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| sent on December 05, 2021 (0:27) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
beautiful F 60s. Yours is one of the first versions, I have a later version, the FTn. Beautiful also your Nikkor S Auto bellissima F anni '60. La tua è una delle prime versioni, io ho una versione successiva, la FTn. Bellissimo anche io tuo Nikkor S Auto |
| sent on December 05, 2021 (0:35) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Hello Claudio. I think the F series is mythical. I'm using analog cameras a lot. I'm having a lot of fun ! Helloooo. Rod. Ciao Claudio. Penso che la serie F sia mitica. Sto utilizzando molto le fotocamere analogiche. Mi sto divertendo molto ! Ciaoooo. Rod. |
| sent on December 05, 2021 (2:08) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
I found months ago one in perfect condition, equipped with a 50 1.4 practically new ... and above all free of mushrooms! Unfortunately, the shutter needs to be overhauled, the slow times are too slow. But sooner or later I will take it to the repairman. The 50 in the meantime has been duly tested on the Df. Ne ho trovata mesi fa una in perfetto stato, dotata di un 50 1.4 praticamente nuovo... e soprattutto privo di funghi! Purtroppo l'otturatore va revisionato, i tempi lenti sono troppo lenti. Ma prima o poi la porterò dal riparatore. Il 50 nel frattempo è stato debitamente collaudato sulla Df. |
| sent on December 05, 2021 (11:31) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Timeless and indestructible ;-) a couple of reels a year I still do them ... a whole other poem! Intramontabile ed indistruttibile un paio di rulli all'anno me li faccio ancora...tutta un'altra poesia! |
| sent on December 05, 2021 (15:15) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Sinceramente, non utilizzo più le analogiche e i rullini da quando ho iniziato col digitale . Mi piace collezionarle e imparare le loro caratteristiche fondamentali e conoscere la loro storia e il significato della loro immissione sul mercato. Però non vedo molta differenza tra il mio modo di scattare di oggi rispetto a ieri: uso spesso priorità di diaframmi o manuale come una volta (soprattutto per foto di paesaggio), non scatto a raffica, scatto poco, riflettendo, uso sempre la stessa terna tempi/diaframmi/iso, come sempre.In post si possono recuperare meglio luci e ombre, ma io controllo comunque l'esposizione accuratamente come una volta e non a caso: se una foto è frutto del caso e di una post...acrobatica non mi diverto per niente! Non vedo che differenza ci sia se dentro c'è una pellicola o un sensore. Quando usavo le analogiche, l'unica differenza era che mi ponevo il problema di come avrei sviluppato e stampato (quali chimici e carte avrei utilizzato) o che sensibilità delle dia avrei adoperato e quindi quale kit di sviluppo (sviluppavo anche le dia in proprio). Oggi immagino la stessa foto, solo che devo svilupparne il file. Ma seguo le stesse procedure. Se poi non si sviluppa in proprio non vedo proprio che differenza ci sia a fare uno scatto con una analogica o con una digitale se si fotografa non a caso o a raffica ma riflettendo. Sono le stesse le regole di composizione, di sovra e sottoesposizione e l'uso dell'esposimetro, l'uso della famosa terna tempi/diaframmi/iso, la profondità di campo, il fermo di un soggetto in movimento, panning ecc ecc ecc. |
| sent on December 05, 2021 (20:17) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Due premesse: mi ritengo un neofita pur fotografando da circa 40 anni; sono passato definitivamente al digitale nel 2006 con FUJI S3 PRO & NIKON D200, (anche dopo anni di sviluppo e stampa in proprio). Ciò precisato, condivido in pieno il pensiero espresso da Claudio, in particolare sul modo ragionato, pensato e voluto di portare a casa quel determinato scatto; è vero, la terna tempo-diaframma-iso resta la summa e l'anima del fotografare senza altri fronzoli. E' pur vero però, che oggi ogni sensore, che sia apsc o ff, porta con se delle peculiarità ben definite, e senza sviscerare test in modo maniacale; infatti personalmente sono poi passato definitivamente a Canon nel 2009 perché rispetto a mamma Nikon, rendeva e rende tutt'oggi, un'incarnato molto più naturale e con una resa allo scatto vergine, più roseo e "non" di base arancio, che in moltissimi casi, specie con luce artificiale o flash, non gestivi nemmeno in pp; con ciò ho sacrificato volutamente una resa del dettaglio sicuramente più sensibile in mamma Nikon, ma ho preferito un ritratto