user214553 | inviato il 17 Novembre 2021 ore 22:27
Dal momento in cui la discussione "quanto conta il mezzo in fase di scatto rispetto alla post-produzione" ha raggiunto il limite di 15 pagine, e che quest'ultima mostrava nei suoi ultimi commenti un carattere filosofico non a tutti gradito, posto qui il mio ultimo messaggio, in risposta alla domanda "chi è che fotografa?". Si continua quindi da qui: www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=4093138&show=last#24139577 La fotografia e la Realtà possiedono due gradi di verità differenti. Ora, teniamo presente che, secondo l'Advaita Vedanta (su ciò si fonda il punto di vista che sto per fornirvi) l'universo-moto può considerarsi reale o non reale, secondo che la visuale sia empirica o metafisica. Ma, potremmo ancora chiederci, non vi è una sola realtà sempre identica a se stessa e universalmente valida? È vero, questa realtà esiste, e non può non esistere (persino il nichilista ha la sua realtà, che risponde al nulla), ed è una sola; ma la realtà una può essere appunto considerata dalle coscienze individuate in diversi modi che possono approdare anche a conclusioni-verità apparentemente contrapposte. Se c'è una filosofia orientale più accettabile dall'occidentale e più aderente alla sua mentalità, questa è certamente il Vedanta. Il Darśana Vedanta è un punto di vista sintetico, metafisico, sapienziale e, non estremista. Abbiamo quindi: Paramarthika: Aggettivo indicante la Realtà che non può essere qualificata, definita, limitata o contraddetta e che è di per sé assolutamente reale. Vyavaharika: "relativo al contingente". Aggettivo indicante la realtà empirico-fenomenica o relazionata. Pratibhasika: "relativo a ciò che appare". Aggettivo indicante la realtà apparente-illusoria che qualifica l'esperienza dello stato di sogno e, per estensione l'intera esperienza del mondo di maya. - come per altri commenti dal contenuto simile, specifico che sono stati omessi i segni diacritici della traslitterazione dal sanscrito devanagari, poiché qui su juza non sono supportati; i termini in sanscrito qui e di seguito riportati, sono errati, e recano talvolta significato addirittura contrario (es: ?nanda=beatitudine - ananda-senza gioia, senza-nanda, la "a" ha valore privativo; m?y?=illusione - maya=suffisso avente il significato "fatto di"). Come ho già detto in un commento precedente, parlare di "rappresentazione della realtà" costituisce una contraddizione in termini. Il reale infatti, non può essere rappresentato in alcun modo, semplicemente... è. Non possiamo nemmeno standardizzare il piano empirico-fenomenico, poiché la percezione di esso è in relazione al conoscitore; e non mi riferisco solo alla percezione differente che due individui umani possono avere dello stesso fenomeno, ma, ad'esempio, anche a percezioni totalmente diverse, come possono essere quella umana e quella di un pipistrello, un serpente, un cane, ecc.? Se vogliamo parlare del relativo in termini di realtà, quale è allora la realtà vera? Quella che non è oggettivabile, che è immutabile ed eternamente la stessa. Il termine "relativo", come la rappresentazione, costituisce una contraddizione in termini se associato alla realtà, pur essendo Questa il fondamento di quello. Così come la punta del mio dito può toccare ogni cosa, ma non può toccare se stessa, similmente, posso conoscere in qualità di oggetto qualsiasi cosa, ma non posso oggettualizare il Puro Soggetto. Quella che varia a seconda del fatto che a percepire sia un'uomo o un pipistrello, semplicemente non è realtà, ma un fenomeno empirico transitorio e relativo; se vuoi puoi chiamarla realtà relativa, ma ciò non ha molto senso. Da un punto di vista onnicomprensivo e meno estremista, possiamo dire che la sfera empirica ha o non ha il suo grado di realtà a seconda della