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Come migliorare nella fotografia


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avatarsupporter
inviato il 26 Settembre 2016 ore 3:36

Non c'è niente di rivoluzionario in quello che sto per scrivere, ma siccome come fotografo non sono nato con un particolare talento , qualcuno come me potrebbe essere interessato a capire come sono arrivato da zero fino a questo punto nel giro di qualche anno.
Mi scuso per la lunghezza, però è difficile essere utili con poche righe.
Prima di arrivare al metodo che ha funzionato per me, sono necessarie alcune premesse utili ad evitare false aspettative e a chiarire la terminologia che userò dopo.

Premessa 1: le fotografie sono illusioni.
Per loro natura le immagini sono messaggi di luce che usano il sistema visivo per irrompere nel cervello dell'osservatore suscitando memorie, emozioni, associazioni, sensazioni, forme, relazioni...
Qualunque trucco visivo è lecito per creare gli stimoli voluti (escludo il caso dei reportage e la fotografia scientifica dove la fedeltà diventa un fattore etico che limita la libertà creativa).
Anche il bravo paesaggista, dal quale ci si aspetta maggiore realismo, usa tutti i "trucchi" che conosce (luci all'ora giusta, colori, contrasti, posizione delle nuvole,…) per trasportarti nel luogo ripreso e per farti vivere emozioni come vento, luce , temperatura, profumo.
Sarebbe più corretto parlare di immagini più che di fotografie. Il digitale ha, infatti, ampliato enormemente le possibilità di elaborare le fotografie in postproduzione anche dopo che la luce è stata raccolta, consentendo di introdurre successivamente gli elementi che creano e rafforzano "l'illusione".
Ad esempio, in un commento ad una mia foto nella galleria, era stato (giustamente) detto: "Bella. Peccato che hai tagliato un piede". Qualche ora dopo ho postato una foto , uguale alla precedente, ma la posa delle gambe era modificata e il piede magicamente ricomparso.
Ormai è diventato difficile capire dove arriva la realtà e dove c'è costruzione a posteriori.
Altro esempio, sempre tra le poche foto che ho in galleria, è una di esse con una elemento la cui prospettiva è fortemente alterata. Eppure nessuno lo ha notato perchè è funzionale solo a guidare lo sguardo. In altri termini, è una guida visiva: ci scivoli sopra senza renderti conto.

Premessa 2: Perchè creare immagini fotografiche?
Per due ragioni primarie: ricordare e comunicare . Nel primo caso, l'immagine comunica qualcosa all'autore, nel secondo comunica a terzi. Lasciamo perdere il primo caso , che è soggettivo, anche se forse è il motivo principale per cui si fotografa oggi con i cellulari (ricordare).
La comunicazione verso altri è il vero scopo delle fotografie non occasionali, proprio come un quadro o un brano musicale sono la forma di comunicazione tra un pittore e un compositore e il mondo.
Le domande ora si ramificano: perché comunicare e cosa comunicare.
Il motivo può essere banalmente la ricerca del consenso (tipo "voglio andare in tv ed essere famoso" ;"voglio centomila like".) oppure l'urgenza di raccontare qualcosa di se o del proprio mondo creativo per condividerla. Non prendo neanche in considerazione il primo caso. Mi muovo nell'ipotesi che chi fotografa lo faccia per condividere qualcosa di se.
Cosa comunicare ? Qualunque cosa: un messaggio , una emozione, una sensazione, un concetto. Non ci sono limiti alla creatività.
Oltre a decidere cosa voglio comunicare, il messaggio deve essere comprensibile alle persone a cui mi rivolgo. Ci posso riuscire più o meno bene, in funzione della sintonia che riesco a creare ed anche da come il contenuto si sposa con la forma, cioè dal gioco di illusioni che fa giungere il messaggio in profondità.

Premessa 3: una buona foto (=una che comunica) è il risultato di un processo complesso, non di una semplice azione "punta e scatta". Può capitare occasionalmente di avere una buona foto da un "punta e scatta", ma la statistica non garantisce una qualità costante.
Quando si guarda una foto, si vede quindi il prodotto di tante azioni svolte dall'autore.
L'intero processo purtroppo non è raccontato dai soli parametri di scatto (EXIF). Non si vedono tutti gli esperimenti falliti che hanno preceduto quel risultato di successo. Inoltre ci possono essere diversi percorsi che producono uno stesso risultato .

