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Francesco Merenda
www.juzaphoto.com/p/FrancescoMerenda



avatarUn abbraccio!
in Tema Libero il 18 Gennaio 2022, 10:32


Caro Francesco, ti rinnovo i migliori auguri per un tuo continuo miglioramento, così come quelli di ogni bene tuo e di Nicoletta.

Ricordatevi che una volta chiusa la quindicesima pagina di questo thread, se ne avrete il desiderio, potrete sempre aprire un topic di vostro piacere: basterà un singola parola, un link, una foto, un "ciao"... quel che vorrete. Noi siamo qui.

Ciao

A.


Sorriso Un abbraccio! Sorriso


9 commenti, 838 visite - Leggi/Rispondi


avatarDa Francesco Merenda. Dopo un anno e oltre...
in Tema Libero il 13 Settembre 2021, 17:49


Cari amici, purtroppo non ho ancora avvisato molti di voi di quanto mi è successo l'anno scorso.
A maggio ho avuto un ictus che m'ha costretto all'ospedale per tre mesi, privato dell'uso della parola e, in parte, della capacità di muovermi.
Mi dispiace tanto non averti scritto prima!

Comunque, a distanza di tempo, per fortuna ho recuperato il movimento: sono autonomo nel camminare e nel resto.
L'uso della parola invece è rimasto molto danneggiato: posso dire poche parole, non riesco a scrivere parole né frasi, riesco a leggere soltanto brevi testi.
Quindi, per comporre qualsiasi scritto, compreso questo, mi aiuta solitamente la mia compagna, Nicoletta.

Grazie per ogni vostro messaggio, apprezzamento ricevuti e che riceverò.
Io continuo comunque a seguire i vostri post con tanto piacere e con la presenza di Nicoletta sarà bello sentirsi anche al telefono, come un tempo.

Un abbraccio, Francesco Sorriso


224 commenti, 12439 visite - Leggi/Rispondi


avatarGattini e dintorni: ok, ma è tutto oro quello che...?
in Tecnica, Composizione e altri temi il 10 Gennaio 2020, 9:35


Si è tornati spesso, di recente, sulle questioni legate al fotografare gattini e tramonti (ecc, ecc, ecc ;-) ).
Alcuni concordano con la visione critica, altri rivendicano il diritto di ognuno di far quello che gli pare.
In generale io condivido posizioni come quelle espresse per esempio da Matteo Groppi, quando suggerisce di contestualizzare il discorso e il pubblico a cui si rivolge, perchè in questo caso il ragionamento la sua ratio ce l'ha, senza dover diventare dogma per tutti.

Ma non è questo il tema del topic.
(Lo dico per evitare ripetizioni di dialoghi già recentemente fatti, in cui chi lo voleva si è giù espresso più che abbondantemente)

Fatta l'analisi superficiale dello stato delle cose, quella per cui l'appassionato storce il naso di fronte ai selfie su Facebook per intenderci, o altri mettono in guardia da gattini e tramonti...
non è che andando oltre le insidie si annidano anche (e pure di più) in una fotografia dalle pretese assai più ardite?

Creando il gruppo "cultura" ormai parecchio tempo fa, il caro Franco-Jeronim (che forse non legge più, ed è un peccato...), impostò una discussione su un articolo di Smargiassi dedicato al kitsh. Per chi non lesse, trova l'articolo qui: smargiassi-michele.blogautore.repubblica.it/2015/02/09/fenomenologia-d

Allora se ne discusse, se ben ricordo, da un altro punto di vista.
Ma oggi, che gattini & tramonti sono tornati così decisamente nelle chiacchiere del forum, non vale la pena di chiedersi se il kitsch possa annidarsi, ancor più che nei selfie con la bocca a cuore o nella pizza ritratta con orgoglio, in alcune espressioni che tentano magari di essere "concettuali", che portano le stimmate del "progetto", che si dichiarano alla ricerca di una fotografia "che racconta"?

