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Prendersi Cura

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In sent on December 05, 2021 (12:03) by Matteop7. 0 comments, 38 views. [retina]

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Nello, 28 anni, Pediatria Generale e Specialistica La pediatria è la branca della Medicina che si occupa dello sviluppo psicofisico dei bambini e della diagnosi e terapia delle malattie infantili. E' forse la specializzazione che maggiormente riesce a far intravedere al Medico cos'è l'essere umano. Pensateci, un bambino può insegnare sempre tre cose a un adulto: a essere contento senza un motivo, a essere sempre occupato con qualche cosa e a pretendere con ogni sua forza quello che desidera. Non so se Nello riesca a intravedere questa triade nella sua routine quotidiana, ma glielo chiederò. Questa intervista è nata da un lungo inseguimento, conosco Nello da poco. Ma lo stimo da molto. Gli ho strappato la promessa di un'intervista ad agosto, da effettuare entro settembre. Per varie vicende, sono riuscito a chiaccherare con lui solo ora, a metterlo all'angolo. Perchè Nello, pur essendo estroverso ed amichevole, non è una persona a cui piace mettersi in mostra. Preferisce agire. Ma una promessa è una promessa, ed eccoci qui. Siamo da Kikko, probabilmente il barista ci sta prendendo per una coppietta in cerca di effusioni, non mi stupirò se tra poco porterà uno Spritz con due cannucce. In sottofondo Lou Reed gracchia “You're going to reap just what you sow, you're going to reap just what you sow, you're going to reap just what you sow”. Sarà di buon auspicio? Il riff di apertura, come di consueto, mi porta a indagare perché Nello abbia scelto di fare il medico. “Mi sono iscritto a medicina perché volevo entrare in Pediatria. In realtà, più che salvare vite, che è una cosa che raramente mi passa per la testa quando penso a medicina, l'ho fatto per aiutare in generale. Perchè penso che ognuno di noi abbia un ruolo, ed è qui per farlo. Almeno idealmente, essere un pezzo di un puzzle che contribuisce a fare qualcosa. Poi con pediatria mi ero fissato, era stata la mia unica scelta del concorsone, non ho messo altre alternative. Avevo messo tutte le sedi tranne una, indovina quale?” - Scommetto che è Catanzaro! - Infatti, e ora mi trovo a essere torchiato da un calabrese burbero. In questo preciso momento Marco, il mio barista di fiducia di Kikko, si è girato a controllare che non soffocassimo dalle troppe risate. “Mi son detto: entro a pediatria o non entro da nessuna parte, al massimo lo provo un altra volta e mene vado a in Germania a farlo, un bel salto nel buio”. Quando nomina la Germania lo guardo stralunato, devo averlo guardato proprio male perché ha esclamato “Oh cazzo, ora si soffoca e mi tocca rianimare un anestesista-rianimatore”. Ma riesco a riprendere il poco contegno che mi è rimasto e gli chiedo - Tu sapevi il Tedesco?????? Non hai proprio la faccia di una persona che sa il tedesco. “Si, so il tedesco ed è stata una parte fondamentale di un mio salto nel buio. Io ho partecipato al concorso per l'Erasmus impegnandomi a raggiungere un livello di lingua in pochissimo tempo, mi sono messo sotto e ho fatto un corso di 100 ore in cui mi sono ucciso di studio, per provare a raggiungere un livello, di una lingua a me ignota, in poco tempo. Perché una volta lì avrei dovuto dimostrare il mio livello, e se non l'avessi raggiunto me ne sarei dovuto tornare a casa con la coda tra le gambe”. Nello è una persona molto espressiva, in questa chiaccherata gesticola, si agita e si anima facilmente. Viene spontaneo immaginarlo a fare una gara di linguacce con i suoi piccoli pazienti. - Nello, qual è la cosa più divertente di fare il Pediatra?