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Fotografare "wild"


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Fotografare "wild", testo e foto by Claudio Cortesi. Pubblicato il 11 Agosto 2018; 46 risposte, 7588 visite.


Spesso, in varie discussioni su Juza, ci si interroga su cosa hanno di bello le fotografie scattate in condizioni "wild" e quali sono le ragioni che spingono a farle. Ho pensato perciò di pubblicare un breve articolo e descrivere così alcune concrete condizioni di ripresa nella stagione calda, che in questi giorni (afosamente) stiamo attraversando.




Molti anni fa c'erano pochissimi i fotografi (a Roma ne conoscevo uno o due) che con attrezzature reflex totalmente manuali, ottenevano scatti in volo che avevano qualcosa in più rispetto a tante fotografie scattate da capanni. Beh, bisogna dire che a quei tempi si vedevano sulle riviste di natura foto di uccelli posati che sembravano quasi animali impagliati....

La modalità piu' usata da quei pionieri della fotografia naturalistica era di scattare (spesso in volo e con attrezzature manuali Novoflex o Leica) senza l'uso di postazioni fisse che oggi si trovano un po' dappertutto, in particolar modo presso le oasi del WWF o della LIPU; fino a qualche anno fa si poteva fotografare gratuitamente, oggi sempre più spesso a pagamento.

In effetti è facile constatare che fotografare animali selvatici in condizioni controllate ha la conseguenza di influenzare il comportamento dei soggetti ripresi (offrendo loro cibo o acqua oppure semplici posatoi); e trattare così i selvatici un po' come se fossero animali domestici, snaturandone perciò l'essenza selvaggia nonché l'etologia ben adattata alle particolari e mutevoli condizioni ambientali in cui li osserviamo: ecco perché la qualità di quelle foto risente alquanto del "set" di ripresa e della presenza umana che quel set ha predisposto.
Tra l'altro abituare a un cibo normalmente non disponibile in natura alla lunga impigrisce i nostri soggetti, rendendoli meno adatti a sopravvivere senza il nostro aiuto. I curatori di oasi e parchi nazionali affermano che questo comportamento dovrebbe essere riservato piuttosto a particolari condizioni ambientali in cui le specie presenti sono minacciate, come i grandi ungulati negli inverni particolarmente rigidi e nevosi dei grandi parchi nazionali alpini che vengono foraggiati col fieno d'inverno.
D'altra parte un gran numero di fotografi naturalisti frequenta capanni attrezzati per la facilità con cui si scatta, una facilità di ripresa che si paga però producendo foto statiche e poco originali, da sempre molto comuni in molti siti di fotografia.

Proverò a mostrarvi che fotografare nelle grandi aree appenniniche (o alpine) può riservare grandi e piacevoli sorprese, oltre che un contatto rigenerante e salutare con l'ambiente selvaggio delle nostre montagne.




Questa ghiandaia marina è stata fotografata nell'antico complesso vulcanico della Tolfa. Mi trovavo in macchina, su una strada di servizio utilizzata dagli allevatori locali. Ero con un amico mentre questo magnifico soggetto, confidente e arrivato da pochi giorni, si trovava su un filo elettrico e sbirciava il pascolo sottostante con grande interesse, scendendo in picchiata per afferrare una preda ed offrirla subito in dono alla sua compagna.

In realtà, frequentando l'ambiente di montagna, scopriremo presto che è rimasto allo stato selvaggio una grande parte di territorio italiano: qui è più scomodo costruire e non è praticabile l'agricoltura intensiva che ha avvelenato le pianure del nostro paese facendo scomparire gli insetti e le piante selvatiche. Di conseguenza nelle nostre pianure sono azzerate tutte le catene alimentari e l'unica biomassa presente è l'immensa produzione agricola: ecco perché nei cieli di pianura scarseggiano sempre più gli uccelli, soprattutto in primavera e in estate quando più intensa è l'attività di coltivazione.
In più in montagna, per i maggiori costi, è più raro anche avviare impianti industriali.
Di conseguenza in questi luoghi non c'è quella drammatica perdita di biodiversità che caratterizza le pianure densamente abitate, ed è possibile incontrare facilmente molti passeriformi, nibbi bruni e reali e falchi pecchiaioli.




