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filosofia del ritocco


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avatarjunior
inviato il 15 Ottobre 2014 ore 21:39

ciao a tutti,
da poco mi sono avvicinato nuovamente alla fotografia, dopo una lunga pausa di riflessione dopo aver abbandonato le mie care reflex a pellicola. Per me, lo scatto di una foto era il momento finale dopo lunghi ragionamenti, anche per il costo che avevano la pellicola e lo sviluppo. Ora,con il digitale, si scatta più "tranquilli", avendo l'ancora di salvataggio della PP.
La mia domanda è questa:come vivete voi il fotoritocco, le correzzioni, le modifiche? E' un'operazione da fare "a prescindere", sempre e comunque, oppure è un'opportunità in più che si possiede solo per alcuni scatti particolari?
Ancora: il binomio FOTO DIGITALE= POSTPRODUZIONE è assoluto, oppure esistono ancora le foto belle, che pubblicate, fedeli allo scatto originario?
Da quello che mi sembra di aver capito, le foto splendide che ammiro qua sopra sono tutte, più o meno, corrette in PP. Sbaglio?
Complimenti per il sito, e per i grandi maestri che si trovano, da cui quotidianamente imparo qualcosa.
Ciao a tutti
Beppe

avatarsenior
inviato il 15 Ottobre 2014 ore 22:09

Rispondo per primo.
Quando scatto, scatto tanto, molti scatti per ogni soggetto.
Poi seleziono in maniera brutale, e tengo solo ciò che vale la pena "sviluppare" e portare al suo massimo.
Scatto sempre in RAW, sviluppo e poi ritocco.
Ritocco tutti gli scatti che ritengo validi, e cerco di portarli alla mia "idea" di ciò che ho fotografato: il classico lavoro di WB, curve, livelli, tonalità ecc, poi a me piacciono le foto senza elementi di disturbo, ma se non ho potuto tenerli fuori dall'inquadratura, li rimuovo in post, se ho sbagliato una esposizione, oppure non avevo il treppiede per fare due scatti, uno per le luci ed uno per le ombre, svilupppo due volte lo stesso scatto e lo faccio a mano ...

Insomma, per me , il ritocco, anche pesante, è lecito.
Del resto provengo dal disegno, dove TUTTO è lecito.

avatarsenior
inviato il 15 Ottobre 2014 ore 22:13

È sbagliato il concetto Beppe, quando dici "corrette in postproduzione". In post dovresti sviluppare il raw, che essendo appunto ancora grezzo, non ha nulla da correggere.

user33346
avatar
inviato il 15 Ottobre 2014 ore 22:19

provengo anch'io dalla pellicola quando lo scatto si previsualizzava..
oggi faccio lo stesso e quindi scatto poco cercando di farlo bene
la post produzione è necessaria cosi come lo era la camera oscura in analogico
poche e semplici modifiche senza stravolgimenti particolari
noto che con il digitale è difficile tirare fuori un file accettabile direttamente in macchina
occorre una luce perfetta e forse neanche basta sopratutto se si scatta in raw
credo sia una caratteristica propria dei sensori digitali

avatarsenior
inviato il 15 Ottobre 2014 ore 22:22

... il binomio FOTO DIGITALE= POSTPRODUZIONE è assoluto, oppure esistono ancora le foto belle, che pubblicate, fedeli allo scatto originario?...


Il binomio FOTO DIGITALE= POSTPRODUZIONE è consigliabile se non altro perché è meglio scattare in RAW.

Ciò implica un minimo di trasformazione tramite computer senza alterare l'immagine catturata dalla macchina, che nel caso si scatti direttamente nel formato JPG non è ottimale.

Inoltre, il vero vantaggio del digitale (oltre al risparmio), risiede nella possibilità di recuperare scatti sovra o sotto esposti anche solo in alcune zone dell'immagine molto più facilmente di quanto avveniva in analogico, e di gestire in modo ottimale le varie differenze di fonti luminose naturale/artificiale (temperatura colore) e altre cose del genere.


avatarsenior
inviato il 15 Ottobre 2014 ore 22:54

Io scatto raw+JPEG.
La maggior parte delle foto le tengo buone come JPEG in macchina, coi giusti settaggi di picture control.
E se stampo vado al massimo al formato a4.
Gli scatti che mi piacciono in particolar modo o per ingrandimenti fino al 100x70 invece li postproduco.
Mi è capitato di post produrre alcuni scatti perché il JPEG non mi soddisfa va..
Tieni conto però che le mie pretese sono modeste.

avatarsenior
inviato il 15 Ottobre 2014 ore 23:34

90% Raw.
Tutti gli scatti di lavoro preferisco studiarmeli. In qualunque caso se gli scatti Raw non hanno bisogno di PP, o dove non necessariamente richiedono perfezione, in pochi secondi sono tutti in JPG con Instant JPEG.

