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Grandangolo Nikon per pellicola


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avatarsenior
inviato il 28 Ottobre 2021 ore 13:15

Passino le prestazioni... ma siamo sicuri che un obiettivo odierno "comunichi" correttamente con una macchina di più di 20 anni fa?
Io, eventualmente, proverei prima.

avatarjunior
inviato il 28 Ottobre 2021 ore 14:01

@lorenzo1910
Mi era sfuggito la questione del matrix
grazie

avatarsenior
inviato il 28 Ottobre 2021 ore 15:05

Prego... Anche se spesso anche sulle digitali io uso comunque la media pesata al centro...
Abitudine dei tempi che furono... MrGreen

avatarsenior
inviato il 28 Ottobre 2021 ore 16:25

Con Nikon c'è sempre qualche problema di "comunicazione" fra obiettivo moderno e corpo antico, con Canon ovviamente no visto che l'innesto è comunque EF.

avatarsenior
inviato il 28 Ottobre 2021 ore 18:20

occhio... anche gli AFP non sono compatibili con la F100

avatarsenior
inviato il 28 Ottobre 2021 ore 22:20

Ma... ci sono AFP per Full Frame/135?
Non sono tutti per APS-C?

Qui un reminder a tal proposito
www.dslrbodies.com/lenses/lens-articles/general-nikon-lens-info/unders

avatarsenior
inviato il 28 Ottobre 2021 ore 23:40

Ma... ci sono AFP per Full Frame/135?


Certo! io posseggo il Nikon AF-P 70-300mm f/4.5-5.6 E ED VR -eccellente, un must have- www.juzaphoto.com/recensione.php?l=it&t=nikon_afp70-300_ed_vr che non va a fuoco... è a fuoco, dal tanto che è fulmineo. A quanto pare però, è l'unico per FF

avatarsenior
inviato il 29 Ottobre 2021 ore 8:41

Quindi grossomodo potremmo dire che un'ottica nata per il digitale è esuberante, quindi anche un po' sprecata, per l'analogico.



Quando si parla della straordinaria nitidezza del digitale si fa sempre un errore di fondo: quello cioè di confondere la nitidezza originale del sensore col suo risultato finale visibile a monitor!
La realtà è che la nitidezza spettacolare che troviamo, per esempio, nelle fotografie di avifauna non è nativa ma è piuttosto il risultato della enfatizzazione del microcontrasto (quello cioè che all'epoca della pellicola si usava definire nitidezza apparente) effettuata in post produzione, piuttosto che un reale incremento della risoluzione che, con la fotografia digitale, è limitato dal numero di pixel del sensore stesso e che, in genere, è di gran lunga inferiore al potere risolvente di una pellicola di alta qualità.
Questo senza contare che mentre con il digitale la nitidezza non varia al variare del contrasto della scena ripresa, quella della pellicola invece è fortemente influenzata da questo fattore, ecco quindi che in una scena a contrasto piuttosto basso, per esempio la classica fotografia col Sole alle spalle, ovverosia una situazione dove il contrasto sarà, forse, intorno a 2:1, un sensore da 50 mega ti ridarà i suoi bravi 50 milioni di particolari mentre invece una pellicola, per esempio la Velvia, in quelle condizione non supererà l'equivalente di 25 milioni di pixels.
Se però riprendiamo una scena con un forte contrasto, per esempio 16:1 o 32:1 - come può essere la stessa scena di prima ma ripresa con una bella luce laterale e radente, ecco che il sensore continuerà a riprendere sempre i suoi soliti 50 milioni di particolari mentre la pellicola arriverà al massimo delle sue capacità di registrazione... e ti porterà a casa la bellezza di 80, anche 90 milioni di particolari!

In definitiva quindi bisogna sempre vedere la situazione della scena all'origine e, poi, la luce con la quale essa è illuminata prima di tranciare giudizi che nella stragrande maggioranza dei casi possono essere sbagliati.

