| inviato il 22 Gennaio 2013 ore 18:32
Ottimo lavoro, grazie |
| inviato il 22 Gennaio 2013 ore 18:42
Complimenti per la chiarezza! Grazie |
| inviato il 23 Gennaio 2013 ore 10:15
Ho aggiornato il documento, potete scaricare la rev1, che contiene alcune precisazioni in più riguardo la lunghezza focale, il rapporto di ingrandimento e la profondità di campo.... Ri-buona lettura docs.google.com/file/d/0B_SecWT9W7e6R3RnQ2RGeHBLdnc/edit |
| inviato il 23 Gennaio 2013 ore 15:51
grazie.. |
user46920 | inviato il 15 Febbraio 2016 ore 11:24
Ciao Mauri, riporto uno spezzone dal testo per evidenziare altri potenziali errori: - [...] Variazioni del punto di fuoco che rimangono all'interno del circolo di confusione, non vengono percepiti dall'occhio umano e quindi l'immagine appare nitida. Il nostro occhio vedrà quindi come puntiforme qualsiasi cerchietto che abbia un diametro inferiore al cerchio di confusione, permettendoci perciò di ampliare l'efficacia della focheggiatura creando l'effetto della profondità di campo, che benché faccia leva sull'apparenza, è molto convincente per stampe di piccolo formato. [...] nonostante il principio descritto sia coerente, in effetti la forma che hai usato non è corretta, in quanto porterebbe a pensare erroneamente che il valore del CdC convenzionale corrisponda al limite della visione umana, quando non è affatto così. Il diametro del cerchio deve essere scelto ad hoc, per ogni situazione, che sia l'ingrandimento della stampa (come poi spieghi meglio), ma anche e preferibilmente la capacità visiva dell'osservatore. - [...] Il potere risolvente dell'occhio umano non è perfetto ed entro certi limiti non distingue un cerchietto da un punto. Quali sono questi limiti? [...] Qui ad esempio non avrei utilizzato il termine "perfetto", ma piuttosto "fisicamente limitato": Il potere risolvente dell'occhio umano è fisicamente limitato ad un valore specifico, per cui in determinate situazioni non è più in grado di distinguere un cerchietto da un punto. Nel passaggio che segue, purtroppo rinforzi di nuovo lo stesso errore: - [...] Convenzionalmente si può stabilire che, a una normale distanza di visione, il nostro occhio percepisce come puntiformi tutti i cerchietti aventi un diametro inferiore a 0,25 millimetri. Ho scritto "convenzionalmente" per tre ragioni: la prima è che il limite di 0,25 millimetri non è condiviso da tutti; la seconda è che la capacità di percepire particolari minuti varia da persona a persona: i miopi distinguono molto bene i particolari vicini e quindi hanno un “potere risolvente” alle brevi distanze più elevato di quello di un normo-vedente; la terza è che l'espressione "normale distanza di visione" è tutta da definire. Per un miope la normale distanza di visione è più ravvicinata che per un presbite. [...] Il nostro limite fisico di discriminazione è al massimo di 28 l/mm (linee in un millimetro) da una distanza di 25 cm (o 22 l/mm da 32 cm), mentre quello del CdC convenzionale corrisponde a 4 l/mm da 32 cm, ovvero 5-6 volte inferiore !!! (... e non è poco come errore ). In effetti il CdC convenzionale è stato scelto come si vede, con un valore molto blando che deve far rientrare qualunque possibilità visiva umana, sapendo che comunque la distanza di osservazione sarà sempre maggiore di quella ravvicinata. In realtà serve solo come linea guida o come riferimento più o meno standardizzato, sul quale poi decidere una più corretta scelta consapevole, che sia adeguata alle condizioni volute dal fotografo, per un target specifico. - Aggiungo: non è vero che i Miopi hanno una acutezza visiva maggiore dei Presbiti (oltre al fatto che un difetto è rifrattivo e l'altro no): il limite fisico possibile dell'essere umano è calcolato in condizione di Emmetropia naturale o corretta tramite le giuste lenti .. e non avrebbe alcun senso altrimenti. Infatti se aggiungo una lente di ingrandimento ad un presbite, è possibile farlo focheggiare a distanze inferiori e quindi proiettarlo in una situazione di ingrandimento differente dalla condizione normale dei test (emmetrope o normo-vedente). - Concludo che la "normale distanza di visione" non è definita secondo normative standardizzate e non corrisponde in genere al limite oltre il quale un occhio diventa presbite, ovvero 25 cm ... ma può corrispondere alla "normale distanza di lettura" che può variare indifferentemente dai 25 ai 45 cm, in base alla cultura o ad altre specificità che comunque in questo discorso non c'entrano nulla. Infatti è un termine inutile che andrebbe specificato diversamente. Se ne vuoi discutere, mi trovi disponibile |
| inviato il 15 Febbraio 2016 ore 12:09
Volentieri, scrivimi pure qui le correzioni da apportare al testo. L'importante è che siano fruibili anche da chi non ha grosse conoscenze in campo ottico e siano il più possibile sintetiche. grazie |
user46920 | inviato il 15 Febbraio 2016 ore 13:06
Potresti descrivere come è stato calcolato il CdC convenzionale da una parte e poi dall'altra elencare le varie equivalenze alla visione binoculare, per poter mettere in relazione le cose e quindi le possibilità di variare a piacimento questo valore (entro i due limiti). Ad esempio, il valore massimo possibile pari a 28 l/mm da 25 cm (20/10), l'ho già reso equivalente con 22 l/mm da 32 cm di distanza di osservazione, che è poi quella utilizzata per il test del CdC convenzionale. La capacità visiva media (quella corrispondente a 10/10) di 14 l/mm da 25 cm, corrisponde a 11 l/mm da 32 cm ... ecc. Qui nella tua guida è sufficiente spiegare il principio, ma spesso se si danno valori reali, può risultare anche più comprensibile qualsiasi concetto (poi ognuno metterà in relazione le varie cose da solo - ovvero farà i suoi 2+2). Non farmi fare tutto da solo ... ma in pratica spicciola, anche se il concetto del CdC è quello che sommariamente hai descritto, diventa però importante chiarire che non è un valore fisso e che non corrisponde al limite visivo dell'essere umano, come invece spesso vedo pensare e credere, ormai. Prova a vedere intanto se c'è qualche spunto che ti interessa qui www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=1687402 |
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