prospettiva da cui ci si pone - se assoluta o relativa. Mi spiego con un'esempio: dalla prospettiva terrestre abbiamo un alba, un sole che si porta allo zenit ed un tramonto. Dal punto di vista relativo l'alba ed il tramonto sono inequivocabilmente reali. Ma ipotizziamo un punto di vista puramente soggettivo del Sole stesso (il sole è colui che illumina; cos'è che illumina le nostre esperienze?): dalla prospettiva del sole non esiste alcuna alba o tramonto! E ancora, prendiamo in esame un'altro esempio: dalla prospettiva del sognatore, il sogno è inequivocabilmente reale; solo al "risveglio" esso può realizzare che l'intera esperienza di sogno era proiettata dalla mente. Quale è la verità? Il sogno o la veglia? Era l'esperienza di veglia presente nel sogno? No! È l'esperienza di sogno presente nella veglia? No! Allora ne la veglia ne il sogno sono realtà. Non esiste quindi alcuna realtà? No, affatto; eri tu, Soggetto, presente nello stato di sogno? Si! E sei tu Soggetto presente nello stato di veglia? Si! Se le cose stanno così, allora, ne la veglia ne il sogno sono la realtà, ma Tu, sei la sola Realtà sempre esistente… ora non resta che scoprire chi sei tu! La domanda più intelligente è stata posta da @carlmon se non mi sbaglio; esso domanda infatti "chi è che fotografa?" Siamo abituati a parlare di "soggetto di una fotografia", ma, anche qui, non ci trovo molto senso: se sto osservando un fiore, ad'esempio, io sono il soggetto di conoscenza, ed il fiore è l'oggetto di conoscenza; la stessa interazione vi è portando all'occhio il mirino: il fiore è l'oggetto. La risposta alla domanda sembrerà scontata ai più, ma siamo sicuri che l'agente sia uguale al sè? Ognuno resterà legato alle proprie ed attuali convinzioni, ed è giusto così; anzi, possiamo dire che tali condizioni sono necessarie per l'attuale "percorso" di quel preciso ente individuato. Quindi, io vi darò la mia risposta in merito alla domanda "chi è che fotografa?"; questa poi, potrebbe essere la risposta definitiva, ma non quella necessaria per tutti, non so se mi spiego.. È la sola mente a definire ciò che - erroneamente in senso assoluto ma non in senso relativo - chiamiamo realtà. Tutto ciò che del mondo sperimentiamo lo sperimentiamo nella mente. Siete d'accordo? Pensateci! Ogni esperienza, dal principio fino ad ora, è sperimentata nella mente. Potreste dire: "no, ci sono oggetti la fuori e li stiamo sperimentando", ma cosa accade veramente? Mi perdoneranno i dotti scienziati, ma ciò che accade è all'incirca ciò che sto per descrivere: Cosa accade quando, ad esempio, guardiamo ad un fiore? La luce cade sul fiore, è riflessa verso gli occhi ed entra tramite la pupilla. Insieme al cristallino, la cornea rifrange la luce per formare l'immagine messa a fuoco sulla retina sul segmento posteriore dell'occhio. La retina converte la luce in segnali elettrici. Questi passano attraverso il nervo ottico al cervello, che poi li elabora per creare un'immagine. Elettricità tra le sinapsi dei neuroni. Nessun fiore, niente luce, nemmeno un'immagine, ciò che raggiunge il cervello è solamente un tenue segnale elettrico. E da quel segnale elettrico la reale esperienza del fiore è ricostruita nella mente, come questa conversione avvenga non è stabilito con certezza, ma questo è ciò che accade, ed anche il più tenace materialista sarà d'accordo. Il fiore è presentato alla consapevolezza sotto forma di onda-pensiero nella tua mente. Ora, lasciando da parte il lavoro dell'organo stesso di percezione e l'elaborazione - per lo più sconosciuta - operata dal cervello, cosa succede? Quando un'ente individuato, mediante la mente, percepisce una sensazione che poi l'intelletto determina, il senso dell'io afferma: "sono io che percepisco", "sono io che fotografo". L'ahamkara, l'io empirico o l'ego è ciò che agisce, che