E tutto questo, ripeto, senza considerare quello che si può fare in post laddove, come ho premesso, basta sparare a palla il microcontrasto per vedere le singole penne degli uccelli che sembrano tagliate col cutter... per quanto sono finte, questo senza considerare che se poi le vai a contare quelle penne, sono pure meno di quelle che invece ha registrato una pellicola che però, non potendo godere della gratuita enfatizzazione in post, può svelarsi solo a una osservazione molto attenta e meticolosa mentre invece quella urlata del digitale appare evidente in tutta al sua... come dire... sguaiata prepotenza ecco.

avatarsenior
inviato il 29 Ottobre 2021 ore 14:01

PAOLO, siamo ovviamente d'accordo, però alla fine noi non viviamo di mire e linee per millimetro o di dati certificati di una pellicola sul potere di risoluzione, ma viviamo di fotografia e di quello che vediamo a monitor o in stampa; e non c'è niente da fare, io non ho mai visto foto scattate in pellicola che diano i risultati che da il digitale, cioè nitide, apparentemente nitide, con la possibilità vera o apparente che sia (soprattutto per il colore) di distinguere due rametti di un albero come succede col digitale. E' vero, in qualche caso se si esagera in post il risultato sembra finto e questo è un limite del digitale o, probabilmente, più dell'utilizzatore del digitale. Ma la realtà è che, in base alla nitidezza, la differenza è immediatamente percepibile e in una mostra in cui si mischiano foto di anni passate stampate a partire dalla pellicola e stampe derivate dal digitale la differenza si vede immediatamente: esempio banale, per capirsi "Icons" di McCurry, una mostra divisibile a metà tra il prima e il poi. Certo, mi si potrà anche dire che magari la differenza viene enfatizzata dal fatto che spesso le stampe vengono effettuate con la scannerizzazione della pellicola e, quindi, con ulteriore perdita di qualità, ma il discorso è sempre quello, conta il processo, ma alla fine conta soprattutto il risultato finale e cioè la foto, quello che noermalmente si ottiene. E allora potremo filosofeggiare quanto vogliamo ma quello che si vede in giro ( a parte utilizzare ancora le dia e la proiezione con ottimi obbiettivi e ottimi schermi) è questo e bisogna farsene una ragione. In più, a volte mi viene da pensare (ma ovviamente è solo una mia opinione personale) che quello che noi esaltiamo come la bellezza della pellicola, una specie di vaghezza, di indeterminatezza senza linee taglienti, senza quella nitidezza o sensazione di nitidezza ottenibile col digitale e spesso (a volte anche giustamente se esagerata) criticata sia stata per tanti anni la nostra coperta calda sotto la quale ci siamo adagiati e crogiolati (anche io, certo, che mi stampavo i miei bianconero sotto l'ingranditore o le dia con Cibachrome): in altre parole, ci siamo assuefatti a una visione, a un modo di vedere le cose che il digitale ha rivoluzionato. Ovviamente il discorso è differente scattando in grande formato, ma quanti di noi lo fanno qui su Juza o in generale?Io stesso che ho una certa età, se metto gli occhiali vedo le piume di un volatile meglio di quanto riuscivo a riprodurre in stampa da pellicola una volta. E forse il microcontrasto che do ai miei file digitali mi avvicina a questa visione e non a quella di allora. Probabilmente anche io mi sono assuefatto a un modo di vedere le cose differente. Piccolo esempio pratico e chiudo per non annoiare: recentemente un mio paziente mi ha regalato il volume Abruzzo di Michael Kenna che amo moltissimo per la sua eleganza compositiva: sappiamo tutti che scatta con Hasselblad ancora oggi, il libro è bello, la stampa ben fatta, ma troppo spesso la nitidezza lascia a desiderare e la cosa mi infastidisce. Mi secca non riuscire a vedere nettamente due rami distinguendoli come normalmente faccio quando li guardo in un campo. In altre parole, ho la sensazione che sia cambiata l'estetica (passatemi il termine), che una voltaa molto spesso vedevamo non l'albero, non i due rami, ma la sensazione o la visione analogica dell'albero e dei rami e a questo modo di vedere ci eravamo assuefatti.. Ma, mi ripeto, in definitiva a me interessa poco tecnicamente cosa siano capaci di risolvere una pellicola o un sensore, mentre mi interessa molto vederne il risultato pratico.
p.s. non ho minimamente intenzione di criticare chi stampa con ingranditore o proietta dipositive; anzi, su di me la pellicola esercita ancora fascino e chi ha competenze in materia lo guardo sempre con rispetto