Si tratta di incontri anche molto ravvicinati come mostra questo scatto a pieno fotogramma, specie di individui in migrazione e soggetti che si apprestano a nidificare dalle nostre parti. La discreta probabilità di questi incontri e un clima estivo più mite giustificano la mia scelta di passare la tarda primavera e l'estate nei monti della Tolfa anziché tra le zanzare nelle paludi in pianura: così ho ridotto la frequenza delle uscite al Circeo e a Orbetello e ho sviluppato la conoscenza di alcuni siti di bassa montagna.

Ho cominciato a farlo grazie alla segnalazione di un amico (i birdwatcher sono altrettanto preziosi dei fotografi). Mi sono appostato nel luogo indicato all'ombra, ed ho osservato con il tele (la prima volta mi pare che portai un binocolo) i movimenti dagli uccelli in volo per individuare i punti più adatti ai successivi appostamenti in cui scattare foto in volo a distanze ravvicinate. A volte si è fortunati e si ottengono subito foto significative, ma capita spesso di provare diversi posti prima di avere qualche buona occasione. A questo scopo ci si sposta agli orari e nei siti che le nostre osservazioni suggeriscono. I dati exif contenuti nelle foto scattate ci aiuteranno anche negli anni seguenti a ricordare dove andare, a che ora e in quale direzione aspettare il soggetto.

Nella fotografia ai rapaci piu' schivi capita spesso di essere un po' "corti" o peggio di incappare in giornate un po' fosche per la presenza dell'alta pressione estiva. In pianura tuttavia le condizioni di umidità sarebbero certamente peggiori. Perciò è più facile nel semestre caldo ottenere buone foto in montagna che in pianura: qualche informazione può essere ottenuta anche prima di partire, scegliendo i migliori siti meteo e consultando la variazione oraria dell'umidità che di solito è attendibile. Pure la previsione dei venti può essere molto utile anche se spesso questi siti la sbagliano; è sempre meglio evitare giornate di vento forte. La direzione favorevole è da dietro le nostre spalle. Va bene anche un moderato vento laterale. Le ore più indicate sono sempre le prime, anche se le ricognizioni legate alla caccia sono possibili anche al centro della giornata.




In questo scatto al biancone ho preferito ridurre la foschia solo parzialmente, senza farmi tentare da un uso eccessivo del contrasto e della nitidezza. In questo modo ho ottenuto un'immagine piacevole e più vicina alla mia esperienza visiva. Si può sempre sperare di migliorare in una prossima giornata con un'atmosfera più nitida e magari con un avvicinamento maggiore a questo soggetto, alquanto diffidente dalle mie parti.

Come si può vedere cliccando sulle foto dell'articolo oppure girando nelle mie gallerie, utilizzo per questo tipo di fotografia il 500 mm con 2X ed eos 1DX mkII o in alternativa l'1.4X con 7D mkII. In entrambe preferisco il case 3 (oppure 1), con stabilizzatore attivo in posizione 2. Credo che nella fotografia degli uccelli uno sfondo diverso dal cielo blu sia molto più soddisfacente, in questo caso l'ambiente montuoso dove caccia e nidifica il biancone, conferisce un valore in aggiunto all'immagine. Però considerando che vediamo quasi sempre volare un falco da sotto, valuto accettabili anche le fotografie scattate dal basso, purché ben dettagliate e in cui il soggetto si sta avvicinando a noi.




Naturalmente sono migliori le riprese fatte all'altezza del rapace, specie se é intento nella caccia come questo sparviere.
Questa foto è particolarmente riuscita perché il sole è basso sull'orizzonte e il rapace è ben illuminato dalla luce diretta del sole, una luce radente che viene leggermente da dietro evidenziando i dettagli fini del piumaggio. L'occhio intento nell'azione di inseguire una tortora è stato leggermente schiarito in post produzione. Il ritaglio è del 30%.

Pur preferendo fotografare pennuti, mi capita talvolta qualche buona occasione di ripresa a insetti, alquanto problematici da ritrarre in volo.
Di solito scatto con il 500 poggiato sul finestrino, aspettando che un bombo oppure una farfalla si posino sui fiori lungo la strada. Poi inquadro e aspetto che il soggetto prenda il volo. La direzione di partenza che prenderà l'insetto è imprevedibile, a meno che non ci sia una brezza. In quel caso la farfalla partirà controvento. Stavo esattamente in questa condizione, quando un'altro soggetto è entrato nel quadro ed e rimasto a lungo librato sulla farfalla posata.




