| inviato il 29 Giugno 2025 ore 11:43
Ieri, fuori sede, mi son trovato a dover digitalizzare dei negativi (diapositive) sei xsei. Non avendo la solita attrezzatura le ho digitalizzate con quello che avevo. Canon 5Ds , Zeiss 21mm, piano luminoso, pressapellicola e marginatore recuperati da un vecchio durst 609. Importante: la pellicola e-' una Fuji PROVIA RPH III 220 Ora, il pressapellicola ha due vetri un po' ingialliti dal tempo. Per cui ho anche scattato qualche diapositiva usando una delle guide di un vecchio scanner per pellicole (senza nessun vetro). Pensavo venissero meglio le digitalizzazioni con la pellicola in aria libera, invece mediamente son venute meglio quelle con pellicola montata sul vecchio marginatore durst. Non me lo spiego... ho scattato con f5.6, ampiamente sufficiente a compensare eventuali deformazioni della pellicola (che pero- osservata con una loupe x16, sembra perfetta) qualche idea? grazie |
| inviato il 29 Giugno 2025 ore 11:46
P.s. So che il 21 mm non e' l'obiettivo migliore per il tipo di impiego... ma ho solo quello a disposizione |
| inviato il 29 Giugno 2025 ore 13:26
Meglio quelle col vetro ingiallito davanti di quelle senza? Detta così in effetti pare un bel mistero. L'unica cosa che mi viene in mente è che le pellicole abbiano di loro una certa dominante che sommata al giallino del pressapellicola va a compensarsi... però è solo un'ipotesi da "ignorante" della materia (e unica cosa che mi viene in mente)... Macchina e obiettivo sono d'altra parte invarianti, nella catena. |
| inviato il 29 Giugno 2025 ore 13:39
Mah, sto facendo delle prove, ho tolto il vetrino superiore ed ho applicato dei feltrini tutto attorno in modo da tenere ben tesa la pellicola. In questo modo risolvo una serie di riflessioni tra la lente frontale e il vetro. il vetro posteriore invece in qualche modo pare migliorare la digitalizzazione (forse agisce sulla luce che passa) |
| inviato il 01 Luglio 2025 ore 10:20
Allora... sto facendo un po' di prove. Il tendipellicola/marginatore del durst, non e' efficace, Per due motivi. Innanzitutto i vetrini ingialliti, ma sopratutto perche' e' impossibile mantenere una planarita'/ ortogonalita' tra obiettivo e piano pellicola. Quindi ho deciso di modificare un poco la struttura del pressapellicola (in pratica ho deciso di cannibalizzare il vecchio durst 609 ) montandolo su di supporti regolabili a vite, in modo che possa essere posizionato in modo stabile e sicuro sempre nella stessa posizione. Come secondo step, sto recuperando due rulli pressacarta da una vecchia stampante in disuso e li utilizzero' per realizzare dei sandwich vetro,pellicola, acetato. in cui la pellicola viene inserita al centro del sandwich bagnata da un liquido trasparente (una soluzione archiviale a base di acqua distillata e qualche traccia di alcool). Questo bagno permette il contatto tra pellicola e vetro (vetro fotografico) quindi garantisce la planarita' della pellicola ed elimina il problema del passaggio della luce tra vetro e aria. E' una procedura laboriosa ma neppure troppo, A questo punto la pellicola e' ferma e pronta per essere illuminata. L'illuminazione e' garantita da un piccolo flash e da una luce pilota costante che permette la corretta messa a fuoco e la previsualizzazione della diapositiva. Ora, manca solo piu' un obiettivo adatto alla ripresa dello scatto con la vecchia 5Ds. Suggerimenti? sarei anche disposto a comprarlo. Sono francamente in dubbio, se provare a dividere la ripresa in tre/quattro fasi interponendo un filtro tra obiettivo e pellicola per ottenere quattro scatti separati uno per ciascun colore fondamentale e riunirli poi insieme con un software fatto apposta. Ho una vecchia scatola Ferrania con dentro un centinaio di filtri in vetro graduati per ogni colore. Potrei fare qualche prova. |
| inviato il 01 Luglio 2025 ore 10:29
Urca, è tutto veramente macchinoso. Personalmente non sono in grado di darti consigli, le mie poche digitalizzazioni di diapositive hanno dato risultati altalenanti. I migliori però appoggiando la diapositiva su una tavola luminosa e fotografandola con la macchina sul cavalletto. Sony A7r con Zuiko OM 50 macro di 50 anni fa. Non ricordo se ho messo un anello di prolunga, ma credo di sì. Con i vetri ho sempre avuto strani aloni colorati, quindi nel mio caso meglio senza. Sono curioso di vedere cosa riesci ad ottenere. Quindi seguo... Ciao Salt, Roberto |