avatarsenior
inviato il 29 Ottobre 2021 ore 14:55

E' vero, ci siamo assuefatti a un eccesso di nitidezza del digitale, ma il bello della pellicola non era che mancava la nitidezza, ma piuttosto la resa dei colori e dei contrasti più naturale o, per meglio dire, alla quale eravamo più abituati.
Certi effetti di naturalezza nei passaggi tonali dei ritratti o dei paesaggi urbani con luce mista, che la pellicola garantiva, oggi sono impossibili in digitale. Come è impossibile ottenere una grana credibile che aggiunga valore, anziché toglierlo come fa il rumore.
Quando vado a vedere una mostra di fotografie scattate su pellicola non mi metto MAI a guardare i dettagli fini, ma osservo l'insieme della foto. Guardare la nitidezza delle targhe lontane in un paesaggio è una deviazione culturale che abbiamo sviluppato negli ultimi anni, non certo una cosa utile o sensata, anzi, distrae dalla fruizione globale dell'opera.

avatarsenior
inviato il 29 Ottobre 2021 ore 15:25

Caro Claudio come ben sai, ne abbiamo parlato tante volte, sono sostanzialmente d'accordo con la tua analisi: purtroppo, o per fortuna non saprei dire, a causa della rivoluzione digitale e poi anche per effetto dei tanti anni trascorsi ormai è completamente cambiato l'approccio alla fotografia e, soprattutto, all'analisi delle fotografie intese come prodotto finito.
Tu per esempio, che pur da anni ormai hai abbracciato questa nuova tecnologia, sei per certi versi un residuo dei tempi passati, infatti sei uno che stampa, cosa che ormai non fa più nessuno, ma appunto perché sei uno che le proprie fotografie ancora le stampa avrai certamente notato come le le tue opere siano completamente diverse, se osservate a monitor, da quanto siano se osservate in stampa... dove comunque sia non ritrovi la stessa nitidezza visibile a monitor.
Perché?
Semplice, perché la fotografia digitale si osserva a monitor, mentre invece osservata in stampa essa cambia, e questo per effetto proprio del cambiamento di natura della fotografia stessa... virtuale quando osservata a monitor e fisica quando diventa una stampa, insomma è un pò come una diapositiva proiettata confrontata con una stampa Cibachrome! ;-)

Ma non è neppure questo quello che voglio dire, quello che vorrei portare all'attenzione prima tua e poi di tutti è quanto detto appena sopra da Marco Palomar con questa frase:
E' vero, ci siamo assuefatti a un eccesso di nitidezza del digitale, ma il bello della pellicola non era che mancava la nitidezza, ma piuttosto la resa dei colori e dei contrasti più naturale o, per meglio dire, alla quale eravamo più abituati. Certi effetti di naturalezza nei passaggi tonali dei ritratti o dei paesaggi urbani con luce mista, che la pellicola garantiva, oggi sono impossibili in digitale. Come è impossibile ottenere una grana credibile che aggiunga valore, anziché toglierlo come fa il rumore.

Ecco amico mio, i passaggi tonali, le sfumature insomma, quelle sfumature che fanno si che fra una penna e l'altra siano riprese altre penne più sottili che, appunto, riproducono queste sfumature rendendo indistinte, o per meglio dire meno distinte, le singole penne, tutto al fine di riprodurre un effetto che alla fine è quello che i nostri occhi percepiscono, e che invece il digitale annulla completamente educandoci, se così si può dire, a una visione diversa e solo all'apparenza più nitida, visto che in realtà è meno particolareggiata.
Come ho detto è l'esaltazione del Microcontrasto a scapito della Risolvenza dimenticandosi a bella posta che nella realtà è proprio il perfetto connubio fra queste due qualità che rende più naturale la sensazione della nitidezza.