Siccome vogliamo affrontare un miglioramento, bisogna definire una scala di livelli su cui progredire. Ne propongo una semplice: apprendista, artigiano, artista, genio.
Un apprendista non ha ancora definito quali messaggi vuole dare e non domina la forma, ma desidera imparare. Tende a raccontare se stesso con forme espressive semplici. Facebook e Instagram vengono invase quotidianamente da milioni di immagini consumate in fretta da pochi sguardi.
Un artigiano invece domina la forma, ma non necessariamente ha un proprio messaggio. Gli può essere fornito dal committente per un lavoro pagato(se è un professionista) oppure ispirato dalle opere del suo artista preferito (se è un amatore).
Un'artista, invece, oltre a dominare la forma, vuole comunicare il suo mondo e sa come scegliere la forma per creare sintonia con chi condivide la stessa visione.
Infine, il genio riesce a scegliere contenuto e forma come mai prima era stato fatto e li combina in modo da essere comprensibile da pubblico universale mantenendo questa comunicazione valida oltre le mode.
Sono tutti ruoli dignitosi, ma diversi.
In questa classificazione, non considero il successo economico, che viene da un terzo fattore indipendente: il senso degli affari. Si può essere geni e morire poveri, oppure modesti artigiani, ma fare una sacco di soldi.

Bene, iniziamo: il metodo per migliorare.
La premessa 1 ci dice che le foto sono illusioni, ergo devo conoscere quali fattori creano queste illusioni. Sono come le parole di un linguaggio: più ne conosco e più concetti potrò esprimere.
La premessa 2 invita ad una valutazione critica di me stesso, capire in che categoria sono e in quale categoria vorrei andare. Per migliorare devo agire sul messaggio che voglio comunicare, sul rapporto con la forma e sulla capacità di entrare in sintonia con tante persone.
La premessa 3 dice che devo dotarmi di un processo di produzione che mi permetta di realizzare tutte le foto che mi vengono in testa con un livello di qualità e una efficienza più alte possibile.
Tirando la somma, il metodo di miglioramento deve agire su tutti e tre gli elementi, che sono completamente diversi. Il metodo di miglioramento si dovrà necessariamente dividere in tre separati percorsi che si allineano continuamente e progrediscono insieme.
Se miglioro la forma, ma non il contenuto, avrò un risultato buono "formalmente", ma che non comunica nulla . Se ho delle idee creative, ma poca tecnica, avrò sprecato una occasione di presentare bene un messaggio interessante. Se non ho un processo di produzione solido, perderò ogni volta tanto tempo e la qualità dei risultati sarà incostante.

Come migliorare la forma.
Questo aspetto si impara alle scuole d'arte o con i metodi dell'arte figurativa. Le tecniche sono tantissime a seconda di quale illusione/suggestione si vuole creare. Si può agire su ritaglio, proporzioni, prospettiva, rapporto tra gli elementi dell'immagine, posa , luce /ombra, colori, sfuocatura, punto di vista, sfondi e tante altre cose. Tema troppo complesso per un post che è già biblico.
La buona notizia è che questo tema è affrontato da centinaia di anni ed ampiamente discusso sul web.
Il consiglio pratico che dò è di selezionare alcuni immagini che ci attraggono e poi "smontarle", cioè analizzare tutti gli elementi che la compongono: punto di vista, prospettiva, luci, colori, rapporti tra gli elementi, pose, espressioni del viso , capelli.... Tutti questi elementi vanno annotati . La lista servirà per la costruzione del processo realizzativo (vedi dopo).
Un consiglio per me utilissimo è il seguente: imparare lo "sguardo cosciente". Spiego meglio: quando si guarda una immagine, gli occhi non stanno fermi, ma si muovono in continuazione. Quando si fermano è perché non trovano più nulla di interessante (si annoiano) e sono pronti per un'altra immagine. Questi movimenti non sono del tutto liberi, ma determinati dai meccanismi della visione. Si guardano le cose luminose, poi quelle contrastate, poi i dettagli , poi le linee, si sbatte sulla cornice , poi si ritorna a cercare qualcosa nella zone luminose e via con cicli simili. Un po' come una mosca che vola. Ad ogni pausa tra gli spostamenti, il cervello registra qualcosa che concorre a formare la percezione in testa.
Lo sguardo cosciente è la capacità di lasciare liberi i propri occhi di muoversi, ma allo stesso tempo di essere coscienti di quello che stanno guardando e di come si spostano.
Non è difficile e riuscirci permette di intuire e prevedere cosa la gente guarderà della foto, l'ordine con cui lo farà, il tempo che vi dedicherà. Ovviamente con approssimazione.
Lo sguardo cosciente aiuta molto nello scomporre un'immagine che funziona e capire perché la si guarda volentieri e non si scappa via dopo due secondi.
Un altro suggerimento è quello di non selezionare ed elaborare le foto subito dopo averle fatte. Una attività molto difficile per un fotografo è di separare l'esperienza dello scatto (la memoria del momento) dalla foto. E' difficile per chi ha fatto una foto, vederla come se fosse la prima volta.
Una foto selezionata rivista dopo 10 giorni può sembrare meno attraente di una che si era inizialmente scartata.
Il mio parere personale è che può essere utile anche guardare la foto rimpicciolita e non solo a schermo pieno. Una foto deve avere delle caratteristiche per cui, anche rimpiccolita, mantiene i macro elementi che la rendono interessante. Se così non è, vuol dire che in quella foto c'è troppo dettaglio e le manca l'elemento principale .

