user39791 | inviato il 21 Marzo 2019 ore 8:01
Oramai impera la spettacolarizzazione. Le foto "normali" passano del tutto inosservate nel turbinio di immagini che ci bombardano dalla mattina alla sera. Il risultato è quello che hai descritto tu. |
| inviato il 21 Marzo 2019 ore 8:26
Non è così, o meglio lo è su 500px, instagram o sui social, ma per il resto sembra che slavatino sia the new black and white, come se Ghirri avesse dato le linee guida e tutti dovessero uniformarsi. |
user39791 | inviato il 21 Marzo 2019 ore 8:41
Sinceramente tutte queste atmosfere alla Ghirri io non le vedo in giro. Poco fa ho letto una intervista alla Valtorta che diceva che tutta questa spettacolarità che invade il mondo della fotografia sta diventando un problema anche per chi come lei deve gestire le scelte di un museo. |
| inviato il 21 Marzo 2019 ore 8:51
Guarda sono stato a diversi eventi e lo stile ghirri sembra quello che va di più in assoluto come se la foto colorata e spettacolare fosse quella social, la foto seria è slavatina, ho visto davvero tanti tanti lavori in questo stile e un poco iniziano ad annoiarmi così come certi reportage in bn che sono fatti bene ma alla fine assolutamente sovrapponibili con mille altri |
user90373 | inviato il 21 Marzo 2019 ore 9:04
In fotografia è già stato proposto "quasi tutto", difficile non incappare nel già visto. Con il digitale si erano aperti nuovi spazi che molto velocemente e facilmente vanno riempiendosi, tanto vale non badarci e far quello che più ci soddisfa e viene meglio. IMHO. |
| inviato il 21 Marzo 2019 ore 9:12
No non è quello, allora è chiaro che non si reinventa la ruota, che chi è stato prima giustamente aggiunge qualcosa e segna il passo, ma ho notato che chi espone cerca degli specifici canoni molto ben definiti e non ci si allontana da quelli. Poi non significa che il lavoro non sia buono, ma che se si fa qualcosa fuori da quei canoni già di principio non si viene considerati. Io non sono per l'originalità a ogni costo, fare qualcosa di mai visto per me non significa fare qualcosa di necessariamente migliore, ma ripeto vedo molta ripetitività |
user39791 | inviato il 21 Marzo 2019 ore 9:29
Secondo me si va molto per generi che a loro volta definiscono dei canoni alla moda, seguirli porta ad avere consenso. Ad esempio nella street vedo che la maggior parte delle foto sono in bianco e nero con contrasti di luce e ombre tirati al massimo. |
user90373 | inviato il 21 Marzo 2019 ore 10:02
Tempo fa avevo definito tutto ciò " la pluralità del pensiero unico", tutti a voler esser diversi uniformandosi. Non so se le due cose siano compatibili, ci penserò. |
user39791 | inviato il 21 Marzo 2019 ore 10:13
Mi sono andato a vedere le foto ultimamente premiate su Juza. Questa è una foto che mi ha colpito molto e ci vedo una ricerca che porta ad un lavoro di alto livello. Mode o non mode la mano di un grande fotografo si vede sempre. www.juzaphoto.com/galleria.php?t=2439310&bk=-14-&l=it |
| inviato il 21 Marzo 2019 ore 10:24
"E per creare un corpus fotografico che funzioni, per fare cioè quello che viene anche dopo lo scatto e avere il materiale, serve cultura. Che può essere anche aver visto un sacco di libri fotografici, cosa che io trovo di importanza totale". Sono già passate 4 pagine ma volevo sottoscrivere il pensiero di Fiorelli. Ne ho fatto esperienza personale preparando un libro fotografico e sottoponendolo ad un concorso. Riguardandolo dopo alcune settimane dall'invio mi resi conto che il libro non stava insieme, un libro nin è semplicemente accostare 20 30 foto dello stesso "argomento" che ci sembrano le meglio riuscite tra quelle che abbiamo scattato. C'È dell'altro, e me ne rendo conto sfogliando i libri altrui, di maestri come Robert Adams Joel Sternfeld o i notturni Faestehackens, insomma son diversi. Ma cosa sia necessario a renderli diversi dalla giustapposizione delle migliori foto di soggetto simile è una finezza che ancora non padroneggio: Magari voi mi potete aiutare a definire quel quid che necessita in più per creare un buon photobook |
user90373 | inviato il 21 Marzo 2019 ore 11:06
@ Andrea.taiana C'è forse da dire che la parte "a seguito" è spesso demandata a professionisti "altri" che magari poco masticano di tempi, diaframmi, e attrezzi vari ma conoscono il modo migliore per assemblarne e presentarne le risultanti espressioni. Ai massimi sistemi citati il "tutto e da solo" è impensabile. |
| inviato il 21 Marzo 2019 ore 13:39
Riporto questa frase di Berengo Gardin “La fotografia per me non è un'arte. La fotografia è un documento. Rimane negli anni, avrà sempre un gran valore e lo acquisterà sempre di più come chiave per comprendere la storia, mentre la foto d'arte lascia il tempo che trova” Qui l'intervista. eppen.ecodibergamo.it/berengo-gardin-intervista-lovere/ |
user90373 | inviato il 21 Marzo 2019 ore 13:45
“ “La fotografia per me non è un'arte. La fotografia è un documento. Rimane negli anni, avrà sempre un gran valore e lo acquisterà sempre di più come chiave per comprendere la storia, mentre la foto d'arte lascia il tempo che trova” „ Nulla vieta di farne un'arte documentale oppure un documento artistico. |
| inviato il 21 Marzo 2019 ore 13:48
Luigiazzarone potresti aprire un topic come quello che abbiamo aperto qui: www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=3121146 non sulla frase in se ma magari con esempi concreti a sostegno della tesi |
user39791 | inviato il 21 Marzo 2019 ore 14:01
Gioca anche a fare il personaggio. Tra le sue dichiarazioni c'è che abolirebbe per legge Photoshop. Che la fotografia possa essere arte mi pare quanto mai assodato, ma se ne può tranquillamente parlare. Ad ogni modo alcune sue fotografie per me sono arte. www.google.com/search?q=gardin+fotografo&tbm=isch&ved=2ahUKEwjn9uWmppP |
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