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composizione e lettura di una foto (3)


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avatarsenior
inviato il 09 Aprile 2018 ore 9:51

Intanto che seguo ne approfitto per ringraziare Ale Z. per avermi suggerito questo libro che ho prontamente acquistato.
https://www.amazon.it/Arte-percezione-visiva-Nuova-versione/dp/8807100
Ho letto solo le prime pagine. Probabilmente un mattone ma che dire... già dalle prime pagine ha portato chiaramente alla luce molti degli elementi su cui mi interrogavo.


L'ho comperato anch'io a seguito del suggerimento di Ale Z.
Inizierò a leggerlo la prossima settimana.

@Opisso, potremmo fondare un gruppo di auto-supporto per la comprensione e la digestione del "mattone" MrGreen

avatarsenior
inviato il 09 Aprile 2018 ore 10:15

Il segreto è leggere interamente l'introduzione: fatto questo qualsiasi cosa che si leggerà dopo sembrerà, a paragone, più semplice e comprensibile MrGreen




avatarsenior
inviato il 10 Aprile 2018 ore 1:58

Segnalo qualche altro testo di utile e agevole lettura:

Andreas Feininger – l'occhio del fotografo, ed. Garzanti Vallardi
Andreas Feininger – La fotografia, principi di composizione, ed. Garzanti

John Berger - Capire una fotografia, ed. Contrasto

e un testo veramente vivo e affascinante che ho riletto: Geoff Dyer - L'infinito istante , ed. Einaudi

avatarsenior
inviato il 10 Maggio 2018 ore 10:01

Intanto che seguo ne approfitto per ringraziare Ale Z. per avermi suggerito questo libro che ho prontamente acquistato.
https://www.amazon.it/Arte-percezione-visiva-Nuova-versione/dp/8807100


Allora l'ho quasi finito e posso fare un po' il punto della situazione cercando di estrapolare gli elementi più interessanti e pertinenti.
Dunque, per quello che dice Arnheim... le regole percettive esistono. Il cervello cerca di organizzare forme colori in un certo modo. E la disposizione del tutto può apparire equilibrata, dinamica, sgradevole a seconda di come si dispongono i vari elementi.
Sulla composizione per fare un esempio ad esempio: posizionando un punto al centro di un quadrato questo da luogo a uno "schema" riconoscibile come equilibrato. Spostando leggermente il punto questo ci sembrerà fuori posto perché il centro eserciterà una certa "'attrazione" "misurabile" su di esso. Da questo assunto credo, visto che in più di 300 pagine Arnheim non ne fa minimamente cenno (e da qui posso dedurne indirettamente l'importanza), deriva probabilmente la regola dei terzi. Proprio perché ci sono alcune zone del frame, oltre il centro, dove si può posizionare il punto in maniera più stabile.
Per cui 'sta regola funziona? Si e no. Nel senso che pur dovendo ammettere che queste forze ed equilibri agiscono in maniera "oggettiva" già inserendo un'altra forma nel frame questa va ad interagire col nostro punto nei terzi. Nel libro ci sono un paio di esempi. Per cui figuriamoci cosa può accadere nei casi di una fotografia alla "Alex Webb"...

Conclusione (mia) la regola funziona e se ne può tenere conto, ma basarsi su di essa per ottenere un'immagine "stabile" (ovvero senza elementi discordanti) è nella maggioranza dei casi pura utopia.
Alla fine il giudizio finale lo dà l'occhio.

Ora che ho risolto (si fa per dire) questo punto posso passare a un discorso molto più generale ed interessante.
Riporto di seguito qualche estratto del libro...


avatarsenior
inviato il 10 Maggio 2018 ore 10:04

Estratto dal capitolo dei colori. Qui (Arnheim) sta parlando di come i vari colori possono essere "assiematii" per produrre effetti percettivi gradevoli (es colori complementari). Ma soprattutto la prima parte di quello che riporto credo che possa valere per altri aspetti "compositivi".
Parole da incidere nel fuoco:
__________________________________________________________________________

Una semplice occhiata a quanto avviene nel campo della musica può servire a portare in porto l'argomento. Se l'armonia musicale fosse interessata solo alle regole di ciò che determina una bella consonanza, si limiterebbe ad essere una specie di prontuario estetico per intrattenimento e cena: invece di insegnare al musicista i mezzi con cui esprimersi gli direbbe soltanto di comportarsi con discrezione . Questo aspetto dell'armonia musicale non si è dimostrato come permanente valido, poiché è strettamente collegato col gusto dell'epoca[…]
In altre parole, la teoria musicale non si preoccupa di ciò che costituisce un piacevole insieme di suoni, ma del problema di come dare forma adeguata a un determinato contenuto . Il bisogno che ogni cosa si sommi in un tutto unificato è solo uno degli aspetti del problema[…]
Non c'è bisogno di dire che la composizione richiede tanto separazioni che connessione[…]
Sarà utile ricordare che la scala musicale può venire considerata come la “tavolazza” del compositore, proprio perché i suoi toni non si accordano tutti in facile consonanza ma presentano anche varie possibilità di discordanza , di vario grado.

