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NEW topographics







avatarsenior
inviato il 10 Gennaio 2025 ore 19:03

Una dei messaggi dei fotografi americani era appunto cercare di fare sparire l'autore dalla foto, non renderlo riconoscibile
Erano proprio per estirpare qualunque elemento non descrittivo.
Alla fine il fotografo sta nelle inquadrature e nella scelta dei soggetti ma non ricerca la spettacolarizzazione, il mistero

avatarsenior
inviato il 11 Gennaio 2025 ore 16:27

seguo

avatarsenior
inviato il 12 Gennaio 2025 ore 16:55

Comunque anche se si paragona spesso i fotografi di Viaggio in Italia ai NT...
Probabilmente è più facile confondere una foto di Lewis Baltz con una di Gabriele Basilico che con una di Ghirri.

Questo per dire che posso capire che Ghirri non si rispecchi nella loro "estetica"...

avatarsupporter
inviato il 12 Gennaio 2025 ore 17:12

In proposito qui commento l'opinione di Marco Belpoliti che contesta la definizione di Ghirri quale fotografo di "non luoghi":

www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&show=4&t=4152225#24571537

avatarsenior
inviato il 13 Gennaio 2025 ore 10:55

Vorrei approfittare per aggiungere qualche dettaglio sul contesto americano pre mostra dei NT.
Uno dei "principi" dei NT era la scomparsa del fotografo come "autore" per creare lavori più descrittivi e "oggettivi".
E' interessante notare come questo concetto fosse stato esplorato qualche anno prima sempre negli stati uniti in ambito artistico
Artisti come Andy Warhol hanno utilizzato la ripetizione e la serialità (es. la serigrafia) per ridurre l'importanza dell'esecuzione personale e per riflettere sulla produzione di massa, allontanandosi dall'idea dell'opera d'arte unica e irripetibile.
Ma in altri casi si è andati proprio verso la scomparsa dell'individualità passando da collettivi, taluni artisti arrivarono a "escludersi" dal processo creativo, affidando l'esecuzione ad altri come Sol LeWitt, ad esempio, che ha creato opere basate su istruzioni o regole che potevano essere eseguite da altri, con un alto livello di anonimato.
Al di la dei risultati credo sia interessante notare come certi concetti erano diffusi e sono poi stati utilizzati per andare in direzioni diverse, ma legate tra loro.
In questo caso la scomparsa dell'autore è stato ripreso creando un nuovo approccio alla paesaggistica e prendendo una sua strada perchè lo scopo era di non avere una fotografia "artistica" e nemmeno "autoriale", ma solo documentativa, ma condividendo con l'arte presente in quegli anni o appena antecedenti il concetto di fondo
La fotografia non è un mondo impermeabile come certi pensano ma infuenza e è influenzata dal contesto economico, ideologico e politico.
Il fotografo non è un'entità isolata, ma un attore all'interno di una rete complessa di relazioni sociali e culturali.

avatarsupporter
inviato il 13 Gennaio 2025 ore 15:22

Direi che hai colto il punto essenziale dei New Topographics e delle correnti artistiche con cui sono da mettere in relazione.


Ma in altri casi si è andati proprio verso la scomparsa dell'individualità passando da collettivi, taluni artisti arrivarono a "escludersi" dal processo creativo, affidando l'esecuzione ad altri come Sol LeWitt, ad esempio, che ha creato opere basate su istruzioni o regole che potevano essere eseguite da altri, con un alto livello di anonimato.