Questa immagine é la migliore della raffica scattata in quella fortunata occasione. Il soggetto in volo (un maschio) è stato leggermente avvicinato all'altro (una femmina) per favorire un crop lineare del 20%.
Era un corteggiamento che è durato qualche minuto. La femmina dava volutamente le ... terga al maschio ignorandolo con insistenza. Probabilmente doveva ancora succhiare molto nettare prima di aver pronte le uova. Se vogliamo fotografare insetti in volo dunque cerchiamo una brezza costante e favorevole. Proprio l'uso di un lungo tele, anche duplicato, può essere utile a non infastidire gli insetti nelle ore di massima attività.
Così, mentre aspettiamo il passaggio basso di un nibbio reale a caccia, potremo portare a casa qualche inconsueta foto di insetti in volo.






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avatarsupporter
inviato il 11 Agosto 2018 ore 22:40

Ecco alcune destinazioni citate nell'articolo. Si tratta anche di territori protetti dove è possibile praticare fotografia "wild" sperimentando quanto suggerito nel testo:

www.juzaphoto.com/destinazioni.php?d=parco_abruzzo_lazio_molise&l=it
www.juzaphoto.com/destinazioni.php?d=parco_gran_sasso&l=it
www.juzaphoto.com/destinazioni.php?d=parco_nazionale_circeo&l=it
www.juzaphoto.com/destinazioni.php?d=laguna_orbetello&l=it
www.juzaphoto.com/destinazioni.php?d=parco_stelvio&l=it
www.juzaphoto.com/destinazioni.php?d=gran_paradiso&l=it

I siti meteo che utilizzo normalmente:

www.3bmeteo.com/meteo/sabaudia
www.meteoam.it/previsioni/italia
www.meteosatonline.it/animazione_italia.php

Il calendario lunare è utile a sapere i giorni in cui la luna è più luminosa: le migrazioni avvengono anche con la luna nuova, ma quando c'è luna piena vedono meglio di notte e perciò viaggiano meglio: i migratori viaggiano di notte e la mattina si fermano per mangiare e riposare).

www.calendario-365.it/luna/calendario-lunare.html

avatarsupporter
inviato il 13 Agosto 2018 ore 19:55

Un grazie per l ottimo articolo che condivido e un grandiissimo BRAVO per i tuoi scatti:-P
un salutone

avatarsupporter
inviato il 13 Agosto 2018 ore 20:56

Grazie, sei molto gentile. Spero che possa servire perché quello che tanti fotografi cercano è la "soffiata " di un posto dove fotografare.... invece credo che sia più utile dare un metodo per riuscire a fotografare "wild" e applicarlo magari anche ad un posto che già conosciamo.

avatarsupporter
inviato il 13 Agosto 2018 ore 21:18

voglio solo farti i miei complimenti per gli scatti ed in generale la tua "opera" fotografica.
Bravo.

avatarsupporter
inviato il 13 Agosto 2018 ore 22:19

Grazie Lucio. La natura è una grande passione, più ancora della fotografia. Sorriso

avatarsenior
inviato il 13 Agosto 2018 ore 22:35

92 minuti di applausi!

avatarjunior
inviato il 14 Agosto 2018 ore 8:28

Articolo splendido (per non parlare delle foto!) e utilissimo
Grazie e ... complimenti!

avatarsenior
inviato il 14 Agosto 2018 ore 8:39

Buonissimo articolo….Soprattutto perché traspare ancora vera passione per la natura prima che per la fotografia….
Credo sia questa la condizione necessaria per non portare questo genere fotografico all'autodistruzione….
Brèv!

avatarsupporter
inviato il 14 Agosto 2018 ore 10:12

Grazie ragazzi... però non fatemi arrossire...Sorry

@Angus:
Forse pensavi al primo pezzo del noto album da cui hai preso il tuo avatar? Twenty first century schizoyd man... Condivido, ma tutte queste figurine di uccelli posati, sempre uguali a tantissime altre fatte da mille altri fotografi sono figlie della difficoltà di imparare ad avvicinare i selvatici senza spaventarli. Mancano a tanti fotografi di natura le capacità che ha un buon cacciatore. ;-)
Ho scritto questi due articoli per dare qualche suggerimento entrando nel merito.

avatarsupporter
inviato il 14 Agosto 2018 ore 13:15

….sono figlie della difficoltà di imparare ad avvicinare i selvatici….