Migliorare la comunicazione
Questa è l'area dove è più difficile dare consigli.
Ci sono tante situazione diverse: "non ho niente da dire; ho troppe cose in testa e non so cosa scegliere; ho una cosa precisa che vorrei dire, ma non so darle forma; il mio messaggio non arriva….".
Il metodo che per me ha funzionato è stato quello di cercare sul web gli autori che mi piacevano. Sottolineo "gli autori" non le "foto". Mi sono fatto delle raccolte (es.: usando Pinterest o scaricandole) e poi ho cercato di assorbire il loro modo di comunicare.
Il messaggio e lo stile comunicativo possono anche evolvere nel tempo. Mi capita di rielaborare completamente un'immagine dopo diversi mesi dallo scatto, cambiandole completamente il "mood" (es.: da gioiosa a drammatica).
Può essere utile avere diversi "progetti", cioè temi personali . Uso le collezioni di Lightroom per raccogliere le foto che mi sembrano coerenti con un tema. All'inizio lo facevo a posteriori. Una volta che le collezioni hanno cominciato a formarsi, è diventato più facile ricordarsene quando sono sul set e quindi catturare una immagine per un certo tema.
Quindi i progetti, non vanno visti come una forzatura, ma come una modo per dare ordine/organizzazione alle foto.

Migliorare il processo produttivo
Questa è la parte più facile: ci sono corsi, workshop, tutorial ovunque.
Per fare una analogia, è come imparare a guidare l'auto. Ci sono le scuole guida per questo, e poi si migliora guidando ogni giorno.
Se invece ci si aspetta che questi canali formativi insegnino a diventare bravi a comunicare artisticamente, si resta delusi.
Nel tipo di fotografia che faccio più spesso (glam e boudoir), ogni scatto è in realtà una sequenza di scatti con affinamento progressivo fino a che mi avvicino a quello che voglio.
E' stato utile imparare a collegare un intervento al suo effetto sull'immagine. Si può intervenire sulla posa, sulle luci, sugli sfondi, insomma tutti i fattori. Bisogna imparare a prevedere cosa succede facendo una modifica nel set e questo lo si apprende con l'insegnamento e l'esperienza.
Sul piano pratico, dividerei il processo in tre parti: progettazione/previsualizzazione, sessione fotografica e sessione di post processing.
1.La previsualizzazione è fondamentale perché stabilisce il risultato da raggiungere. Spesso mi porto delle collezioni di foto, soprattutto non mie, come esempi da condividere con la modella. Poi supervisiono la location e decido il piano di lavoro in base al tempo a disposizione.
2. Inizio a scattare, e correggo/modifico progressivamente tutto ciò che non corrisponde a quanto si era previsualizzato (luci, posa, sfondo, punto di vista, angolo di ripresa, ecc).
3. La postproduzione può essere limitata ad interventi globali (bianchi, neri, bilanciamento bianco) oppure può intervenire localmente sulle forme, sull'aggiunta di parti di immagini provenienti da diversi scatti, e su tutti gli altri elementi creativi ed artistici (es.: tonalità).
Per i passi 2 e 3 ci sono molti tutorial su youtube.