Sol LeWitt apparteneva alla corrente artistica del "Minimalismo".
Ne avevo accennato in questo mio post del 2019
www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&show=15&t=3345003#18755458
da cui copio e incollo:
<<Si pensi ai "minimalisti" americani (Carl Andre, Dan Flavin, Donald Judd, Sol LeWitt, Robert Morris ecc.) che, sin dal loro esordio negli anni '60, proclamavavano la loro distanza dall'espressionismo astratto (Jackson Pollock, Mark Rothko, Willem de Kooning, Barnett Newmann, Arshile Gorky ecc. - allora la corrente artistica egemonica in America) e dalla sua ecessiva (a loro parere) componente emozionale.>>

avatarsenior
inviato il 13 Gennaio 2025 ore 15:35

Gli autori minimalisti furono esposti tra l'altro a documenta nel 1972 accanto ai coniugi Becher che erano visibili con Sol LeWitt e Joseph Kosuth ed altri perchè come loro condividevano l'approccio concettuale, il rigore sistematico e l'interesse per il rapporto tra uomo e ambiente costruito.
A documenta c'era anche Carl Andre che hai citato e è in dubbio che la serialità e la modularità delle sue opere risuonano con le griglie fotografiche dei Becher
Se da un lato hanno ripreso dalla fotografia tedesca legata alla Nuova Oggettività (Neue Sachlichkeit) degli anni '20, dall'altro si inserivano bene nelle correnti artistiche del periodo
Cosa tra l'altro voluta e non casuale

avatarjunior
inviato il 14 Gennaio 2025 ore 16:37

Riprendo il tema del rapporto tra New Topographics e Ghirri; in particolare cerco di capire la critica di Ghirri.
Partiamo dall'elemento comune. Sia gli autori della NT che Ghirri sono lontani da una certa fotografia di paesaggio tradizionale; diciamo, per semplificare, quella del “bel panorama”, talora legato ad una natura incontaminata. Sia NT che Ghirri (preceduti, naturalmente, da altri fotografi; tra tutti, Walker Evans, che credo fosse l'autore prediletto da Ghirri) fotografano invece luoghi del vivere quotidiano, non particolarmente belli e dove l'intervento dell'uomo è presente. Entrambi, poi, evitano non solo la fotografia spettacolare, ad effetto, quella che oggi chiameremmo “wow”, ma anche una ricerca estetica che resti fine a se stessa.
Non sono un esperto, ma mi sembra di aver capito che alla NT interessi principalmente l'aspetto descrittivo (o documentale) della fotografia. Mi verrebbe da dire che questo non è vero per Ghirri; in realtà, forse, lo è in modo diverso.
La sua mi sembra una fotografia che, in mancanza di definizioni migliori, chiamerei “aperta”: che lascia cioè spazio alla interpretazione, anche alla fantasia di chi guarda. Le sue foto, oltre che informare, interrogano il lettore. Nelle sue immagini, come dire, non c'è tutto; e anche quello che c'è qualche volta è indefinito (si pensi alle foto con la nebbia). Dunque chi le osserva è spinto a completare lui quello che vede nella foto, a chiedersi cosa ci sia oltre a quello che compare esplicitamente. E' forse a questo aspetto della sua fotografia che Ghirri intendeva collegarsi quando scriveva di “eccesso di descrizione” nella NT.
L'aspetto però che mi preme sottolineare è che, ciononostante, diverse foto di Ghirri sono una testimonianza precisa, vorrei dire “oggettiva”, “documentale”, di certi luoghi e di un certo periodo storico (evidente almeno a chi, come me, ha vissuto a Modena e passato alcune estati sulla riviera romagnola, ormai molti anni fa). Forse perché Ghirri descrive non solo dei luoghi ma anche delle atmosfere che a quei luoghi sono collegate. Ci fa condividere sensazioni legate all'anima di quel posto, al genius di quel luogo.
Ed è in questo senso che anche in lui l'estetica fine a se stessa non prevale; non è il fine che guida il suo modo di fotografare ma solo un mezzo per raccontare.

