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Per la precisione... Sara munari, che ho letto ,intende la presenza di una narrazione(storytelling) all' interno di una serie progettata a tal fine. Vede la fotografia solo in questa versione.
Si saranno un po' stufati Alla fine il forum sta dando veramente pochi spunti di interesse e ogni topic muore nel nulla affogato in post inutili e ripetitivi
“ Ma nei fatti ci si vuole rendere finalmente conto che la gran parte delle fotografie che i vari settori fotografici esprimono, dei fantomatici e famigerati, reconditi messaggi, in realtà non ne hanno e non ne portano in sé?
Generalmente solo il Reportage e il Fotogiornalismo (non è detto che debbano coincidere o essere sinonimi), la Pubblicità e il Concettuale solitamente ne hanno o ne potrebbero avere.
Ma generalmente foto degli altri campi o settori non ne hanno e non ne hanno mai avuti, di questi violentati e abusati messaggi ! Ed è giusto che sia anche così, aggiungo io.
Un ritratto di Penn, un nudo di Newton, una stradale di Klein o Bresson, una natura morta di Weston, un paesaggio di Fontana, una di moda di Avedon, una "cittadina" di Basilico, una a scelta di Giacomelli o Man Ray, una sportiva di Lartigue o chi preferite, una naturalistica di Lanting, o una che sia cinematografica o canina di Erwitt, una nei viaggi di Webb, oppure una "legal-sospensione" di Araki...
Ecco ho citato grandi o massimi esponenti della storia della fotografia e che incarnano interi settori della stessa, per chiarire che dei i fantomatici messaggi nelle fotografie non c'è ne sono (magari in un'opera globale allora in parte il discorso si potrebbe in parte forse rivedere), soprattutto per come li si intende e se ne abusi della presunta loro importanza. „
@Remember, considerazioni in parte condivisibili se riferite a specifici casi ma il generalizzare non mi trova mai concorde e penso inoltre che forse hai estremizzato troppo la frase della Munari citata (Tablet no quote... ) fissandoti sul concetto di "messaggio" nella fotografia..... e bisogna capire se quello che intendi tu per "messaggio" è lo stesso che intende la Munari. Ma la fotografia deve avere per forza un "messaggio" ?
A me le foto singole di certi autori che stimo non arrivano a toccare nessuna corda però a volte comprendo la poetica complessiva di tutto il suo lavoro, un paio di esempi:
1_ (estetica) _le foto di William Eggleston mi piacciono molto esteticamente ma fatico a spiegarne il motivo o a trovare un "messaggio" nella singola foto, però dopo aver interiorizzato il corpus del suo lavoro sento che comincio ad osservare il mondo alla sua maniera, le sue foto hanno il potere di influenzare il mio sguardo e da fruitore mi riconosco nella sua sensibilità e nel suo mondo visivo. Se questo potere comunicativo arriva ad una moltitudine di fruitori significa che le sue foto hanno un "messaggio" nascosto da scoprire oppure che piacciono e basta (molti direbbero emozionano). Ma ha più valore la foto che emoziona una moltitudine di persone o quella che emoziona il singolo ? Facendo un parallelo con i libri, ha più valore un "Harry Potter" letto da una platea molto ampia o un "Delitto e Castigo" letto da una moltitudine più ristretta. Come sempre non c'è una risposta corretta, dipende da cosa si vuole cercare.
2_ (messaggio) _le foto di Martin Parr esteticamente non mi attirano però hanno un potere magnetico nel sottinteso che comunica bene le intenzioni dell' autore e qui probabilmente il fruitore non ha difficoltà a cogliere "messaggi" velati o rivelati.
3_ (estetica + messaggio) _ le foto di Edward Burtynsky puntano sull' estetica rendendo astratti certi paesaggi legati allo sfruttamento del suolo e sull'impatto dell'azione umana sul pianeta, è un indagine di tipo documentativa ma non di denuncia, sono foto che servono a testimoniare e a sensibilizzare più che a scuotere le coscienze come potrebbe fare efficacemente un reportage di denuncia, ed usa la leva estetica per rilevare le forme astratte dal paesaggio riuscendo a coinvolgere e a stupire. Personalmente avendo visto una suo mostra antologica della sua carriera sono rimasto sopraffatto più dall' impatto estetico (anche dovuto dall' installazione di gigantografie) che dal contenuto o "messaggio" che dir si voglia.