avatarsenior
inviato il 16 Ottobre 2014 ore 0:35

La domanda non è molto precisa.... anche in analogico al momento di stampare si potevano correggere alcuni parametri, come la luminosità, il contrasto, eventualmente qualche mascheratura al cielo troppo chiaro, ecc.
Con il digitale mi comporto alla stessa maniera, compongo e mi studio lo scatto prima di farlo, raramente faccio più di uno scatto per foto, ed in PP mi limito a mettere a punto la luminosità, il contrasto e la saturazione dei colori.
Questo nelle foto "normali".... se poi voglio farne qualcuna creativa, allora ci perdo un bel po' più di tempo, e per me è questo il vantaggio del digitale, la cretività.
Altro vantaggio è di non doversi rivolgere ai laboratori che ti massacrano le foto MrGreen

avatarsenior
inviato il 16 Ottobre 2014 ore 7:09

Fireshoot ha fatto una precisazione, giustissimo a mio parere, quando cita scatti di lavoro..
Io ho esposto la mia filosofia come scatti amatoriali, molto amatoriali.
Ringrazio ad ogni modo fireshoot per aver indicato instant JPEG che non conoscevo, grazie

avatarjunior
inviato il 16 Ottobre 2014 ore 8:11

FOTO DIGITALE= POSTPRODUZIONE

Bisognerebbe capire cosa significa.
Se prelevi il RAW dallo scatto, lo devi per forza passare attraverso un software (io uso ACR = Adobe Camera RAW), per renderlo "visualizzabile". In genere questa fase si chiama "sviluppo" del RAW. Non si può prescindere da questo passaggio, perché il file RAW prodotto dalla fotocamera non è una immagine "visibile". Durante questo passaggio si definiscono diversi parametri, come la temperatura di colore, ma anche la luminosità e il contrasto, l'apertura delle ombre o la chiusura delle alte luci, o tutto quello che vuoi tu. Diciamo che "assomiglia" a quello che facevi dentro la tank di sviluppo col negativo, e a quello che facevi sotto l'ingranditore in fase di stampa, ma con un controllo infinitamente maggiore sui risultati.

E se prelevi il JPG?
E' la stessa identica cosa, solo che deleghi a uno o più igegneri giapponesi il tipo e l'intensità degli interventi su temperatura di colore, luminosità, contrasto, apertura delle ombre o chiusura delle alte luci etc... Sono quegli ingegneri giapponesi che hanno scritto il pezzo di software interno alla fotocamera, che converte il RAW in JPG esattamente come farebbe il software di sviluppo esterno (ACR) che potresti usare tu, ma in questo caso deleghi altri a definire i parametri di sviluppo. Puoi solo scegliere tra una serie di pacchetti preconfezionati: i picture style.

Poi il risultato dello sviluppo puoi manipolarlo come vuoi con una serie di software (in genere Lightromm o Photoshop) per "rivoltarlo come un calzino", se ne hai voglia, tempo e se questo ti aiuta ad esprimere ciò che vuoi trasmettere con il tuo scatto.

E allora, se per postproduzione si intende anche la fase che ho chiamato "sviluppo", FOTO DIGITALE= POSTPRODUZIONE è la stessa cosa che FOTO ANALOGICA = CHIMICA, visto che, come la chimica è necessaria per ottenere una immagine dalla pellicola, così del software (vogliamo chiamarlo postproduzione?) è necessario per ottenere una immagine dall'insieme di bit che costituiscono il prodotto del sensore digitale (ciò che viene chiamato comunemente file RAW)

In tutto il discorso ho tenuto fuori considerazioni diverse, come il fattore tempo, che in certi casi può essere determinante per farti scegliere di delegare all'ingegnere giapponese la conversione del tuo scatto in JPG. Prendi per esempio il reporter che deve inviare al giornale l'immagine quasi nello stesso istante in cui la scatta, o più semplicemente il caso di foto per le quali non è richiesta la massima qualità del risutato, magari perché sono solo foto ricordo di qualche momento particolare, e non hai voglia di passare un pomeriggio a svilupparle "a mano".

avatarjunior
inviato il 16 Ottobre 2014 ore 8:25

Ringrazio davvero tutti per la chiarezza. Piano piano....mi schiarisco le idee.
Ciao

avatarsenior
inviato il 16 Ottobre 2014 ore 8:35

La tua macchina scatta in raw comunque. La conversione in jpeg o la fai tu o la fa lei a tua insaputa con una procedura standard che il tecnico della marca ha programmato.
Quindi la foto fedele....e' un mito.
Poi bisogna capirsi, posso decidere di stavolgere una foto o di riportarla esattamente alla scena come io la ricordo. Ma lo decido io, si tratta di interpretazione che oggi il digitale permette a tutti e che una volta era appannaggio di pochi.