Cito solo due passaggi dall'articolo, per contestualizzare meglio il concetto:

Ultimamente c'è un certo consenso, fra i fotografi che si ritengono tali, anzi che si ritengono “autori”, nel considerare kitsch le fotografie dei social network, i selfie, le foto ombelicali di pizze sul tavolo e di piedi in spiaggia e di gattini eccetera.
Lo sono davvero? È quello il vero kitsch fotografico? Io dico di no


kitsch è l'imitazione mal riuscita, è la volontà di stile che manca il bersaglio e si sbrodola addosso

NOTA : questo topic non è e non vuole essere in difesa di selfie, gattini o altro.
Vuole solo suggerire di non fermarsi alla definizione di buone regolette che, una volta apparentemente rispettate, mettano tutto a prosto e concludano ogni pensiero ;-)

NOTA 2 : se possibile, eviterei di vedere la cosa in base alla simpatia o antipatia verso Smargiassi.
Al centro terrei l'idea, a prescindere da chi ne sia il portatore ;-)


224 commenti, 6569 visite - Leggi/Rispondi


avatarLa vecchia "nitidezza borghese" al tempo del tablet...
in Tecnica, Composizione e altri temi il 28 Agosto 2019, 20:15


Da un articolo del Corriere di qualche anno fa, di Roberto Cotroneo
Ripensavo alla famosa "la nitidezza è un concetto borghese" di vecchia memoria e questo aricolo c'azzecca, con qualche estensione rispetto al pensiero di Cartier-Bresson.
Comunque la si pensi, un punto di vista...

"…La seduzione è fatta di luci soffuse e di immagini non troppo nitide, e i nostri ricordi più belli sono lontani dalla iperrealtà di questo mondo moderno. Perché allora inseguire il più possibile una nitidezza ossessiva nel restituire le immagini del mondo, che siano fotografie, video, film?

Perché si scambia la nitidezza per l'esattezza. Si pensa che un'immagine è esatta quante più informazioni contiene. Per cui saper distinguere tutti i pori della pelle di un attore è un modo paragonabile al vederlo dal vero, riprodurre un muro scrostato fino al dettaglio più infinitesimale significa renderlo più esatto… Ma l'esattezza non è esattamente questo.

Giacomo Leopardi nei primi passi dello Zibaldone fa l'elogio della vaghezza. O meglio dell'indefinito, che sarebbe il contrario dell'esattezza. E Italo Calvino, nella sua terza lezione americana, dedicata proprio all'esattezza, fa notare che Leopardi da un lato elogia il vago, dall'altro è assai preciso nel descrivere le cose. Come ci fosse una contraddizione in questo.

Solo che stiamo parlando di letteratura, non di immagini. E che la letteratura non restituisce la visione della realtà, ma alla realtà si sovrappone utilizzando le parole. Mentre le immagini hanno un continuo bisogno dell'indefinito, della vaghezza, del sogno, e di tutta una serie di suggestioni sfuggenti. Perché siamo noi a completarle, e siamo noi a trovare negli spazi indefiniti emozioni e verità.

Le immagini spettacolari dei futuri schermi dei nostri computer, dei nostri tablet e dei nostri televisori non ci aiuteranno a capire che nitidezza e verità vanno d'accordo. Che descrivere tutto quello che si vede, senza lasciare vuoti e immaginazione è noioso; e che riuscire a distinguere anche l'ultima crepa di una statua non è un modo per apprezzarla meglio, e che Cartier-Bresson, Ghirri e Fellini avevano ragione. La nitidezza è un concetto borghese.

Uno status quo, un'immaginazione spenta, un sogno fastidioso. Eppure tutti inseguono questa falsa realtà che ci stupisce, ci rimbambisce, e toglie verità alle nostre vite."