Considerazioni sulla strumentazione.
Le mie priorità si sono modificate nel tempo: ho iniziato spendendo per i corpi, poi sugli strumenti di postproduzione (computer, monitor, colorimetri, programmi), poi mi sono spostato sugli obiettivi, poi sulle luci (flash e modificatori) e infine sui soggetti (modelle e location).
Questo percorso dipende certamente del tipo di fotografia che pratico. Per altri tipi le priorità potrebbero essere diverse.
In ogni caso, non esiste uno strumento migliore o peggiore in senso assoluto, ma è tutto relativo a quello serve per i propri scopi e ai soldi a disposizione.
Il discorso è diverso per i collezionisti. Per un collezionista una fotocamera o un obiettivo hanno un valore in sé, che prescinde dall'uso. Può essere legato alla sua storia, se un oggetto vecchio, o al suo potenziale se è un oggetto nuovo.

Conclusioni
1) tutti possono diventare bravi artigiani della fotografia, esattamente come tutti possono suonare uno strumento. Basta avere metodo ed esercitarsi.
2) La critica competente e costruttiva è un grande acceleratore per il miglioramento perché apre gli occhi e può intervenire su tutti e tre gli ambiti.
3) Il miglioramento non ammette pigrizia. Come per imparare a suonare bisogna ascoltare musica ed esercitarsi, anche nella fotografia bisogna guardare tante immagini, analizzarle e provare e rifarle.

user52615
avatar
inviato il 26 Settembre 2016 ore 9:43

Letto tutto d'un fiato! Eeeek!!!
Al momento ti ringrazio per l'impegno e la generosità dimostrata. Lo rileggerò con più calma e attenzione e, se necessario, ti chiederò chiarimenti.

Ciao e buona giornata Sorriso

avatarsupporter
inviato il 26 Settembre 2016 ore 10:37

Chiedi pure. Se ho le risposte ti risponderò volentieri.

avatarjunior
inviato il 26 Settembre 2016 ore 21:02

Grazie per l'articolo, oggi sono uscito a fotografare tenendo a mente i tuoi consigli e i miglioramenti li ho visti.. piccolI piccoli perché la base è ancora molto grezza e la strada x diventare artigiano lunghissima!! Sorriso

avatarsupporter
inviato il 26 Settembre 2016 ore 22:54

Ottimo, persevera e vedrai che migliori.
Se hai domande o anche esperienze da condividere in questo processo, scrivi pure.

Colgo l'occasione per aggiungere un cosa che mi sono dimenticato: quando fate una foto sbagliata, dove l'errore è chiaro (manca di messaggio, soggetto mancante, errore di punto di ripresa...), non la buttate. La collezione dei "migliori errori", intesa come quei casi in cui l'errore è chiaro, può essere utile in futuro.
Esempio: se fotografo una modella e tra gli scatti che faccio ce ne sono alcuni dove la prendo dal suo lato peggiore del viso, o da un punto di vista che ne peggiora le forme, la conservo. Se dopo uno o due anni, mi capita di rincontrarla, velocemente ripasso gli errori commessi e cerco di non ripeterli.

avatarsenior
inviato il 27 Settembre 2016 ore 10:33

letto velocemente perchè sto uscendo e per colpa tua sono in ritardoMrGreen...segnalibro inserito
intanto grazie
saluti, Tiziano

avatarsenior
inviato il 27 Settembre 2016 ore 10:58

Beh,grazie.
Grazie per la tua attenta e lucida analisi sul processo fotografico,grazie per la capacità che hai avuto nel cercare di spiegare in parole semplici,concetti molto complessi che sono l' essenza del fotografare.
Mi complimento per i tuoi lavori,si vede benissimo che la mano é una mano allenata e attenta,bravo,seguo con interesse sperando che nel mio zuccone entri qualcosa;-)

avatarsupporter
inviato il 27 Settembre 2016 ore 11:50

MrGreen
Spero che siano le base per scambiare informazioni ed esperienze con un linguaggio condiviso, perchè tutti qui hanno cominciato che non sapevano fotografare. Con questo non intendo "non sapevano usare la fotocamera", che è ovvio.
Io ho imparato a fare il framing molto dopo aver imparato ad usare la fotocamera. Anni dopo.

