| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 9:15
Wow, ottima notizia, anche se non l'ho mai amata molto (la nuova sembra aver perso la "G" e la "GX"), ma questo significa che qualcosa si sta muovendo. Speriamo solo che il prezzo non sia "allineato" a quello dell'attuale Velvia 50...(sic!). Fossi stato in Kodak avrei optato per riesumare invece la splendida Ektachrome 64 EPR. s92409763.onlinehome.us/assets/images/Kodak_EPR.jpg |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 10:38
@ADexu “ si e no, a mio parere.... il processo E6 di sviluppo delle dia è standard, non modificabile per definizione (a meno di tempi sballati, bagni esauriti e/o temperature non proprio aderenti allo standard E6, appunto), mentre il jpeg in-camera è generato da un algoritmo deciso dal produttore della fotocamera e che introduce delle variabili quali bilanciamento del bianco, correzione automatica delle aberrazioni dell'ottica in uso e chissà quali altri "accorgimenti" „ Beh il JPEG è realizzato partendo dalle informazioni del sensore, che nel caso del CMOS ha una gamma dinamica esponenziale (al raddoppio dell'intensità dei toni raddoppia la capacità di risolvere le variazioni di tono), a cui, da definizione del costruttore, viene applicata una curva logaritmica, dopodiché ci sono le variazioni introdotte dal Picture Style. Una volta definito il Picture Style, rimani in un ambiente "coerente", un po' come utilizzare la stessa pellicola. Tanto è vero che, se la memoria non mi inganna, le Fuji spesso montano di serie i profili delle pellicole che la stessa Casa produce (e la resa è molto simile: Fuji ne sa, di colori). Le variabili in gioco, insomma, sono conosciute, anche se non con la massima precisione (le Case non rilasciano le specifiche esatte dei sensori, ma neanche le pellicole contengono gli "ingredienti" o ne descrivono le reazioni fotosensibili, sulla confezione). Trimoto: “ [...] se si lascia tutto piatto in fotocamera (cosa obbligatoria se si vuol dire scatto puro perchè cambiare i parametri nella fotocamera equivale a postprodurre in fotocamera quindi poca differenza con una postproduzione leggera in camera chiara) nella maggior parte dei casi si ottengono foto scialbe e piatte a meno di condizioni perfette, non esistono i colori, i contrasti, le luci e le ombre delle dia che venivano bene anche in situazioni non perfette. „ Su questo non sono d'accordo, perché a rigor di logica la fase di post-produzione del JPEG è applicabile su un JPEG già prodotto, ma questi non sarà prodotto fino a che non vi applicherai il profilo colore desiderato (vedi sopra), che avverrà per forza di cose prima della post-produzione, ovvero in fase di produzione. Il fatto che si disquisisca di concetti che risultano "virtuali" è un fattore intrinseco del mezzo: una fotografia digitale è un insieme di informazioni numeriche, non c'è nulla di materiale, l'analogia con la pellicola rimane nell'ambito della forma astratta (ovvero degli elementi che la contraddistinguono e del flusso che li lega), per cui esiste a priori una forzatura (*) Per esempio: la questione si potrebbe chiudere ricordando che sono mezzi di natura differente, una materiale e l'altra puramente informativa, quindi non paragonabili. Eppure, se accetti l'idea che entrambi i supporti non sono altro che la "descrizione" di un'immagine a seguito di un "algoritmo" di interpretazione (uno derivante dalla matematica, l'altro dalla chimica, che comunque ha basi matematiche per la comune interpretazione scientifica), sullo sfondo appaiono analogie di produzione dell'immagine che accomunano due mezzi. Tutto a livello simbolico, ovviamente. Sulla brillantezza della DIA/piattezza del JPEG: Razius ha ricordato giustamente che la caratterizzazione della DIA sta anche/soprattutto nel mezzo di "produzione" dell'immagine finale: la luce della lampada di un proiettore di diapositive sparata su una superficie bianca sarà sicuramente più brillante di un LCD, ma a questo punto usi un videoproiettore e vedrai che la brillantezza ti verrà restituita anche con un'immagine digitale. Anche un plasma ti assicuro che fa il suo bell'effetto (il sole in controluce ti costringe a socchiudere gli occhi, per intenderci). Aggiungi che la DIA ha una gamma dinamica inferiore al JPEG, ovvero risulta più contrastata "by design", ma anche lì è una questione di profilo colore: il sensore è troppo "sensibile"? aumenti il contrasto a manetta e vedrai che l'istogramma tenderà a coprire tutta la gamma, andando a bruciare gli estremi e restituendo quel divario netto tra alte e basse luci che ti da l'impressione della "brillantezza". (*): Il ragionamento è comunque basato sulla "forma" dei due flussi, ovvero su concetti astratti, altamente opinabili perché si possono utilizzare diverse forme logiche, quindi non vorrei che si pensi che voglia affermare a tutti i costi la validità della mia analogia, la sto solo sviluppando. Forse sarebbe possibile paragonare la pellicola anche ad un cerbiatto, od il sensore digitale ad una macchina spazio-tempo, ho scelto JPEG vs DIA perché mi sembrava più interessante (il proposito dell'anno nuovo di non postare più di 10 righe a post dovrebbe comprendere l'idea di "non disquisire di concetti astratti" per non finire a ramengo nella prima settimana ) |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 10:44