Nota: immagino che qualcuno condividerà, qualcun altro contesterà.
Ma giusto per evitare tenzoni poco utili, credo che nessuno debba convincere nessun altro di nulla ;-)

Nota 2: si può dare per implicito che ci sono casi e casi, e che un principio può essere interessante, anche ove non si applichi a tutto-tutto


191 commenti, 6713 visite - Leggi/Rispondi


avatarLa conoscenza è importante. Ma quale?
in Tecnica, Composizione e altri temi il 08 Giugno 2019, 15:20


Come spesso accade, questo topic è stimolato da qualche discussione recente.
In generale, sull'utilità della "cultura" per fare buone fotografie, qualcosa si era detta proprio nel gruppo alla cultura fotografica dedicato:
www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=1236155

Ma qui il tema è un altro: non cerco risposte, non quindi suggerimenti, ma mi piacerebbe conoscere i vostri pareri.
Senza dire "è tutto soggettivo": certo che lo è, e proprio per questo l'invito non è a trovare la verità, ma a esprimere il vostro punto di vista personale. Soggettivo appunto. Senza fare buoni e cattivi Cool

Ovvero: spesso si dice che conoscere è importante. Leggere e sapere sono parte del fotografante evoluto.

Ma conoscere cosa?
Concezioni filosofiche?
Manualetti sulle caratteristiche tecniche del raw?
Biografie di fotografanti famosi?
O magari "il Processo" di Kafka?
O ancora le fotografie? Quelle dei grandi? Attraverso mostre?

Questo perché, spesso, si taccia qualcuno di "igno.ranza" su questioni che magari un senso tecnico o filosofico ce l'hanno pure, ma che sono poi tutt'altro che essenziali per dedicarsi con proficuità alla fotografia.

Quindi, detto che a chi fotografa "sapere un po' di cose" male non fa, quali sono i fronti che, secondo voi, hanno maggior peso nel bagaglio di conoscenze di un fotografante?

PS: nessuna contrarietà al suggerimento di testi specifici o a linkare fonti.
Ma siccome in molti topic è già stato fatto con continuità nel tempo (e non credo aiuti ulteriormente suggeire Feininger o magari Freeman o Ghirri) mi piacerebbe avere un punto di vista generale, sui tipi di contenuti ;-)


224 commenti, 8547 visite - Leggi/Rispondi


avatarIl mezzo conta più di tutto il resto!
in Tecnica, Composizione e altri temi il 19 Aprile 2019, 11:39


Ovviamente il titolo è un'iperbole, e mi auguro che non ci siano commenti basati su questo, per dire che la fotografia... la fa il fotografoSorriso

Però, visto che del tema si continua a parlare, volevo aggiungere una riflessione, cambiando un po' prospettiva alla parola "mezzo".

Mi spiego.
Qui, con la parola " mezzo " non voglio intendere un apparecchio migliore, una lente più luminosa, un flash più potente.
E nemmeno una macchina di "ieri" o una attualissima.

Vorrei invece intendere tutto quello che c'è in mezzo, tra l'idea originaria (di una foto, un progetto, un servizio) e la stampa finita (o il file, per chi non stampa).

Per esempio...
Riprese di un concerto :
andarci, in auto, in treno, in moto...
Imparare a conoscere il luogo
Entrare in contatto con persone (gli artisti per esempio)
Ma anche predisporre il lavoro sul piano tecnico
Scegliere i punti di ripresa
Vivere la vita del backstage
Ecc.

Oppure:
Piccolo reportage su Londra :
Il viaggio
Gli incontri
Gli scambi con persone di un altro Paese
La scoperta di luoghi
La ricerca antropologica
E, anche qui, le scelte tecniche
Le opzioni concettuali
La ricerca di un punto di vista personale sulla città
Ecc.

In pratica, mi riferisco al " percorso ", in contrapposizione al " risultato " (cioè il servizio finito e stampato)

Ecco: a livello personale trovo che il percorso sia la parte più entusiasmante e ricca del processo fotografico. Per me, la più importante.
(sottlineo: per me . Non propongo nessuna verità vagamente oggettiva)

Oggi, tra contest, ricerca di like e quant'altro, tutto è molto centrato sulla foto vincente.
Ma resto convinto che sia proprio il percorso, che sia quello che succede prima di arrivarci alla fotografia finita, la parte che arricchisce di più.
E che più ci migliora, sia fotograficamente che umanamente.