senza artefatti in post, ad un dettaglio esasperato. Questo il brevissimo prologo per definire il rapporto che intercorre tra pellicola e sensore; scattare in analogico per me significa progettare a monte lo scatto voluto e quindi scegliere in primis apparecchio e obiettivo, pellicola, sviluppo e stampa. Ogni pellicola ha la sua anima, le sue caratteristiche ben definite e pregio non da poco, la sua "affascinante grana", che a tutt'oggi, il digitale gli continua ad invidiare, basti pensare alle centinaia di preset di grana disponibili su tutti i modelli di fotocamere in commercio, ma che non hanno raggiunto neanche lontanamente quella della pellicola, partorendo nel migliore dei casi "un buon rumore digitale" paragonabile solo vagamente alla grana della pellicola. "Ok mi si dirà, ma puoi farlo anche dopo in pp in camera chiara sviluppando il raw..." Si, empiricamente è vero, ma per le motivazioni di cui sopra, ad ogni scelta di genere fotografico, o semplicemente per un ritratto indimenticabile, non puoi certo stare li a cambiare "sensore" e quindi apparecchio fotografico (con il relativo costo) per la circostanza? Solo per evitare la fastidiosissima pp? Non possiamo negare che oggi la fotografia è stata resa "molto liquida"; con l'uso del telefono poi, si scatta a go-go e si posta subito sui social, i limiti sono meno numerosi grazie ai processori e alla pp, ma si è perso il contatto fisico con la "fotografia". La nostalgia di scattare in analogico, resta intrappolata proprio in questa emozione: è legata ad un processo chimico-fisico che ci rende più consapevoli degli scatti fatti, di toccare le nostre foto, l'emozione di caricare e scaricare il rullino dalla nostra macchina. E' vero, oggi può sembrare una scelta totalmente irrazionale quella di scattare in analogico, ma resta a mio avviso il modo più vero, per ridimensionare "milioni di immagini" e creare un rapporto fisico con ciò che si è andato via via perdendo: la vera fotografia. Salutoni a tutti. Lino |
| sent on December 05, 2021 (21:52) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Lino scrivi:... "scattare in analogico per me significa progettare a monte lo scatto voluto e quindi scegliere in primis apparecchio e obiettivo, pellicola, sviluppo e stampa. Ogni pellicola ha la sua anima, le sue caratteristiche ben definite..." In fondo tu hai fatto la stessa cosa con la reflex digitale passando da Nikon a Canon per il differente sensore. Dici che in analogico si sceglie apparecchio e obbiettivo ecc e tu, infatti, hai cambiato sensore (anche se io non mi sono accorto di queste differenze sul ritratto...ma di ritratti ne faccio pochi come puoi vedere nelle mie gallerie e potrei sbagliare). Come facevo con le pellicole anche col digitale io stampo sempre da me e anche io ho notato differenze, anche se lievi, passando da una stampante Epson alle stampanti Canon che mi sembrano avere un leggero tono più caldo....come se avessi cambiato pellicola....Poi qualcosa si può modificare anche operando regolazioni in macchina. E anche col digitale io progetto una foto per essere sempre stampata; la foto definitiva non è MAI quella che vedo a monitor. Quest'ultima mi serve per postarla, per farla vedere su Juza ad esempio, ma la vera foto per me ( PER ME, non è legge) è sempre quella che stampo, oggi come ieri. Mi piace averla tra le mani, soppesarla, guardarla di traverso, provare la sensazione del semilucido, della carta matt, del suo spessore, ma, soprattutto, penso che sia emozionante, importante e una nuova difficile frontiera da imparare della fotografia stampare in proprio, oggi come ieri: non dico però che , come dici tu, "creare un rapporto fisico con ciò che si è andato perdendo..." sia la vera fotografia; non penso che chi stampa ha più ragione o fa vera fotografia rispetto a chi non stampa e non dico che chi scatta con pellicole fa vera fotografia rispetto a chi scatta in digitale. La vera fotografia è quella di chi scatta con pellicole che non svilupperà e stamperà mai? Affidandosi alla sensibilità di un altro? O di una macchina? E poi, se uno fa le mie stesse fotografie con una pellicola e poi spedisce il file ad un laboratorio online può fregiarsi del titolo di "vero fotografo" rispetto a chi perde ore in camera chiara , rispetto a chi si è studiato, ha provato e riprovato le difficoltà della stampa? Esiste un podio su cui mettere chi scatta e poi sviluppa e stampa da pellicola colore e bianconero, chi sviluppa e stampa solo bianconero, chi scatta solo, chi scatta in digitale e chi oltre a scattare in digitale