What do you think about this photo?Do you have questions or curiosities about this image? Do you want to ask something to the author, give him suggestions for improvement, or congratulate for a photo that you really like?
You can do it by joining JuzaPhoto, it is easy and free!
There is more: by registering you can create your personal page, publish photos, receive comments and you can use all the features of JuzaPhoto. With more than 242000 members, there is space for everyone, from the beginner to the professional.
| sent on April 12, 2023 (21:47) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
triennale.org/magazine/video-raymond-depardon www.fondationcartier.com/en/exhibitions/international/raymond-depardon artshapes.it/mostra-raymond-depardon-triennale-milano/ www.internimagazine.it/approfondimenti/raymond-depardon-in-triennale/ www.elledecor.com/it/viaggi/a38089589/triennale-di-milano-mostra-raymo www.esquire.com/it/cultura/arte-design/a38076212/raymond-depardon-most artemagazine.it/2021/10/23/a-triennale-milano-la-mostra-raymond-depard www.artribune.com/arti-visive/fotografia/2021/10/mostra-raymond-depard Queste foto le ho prese nel corso della mia visita alla mostra il pomeriggio di domenica 12 giugno 2022:
Nel salone principale (in cui si può ammirare lo spazio progettato dall'architetto Giovanni Muzio nella prima metà degli anni '30) è collocata una serie di fotografie in grande formato, insieme ad altre di dimensioni moto più piccole, realizzate per il progetto “Errance (1999-2000)”; tutte impaginate in verticale con la linea dell'orizzonte centrata:
In queste foto, alcune delle quali prese nella “Deep America”, mi par di ravvisare un'influenza della corrente “New Topographics” e della relativa poetica dei “non-luoghi”:
Per contro, nelle immagini della serie “Communes (2020)”, realizzate nelle regioni francesi meridionali dell'Aveyron, della Lozère, del Gard e dell'Hérault (siti con una forte caratterizzazione e una profonda stratificazione storica); ha adottato un registro differente:
Dal formato di queste fotografie e dalla composizione, che svela come siano state rigorosamente meditate (e con le verticali sempre a piombo), dedurrei che ha usato un banco ottico 20x25, come del resto nella serie “La France (2004-2010)”, visibile più avanti in questo post. “Piemonte (2001)”:
Dalla composizione e dal formato di queste foto deduco che probabilmente, anche qui, ha fatto uso di un banco ottico 20 x 25. Mi ricordano Gabriele Basilico: Taglio rigoroso, bianco e nero contrastato (ma non troppo), figure umane assenti o perlomeno marginali. L'esecuzione è senz'altro impeccabile; tuttavia non mi sembrano le fotografie più interessanti di Depardon. En passant ricordiamo che Depardon e Basilico vennero coinvolti, insime a René Burri, Josef Koudelka, Fouad Elkoury e Robert Frank, in un progetto della fondazione Hariri (su iniziativa dalla scrittrice libanese Dominique Eddé) per documentare Beirut dopo il lungo conflitto. Approdiamo al suo celebre reportage “Glasgow (1980)”:
Queste foto, insieme a molte altre, furono raccolte nel libro di cui parla qui Lastprince: www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=4461290&show=4#26770294 (consiglio di visionare il video del libro sfogliato in fondo al post) E' evidente la versatilità di Depardon nel variare il linguaggio a seconda del tema trattato. Nella serie “Manhattan Out (1980)”, realizzata nello lo stesso anno di “Glasgow”, adotta una fotografia monocromatica e uno stile decisamente “street”, di foto prese al volo, senza problemi a tenere la macchina vistosamente inclinata. Nel pannello didascalico è descritta la tecnica che ha utilizzato:
Sarà per l'ambientazione, ma alcune di queste foto mi attivano un'associazione di idee con Lee Friedlander e Joel Meyerowitz. Da quel che si legge nel pannello didascalico anche qui, come a Glasgow, ha usato una Leica. “La France (2004-2010)”:
Qui, a differenza che in “Glasgow (1980)” e in “Manhattan Out (1980)”, abbiamo foto evidentemente “meditate”, con la linea dell'orizzonte livellata e le verticali rigorosamente a piombo. Come si legge nel pannello didascalico, ha fatto uso di un banco ottico 20 x 25.
“Rural (1990-2018)”:
“San Clemente (1977-1981)”:
Qui l'associazione, praticamente obbligata, è con “Morire di classe” di Gianni Berengo Gardin (1969). Queste costituiscono solo una parte delle foto esposte nella mostra. E' superfluo che dica che queste riproduzioni formato francobollo (oltretutto spesso disturbate dal vetro posto davanti) non rendono giustizia alla qualità delle fotografie di Raymond Depardon. Il mio intento era semplicemente quello di suggerire un'idea della mostra e del suo allestimento. Si possono avere visualizzazioni migliori digitando su Google, ad esempio, “Depardon Glasgow” o “Depardon Rural” con l'opzione “immagini”. |
| sent on May 07, 2023 (18:38) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
... I really like this shot - I like how the light projected on the floor, breaks the formal balance of the room, without being x anything intrusive - even the PDR I find it absolutely consistent and appreciable .... No attempt to emphasize the environment with chromatic or perspective acrobatics --- also excellent the long but exhaustive report on the exhibition ... ... mi piace molto questo scatto - mi piace come la luce proiettata sul pavimento, rompe l'equilibrio formale della sala, senza essere x nulla invadente - anche il pdr lo trovo assolutamente coerente e cosa apprezzabile .... nessun tentativo di dare enfasi all' ambiente con acrobazie cromatiche o prospettiche --- ottima anche la lunga ma esaustiva relazione sulla mostra ... |
| sent on May 07, 2023 (19:26) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Thanks for the passage, appreciation and interesting comment. Good evening. Grazie del passagio, dell'apprezzamento e dell'interessante commento. Buona serata. |
|
Publish your advertisement on JuzaPhoto (info) |