Voi come la pensate?
(auspicabilmente, senza che nessuno debba sindacare sui bisogni e sulle scelte altrui, tutti legittimi)

PICCOLA NOTA: escluderei dal ragionamento, ovviamente, tutto ciò che è evidentemente finalizzato quasi del tutto al "prodotto finito", ovvero lavori per terzi, su commissione, commerciali in genere et similia.




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avatarCritica costruttiva, social, crescita e altri totem...
in Tecnica, Composizione e altri temi il 29 Aprile 2018, 11:42


Pungolato dal caro Franco-Jeronim, apro questo topic: su un tema che nella vita di un forum non è irrilevante, ma consapevole del fatto che si è detto (dell'argomento) a sufficienza per rischiare di:

- dire solo banalità
- materializzare semplicemente due partiti contrapposti
- trovar modo di arrivare agli insulti

Mi auguro di no: in fondo è un modo per chiacchierare.
E se il tema non interessa... si può certo andare oltre
Lo spirito è formulare la cosa in modo aperto, per favorire approcci e spunti anche diversissimi tra loro. Come personalmente preferisco.

Il presupposto, semplice, è che dopo un bel po' di tempo dedicato a "certe cose" e un po' di osservazione, penso che il totem della critica costruttiva sia solo un totem: per quanto non privo del suo senso, nulla di più.

A proposito di totem, nel dubbio, la definizione di wikipedia, che non guasta mai.
it.wikipedia.org/wiki/Totem

L'idea che la critica costruttiva sia qualcosa che fa crescere suona bene e sembra piuttosto ragionevole.
Credo sia apprezzabile a livello di idea, come cosa in sé. E certamente ha molti cultori onestissimi.

Ma traducendo nella pratica reale, a me pare che semplicemente non funzioni.
E che anzi tenda di solito (sottolineo "tenda") a promuovere qualcosa di diverso da una presunta crescita. Ovvero omologazione.
Omologazione ai codici diffusi nel luogo in cui ci si trova, che di solito sono la base della maggioranza delle critiche.
Omologazione perché fotografare è sempre più facile e se ti dicono "fai così" non ci metti troppo a "fare così". E il "fare così" è normalmente legato all'ortodossia del circolo in cui ci si trova.

Inoltre, pur ripetendo che l'idea potrebbe avere il suo perché, per funzionare avrebbe forse bisogno di alcuni presupposti, che però rarissimamente si verificano.
Non ultimo ruoli definiti ed elementi di sensibilità condivisa che si incontrano una volta su mille.
Di un qualche equilibrio in un ipotetico rapporto maestro-allievo, difficilissimo a realizzarsi e inadatto a piattaforme quali forum o social.

E ancora, in un contesto (giustamente) democratico, come fa il principiante che presumibilmente ancora "non sa", ovvero il destinatario privilegiato di ogni critica, a distinguere le boiate da cose più degne? Si basa sulla dialettica di chi scrive?
Spesso leggiamo dissertazioni su questo o quell'elemento che "non piace", in onore al dovere di "spiegare perché non ti piace", laddove il problema è magari semplicemente che la foto è insignificante, messa male, banalmente... brutta.
Criticarne aspetti specifici, in questo caso, ha qualche minima utilità o è fuorviante e basta?
Non è che conduce solo alle tanto odiate foto perfettine che non dicono niente?

Spessissimo, si arriva a espressioni canonche del tipo: "vogliono la critica ma poi non la accettano", dando per scontato che il criticante ha svolto la sua nobile missione e il criticato è il solito permaloso che vuole solo complimenti e like.

Ma le cose sono più complesse, perché non si può affrontare questo argomento senza considerare i normali meccanismi della relazione umana.
Un esempio solo, personale: io non tollero il sarcasmo (che è cosa assai diversa dall'ironia), per cui è quanomeno ovvio che se lo incontro in un commento non mi freghi nulla del merito, per interessante che possa potenzialmente essere.

Per non scrivere un post iniziale lunghissimo, non metto altra carne al fuoco qui, ma chiedo, a chi ne ha voglia:

- tra l'atteggiamento abitualmente definito social del "bellissima" (il più delle volte buttato a caso) e lo spirito del gendarme alla ricerca del pixel storto, si può fare qualcosa di utile o no su certe piattaforme?