E allora, se per postproduzione si intende anche la fase che ho chiamato "sviluppo", FOTO DIGITALE= POSTPRODUZIONE è la stessa cosa che FOTO ANALOGICA = CHIMICA


...appunto.

user34391
avatar
inviato il 16 Ottobre 2014 ore 9:32

Ciao, prima di scoprire la fotografia ( intesa come passione e studio...) qualche anno fa, io pensavo che le foto digitali fossero ritoccate, mentre quelle che venivano da sviluppo analogico no....bastava stampare...
Ho scoperto che non è affatto così... anche la fotografia analogica, in fase di sviluppo, conosceva sia i procedimenti di fotoritocco più semplice ( come schermatura, bruciatura, lavoro su singole aree della pellicola per evidenziare il contrasto ecc) che operazioni più complesse ( fusione di due scatti o per problemi di esposizione terra/cielo, o per inserire alcuni elementi che non erano presenti , è famosa una foto che ritrae Albert Schweitzer nella quale si vede una sega a mano che era in origine presa da un altro scatto....).. ebbene, nel digitale si possono fare esattamente le stesse cose...solo che mentre prima era il laboratorio di stampa che doveva farle, adesso è il fotografo stesso che può decidere se e come operare....
tieni presente anche che mentre la pellicola rispondeva meglio alla luce, riuscendo a riprendere senza zone molto bruciate anche situazioni in controluce, il digitale è molto meno flessibile e necessita quasi sempre di regolazioni in post produzione...
un caro saluto :-P

avatarsenior
inviato il 16 Ottobre 2014 ore 9:32

esistono ancora le foto belle, che pubblicate, fedeli allo scatto originario?

Lo scatto originario semplicemente non esiste, come dice Max "è un mito", che abbiamo ereditato dalla fotografia argentica (volgarmente chiamata analogica, per contrapposizione a quella digitale).

Parlare di fotografia oggi implica parlare di tecnologia e di matematica. La "fotografia" per come la vediamo è ormai un insieme di dati numerici, per cui dobbiamo sempre considerare "postprodotta" qualsiasi immagine che vediamo e che proviene da una camera digitale. Le stesse immagini in jpg che escono dalla macchina fotografica non sono altro che file elaborati dal software interno alla macchina! ;-)

Salvo che tu sia un professionista che scatta a bordo campo durante gli eventi sportivi e ha bisogno di mandare in redazione le foto il più presto possibile, fotografare in jpg con una reflex digitale significa ridurne l'utilizzo a quello di una modesta compattina, altrimenti lo scatto in RAW sarebbe da preferire sempre. Attenzione: non ci sarebbe niente di male nell'una o nell'altra scelta, purchè si tratti, appunto, di una scelta consapevole!;-)
Ai tempi della fotografia argentica equivaleva all'utilizzo di una Polaroid contro il bn sviluppato in proprio, sono due scuole di pensiero diametralmente opposte, ognuna con i suoi maestri, ad es. Galimberti ha fatto della polaroid il suo personalissimo marchio di fabbrica mentre Ansel Adams, maestro della fotografia analogica, rimarcava il concetto di interpretazione fotografica. Affermava che un suo scatto, per quanto apprezzato come una fotografia "naturalistica" non rappresentava necessariamente il soggetto fotografato. Davanti ad un emozionante panorama, lui poteva scegliere quale interpretazione dare seguendo le emozioni provate di fronte a tale vista. Con la stampa (oggi la post produzione - ndr) poteva scegliere quindi un maggior o minore contrasto, una intensità maggiore dei neri, una ricchezza incredibile nei bianchi e così via.




Nella foto si vede il maestro Ansel Adams davanti a due scatti uguali e diversi allo stesso tempo: quello a sinistra di chi guarda è il risultato ottenuto con uno sviluppo "neutrale" del negativo della foto, quello a destra (più scuro e celebre) è invece stato post prodotto in modo stupefacente in camera oscura. La foto si chiama "Moonrise", ed è stata stampata alla fine degli anni '70.;-)

A proposito della "filosofia del ritocco", sulla controversia etica dell'utilizzo della post produzione nei propri scatti ti segnalo invece lo statuto artistico di Marc Adamus che, secondo me, ha saputo sintetizzare molto bene perchè sia legittimo farlo e fino a che punto.

avatarsenior
inviato il 16 Ottobre 2014 ore 9:45

Certo che Marc Adamus che parla di Etica fotografica, sopratutto viste le sue ultime produzioni... mah...

Comunque sinetizziamo così.. Si faceva anche a pellicola, ma prima ci riuscivano in pochissimi e il signore qui sopra ne era maestro indiscusso. Adesso basta spostare un pò di cursori su un programma et voilà, tutti ne siamo capaci. La tecnologia ci aiuta così tanto che non servono più gli Ansel Adams, i primi a capirlo sono stati i Marcus Adamus e adesso ci riusciamo (quasi) tutti. La fotografia è profondamente cambiata,è molto più facile e richiede molte meno conoscenze tecniche ripetto a prima. Rimane la parte artistica, ma quella è questione di talento ed intuizione.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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