Non mi piacciono le etichette, ma i 3 esempi citati sono autori che non rientrano nei generi citati sopra: reportage, fotogiornalismo, foto di pubblicità o foto concettuale, non so se è corretto ma dovrebbero rientrare nella fotografia artistica o autoriale.....e quindi non dovrebbero avere "messaggi" nella loro produzione. (forse Parr rientra nel genere documentativo con progetti a lungo termine, come anche Burtynsky) ....questo per dire che è sempre difficile generalizzare, ci sono troppe sfaccettature che difficilmente si riesce a far entrare un autore nelle catagolazioni preposte.
Comunque questi 3 esempi solo per cercare di comprendere se estetica e "messaggio" possono o non possono coesistere oppure se uno deve prevalere sull' altro. Anche qui si riesce a generalizzare o è meglio vedere caso per caso ?
La fotografia non può mentire ma neppure dire la verità, per me non deve per forza essere esteticamente interessante o trascendere contenuti, basta che mi affascini e se non ne comprendo il motivo dimostra che il varco aperto dall' immagine mi regala una rappresentazione complessa della realtà con significati tutti da scoprire, rivelando la libertà di interpretazione soggettiva e il desiderio di credere in quello che vedo in essa..
Come dice Matteo, personalmente (ma credo valga anche per Last) mi sono abbastanza stufato. Diciamo che l'esclusione dalle sezioni tecniche da parte di Juza è stata un po' la goccia che ha fatto traboccare il vomito dal vaso...ma in realtà sono anche spompo mentalmente e interagire su questo forum alla lunga diventa solo motivo di disagio...volenti o nolenti rimane uno spazio che ha una determinata politica interna e più che essere visti come dei parassiti rompicoglioni, non è possibile spingersi nelle discussioni...lo sappiamo bene più o meno tutti.
Boh...per ora è così...comunque passo a leggere ugualmente anche se con meno frequenza...solo che al momento preferisco rimanere nell'ombra :)
Io, Last e credo anche Arconudo siamo stati bannati completamente dalle sezioni "Fotocamere, ecc." ed "Obiettivi". Non è un ban irreversibile nel senso che con Juza in qualche modo ci si può trattare. Però il gesto in sé è stato simbolicamente scoraggiante.
Come ho scritto "sono morso dal rimorso" di non aver dato a Filiberto il consiglio di Gigi Proietti: "Ma lassa perdè... Ma chi te lo faffà...". Quindi se permettete lo do a Last, a Rombro e anche ad Arconudo.
Dobbiamo prendere atto che questo forum NON è una monarchia costituzionale e che Juza è un Sovrano Assoluto; esattamente come Mel Brooks ne "La pazza storia del mondo".
Poi ho constatato che chi aveva aperto il thread in genere si offendeva e quindi ho deciso de "lassa perdè".
Oltretutto ho la sensazione che lo scopo di quei topic sia quello di tirarsela un po'. Questo lo deduco dal fatto che, 9 volte su 10, si tratta di viaggi intercontinentali (però nel caso in questione si limitava a Londra); quasi mai "per un fine settimana a Coccia di Morto; Comet o Kodak Instamatic?". Ma poi tirarsela un po' con viaggioni e corredoni fotografici non mi sembra un Crimine Contro l'Umanità da deferire al Tribunale dell'Aia... Ridiamoci su e passiamo oltre.
Piuttosto teniamoci stretto lo spazio di questo thread e di quello sui libri fotografici; che sono i soli in cui si riesce a fare discussioni di spessore.
adesso mi metto a scrivere pure io così arriviamo prima a pagina 15 e facciamo comparire Last per riaprire Comunque sperando non sia cosa già presentata volevo proporre questo autore che in giovane età produsse un la voro fantastico per il mio modo di vedere. L'autore è Anders Petersen. ed il libro che segnalo in particolare è :Café Lehmitz
Anders Petersen (Solna, 3 maggio 1944) è un fotografo svedese, che vive e lavora a Stoccolma. È noto in particolare per i suoi lavori molto intimi e personali in bianco e nero. Per tre anni dal 1967 al 1969 ha documentato gli abituali frequentatori notturni (tra cui prostitute, travestiti, alcolizzati, amanti e tossicodipendenti) del Café Lehmitz, un bar di Amburgo, in Germania. Nel 1978 le fotografie sono state pubblicate da un libro edito dalla tedesca Schirmer/Mosel. Café Lehmitz è da allora considerato un libro seminale nella storia della fotografia europea.Una delle fotografie del libro è stata anche utilizzata da Tom Waits come copertina per l'album Rain Dogs.
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