avatarsenior
inviato il 10 Maggio 2018 ore 12:49

Citazione molto proficua.
Mi concentrerei su: dare forma adeguata ad un contenuto.
Condivido molto questo concetto. È un problema che non si può far finta di non vedere.
E ripropongo la questione in un modo che spero utile.

Domanda: voi avete la "fissa" di ricercare il vostro "stile personale" e di imporlo (cioè non adattate la forma a diversi contenuti) oppure interpretate il soggetto, cioè fotografate in modo stilisticamente differente soggetti che sono molto differenti?
Oppure ancora fotografate sempre lo stesso genere di soggetti in modo da non cambiare stile?


avatarsenior
inviato il 10 Maggio 2018 ore 13:52

Purtroppo mi sa "la due", ovvero "fotografate in modo stilisticamente differente soggetti che sono molto differenti".
Anche se mi accorgo che certi stili e soggetti li scarto a priori. Per cui per dirla semplice se faccio 1000 foto due sequenze da 100 relativamente personali magari le tiro anche fuori (è già qualcosina).
In effetti mi piacerebbe lavorarci sopra per avere dei risultati migliori in coerenza.

Il problema è che non riesco a trovare il bandolo della matassa.
La ricerca dello stile fine a se stesso non mi sembra esente da difetti. Se cerco qualcosa in modo "innaturale" rischio solo di creare una sovrastruttura non necessaria e alla fine mi complico solo la vita. Tra l'altro sempre nel libro di Arnheim c'è una frase molto interessante a questo proposito che mi ha dato da pensare (se la trovo la posto).

Forse in prima battuta sarebbe meglio limitare le tipologie di soggetti. Ma a livello amatoriale richiede una grossa disciplina e non è semplice.
Se sto cercando di limitarmi a paesaggi a colori e capita una bella Street in bn come non mostrarla?
Oppure voglio dedicarmi alla foto sportiva. Vado in vacanza al Grand Canyon, o in Islanda come devo comportarmi? Non scatto? (Non è una domanda retorica)
Probabilmente un grande fotografo non scatterebbe o troverebbe il modo di farla sua.
L'unica soluzione forse sarebbe riuscirsene a disinteressarsene naturalmente ovvero nello stesso modo a cui sono disinteressato a priori (o quasi) a certi generi/soggetti.

avatarsenior
inviato il 10 Maggio 2018 ore 14:34

La ricerca dello stile fine a se stesso non mi sembra esente da difetti


Sono totalmente d'accordo Opisso.
Lo stile non credo sia qualcosa che puoi pianificare, per cui c'è il tutorial per farselo venire (in rete se ne leggono, ma personalente li trovo sbagliati e inutili).
Uno stile deve venire da te, da quello che sei come umano, prima ancora che come fotografante.

Forse in prima battuta sarebbe meglio limitare le tipologie di soggetti. Ma a livello amatoriale richiede una grossa disciplina e non è semplice.


Conseguentemente al ragionamento sopra, è probabile che la tua natura personale ti porti a scegliere un tipo di fotografia o un'altra, e quindi a delimitare il campo d'azione in modo drastico per quanto riguarda i soggetti o i generi, per quanto questa idea del "genere" non mi convinca più di tanto.

Se sto cercando di limitarmi a paesaggi a colori e capita una bella Street in bn come non mostrarla?


Secondo me viene da sé. E tutt'al più ci sono eccezioni che, in quanto tali, confermano la regola.
Io non credo che i grandi della storia non abbiano mai fatto cose in evidente contrasto col loro lavoro più tipico, ma alla fine, quello che conosci di loro parla di solito una lingua unica. Magari con varianti, ma di solito dentro un orto abbastanza preciso...

Semmai ti ineressasse (è in tema anche con quanto scriveva sopra Ale Z), quello che io penso riguardo allo stile, a come vien fuori, l'ho espresso in modo più articolato qui
www.francescomerenda.com/fotografia-lo-stile/

Ciao
F


avatarsenior
inviato il 10 Maggio 2018 ore 15:09

Secondo me viene da sé. E tutt'al più ci sono eccezioni che, in quanto tali, confermano la regola.
Io non credo che i grandi della storia non abbiano mai fatto cose in evidente contrasto col loro lavoro più tipico, ma alla fine, quello che conosci di loro parla di solito una lingua unica. Magari con varianti, ma di solito dentro un orto abbastanza preciso...