Credo che ci sia un elemento su cui tutti partiamo pari: la fantasia o creatività. Anche uno che non sa usare la fotocamera può avere una idea geniale. Saperla esprimere non è semplice e si impara.
Inoltre, avrete fatto caso che in quello che stiamo trattando qui, non si vedono aspetti tecnologici?
A me piacciono gli aspetti tecnologici e strumentali (il mio vero lavoro è in quel settore), ma penso sia utile bilanciare nel forum la dominanza di commenti sugli strumenti rispetto a quelli sui risultati.
Si potrebbe pensare "i risultati sono nelle gallerie, davanti agli occhi di tutti", ma i commenti non analizzano. Spesso si limitano ad un "bravo", "bella". Raramente si entra nel processo di realizzazione.

Buona luce a tutti.

avatarsenior
inviato il 28 Settembre 2016 ore 13:03

Peccato che la discussione non abbia avuto tanto successo, seppure i tuoi consigli siano molto preziosi.
Probabilmente se avessi scritto nel titolo: Come migliorare nella fotografia con la nuova Canon 5D mark IV, sarebbe stato un successone... MrGreen
Ma del resto se tutti i fotografi si interessassero di questi argomenti non ci sarebbero tante foto mediocri o scadenti.
Ormai a distanza di tanti anni dal passaggio pellicola/digitale ancora ci sono molti contrari alla postproduzione, che a mio parere è una mentalità che preclude qualsiasi progresso. Questo perché almeno a posteriori bisognerebbe fare un lavoro di analisi e riflessione sull'immagine a 360°. Io iniziai a digitalizzare le mie diapositive proprio per questo motivo, oltre che per ottenere colori e contrasto a livello professionale.

Mi viene in mente questa immagine



che col discorso c'entra nel senso che per molti le loro foto sono perfette sin dall'inizio, anche se sono qualitativamente al livello di una Lada.
Detto questo, non è che basti postprodurre l'immagine per migliorarsi come fotografi. Concordo che ci vuole un impegno che non ammette pigrizia e una concentrazione, una focalizzazione sul tema che si tende a smarrire. Infatti gran parte dei concetti che hai indicato li avevo fatti miei quando ho iniziato a fotografare seriamente, poi ho perso quella determinazione e anche il livello non ha fatto grandi progressi. Se si vuole migliorare, come in tutto, ci vuole dedizione, allenamento, fatica, studio e ricerca. Pensare di migliorare solo con la pratica è follia.
Per questo il tuo post sarebbe da stampare e tenere sempre vicino perché anche per chi già sa queste cose spesso si tende a dimenticarsele o essere pigri e trascurarle.
Da poco sono intervenuto in un tuo post dove ti lamentavi di diverse foto nelle gallerie del forum, ti ho detto che io le censuro semplicemente non guardandole. In effetti io ne reggo poche e mi stanca guardare molte foto tanto per guardarle, ma ora capisco che per te è un opera anche di ricerca e perfezionamento. Anche io lo faccio quando mi interessa prendere ispirazione per qualcosa e cerco riferimenti. Azz, quando li cerchi non li trovi mai...Triste .
Ma una cosa non ho capito del tuo discorso, perché prendi a riferimento un autore e non le foto? Un autore con la sua opera nel complesso può commettere tanti errori di coerenza, non è meglio riferirsi direttamente alle immagini che per noi sono d'esempio?




user52615
avatar
inviato il 29 Settembre 2016 ore 8:45

A me piacciono gli aspetti tecnologici e strumentali (il mio vero lavoro è in quel settore), ma penso sia utile bilanciare nel forum la dominanza di commenti sugli strumenti rispetto a quelli sui risultati.


Viene spontaneo chiedersi se è nato prima l'uovo o la gallina. MrGreen

Mi spiego meglio, osservando il comportamento dei fotografanti sul web, si potrebbe supporre che siano "naturalmente" portati a concentrarsi sull'attrezzatura invece che sui risultati, come se un pittore si concentrasse sul pennello invece che sul dipinto che intende realizzare, oppure uno scrittore dedicasse più attenzione a scegliere la penna, o la tastiera, invece che ai contenuti dell'opera che sta scrivendo.

