici giustamente, il lato puramente tecnico passa in secondo piano per lasciare spazio alla narrazione e alla emotività. Queste sono le cose che ti fanno innamorare della Fotografia e se lo sei già, che ti fanno continuare a esserne innamorato. Bellissimo articolo (ho apprezzato anche la grande ricerca documentale che ci sta alla base), davvero complimenti.

avatarjunior
inviato il 07 Giugno 2024 ore 10:01

Splendido report.
Hai un talento nello scrivere... Bel modo di raccontare, affascinante... Potresti avere un futuro!
Ciao e grazie

avatarjunior
inviato il 07 Giugno 2024 ore 10:15

Complimenti per l'idea, lo studio e per esser riuscito a realizzare questo bellissimo reportage!






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