In effetti non me lo vedo molto Gursky col banco ottico a Riccione a fotografare la famiglia in spiaggia, per poi eliminare digitalmente tutti i bagnanti, figlioletti compresi e tirare fuori un 4*6 metri con solo acqua cielo e battigia, o viceversa moltiplicare gli ombrelloni in modo che non si veda più nemmeno un granello di sabbia MrGreen
Tornando semi seri... "questo viene da sé" quando cavolo arriva? Mi sembra di star aspettando Godot Sorriso



avatarsenior
inviato il 10 Maggio 2018 ore 15:23

Più tardi leggerò il link di Francesco.
Intanto devo dire che sono in sintonia con le cose che entrambi dite.

La ricerca dello stile "originale" ad ogni costo mi sembra che invece in tanti casi sfoci in un manierismo e in un'omologazione da cui siamo invasi.

Senz'altro la sensibilità individuale porta a priori a ricercare/rifiutare determinati soggetti. Quindi lo stile personale si seleziona e perfeziona plasmandosi su certi soggetti (o generi) che sono nelle nostre corde.

In termini di riflessione personale, anch'io tendo ad adeguare l'approccio, e il risultato che mi aspetto, al tipo di soggetto e soprattutto allo scopo (l'utilizzo) che avranno le fotografie.
Questo non solo se ho un committente esterno, ma anche se il committente sono io.... cioè mi rendo conto che istintivamente vado in cerca di un "risultato adeguato al soggetto". E questo prevale su una ricerca invece di uno stile costante.
Mi sono sempre chiesto se questo sia una debolezza o una prerogativa positiva... con risposte altalenanti... MrGreen

avatarsenior
inviato il 10 Maggio 2018 ore 15:23

In effetti non me lo vedo molto Gursky col banco ottico a Riccione a fotografare la famiglia in spiaggia


Ecco, potresti farlo tu: solo famiglie, in spiaggia e col banco ottico Cool

avatarjunior
inviato il 10 Maggio 2018 ore 15:38

In effetti non me lo vedo molto Gursky col banco ottico a Riccione a fotografare


sbagli!MrGreen
d32dm0rphc51dk.cloudfront.net/JuKlCmwWX3smDrcFcAl4qA/larger.jpg

non è riccione ma è rimini..Sorriso

avatarsenior
inviato il 10 Maggio 2018 ore 15:39

E questo prevale su una ricerca invece di uno stile costante.
Mi sono sempre chiesto se questo sia una debolezza o una prerogativa positiva


Mah, io credo che niente sia in se' positivo o negativo, perché deve rispondere a bisogni che sono personali, e quindi diversi per ognuno.

Però una cosa mi pare evidente: una caratterizzazione non è ininfluente rispetto alla percezione che un fotografante lascia di sé. E in linea generale, quelli che probabilmente ricordi, quelli che restano nel tempo, sono associabili abbastanza strettamente a una certa e specifica fotografia. O a una qualche caratteristica che poco o tanto li contraddistingue.
E in questo senso sarei quindi portato a pensare che sia un valore piuttosto che no ;-)

user148740
avatar
inviato il 10 Maggio 2018 ore 16:13

non è riccione ma è rimini..Sorriso

tutto ciò è veramente una follia

avatarsenior
inviato il 10 Maggio 2018 ore 16:15

La ricerca dello stile fine a se stesso non mi sembra esente da difetti

Trovato il punto del libro... Mi sembra che siamo tutti abbastanza allineati ma è ben esplicato e lo riporto comunque. Qui parla di pittura quindi la corrispondenza con la fotografia non è al 100%, anzi... ma fa comunque riflettere:

[...] I detti degli artisti chiariscono che per loro lo "stile" è soltanto uno strumento per dare realtà all'immagine che si porta dentro. Nell'artista dotato, l'"originalità" è un esito, non cercato e non avvertito, dello sforzo di essere onesto e sincero, di penetrare fino alle origini, alla radice di quanto egli vede. La deliberata ricerca di uno stile personale interferisce inevitabilmente con la validità dell'opera, perché introduce un momento arbitrario di un processo che può essere governato soltanto dalla necessità.
Picasso ebbe a dire: "Punta sempre alla perfezione, Cerca, per esempio, di disegnare un cerchio perfetto; e poiché non si può fare, l'errore involontario rivelerà la tua vera personalità. Ma se vuoi rivelarla disegnando un cerchio imperfetto, il cerchio esclusivamente tuo, rovinerà tutto"

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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