- “Qual è la cosa più divertente? I bambini - risponde senza esitazioni - i bambini, cioè c'è proprio una variabilità immensa con i bambini. Cioè io penso che il mondo è bello perché è vario ok? Tutte le persone, pensare diverso, tutto quello che vi pare… ma la diversità che c'è tra i bambini, caratteriale, emotiva, è insuperabile. Le stronzate che ti fanno diventare affascinante, anche solo una frase, una cosa che un adulto non farebbe mai, una cosa banale, le boccacce. Qualunque cosa detta da un bambino, o comunque vista da un bambino assume un significato che magari tu non riesci ad apprezzare perché sei perso in altre cose, in altri dettagli, hai perso un po' di quella cosa di innocenza e non la vedi, ti passa sotto al naso dieci volte e non la vedi. Poi un giorno arriva il bambino e SBAAAM, te la notare. Magari ti lascia anche senza fiato. Non sai manco cosa rispondergli a un bambino. Un bambino ti mette a posto, ti lascia muto". Che si riesca a zittire Nello mi lascia perplesso, ma i bambini hanno una magia tutta loro. Magia che si riflette negli occhi di Nello quando racconta il momento in cui ha capito che pediatria era la sua strada. “La cosa che più mi ha stupito, nella mia carriere, è successa in Germania. E' stato il primo parto a cui ho assistito, il primo bambino che ho visto nascere proprio in quel momento. Ho detto 'cavolo, se è questo quello che succede, vorrei capire che succede da quando nasce fino a quando si diploma o mi manda a quel paese'. Seguirlo, che poi è il compito fondamentale del Pediatra". - Nello, hai mai letto la frase ' i giochi dei bambini non sono giochi e bisogna considerarli come le loro azioni più serie'? - “Penso di averla letta da qualche parte, e se ci pensi spesso chi considera meno i bambini sono i genitori. Le azioni dei genitori a volte si ripercuotono sui bambini. Non lo so, i genitori sono difficili da affrontare. Cioè se alcuni bambini hanno dei problemi, nel 80% dei casi li ha portati un genitore, veramente l'ambiente, e quindi i genitori, possono fare la differenza”. - E come lo capisci questo? Essendo molto empatico, immedesimandoti nella storia familiare? - “Mah, mi immedesimavo molto prima, adesso riesco ad uscirne con molta velocità. Cioè se io penso che una persona dica una stronzata glielo dico, punto, non mi frega. Magari a volte sarò un elefante in una cristalleria - E' una caratteristica dell'essere medico e maschio, controbatto io - si, sia per quello ma io lo faccio anche con i miei colleghi. Se penso che uno dice una stronzata, una cosa che non condivido non sto a dirgli “ma secondo me potresti”, gli dico “ ma che cazzo stai a dì”, nel senso che magari i metodi sono un po' bruschi ma necessari. Non sembro uno con tanta empatia, ma se uno si fa prendere sempre dall'empatia non lavora, non lavora serenamente, non lavora il maniera logica come dovrebbe!” Tu come ti prendi cura di un bambino? - “Con delle attenzioni, prendersi cura vuol dire avere delle attenzioni che gli permettano di proseguire appunto, e gli permettano di avere un comfort di vita, una qualità di vita soddisfacente. - Mi fai un esempio di attenzione particolare verso un paziente? - “Ma può essere una cosa banale. Cioè può essere, prendersi cura, anche prendere il ciuccio che cade per terra dentro un ambulatorio dove ci passa il mondo, fermando la mamma che automaticamente lo mette in bocca. Io la fermo, glielo prendo e lo pulisco. Mi viene in mente una stronzata assurda che è successa l'altro giorno: ero in accettazione con un bambino. La mamma si lamentava che l'latro suo figlio non cresceva. Senza dubbio un motivo c'era, magari anche difficile da affrontare, ma prendersi cura vuol dire anche rassicurare, sia i genitori che il figlio, non buttare ansia in una situazione che magari è ansiosa già per se. Prendersi cura vuol dire anche alleviare, rendere più leggera una malattia, dire che anche noi ci siamo, anche solo per stargli accanto. E meno male che Nello c'è. E meno male che Nello c'è.



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