- la presunta crescita, che mi pare peraltro una cosa oggettivamente assai poco definibile, passa davvero per qualcosa di questo genere?

- non essendoci ruoli gerarchicamente definiti (ammesso che questa possa poi essere buona cosa), non è che semplicemente si incontrano solo due tendenze, quella di chi è "umilmente allievo" e di chi è "aspirante maestro" a soddisfare bisogni emotivi reciproci, che con la fotografia c'entrano poco?

- e in ultimo, come vi regolate? Cioè, quali criteri usate? Ho citato all'inizio Franco-Jeronim, che i suoi criteri li ha spesso espressi e che credo possa essere un interssante modello. Ma se anche lo fosse, cosa succede concretamente su scala più vasta?

Proprio Franco faceva riferimento al ruolo che dovrebbe competere a presumibili opinion leaders: ma chi dovrebbe essere tale e perché?

Buon week-end
F

PS: non tirerei in ballo qui "like di scambio" e simili, che la faccenda si amplia troppo.
PS 2: se possibile non partirei dall'idea che qualunque pensiero differente dal nostro denoti idi@zia nel prossimo. Questo di sicuro non fa crescere






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avatarSe fossi principiante assoluto mi sa che lascerei perdere...
in Tecnica, Composizione e altri temi il 14 Aprile 2018, 6:41


Titolo bischero e topic semiserio, ma non del tutto stu,pido (spero...)
Che parte dall'osservazione di un po' di discussioni, qui e altrove.

Nella vita, "conoscere" è importante. Come principio generale mi pare scontato e banale.
Nella fotografia in particolare, le cose utili e sane a sapersi sono tante, sia sul fronte tecnico che su quello artistico.

Ma detto ciò, immaginando di essere quello che vuole comprarsi una macchina per fare fotografie, rischio di scoprire che:

1) I tecnici mi dicono che se non conosco le leggi dell'ottica, di che parliamo?
2) Poi che se non ho studiato attentamente cos'è la luce... idem
3) Che devo ben sapere tutto sull'evoluzione degli apparecchi. Comoda, con le macchinette che fanno tutto loro!
4) Se voglio usare la pellicola, meglio che prima mi studi per bene la chimica
5) Se non so definire in modo adeguato "xxxxxx" (termine tecnico a vostra scelta) devo studiare e ripresentarmi a settembre

Ma non solo, perchè:

1) I non tecnici mi dicono che se non conosco la storia della fotograifa è tutto inutile
2) Se mai mi sono mai imbattutto nei coniugi Becher non posso capire
3) Senza adeguate nozioni sulla pittura siamo dacapo
4) Sarebbe auspicabile che, prima di fare clic, mi sia letto almeno 12/13 libri

E credo questo sia non oltre il 10% delle questioni di ordinaria chiacchierata Sorriso

Bene: detto che concordo assolutamente col principio che sancisce il primato della conoscenza.
E che stimo infinitamente chiunque ne porti un po'.
Non è che però perdiamo a volte un po' il senso della realtà?
Non è che se Senna, prima di guidare un kart, avesse dovuto approfondire tutto sull'ingegneria e sulla fisica, sarebbe invecchiato senza diventare campione del mondo?

Speso biasimiamo chi si accosta alla fotografia semplcemente attratto da due idee banali: "voglio forografare", "voglio una bella fotocamera".