| inviato il 01 Luglio 2025 ore 11:05
Mah.. sai, sto cercando di mediare tra le vecchie esperienze con gli scanner a tamburo e la necessita di ottenere un risultato professionale senza,appunto, ricorrere ad uno scanner a tamburo. Detto fra noi, la qualita' dello scanner a tamburo e' dovuta al fatto che la pellicola viene scansita per punti da un sottilissimo fascio di luce e rilevata da tre fotomoltiplicatori, ognuno dedicato ad un canale. Il punto che sto cercando di risolvere e' che la pellicola semplicemente appoggiata su un vetro retroilluminato non permette di ottenere un risultato costante e sufficiente. Se pero' provi a premerla su di un vetro, ecco che escono gli anelli di newton. Bisogna utilizzare un cristallo AV con planarita' sufficiente per applicazioni di questo tipo (costa un rene). Ed "incollare" la pellicola con un liquido apposito. Io ho ancora un paio di lastrine di cristallo che potrebbero essere utilizzabili. Sto facendo prove in laboratorio. |
| inviato il 01 Luglio 2025 ore 11:05
Come obiettivo non va bene un qualcosa di "normale" come focale? Poche distorsioni, angolo di campo più che decente... 40mm o 50mm direi, ad esempio... Per esempio, il nifty fifty 50mm f/1.8 di plastica lo trovi su ebay a poche decine di euro, e se lo chiudi a f/5.6 è comunque una lama; tanto a te serve esclusivamente per quell'utilizzo, e anche se a TA escono i mostri non te ne frega... Oppure se te la senti di prendere qualcosa che abbia anche usi alternativi (street e compattezza) il 40 2.8 STM (ma costerà certamente almeno il doppio, anche stra-usato)! |
| inviato il 01 Luglio 2025 ore 14:55
Se metti del liquido fra vetrino e pellicola poi devi ripulire ogni singola diapositiva. Oltretutto il liquido va applicato con cura, senza bolle o grani di polvere. Non credo sia poi tanto facile. Probabilmente la scelta dipende anche dal numero di diapositive da digitalizzare e dal tempo a disposizione. Forse per diminuire l'effetto curvatura sarebbe buono un obiettivo tele-macro. Più il punto di ripresa è lontano, meno si percepisce la curvatura. Tipo il Nikon AF-S 105mm f/2.8 G ED VR Micro o qualcosa di simile. Sto però facendo proposte senza basi scientifiche... da prendere con le pinze. |
| inviato il 01 Luglio 2025 ore 17:32
beh si.. ma sullo scanner a tamburo cosi si fa.. si applica il negativo sul tamburo e lo si pressa con un foglio di acetato speciale. Pensavo di provare con il 105 macro che ho in casa (se mio figlio me lo restituira') |
| inviato il 01 Luglio 2025 ore 18:35
Lo scanner a tamburo non lo conosco, non ne ho mai visto uno... |
| inviato il 01 Luglio 2025 ore 19:38
Ora, manca solo piu' un obiettivo adatto alla ripresa dello scatto con la vecchia 5Ds. Suggerimenti? sarei anche disposto a comprarlo. *************. ************* Fotocamera su cavalletto con colonna a cremagliera, utilizzo Olympus Zuiko 50 3.5 macro o Kiron 105 2.8 macro. Su piano opalino luminoso, dia intelaiata o negativo b/n in posizione con pesi. Tutto volto ad avere poi una stampettina 20x30 e, fin qui, ritengo il risultato soddisfacente. Per stampe maggiori, laboratorio. Ciao. |
| inviato il 01 Luglio 2025 ore 20:08
“ Pensavo di provare con il 105 macro che ho in casa (se mio figlio me lo restituira' „ io faccio con il 100 macro su cavalletto e macchina in bolla, piano opalino illuminato da led (fotografico), in bolla, f11 e pellicola nel portapellicola di uno scanner, e vedo la grana della pellicola 35mm, no lastre per gli anelli di Newton |
| inviato il 01 Luglio 2025 ore 20:09
“ negativo b/n in posizione con pesi. „ me lo spieghi? |
| inviato il 01 Luglio 2025 ore 21:05
Per la riproduzione ovviamente un macro è il minimo sindacale, personalmente opterei per un 50 (al posto del 100) solo per una questione di distanze che ovviamente risultano dimezzate rispetto a una focale doppia. Per assicurare una buona planarità ai vari fotogrammi da riprodurre io, prima di partite con esperimenti esotici, proverei a inserire le diapositive da riprodurre nei telaini GEPE Metalmask, per capirci sono quelli che hanno all'interno delle maschere metalliche che servono appunto a tenere le diapositive proiettate quanto più possibile piane. Esistono in versione con e SENZA vetro, e assicurano un buon risultato soprattutto nella versione glassless... che risulta di gran lunga preferibile sia in fase di proiezione che di riproduzione. |
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