| inviato il 09 Maggio 2018 ore 19:12
“ Francesco, da un mio punto di vista ci sono scatti dove ci si può permettere di ragionare altri invece nascono d'istinto. Quest'ultime di solito funzionano proprio perché rendono l'idea all'osservatore dello scatto rubato anche se bisogna essere un po' fortunati (in p.p poi si valuta se cestinare o meno). Sicuramente questo trasgredire può funzionare con un certo tipo d' immagini ma non per altre. „ Sono d'accordo, ma facevo discorso un po' parallelo... Provo a spiegarmi: io non ragiono che, se una foto (mia) è d'istinto, un eventuale errore diventa "tollerabile". Se considero che sia sbagliata la cestino, in genere. Viceversa, anche se il tempo di ragionare c'è (se sei abituato parliamo di un secondo in fondo, per farla "giusta"), non è detto che un elevato grado di rigore sia necessariamente funzionale. Voglio cioè dire che non è, nel mio discorso, questione di considerare accettabile un errore, ma di considerare possibile un equilibrio buono realizzando qualcosa di imperfetto. Poi quel che dici è vero, e apre un discorso differente. |
| inviato il 09 Maggio 2018 ore 19:31
Ciao, ho visitato recentemente una mostra di Alexander Rodchenko in occasione del "foto/industria" a Bologna, ho apprezzato molto i suoi "giù di squadro ma dritti" , alcuni li ho trovati geniali e perfetti nella loro imperfezione. Un vero maestro! |
| inviato il 09 Maggio 2018 ore 19:39
Va bhe Rodchenko è uno dei miei miti assoluti.. mi piace da impazzire gli ho anche molto modestamente dedicato una foto che richiama il suo famosissimo cartellone pubblicitario per una catena di librerie sovietiche PS non sono mai riuscito a beccare una sua mostra, sono un po' invidioso |
| inviato il 09 Maggio 2018 ore 21:27
"Voglio cioè dire che non è, nel mio discorso, questione di considerare accettabile un errore, ma di considerare possibile un equilibrio buono realizzando qualcosa di imperfetto."... Non si tratta di errori, sono situazioni improvvise dove non ti è possibile portare la fotocamera all'occhio è in quel caso segui il tuo istinto e solo dopo puoi sapere se lo scatto è riuscito o meno (per quanto puoi essere un buon manico un pizzico di fortuna ci vuole!!!). Danpa ad esempio è uno di quelli che segue l'istinto ed è molto bravo. Le sue immagini sono "storte" (ed è normale che siano così) dal forte contrasto monocromatico rendendo in modo eccellente il senso dello scatto rubato. Questo suo modo di fotografare cattura l'osservatore per il forte impatto visivo delle sue immagini. Se nei suoi scatti ci fosse più "cura della tecnica" non avrebbero lo stesso effetto per chi li osserva. C'è ne sarebbero di cose su cui discutere |
| inviato il 09 Maggio 2018 ore 21:32
Si, ho capito Vincenzo. Ma il mio è un discorso generale, non su questo o quel fotografante. Ognuno deciderà per sé e per i suoi personali canoni, quando una foto è "sbagliata", ma se è sbagliata è sbagliata, per tutti |
| inviato il 09 Maggio 2018 ore 21:44
@RobertMarc, sempre più belle le tue foto "storte". |
| inviato il 09 Maggio 2018 ore 22:05
Grazie Alessandro! In questo caso la foto è volutamente storta, con la macchina fotografica appoggiata al teak della barca sbandata dal vento. Avevo anche il monitor acceso per vedere e decidere l'inquadratura. Volevo dare la sensazione di trovarsi sulla barca a vela, dove se è tutto dritto vuol dire che non c'è vento e sei fermo |
| inviato il 09 Maggio 2018 ore 22:15
È evidente che tu abbia ragionato così, l' effetto è quello, non avevo dubbi. Questa ha una vettorialità più bella delle linee a terra. |
| inviato il 09 Maggio 2018 ore 23:07
"ma se è sbagliata è sbagliata, per tutti"... sicuramente |
| inviato il 10 Maggio 2018 ore 9:30
Francesco Merenda ha scritto: “ Non so, sarò facilone ma... quando guardi nel mirino, cerchi un qualche equilibrio che ti convince, che vedi "giusto". Un taglio che per te sia in qualche modo espressivo. A volte passa per un buon rigore, a volte no. Ogni foto vive di un equilibrio suo. „ Concordo al 100%. Un "La città ideale" di Piero della Francesca sembra molto più rigoroso e avere più "regole" (?) di, che ne so un ritratto di Matisse o Picasso. Ma anche questi ultimi, possono piacere o meno, ma mantengono una coerenza di intenti e anche un certo equilibrio formale. Per cui dire che Picasso e Matisse rompevano le regole mentre Piero della Francesca le rispettava... è una frase condivisibile ma fino a un certo punto. Tanto più che l'uso della prospettiva centrale è un'invenzione del rinascimento italiano per cui probabilmente a un pittore medioevale o anche a un contemporaneo giapponese l'uso della prospettiva sarebbe sembrata una totale stramberia. Tutto questo per dire... le regole percettive esistono. Altrimenti avremmo solo pennellate, o note indistinte al posto di quadri e sinfonie coerenti. Ma al netto che tutti gli "stratagemmi" (come quello della foto storta) devono essere usati a ragion veduta... forse piuttosto che dividere i buoni che rispettano le regole dai cattivi che non le rispettano, ha più senso ed è più interessante chiedersi se alcune procedure abbiano ancora senso oggi. Così come nessuno oggi dipinge più alla maniera rinascimentale (anche se i quadri del periodo continuano a essere ritenuti capolavori inarrivabili) ci si potrebbe chiedere se alcuni espedienti e prassi del passato oggi siano ancora validi in fotografia. |