avatarsenior
inviato il 14 Gennaio 2025 ore 16:49

Ghirri raccontava un'Italia quotidiana, frammentata, a volte anonima, attraverso una sensibilità poetica e personale
L'Italia viene raccontata con uno sguardo intimo e riflessivo, lontano dagli stereotipi monumentali, ma con un forte senso della storia e della memoria
Nei NT questo non c'è, evitano volutamente drammatizzazioni o manipolazioni emotive, l'approccio sistematico è volto a enfatizzare le somiglianze e differenze tra gli elementi del paesaggio puntando a un approccio OGGETTIVO.
Ghirri o comunque altri fotografi che hanno partecipato a viaggio in italia erano indubbiamente legato a un'oggettività.
Oltre le differenze citate in precedenza tra un paesaggio che si stava antropizzando e un paesaggio italiano che era già antropizzato da tempo

avatarsenior
inviato il 15 Gennaio 2025 ore 7:51

Vi ringrazio per aver reso la discussione interessante, per fortuna non è stata vista come inutile come da qualcuno espresso perchè ho aperto il topic alcuni anni fa

avatarsenior
inviato il 15 Gennaio 2025 ore 8:54

Una dei messaggi dei fotografi americani era appunto cercare di fare sparire l'autore dalla foto, non renderlo riconoscibile
Erano proprio per estirpare qualunque elemento non descrittivo.


Ovviamente concordo anche se qua se vogliamo citare un movimento fotografico mi viene in mente la "straight photography". I NT credo ne facciano sempre sempre parte, di sicuro hanno ulteriori peculiarità rispetto ai "pionieri" Stieglitz, Evans ecc.

avatarsenior
inviato il 15 Gennaio 2025 ore 8:57

Non spuntavano dal nulla, sicuramente continuano un discorso già aperto adattandosi al nuovo contesto ed è giusto sottolineare non solo l'influenza da loro avuta su autori successivi (molto grazie al successo della mostra), ma anche le influenze che hanno portato quegli autori a fare un certo tipo di "paesaggistica"

avatarsenior
inviato il 20 Gennaio 2025 ore 12:25

Segnalo qui un' intervista a Robert Adams in cui ci parla delle sue prime foto in California e nel Colorado l'American West dove la sua famiglia si era trasferita.
"Cominciai a scattare foto che non comprendevo in realtà, c'erano brutte cose ma, di tanto in tanto, c'era ancora una sorta di luminoso splendore su questo paesaggio degli errori e cominciai a capire che questa è una questione molto complicata, e questo risultava davvero interessante ... Potevi prendere foto di case suburbane prefabbricate, che erano per certi versi 'disumane' ma... erano come inondate da una luce di montagna che le trasformava in modi che non so descrivere a parole ma che in qualche maniera le salvavano"

americansuburbx.com/2019/03/robert-adams-landscape-of-mistakes.html
Queste parole a me sembrano rivelatrici di un modo diverso di leggere le fotografie dei New Topographers rispetto alle dichiarazioni di Baltz riportate da Matteo. Se posso esprimere un parere mi sembra che questa intervista a Adams, di anni successiva alla mostra, sia molto più sincera e rivelatrice rispetto alle roboanti dichiarazioni di Baltz che sembrano più dettate dalla necessità di provocare e porsi come in un manifesto ideologico necessariamente antitetico alle poetiche precedenti, il che riflette solo una verità parziale, perché come detto, non spuntavano dal nulla ed erano in un rapporto di odio/ammirazione per i paesaggisti che li avevano preceduti. Nel suo libro sulla bellezza in fotografia Robert Adams scrive apertamente del suo sentimento di frustrazione di fronte alle critiche che li accusavano di esporre foto "brutte", dichiara appunto di essere stato totalmente incompreso perché era sua convinzione di avere esposto e scattato foto "belle" anche dal punto di vista formale, non solo concettuale.

avatarsenior
inviato il 20 Gennaio 2025 ore 14:47

Questo me la ero perso : bellissimo post che qualcuno ha giustamente resuscitato.
Bravo Matteo.

avatarsenior
inviato il 21 Gennaio 2025 ore 11:23

mi piacerebbe riuscire a creare più discussioni trasversali come questa

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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