Ultima nota: come ben sai caro Claudio all'epoca della fotografia chimica esistevano le pellicole Litografiche, le cosiddette Lith, ebbene queste erano l'equivalente chimico della fotografia digitale odierna... pellicole dove si esaltava al massimo il Microcontrasto al fine di restituire la massima impressione di nitidezza... peccato che la conseguenza era l'annullamento totale della scala dei grigi!

avatarsenior
inviato il 29 Ottobre 2021 ore 16:05

Comunque attenzione..... la maggior nitidezza delle ottiche digitali è circoscritta alle massime aperture, lenti asferiche, a bassa dispersione, ecc. fanno ottenere risultati eccellenti, un tempo impensabili (o ottenibili solo al centro).
A diaframmi intermedi siamo lì..., a f8 e oltre non è raro che un vecchietto prevalga.

Questi risultati li ho ottenuti ad esempio confrontando un mostro sacro dei nostri tempi (Sigma ART 50mm/1,4) e una ottica da kit economica degli anni '80 (Zuiko OM 50mm/1,8)

avatarsenior
inviato il 29 Ottobre 2021 ore 18:02

Certo Giancarlo, alla fine la vera differenza è che una volta si e no l'ottica principe del corredo si poteva permettere il lusso di avere una lente asferica, e a ben vedere nemmeno in tutti i corredi visto quanto costava una mola a controllo numerico che allora era l'unico modo per ottenere delle lenti asferiche che avessero tutte le stesse prestazioni e, soprattutto, a un prezzo più o meno "ragionevole"!

Il fatto è che nel 1971 quella famosa mola ce l'aveva solo Canon, tanto è vero che era pure l'unica a permettersi il 55/1,2 AL.
E quando poi, qualche anno dopo, anche Leica potè permettersi le lenti asferiche queste lenti erano ottenute per il tramite di una fresa tridimensionale, a controllo MANUALE, gestita da un UNICO tecnico, in tutta Leica Eeeek!!!, super specializzato e che in ogni caso realizzava lavorazioni con una elevatissima percentuale di scarti e, peggio ancora, con una scarsissima omogeneità nella produzione delle varie lenti.

Oggi invece i computer ce li hanno tutti, le vetrerie proprietarie altrettanto, o quasi, i tecnici specializzati idem e, cosa ancora più importante, TUTTI I BREVETTI SONO ORMAI SCADUTI da decenni!

Ecco quindi che oggigiorno un qualsiasi 50/1,8 asferico è alla portata di ogni possibile acquirente... e soprattutto è ormai alla portata di TUTTI I SENSORI, anche quelli di produttori che in questo mondo ci sono entrati ieri... vabbe'... l'altroieri!

avatarsenior
inviato il 30 Ottobre 2021 ore 8:43

Trovo sensati e condivisibili un po' titti gli ultimi interventi. Inevitabile che ottiche nate per altre tecnologie possano non sempre sposarsi alla perfezione con i nuovi sensori, ma impossibile stabilirlo a priori. Le ML hanno permesso, comunque, di riutilizzare obbiettivi del passato che giacevano da anni nei cassetti e questo è un bene; il resto lo deve comunque fare il fotografo che, a seconda della sua sensibilità abilità e necessita, troverà il campo di applicazione dell'ottica. Spesso eccediam in considerazioni tecniche e di principio, anche, come dicevo precedentemente, filosofiche, ma fondamentale per me resta il risultato, la fotografia, qualunque possano essere la tecnologia e gli strumenti che l'hanno generata

avatarsenior
inviato il 30 Ottobre 2021 ore 10:09

Precisamente caro Claudio.
Alla fine le fotografie le fanno, o non le fanno, i fotografi altro che obiettivi onirici, poetici, tridimensionali o di carattere! MrGreen

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