Parole sante !!!!!;-)

avatarsupporter
inviato il 14 Agosto 2018 ore 14:44

Caterina Caselli cantava: La verità ti fa male lo so.... però oltre a muoversi male in natura il problema è trovare qualcuno da cui imparare. Qualcuno che sappia muoversi bene e che sia disponibile a frequentare un fotografo che vuole imparare.
Io capisco che sia più corta la strada "dimmi dove hai scattato questa foto", ma il fatto è che non ci si sa muovere perché si è inesperti nell'approccio ai selvatici. Magari si conosce un buon posto ma non si riesce da soli a battere chiodo. In naturalistica studiare vuol dire anche frequentare chi sa fare bene questo genere fotografico. Sorriso
Ma può essere anche utile leggere. Leggere e sperimentare.


avatarsenior
inviato il 15 Agosto 2018 ore 13:05

Ciao Claudio, sono d'accordo su tutto e sai perché.
L'unica cosa su cui avrei da ridire è il fatto di pasturare.
Sarò pragmatico, ma meglio che vadano a mangiare nelle zone protette piuttosto che nelle zone pasturate dai cacciatori.
Chiaramente si parla sempre del periodo invernale, anche se i cacciatori pasturano anche a caccia chiusa, e te
lo dice uno che ha i parenti nella provincia di Brescia!
E sappiamo bene che gli animali vanno dove c'è la pappa.
Un buon ferragosto dalle montagne dell'Alto Adige.
Maurizio

avatarsupporter
inviato il 15 Agosto 2018 ore 14:34

Grazie del contributo Maurizio. ;-)
Buon ferragosto anche a te.

avatarsupporter
inviato il 17 Agosto 2018 ore 18:42

Ciao Claudio

un buon articolo il tuo, come bello è il tuo modo di fotografare esclusivamente in volo l'avifauna , come dire : una tua specializzazione , voglio precisare un genere caro anche al nostro comune amico e pioniere Maurizio Baldari, una leggenda in questo settore.

Detto questo volevo soffermarmi su alcune tue osservazioni scritte sopra, cioè la differenza del valore di foto fatte in volo o da appostamento

io sono un figurinaio , diciamo cosi, per il mio modo di riprendere l'avifauna , scatto all'incontrario di come scatti tu, prevalentemente con tubo di prolunga senza messa a fuoco all'infinito , questo principalmente perchè a me piace avere i soggetti vicinissimi, sia per riprendere piu dettagli possibili della specie ripresa sia per la soddisfazione personale di averli a due metri , in molti casi senza possibilità di ripresa essendo loro troppo vicini, ma è una mia fissazione, non la regola

e qui voglio evidenziare che non vado in capanni a pagamento ma mi cerco i luoghi da solo, fuori dai soliti circuiti come oasi o altro,studiando anche io, come affermi tu sopra, i luoghi e le posizioni migliori in cui appostarsi, ma non disdegno nemmeno in qualche caso l'oasi se in quel luogo posso trovare una specie che non trovo in nessuna altra parte, succede raramente ma se succede non mi faccio problemi di coscienza e non me ne vergogno

questo perchè mi sembra che nelle tue osservazioni fatte sopra affermi che ci siano delle notevoli differenze di difficoltà tra i due modi di fotografare relegando la figurina in fondo alla classifica delle riprese fotonaturalistiche

ma tutte queste figurine di uccelli posati, sempre uguali a tantissime altre fatte da mille altri fotografi sono figlie della difficoltà di imparare ad avvicinare i selvatici senza spaventarli. Mancano a tanti fotografi di natura le capacità che ha un buon cacciatore.


anche io potrei dire che nel caso di uccelli ripresi in volo alla fin fine le foto sono tutte uguali, in volo si ma tutte uguali con le ali aperte

però hai detto bene, ci sono differenze tra i due modi di riprendere l'avifauna, ma in favore secondo me delle riprese di figurine tramite appostamento mirato, non parlo di capanni a pagamento ma di postazioni fatte autonomamente,
qui secondo me c'è l'essenza della fotonaturalistica, tutto il lavoro che c'è dietro per farti arrivare i soggetti a due metri senza far loro avverire la tua presenza

questa è la vera differenza

ora sarà anche vero che nel tuo modo di fotografare ci sia lo studio dei luoghi ecc., e io non metto in dubbio le difficoltà di ripresa e i piacevoli risultati finali , ma pensi che sia piu difficoltoso nei confronti di un figurinaio? io affermo categoricamente di nò.