Così, come curiosità, come "sondaggio"...
Quanti di noi hanno cominciato a fotografare solo DOPO aver imparato anche solo il 10% delle cose dette sopra? Cool

Faccio outing: io volevo la "macchinetta". L'ho comprata.
Dopo un po' ho preso due libretti, di Feininger che quello passava il convento, uno sulla tecnica (tempi, diaframmi e altre menate) e uno sulla composizione (che allora non sapevo mi avrebbe cambiato il modo di pensare...).
La pellicola era Ilford, essenzialmente perché la usava il mio amico Antonio, che mi aveva venduto la sua AE1 usata.
Poi ho fotografato molto, visto mostre, comprato altri simpatici libri.
Dopo. Piano piano. E intanto, comunque fosse, fotografavo come un matto ignorante (rimasto in buona parte tale ovviamente) e preferivo Orwell ai trattati di fotografia. Cool

Ho fatto molto male?
E soprattutto: solo io ho fatto così?
Chi fa outing con me? Sorriso

Saluti
F


224 commenti, 12880 visite - Leggi/Rispondi


avatarMa ste categorie.....
in Tecnica, Composizione e altri temi il 14 Luglio 2016, 17:01


Mi ha colpito una discussione: una principiante assoluta chiede lumi circa una relfex da acquistare.
Come logico, le viene chiesto quello che ci vuole fotografare e la sua risposta, in sostanza, è "quello che mi passa davanti ogni giorno".
Strana cosa per chi fotografa da una vita forse, ma direi piuttosto ovvia, come risposta, per chi deve iniziare (perfino Cartier-Bresson all'inizio non lo sapeva cosa gli piaceva: voleva fare fotografie e fotografava quel che c'era. Perlomeno così dice...).
Nello sviluppo della discussione si fanno via via strada parole come "street" ecc.... per desumere cosa lei fotograferà.

Detto che in contenitori strutturati, vedi appunto un forum per esempio, una certa categorizzazione precisa ha certamente utilità, non foss'altro per catalogare le immagini in modo organico e facilitare magari la ricerca...

Ma ha davvero senso accostarsi alla fotografia per categorie?
Cioè, non tanto nella fase di "ricerca nel web" appunto (che ha una logica), ma in fase di avvicinamento, di creazione di un'immagine?
Non è che finisce per essere un ulteriore paletto (ripeto, in fase di realizzazione dello scatto) che genera più limiti che opportunità?

Ricordo di aver per esempio proposto, tempo fa, una foto di donna di spalle, nella pianura padana. La misi in "ritratto" (dubbioso ovviamente: dove si mette una donna di spalle, nella pianura padana?!?). Mi fu obiettatto, giustamente, che ritratto non era. Ma se avessi scelto per esempio "street" sarebbe mancato davvero tutto, per essere tale, e ben altre sarebbero state le (ancor più giustamente motivate) critiche.
E d'altro canto, mica tutto quel che non si può categorizzare precisamente può essere.... "concept" Sorriso

Forse è un limite mio, ma continuo a trovare di grande fascino, bellezza e qualità di visione, due ormai antichi pensieri di E. Weston:

“Il mio vero programma si riassume in una sola parola: vita. Voglio fotografare qualsiasi cosa che la vita stessa mi suggerisce”.

“La fotocamera deve essere utilizzata per la registrazione della vita, per ricercare la quintessenza del soggetto stesso, sia che si tratti di acciaio lucido che di carne palpitante”.


Per chiarire: una piccola riflessione, che non è ovviamene un voler sindacare chi pratica generi ben definibili (sport piuttosto che macrofotografia ecc...), perchè in taluni casi la categorizzazione è nell'ovvietà evidente delle cose e c'è da che mondo è mondo Sorriso

.... E' una stupidaggine solo mia?

Saluti
F


176 commenti, 9197 visite - Leggi/Rispondi


avatarCosa c'è dentro una fotografia?
in Tecnica, Composizione e altri temi il 07 Marzo 2015, 13:03


Giusto per continuare a chiacchierare, in questo spazio, in questo gruppo creato da Jeronim, a cui in particolare rivolgo l'augurio di un piacevole week-end... (augurio che estendo con amicizia a tutti ovviamente Sorriso)

Si discute molto, ed è giusto, intorno al modo in cui "leggere" una fotografia, se questa debba essere documento, arte o altro ancora.
Ed è normale e giusto che l'approccio più "scientifico", più analitico, trovi spazio e muova le chiacchierate in massima parte.

Vorrei però riproporre un passaggio, di una figura peraltro non certo tacciabile di snobismo verso le questioni tecniche legate alla fotografia, e che per moltissimi, anche qui, resta ancora oggi un riferimento fondamentale: Ansel Adams.