sperimenta, che trae i frutti di questa sperimentazione, ciò che produce azione, armonica o disarmonia. È un "personaggio" - dal latino "persona"="maschera" - sospinto da ciò che potrei chiamare "stati allotropici della natura" a fare esperienze di varia natura, trascinato dal frutto delle proprie azioni. Il senso dell'io, con i suoi veicoli di espressione, è aleatorio, è movimento, esso, per citare Platone, "nasce e perisce, ma in realtà non è mai" (Platone, Timeo, 28a, 3-4). Ritornando a quanto detto in precedenza: "Tu, sei la sola Realtà sempre esistente… ora non resta che scoprire chi sei tu!", bisogna inferire che Tu non sei il senso dell'io. "Chi sei Tu?" è un'altra domanda, la quale risposta va comunque realizzata, portata dalla potenza all'atto; tuttavia non mi sono mai rifiutato di fornire il mio punto di vista - se vengo interrogato a riguardo - ma la domanda in questione era "chi è che fotografa?" E la risposta è "il senso dell'io, ma non il Sé". |
user226515 | inviato il 18 Novembre 2021 ore 17:00
Ma se si è privi di laurea in religioni e filosofie orientali, si può fotografare lo stesso, o è uso abusivo di fotocamera? |
| inviato il 18 Novembre 2021 ore 17:41
“ Ma se si è privi di laurea in religioni e filosofie orientali, si può fotografare lo stesso, o è uso abusivo di fotocamera? „ Si può anche avere la terza media (come il sottoscritto) e aver messo in discussione la vita ammazzandosi di letture filosofiche (come il sottoscritto) ma continuare a fare foto dimmerda (come il sottoscritto) Alex, intavoli un discorso interessante (anche se sono tematiche vecchissime, ma non per questo "risolte"), è che, come già hanno fatto notare, parlarne in un forum di fotografia risulta un'operazione abbastanza sterile. Comunque, visto che hanno già citato Husserl e Merleau Ponty in ambito fenomenologico e anche Rosalind Krauss (di cui vorrei recuperare "Letture dell'informe" scritto con Didi-Huberman), aggiungo, per chi fosse interessato (nessuno lol), l'enorme capolavoro di Gilbert Simondon "L'individuazione alla luce delle nozioni di forma e di informazione". |
user198779 | inviato il 18 Novembre 2021 ore 17:49
Da quale parte dello specchio siamo? Noi siamo la proiezione dell'immagine dello specchio o viceversa? |
| inviato il 18 Novembre 2021 ore 18:29
La fotografia è un pessimo mezzo per stabilire un contatto con la realtà. Meglio una bella trombata. |
user198779 | inviato il 18 Novembre 2021 ore 18:34
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| inviato il 18 Novembre 2021 ore 18:36
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user226515 | inviato il 18 Novembre 2021 ore 22:26
Mi auguro che nessuno si offenda se lascio il 3D, voi avete da fare, e pure io ho le verifiche di matematica da correggere |
| inviato il 25 Novembre 2021 ore 12:27
“ La fotografia è un pessimo mezzo per stabilire un contatto con la realtà. Meglio una bella trombata. „ |
| inviato il 25 Novembre 2021 ore 12:37
“ Come ho già detto in un commento precedente, parlare di "rappresentazione della realtà" costituisce una contraddizione in termini. Il reale infatti, non può essere rappresentato in alcun modo, semplicemente... è. „ qui ci trovo tutta la sintesi “ La domanda più intelligente è stata posta da @carlmon se non mi sbaglio; esso domanda infatti "chi è che fotografa?" „ no l'ha fatta OmbraGrigia. io l'ho solo ripresa in un commento dopo “ Siamo abituati a parlare di "soggetto di una fotografia", ma, anche qui, non ci trovo molto senso: se sto osservando un fiore, ad'esempio, io sono il soggetto di conoscenza, ed il fiore è l'oggetto di conoscenza; la stessa interazione vi è portando all'occhio il mirino: il fiore è l'oggetto. „ Alex gran bella risposta. devo studiarmela con calma, non sul cell |
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