senza contare poi che con questo metodo di ripresa sono venuto a conoscenza di utenti che fotografando in coppia a turno spaventano le anatre in palude per dare modo all'altro di riprenderle nello stacco dall'acqua , alternandosi a vicenda, non proprio etico , per fortuna credo e spero succeda in pochi casi isolati

però oltre a muoversi male in natura il problema è trovare qualcuno da cui imparare. Qualcuno che sappia muoversi bene e che sia disponibile a frequentare un fotografo che vuole imparare.
Io capisco che sia più corta la strada "dimmi dove hai scattato questa foto", ma il fatto è che non ci si sa muovere perché si è inesperti nell'approccio ai selvatici. Magari si conosce un buon posto ma non si riesce da soli a battere chiodo. In naturalistica studiare vuol dire anche frequentare chi sa fare bene questo genere fotografico. Sorriso
Ma può essere anche utile leggere. Leggere e sperimentare.


qui mi trovi d'accordo

ci sono molti utenti approfittatori che ti contattano in MP con la solita frase preconfezionata tipo:

ciao sei bravissimo ecc ecc, quanto mi piacerebbe fare un uscita con te, a parte qualche rara eccezione,
mai qualcuno, dico mai, mi ha mai invitato a fare un uscita si insieme, ma mai nei suoi luoghi , sempre a suo favore nei tuoiMrGreen

ormai non c'è n'è piu per nessuno, a ognuno gli animali suoi per tutti i motivi che si conoscono, anche perchè ci sono bande (gruppi fotografici ) talmente numerosi che se per caso ne porti uno hai finito di campare serenamente ,
io ormai nemmeno rispondo piu a tali messaggi

Rimanendo su questo punto ti racconto anche come l'opportunismo di qualche utente passa sopra ogni etica morale:

qualche anno fà un utente inizia a farmi i complimenti improvvisamente dopo anni di disinteresse totale nei miei confronti, capito l'antifona ci passo sopra e puntualmente dopo qualche giorno arriva la richiesta di portarlo a fotografare una determinata specie, nel frattempo mi aveva messo nella lista dei suoi amici,

l'ho fatto venire, gli ho fatto fotografare quella specie,anzi è stato anche molto fortunato perchè l'ha fotografata in maniera insolita e migliore di tutte le altre foto fatte in precedenza

ebbene, dopo che ha ottenuto quello che voleva sai cosa ha fatto?

mi ha cancellato dalla sua lista di amiciMrGreen

I proverbi non sbagliano mai:

uno è poco due sono troppi

Chiudo il discorso affermando che ogni approccio e stile fotografico nella fotonaturalistica va benissimo, anzi, ben vengano stili diversi, l'importante è rispettare la natura e non gareggiare per stupire a tutti i costi mettendosi in evidenza a scapito degli animali.





avatarsenior
inviato il 17 Agosto 2018 ore 19:11

Sottoscrivo parola per parola l'ultima frase.
In questa epoca in cui il livello tecnico è altissimo e non ci sono più segreti ci si spinge sempre più in la....senza alcuno scrupolo e senza alcuna etica...
Nessun interesse nei confronti dell'incolumitá dell'animale ne del messaggio veicolato.

Per quanto riguarda il tipo di fotografia naturalistica praticata non credo ne esista una di serie a e una di serie b.
Questo soprartutto perché la fotofrafia naturalistica deve nascere principalmente dalla passione e deve appagare principalmente noi stessi....
Concordo ancge sul fatto che avvicinare un animale al punto di realizzare un suo dettagliato ritratto sia difficoltosissimo e richieda lavoro e ricerca....

Ciò non di meno personalmente trovo molto più inreressante dal punto di vista comunicativo (solo per definire cosa intendo con questo termine mi servirebbero 100 righe) uno scatto ambientato, o molto ambientato...piuttosto che un panning o un uso estremo dello sfocato...
Trovo che il ritratto abbia una enorme valenza personale e che sia fondamentale per i libri di scienza...
Oggi, nel 2018 lo trovo poco interessante dal punto di vista puramente estetico e autoriale....credo che in un racconto possa essere solo un piccolo tassello....mentre uno scatto ambientato può essere già da solo un racconto...
Ovviamente mia opinine....e detto ciò credo che questo genere praticato eticamente sia uno dei più bei passatempi mai inventati dall'uomo;-)





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