| inviato il 10 Maggio 2018 ore 9:58
Giusto il ragionamento di Opisso a mio avviso. Credo che spesso, alla base di molte considerazioni/valutazioni, ci sia un piccolo equivoco. Quello sulla concezione di "regola". Quando si dice "regola", di solito ci si riferisce a qualcosa che DEVI fare. Tipo non passare col rosso. Poi ci sono le "buone norme", tipo chiedere permesso prima di entrare a casa altrui, che diventano di fatto regole perché ampiamente condivise, riconosciute come corrette e accettate. In fotografia credo sia più corretto parlare di "principi". Che non sono qualcosa di obbligatorio o "fortemente consigliato", ma semplicemente tendono a determinare un rapporto causa effetto più o meno ripetibile. Prendiamo la regola dei terzi, che è chiara a tutti. Nessuno ha mai detto, mi pare, che DEVI mettere il soggetto nel terzo. Non stai commettendo né peccato, né si prefigura blasfemia se non lo fai. I manualetti tendono in genere a dire che l'uso percepibile dei terzi tende a conferire all'immagine un maggiore dinamismo, mentre (sempre come idea generale) mettere un soggetto o una linea d'orizzonte al centro tende a promuovere una sensazione di maggiore staticità. Per cui, se più o meno è così, non si tratta di infrangere nulla: semplicemente, se voglio esprimere dinamismo farò in un modo, se voglio invece esprimere noia, staticità o quiete farò magari nell'altro. A me pare che "regola" voglia in genere dire questo in fotografia, e vedo davvero poche cose che meritino di essere praticate in modo univoco sempre e comunque, pena ottenere foto sbagliate. Poi, un altro discorso, è che ognuno può avvertire che alcune scelte non funzionano quasi mai. Per me, per fare un esempio, le desaturazioni parziali sono una scelta che non è illegittimo fare, ma che non mi pare di aver praticamente mai visto funzionare (sempre detto il senso soggettivo ovviamente). |
| inviato il 10 Maggio 2018 ore 9:59
Proprio qualche tempo fa mi chiedevo la stessa cosa, però a me piacciono. A questo proposito, in una libreria mi è capitato sottomano un libro estremamente interessante:Inquadrature e regia di Dario Maria Gulli. Tra le "varie" inquadrature vi è anche questa "storta" che l'autore definisce "drammatica" asserendo che tale tecnica verrebbe utilizzata per creare un senso di pericolo e disagio e ci sono una serie di immagini veramente interessanti. |
| inviato il 10 Maggio 2018 ore 10:27
@Francesco.merenda, credo che tu abbia centrato il punto. Le regole non vanno prese in maniera superficiale come obblighi e "così è corretto" ma vanno studiate per l' emozioni che possono trasmettere. Il problema è che quando diventano una fissa, altre emozioni non vengono percepite, non perchè non funzionano ma per blocchi mentali. "È storta e non la guardo neanche". Come può una foto storta suscitare dinamicità ad elementi così (e ce ne sono tanti)? Non è che non funziona la foto storta, non funzionano le emozioni dell' osservatore. Da osservatore, anche se recepisco qualcosa come "errore" non mi fermo lì, se mi colpisce cerco di capire se è funzionale o meno. O è un errore e basta e mi colpisce per altri motivi. Il problema sono i paraocchi. |
| inviato il 10 Maggio 2018 ore 10:30
“ Le regole non vanno prese in maniera superficiale come obblighi e "così è corretto" ma vanno studiate per l' emozioni che possono trasmettere. „ Concordo. Anche se più di "emozioni" parlerei più genericamente di "contenuti". Ho appena fatto un paio di interventi in un altro topic. Ma visto che si riallacciano anche a questa discussione (soprattutto il secondo) riporto il link: www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=2737328&show=12 Anzi, visto che esiste il copia incolla faccio prima a riportarvi l'intervento: Estratto dal capitolo dei colori. Qui (Arnheim) sta parlando di come i vari colori possono essere "assiematii" per produrre effetti percettivi gradevoli (es colori complementari). Ma soprattutto la prima parte di quello che riporto credo che possa valere per altri aspetti "compositivi". Parole da incidere nel fuoco: __________________________________________________________________________ Una semplice occhiata a quanto avviene nel campo della musica può servire a portare in porto l'argomento. Se l'armonia musicale fosse interessata solo alle regole di ciò che determina una bella consonanza, si limiterebbe ad essere una specie di prontuario estetico per intrattenimento e cena: invece di insegnare al musicista i mezzi con cui esprimersi gli direbbe soltanto di comportarsi con discrezione . Questo aspetto dell'armonia musicale non si è dimostrato come permanente valido, poiché è strettamente collegato col gusto dell'epoca[…] In altre parole, la teoria musicale non si preoccupa di ciò che costituisce un piacevole insieme di suoni, ma del problema di come dare forma adeguata a un determinato contenuto . Il bisogno che ogni cosa si sommi in un tutto unificato è solo uno degli aspetti del problema[…] Non c'è bisogno di dire che la composizione richiede tanto separazioni che connessione[…] Sarà utile ricordare che la scala musicale può venire considerata come la “tavolazza” del compositore, proprio perché i suoi toni non si accordano tutti in facile consonanza ma presentano anche varie possibilità di discordanza , di vario grado. |
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