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Il mutualismo è una delle magie più sconvolgenti in natura. Ora sappiamo che questo tipo di relazione è anche un'arma nella lotta contro i bracconieri. Un articolo pubblicato su Current Biology pochi giorni fa ha infatti rivelato che le bufaghe dal becco rosso aiuterebbero i rinoceronti a scappare da chi gli dà la caccia. La bufaga è anche chiamata askari wa kifaru, che in kiswahili significa “la guardia del rinoceronte”. Ora sappiamo prerché! Durante le osservazioni dei ricercatori è emerso che le vocalizzazioni degli uccelli hanno aumentato di oltre quattro volte il tasso di rilevamento umano da parte dei rinoceronti. Senza le bufaghe, i ricercatori sono riusciti ad avvicinarsi agli erbivori senza essere scoperti in oltre tre quarti dei tentativi. Infatti, ogni bufaga ha permesso ai rinoceronti di accorgersi della presenza umana nove metri prima. Più precisamente nel 95% dei casi i rinoceronti si sono riorientatati per dirigere la propria vigilanza sottovento e mai verso la persona che si avvicinava. Le chiamate di allarme degli uccelli non includono informazioni sulla direzione della minaccia, ma solo sulla sua vicinanza. Insomma, gli uccelli rendono il rinoceronte maggiormente vigile e in allerta. Gli autori della ricerca stimano inoltre che i rinoceronti siano sfuggiti all'uomo in oltre il 40% degli incontri durante i loro movimenti nella riserva proprio grazie agli uccelli-spia. I mega-erbivori adulti come i rinoceronti sono per lo più immuni da altri carnivori e questo perché il comportamento e le armi anti-predatore come dimensioni e corna sono efficaci contro i grandi carnivori come iene maculate e leoni, ma lo sono molto meno contro gli uomini e le loro armi. Peraltro non ci sono ancora segnalazioni di bufaghe che vocalizzino in risposta a predatori non umani. Ma perché questi uccelli si comportano così? Le bufaghe si nutrono delle zecche e dei pidocchi che si trovano sulla pelle di ungulati ed erbivori, che dal canto loro traggono il beneficio di essere puliti e prevenire così il rischio di parassiti ed infezioni. Va poi detto che questi uccelli si nutrono dalle grandi e permanenti lesioni aperte sui fianchi dei rinoceronti causate dal parassita filariale Stephanofilaria dinniki. Tutto questo fa pensare dunque che l'allarme degli uccelli sia una forma di cooperazione. La relazione bufaga-rinoceronte costituisce il cosiddetto mutualismo condizionale. Anche le popolazioni di bufaghe, però, come quelle dei rinoceronti, sono diminuite e si sono estinte in molti luoghi, principalmente perché sono state avvelenate dagli antiparassitari utilizzati nell'allevamento del bestiame. Pertanto, la maggior parte delle popolazioni di rinoceronti ora esiste senza di loro. I conservazionisti potrebbero prendere in considerazione la possibilità di reintrodurre gli uccelli dove sono presenti le popolazioni di rinoceronti o reintrodurre contemporaneamente le due specie nelle riserve naturali. Articolo pubblicato su: https://www.africarivista.it/natura-la-piccola-guardia-del-corpo-del-rinoceronte/158413/
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