... Sarebbe interessante fare un esperimento: "fasarsi" su un flusso fatto così: - impostazione in-camera di un JPEG a contrasto altissimo (e tonalità/viraggio a piacere, chi vuole la Velvia chi la Ekta) - 36 scatti giornalieri max - niente PP, ma neanche un pelo - EDIT vabeh un pelo di ulteriore contrasto sì - fruizione esclusivamente tramite videoproiettore L'ha già inventata qualcuno la GAS sui videoproiettori? |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 11:55
“ "fasarsi" su un flusso „ Ecco, questo sarebbe davvero intereressante, ovvero avere dei picture style per diverse fotocamere (almeno le più diffuse) che diano per quanto possibile tutti lo "stesso risultato" (ovvero simulare un processo di "sviluppo" del raw standardizzato e uguale per tutti come avviene appunto con l'E6 o il C41 in analogico). In questo modo gli unici interventi consentiti sarebbero in ripresa attraverso i parametri di esposizione e l'uso di filtri, come con le dia, ci si precludono tutte le possibilità offerte dalla post produzione digitale (superabile scattando in raw+jpeg e riservandosi di utilizzare anche il raw come meglio si crede) ma potrebbe essere davvero un ottimo esperimento. Restano solo da definire un bel po' di picture style che uniformino il jpeg di un bel po' di fotocamere.... |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 13:41
Io intendevo più che altro fasare sé stessi, anche perché la fruizione tramite videoproiettore è più roba da fotoclub reale, che da community virtuale. Non l'ho specificato perché non si sa mai :) Comunque è sempre possibile fasarsi all'interno dei singoli brand (tra le cose che apprezzo della mia M3 è la condivisione dei Picture Style con la 5D). Alla fine è solo un ulteriore modo per segnare un punto di rierimento e porre intorno dei limiti, come mettere delle righe alle pagine di un quaderno, gli stessi risultati li puoi ottenere se lavori senza guide e sai dove mettere le mani. |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 14:15
Beh ... io a questa notizia della nuova Ektachrome 100 non ci credo molto. Innanzitutto bisognerebbe vedere chi sia effettivamete a produrla questa pellicola dal momento che Kodak è fallita da tempo, e poi bisognerebbe cercare di capire quali sono, o per meglio dire: dovrebbero essere , gli effettivi valori di targa della stessa. Oltretutto già nel 2015, se non ricordo male, si era parlato di una nuova invertibile che doveva addirittura essere marcata, udite udite: FERRANIA ... e non se ne è fatto ancora nulla ... a mio avviso insomma questa Ektachrome è una bufala anche perché per essere effettivamente attraente (rispetto alla coppia Velvia50/Velvia 100) dovrebbe pure avere un risoluzione maggiore con un RMS ancora più basso ... e questo a mio modesto avviso è uno sforzo, sia progettuale che realizzativo, che una casa fallita di certo non può permettersi! Anche se, lo dico onestamente, sarei felicissimo di essere smentito ... |
user15476 | inviato il 06 Gennaio 2017 ore 14:35
La società indipendente che si occupa della nuova produzione gestisce la vecchia divisione Kodak dedicata alle pellicole: www.clickblog.it/post/214357/ces-2017-il-ritorno-della-pellicola-kodak Difficile al momento dire se sia una bufala. Su l'eventuale attrattiva meglio aspettare il prodotto che comunque dovrebbe essere disponibile verso l'inizio del prossimo anno. Peccato che la produzione, per il momento, non riguarda il medio formato. |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 15:10
Come gia esternato in un'altro 3D per me la DIA di riferimento è e rimane il Kodacrome che a tuttoggi non ha riscontri qualitativi(parere personale),poi con l'avvento del digitale sono cambiate parecchie cose sia in positivo che in negativo e qui il discorso equivale al tutto e l'incontrario di tutto. |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 15:30
per me il massimo è sempre stato la Kodachrome e poi la Velvia che ho sempre preferito alla Ektachrome. |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 15:50
ciao Giuliano,io con la Velvia ho sempre avuto un rapporto contrastato in quanto mi saturava troppo i colori ed a quel punto preferivo la Provia,poi dipende molto anche dal genere fotografico e dal gusto personale,di certo che dalla scomparsa del Kodacrome non sono riuscito a trovare un supporto che mi abbia soddisfatto appieno in ambito DIA. |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 16:34
Ciao Bomba, ti capisco.La Velvia ha colori accesi ,molto saturi .Il suo grande vantaggio nelle proiezioni a grande formato è la mancanza di grana che io valutavo importante.Certo la Kodachrome era unica.... |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 23:44
Un'altra caratteristica delle Kodachrome era la sua resistenza negli anni. Ho scattato solo due rullini di Kodachrome all'inizio della passione per la fotografia, nel 1977 o 1978. Ricordo che dovevano essere inviati a Milano dove c'era l'unico laboratorio in Italia che sviluppava la pellicola. Quando presi a riguardare le diapositive, anni fa, rimasi impressionato nel notare che questi due rullini sembravano rimasti senza tempo, a differenza di molti altri rullini che erano diventati un po' sbiaditi dal tempo. Giorgio B. |
| inviato il 06 Gennaio 2017 ore 23:49
Mio suocero aveva delle diapositive Kodachrome del 1939...... Le proiettammo,non so se erano 8-9 iso......qualità mai vista prima,sembrava di essere lì ed erano passati più di 60 anni... Colori,trasparenza,nitidezza.....perfette. |
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