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Oggi introduco il tema delle 'fotografie spaziali', della ricerca spaziale e dell'interesse per la ricerca spaziale che ha coinvolto noi 'ragazzini' degli anni '60-70'.
L'ispirazione è stata favorita dalla notizia della dipartita dell'astronauta Jim Lovell che partecipò a quattro missioni, tra le quali due storiche missioni lunari:
La missione Apollo 8 consentì, per la prima volta, che un essere umano potesse vedere la faccia nascosta della Luna e da essa fu scattata questa fotografia:
Della missione Apollo 13 si parla nei link qui di seguito
Qui di seguito descriverò gli esperimenti sviluppati da noi ragazzi curiosi di 'partecipare' alla ricerca; inizio con il link ad una rivista dell'epoca alla quale facevamo riferimento per ottenere informazioni che ci consentivano di modificare apparecchi radio di recupero (ex militari) per ricevere i segnali dei satelliti (in particolare meteorologici): www.introni.it/pdf/CQ%20elettronica%201969_10.pdf >>> vedere articolo a pag. 49
NASA's Hubble Space Telescope and NASA's Chandra X-ray Observatory have teamed up to identify a new possible example of a rare class of black holes. Called NGC 6099 HLX-1, this bright X-ray source seems to reside in a compact star cluster in a giant elliptical galaxy.
Quando le riviste non erano solo pubblicità ma diffondevano anche un po' di cultura. Non mi convinceva la determinazione del centro di pressione così ho rispolverato un po' di concetti di aerodinamica dell'università. Ebbene il metodo indicato è detto della sagoma. È un metodo non rigoroso che consiste nel disegnare in scala un modello su cartoncino e appenderlo con uno spillo prima in un punto e poi in un altro segnando come si dispone rispetto ad una verticale. Si ricavano due direzioni che si intersecano nel 'centro di spintara laterale'; poiché il materiale è omogeneo (cartoncino) tale punto determina ovviamente anche il centro di gravità della sagoma. Da non confondere col centro di gravità del missile.
Nelle indicazioni fornite dalla rivista si intuisce che la sagoma è sospesa attraverso lo spillo in un punto che divide in due aree uguali la sagoma stessa (quando si realizza l'equilibrio statico), ed essendo omogeneo il materiale esso non può che essere dunque il centro di gravità (equilibrio delle leve rispetto al polo scelto). Pur con approssimazione è un metodo corretto anche in virtù della simmetria del missile rispetto ad un asse che semplifica la metodologia. In pratica una coordinata del c.d.p. è già determinata sulla sagoma e non necessita del procedimento più lungo che ho prima descritto. Ciao
Ciao Fabio, grazie per l'intervento, sempre preciso. All'epoca, spiegavano che le sagome in cartoncino dovevano essere realizzate in 'cartoncino Bristol' perché aveva un peso omogeneo. Lo stesso metodo della sagoma veniva utilizzato per determinare la superficie di un poligono utilizzando il 'sistema della pesata': si realizzava la sagoma in scala, si pesava su una bilancia di precisione e si divideva il risultato ottenuto per il peso di unità di superficie del cartoncino. Altro ricordo per chi è nato con le calcolatrici e i computer: all'epoca i calcoli tecnici si facevano con il regolo calcolatore (strumento che consentiva agli utilizzatori esperti di raggiungere precisione di calcolo notevole). it.wikipedia.org/wiki/Regolo_calcolatore
Per tornare invece all'Apollo 13, ricordo che all'epoca i calcolatori avevano dimensioni tali da non poter essere ospitati a bordo dei veicoli spaziali e tutti i calcoli venivano eseguiti a terra.
Si certo. Sono metodi pratici e veloci per determinare con buon approssimazione i punti fondamentali per il volo. In maniera più precisa si può utilizzare il metodo grafico del poligono funicolare , un po' lungo da spiegare, e che richiede la conoscenza delle singole masse che compongono il modello e la posizione dei singoli baricentri nel modello. Analogamente per il centro di pressione ove per le aree dei poligoni semplici in cui si è scomposto il modello si considera il baricentro a partire dalle intersezione delle linee mediane.
Si capisce anche che il centro di gravità, note posizione dei baricentri delle n singole masse, si può calcolare ancora più agevolmente per via grafica da un modello in scala rappresentato su un piano cartesiano. Infatti basterà utilizzare le distanze dall'origine per arrivare alle coordinate X e Y come media pesata , ove il peso della media è la massa i-esima e M la massa totale:
X = sommatoria per i da 1 a n (Mi * Xi / M) Y = sommatoria per i da 1 a n (Mi * Yi / M)
Si intuisce che per modelli complessi tali metodologie sono piuttosto lunghe rispetto al metodo pratico indicato nella rivista
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