Perchè c'è questo atteggiamento generalizzato da parte dei fotografanti, mentre è completamente assente in altri ambienti come, ad esempio, quelli appena citati?

Quale ruolo hanno i media, forum inclusi, nell'orientare l'interesse dei fotografanti/consumatori?
Nella comunicazione di costoro è costantemente presente l'illusione che il mezzo tecnologico rappresenti la via maestra per migliorare le proprie foto. Questo genere di comunicazione rivolta ad un target costituito principalmente da hobbisti, con scarsa o inesistente cultura delle arti figurative, salvo rare eccezioni, ha come effetto principale quello di indurli a acquistare attrezzature, inducendo in loro persino comportamenti patologici quali gli acquisti compulsivi.

Nel contempo timidi threads come ad esempio Come migliorare le proprie foto? o Ritratto con luce naturale in interni , divengono oggetto di attacchi da parte dei mobbers preposti che, con vari nick di servizio, inquinano i threads con le conseguenze che tutti conosciamo.

Si potrebbe entrare nel merito di quanto sia premiante una politica del genere, ma andremmo OT.

Concordo con te quando dici che sarebbe ora di bilanciare gli argomenti relativi alle attrezzature, con quelli relativi alla cultura fotografica. Anche perchè i vari serpentoni di 4,5,6 threads, pieni di nulla, sul nuovo modello appena annunciato, lasciano soltanto perplessi e sconcertati. Triste Cool

Viene spontaneo chiedersi: ma sono questi gli "artisti" del mondo fotoamatoriale? Eeeek!!!
Beh... fortunatamente c'è anche una minoranza più attenta ai risultati piuttosto che alle attrezzature. Sorriso

avatarsupporter
inviato il 29 Settembre 2016 ore 10:57

@windof
Lada....MrGreenMrGreenMrGreen
Non ho capito dove ho fatto riferimento all'autore. Mi focalizzi sul punto dove ne ho parlato e che non ti spieghi?

@Balalaika
Beh,non è vero che negli altri settori non si parla di strumenti. I pittori parlano da sempre di tecniche, strumenti, colori ecc. come i musicisti, o i cuochi... Anzi, come i fotografi, tendono a parlare di quello per non entrare sulla questione artistica di cui sono molto gelosi e dove entrano scelte personali.

Vedo invece che hai colto un punto interessante: il cambiamento di business model .
Questo elemento, secondo me ,avrà un impatto devastante sul gusto estetico.
Mi spiego.
In passato "il successo" veniva decretato da chi commissionava l'opera e della risposta qualificata. In parte anche dalla popolare, che era molto meno ignorante di come si poteva pensare (passava molto più tempo davanti ad una opera da come faccia oggi il consumatore medio di immagini).
oggi invece, il successo dipende da un fattore indiretto: il traffico prodotto da una o più immagini e la pubblicità indotta. I business model classici (vendita di immagini, prestazione tipo matrimonio) diventano sempre meno redditizie, specie se non altamente qualificate.
La presenza di fattori retributivi secondari prima non esisteva, o meglio, c'era anche prima (la gente che andava in una chiesa a vedere una opera portava anche un indotto economico), ma ora con il web è spaventosamente più influente.
In pratica: supponiamo che Juza o FB o Instagram introducano un filtro forte sulle immagini, selezionando solo quelle "buone" secondo una commissione di editor esperti. Questo facilmente ridurrebbe il numero di utenti attivi, che sarebbero poco interessati visto che le loro foto vengono filtrate. Calerebbero gli introiti immediatamente.
Infatti questi siti non filtrano, o filtrano meno che possono.
Vale anche per i video: pensa ai blogger su Youtube che fanno i pagliacci e hai video "buoni" su vimeo. Un abisso in termini di ricavi.
Questo non può non influenzare il gusto estetico, specie delle nuove generazioni che in un museo non ci hanno mai messo piede e mai ce lo metteranno.

La versione intermedia tra passato e presente potrebbero essere i servizi di microstock, tanto di moda qualche anno fa. C'è chi ci ha fatto (e ci fa ancora) soldi a palate. Anche quelli hanno cambiano il gusto estetico, favorendo tutta una serie di immagine adatte ai web designer (immagini markettare).