Così, per qualche pensiero, per qualche altra chiacchiera, per chi ne avrà voglia Sorriso

"Tu non fai una fotografia solo con la macchina fotografica. Tu metti nella fotografia tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai ascoltato, e le persone che hai amato."

Un caro saluto
F



39 commenti, 3428 visite - Leggi/Rispondi


avatarLa cultura serve?
in Tecnica, Composizione e altri temi il 02 Marzo 2015, 17:42


Visto il gruppo creato da Jeronim e il suo senso... non mi sembra una domanda superflua Sorriso

PREMESSA: non è posta come domanda retorica. Non contiene nelle intenzioni alcuna risposta implicita.
Ovviamente ho le mie idee in merito, come tutti, ma non credo siano interessanti, come spunto di discussione.

AUSPICIO: conoscere il vostro pensiero in merito.
Ovvero, più precisamente: il "sapere" fotografico in tutte le sue varianti, soprattutto la conoscenza dei grandi fotografi e del loro lavoro, aiuta a realizzare fotografia migliore oppure è ininfluente?

E ove la risposta fosse "si", sarebbe utile provare a esprimere, anche molto sinteticamente PERCHE', dal vostro punto di vista.
Questi punti di vista, a differenza di un semplice si o no, forse possono fornire spunti utili, come sempre, soprattutto per chi si sta accostando a questa passione.

Prego davvero tutti di una cosa: di sforzarsi al massimo per non convincersi che chi pensa diverso da noi sia meno rispettabile.
E, nel caso, dialogare di conseguenza ;-) Sorriso

Un caro saluto
F


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avatarIl fotografo e l'apparecchio. Chi è il padrone?
in Tecnica, Composizione e altri temi il 26 Febbraio 2015, 17:16


Sospinto da quel provocatore che è Jeronim e dalle chiacchiere sul kitsch, sul ruolo del fotografo in relazione all'attimo fuggente...

Un testo di parecchi anni fa, era pre-digitale (1983 se non erro) di Vilém Flusser, tocca temi che stanno alla base stessa della fotografia e che l'attuale situazione, impensabile all'epoca dello scritto (ovvero il ruolo della rete, con le sue conseguenze), rende vivi con tale forza da farlo parere scritto ieri.

Molti sono gli spunti che offre, e il gruppo creato da Jeronim sembra fatto apposta per riportarne a mente qualcuno...

Voglio sottoporre uno stralcio, estrapolato ovviamente da un più compiuto ragionamento, secondo il quale, in sostanza, è l'apparecchio a guidare le danze, portandosi in giro il fotografo al solo scopo di ottenere i feedback per migliorarsi all'infinito...

" Ridotto ai minimi termini il programma dell'apparecchio è il seguente:
primo, mettere in immagine le possibilità che racchiude,
secondo, servirsi a questo scopo di un fotografo, salvo nei casi limite di automazione completa,
terzo, diffondere le immagini così ottenute affinchè la società sia con l'apparecchio in un rapporto di feedback, permettendogli così di migliorarsi progressivamente,
quarto, produrre immagini sempre migliori
"

Ovviamente è sempre pericoloso e complicato estrarre brandelli da un testo compiuto, specie se articolato come questo.
E il rischio di andare fuori pista rispetto alla questione posta è alto...

Ma non si ha la sensazione che questa profezia si stia sempre più realizzando, a passi sempre più veloci, tra megapixel e punti af?

Nella presentazione del libro si legge:
" La fotografia è l'emblema della pericolosa deriva che rischia di travolgere gli esseri umani: quella di essere schiavi di una tecnica priva di fondamento.
Solo attraverso il suo ripensamento l'uomo potrà scongiurare la minaccia di asservimento alle macchine e ridare spazio a quella libertà e a quel senso che l'era postindustriale sembra avere smarrito
"

C'è materia su cui fermarsi a pensare oppure no?

Un caro saluto
F

PS: il libro è "Per una filosofia della fotografia", Bruno Mondadori Editore


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