Insomma, il legame tra modello di business e arte è sempre esistito e ha sempre influenzato anche la forma dell'arte.
Oggi che i modelli cambiano in continuazione,il tema è ancora più delicato.
La marea di selfie non avrà alcun effetto sui canoni per il ritratto? Ne dubito


user52615
avatar
inviato il 29 Settembre 2016 ore 12:10

Beh,non è vero che negli altri settori non si parla di strumenti.

... i fotografi, tendono a parlare di quello per non entrare sulla questione artistica di cui sono molto gelosi e dove entrano scelte personali.


No, ti prego!
Nella maggior parte dei casi, non tutti ovviamente, evitano la "questione artistica" perchè non saprebbero cosa dire. Basta leggere i commenti alle foto per capirlo. D'altra parte oggi uno strumento fotografico, telefonini inclusi, è in mano a quasi tutti, mentre la cultura fotografica non ha avuto altrettanta diffusione.

Vedo invece che hai colto un punto interessante: il cambiamento di business model .

Più che di "business model", per la vendita di foto e/o servizi, mi riferivo al ruolo dei media nell'orientare l'attenzione e gli interessi dei fotografanti verso l'attrezzatura, tralasciando e/o penalizzando, invece, la cultura fotografica.

In altre parole assomigliano sempre più alle bancarelle piuttosto che agli atenei. MrGreen


avatarsupporter
inviato il 29 Settembre 2016 ore 14:21

Sul secondo punto hai ragione, ma è abbastanza naturale che sia così: è più facile parlare di attrezzature. Cambiano in continuazione e quindi "è facile" rinfrescare i contenuti dei siti e dare un motivo per tornare (tasso di ritorno).
E poi la gente ama le battaglie.
Dpreview, sito che probabilmente conosci, uno dei più noti al mondo per il tema delle attrezzatura fotografiche, è spesso criticato per una deriva "pubblicitaria" nata dopo che è stato acquistato da Amazon. Cercano di stare "indipendenti" (anche perchè negli States ci sono norme severe contro la pubblicità occulta), ma non è facile.
Ad esempio, hanno introdotto una sezione relativa agli smartphone che ha fatto gridare allo scandalo.
Ti immagini che succederebbe con i "duri e puri" se Juza aprisse una sezione smartphone?
La realtà è che oggi, smartphone, droni, camere 3D eccetera sono comunque mezzi espressivi che usano le immagini.
Non sorprende che sia molto più facile avere audience parlando di questi piuttosto che contenuto o linguaggio artistico.
Sono rimasti solo i siti che mostrano foto e basta, a mantenere quel ruolo (es.:35mm.ru, 500px.com), però sono solo gallerie, la componente "forum" è minima. Dove ci sono i forum, la deriva verso le attrezzature e le battaglie è necessaria per tenere il traffico alto, che è la linfa vitale dei siti.

avatarsenior
inviato il 29 Settembre 2016 ore 15:03

conclusioni
1) tutti possono diventare bravi artigiani della fotografia, esattamente come tutti possono suonare uno strumento. Basta avere metodo ed esercitarsi.
2) La critica competente e costruttiva è un grande acceleratore per il miglioramento perché apre gli occhi e può intervenire su tutti e tre gli ambiti.
3) Il miglioramento non ammette pigrizia. Come per imparare a suonare bisogna ascoltare musica ed esercitarsi, anche nella fotografia bisogna guardare tante immagini, analizzarle e provare e rifarle.


Un buon articolo.
personalmente penso che il traguardo a cui ognuno dovrebbe tendere è quello di trovare un proprio stile fotografico.
Al di là della "categoria" di appartenenza.

avatarsupporter
inviato il 29 Settembre 2016 ore 15:33

Un buon articolo.

Detto da uno che fa foto come quelle che vedo nella tua galleria, mi fa davvero piacere.
Sulla coerenza di stile sono d'accordo. Mi piacciono quelli che hanno gallerie coerenti e non dispersive. Si vedono foto migliori.
Penso che sia più proficuo lavorare focalizzati in una direzione piuttosto che a 360°. E' più semplice misurare i propri progressi.
Magari è ragionevole "gironzolare" all'inizio, quando non si è ancora razionalizzato il proprio interesse prevalente.
Io l'ho presa larga: sono partito dall'astrofotografia, che praticavo da ragazzo, e ora sono finito su altri tipi di stelle.

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