affronta tutte le difficoltà della stampa? Dal mio punto di vista ( che però non considero una verità assoluta ma solo una esigenza e un parere/piacere personale) butterei giù dal podio chiunque non stampi. Ma ovviamente lo penso io. Qualcuno dirà che mica i grandi fotografi stampano in proprio (solita obiezione): in parte non è vero, ma poi, a differenza di noi mortali il grande fotografo affianca, dando le proprie dritte, stampatori esperti e costosi che io non ho mai incontrato. Al di là di inutili,irrazionali nostalgie che anche io provo, tanto è vero che colleziono reflex anni '60-'70-'80, per me ognuno faccia come crede e l'unica discriminante, l'unica discriminante è produrre buone o belle foto. Riguardo alla grana, anche qui non so esprimermi: non amo particolarmente più che si veda troppo la grana e, quindi, sono immune alla presunta "magia" della grana che una volta ricercavo quando sviluppavo HP4 o HP5 portate a 1600 asa e sviluppata in Ornano Crowley DX 16. Infine un caro saluto, Lino, mio..."compaesano" E grazie per le chiacchiere |
| sent on December 06, 2021 (17:28) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Claudio, grazie a Te per la condivisione dell'esperienza fatta sul campo, che noto non é da meno della mia, anzi. Si, quando passai definitivamente a Canon, lo feci proprio in ragione del fatto che i ritratti rappresentavano la maggioranza dei miei scatti e stampavo solo su endura pro satinata. Quando oggi però scatto in analogico, le cifre sono ben altre rispetto ad un cambio di sensore ... Se scelgo un 160pro a colori lo pago sui 7€ da 36 e un Ilford 400 bw sui 13€ sempre da 36...all'anno ovviamente, e solo quando ho il desiderio come dicevo di "dipingerla" a monte la foto. Faccio lo stesso col digitale, ma forse quello che più mi manca è non poter più sviluppare e stampare in casa per mancanza di spazio, il divertimento del tiraggio su pellicole che avevo a disposizione e tanto altro. Salutoni e un grazie anche a Rodolfo che ci ha dato il LA per l'incontro e il confronto. Lino |
| sent on December 06, 2021 (21:29) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Ciao. Grazie a voi!!! Giusto per tener vivo il dibattito, vi sottopongo sinteticamente la mia esperienza in forma di piccoli pensieri. L'EGOISMO DEL FOTOGRAFO. Perché fotografiamo ? E' per quello che mi piace definire "L'EGOISMO DEL FOTOGRAFO". Quando percepisco qualcosa di bello ecco che scatta in me la voglia di immortalare questo momento. E lo faccio per me. In quel momento solo io posso essere protagonista, il mio occhio, il mio sentimento. E non è un fatto solo estemporaneo. A volte costruiamo noi qualcosa che riteniamo bello. Sistemiamo l'oggetto, la persona, la luce, selezioniamo l'obiettivo, il tempo, il diaframma, la sensibilità ... e ... scattiamo. In qualsiasi azione siamo noi i protagonisti, a noi è riservata la decisione, la scelta. E' un'azione del tutto personale, quasi intima, privata. IL RISULTATO. Il risultato della nostra azione egoistica deve, secondo me, essere una stampa. Sono ancora del parere che la fotografia è un oggetto, un manufatto, qualcosa che posso toccare. Non deve essere un file, un insieme di bit o di numeri. Devo poter tenere in mano la fotografia, passarla ad un amico, conservarla in un album, strapparla se voglio! PER ME PARI SON. Non importa se la stampa sia chimica o digitale. E' ancora un'azione totalmente personale che ha come scopo quello di tradurre in un manufatto "il bello" che si è apprezzato durante lo scatto. A volte lo spirito ti spinge a stampare in digitale, a volte con procedimento chimico. Mi è capitato di stampare alcune fotografie digitali con processo chimico dopo aver creato, con una stampante a getto di inchiostro ad alta risoluzione, un negativo ! (Paranoico, vero? ... Ma divertentissimo...!). E avete mai provato a cambiare il colore all'interno dei serbatoi della stampante digitale ? (Provate a mettere un goccino di giallo nel serbatoio del rosso...). E' molto differente, a livello logico, rispetto all'aumentare il tempo di esposizione dell'ingranditore ??? LE DOMANDE FINALI Alla fine di tutto il processo... le questioni finali. Sono riuscito a tradurre in un pezzo di carta stampata la sensazione che ho colto quando ho scattato ? Se SI', l'immagine è venuta per caso o è frutto di un'accurata progettazione ? Se NO, dove o sbagliato ? Ed era possibile ottenere effettivamente quello che volevo ? SI RICOMINCIA Qualsiasi sia la risposta, si ricomincia, nel tentativo di ripetersi o di migliorare. Ed ecco che qui nasce la sperimentazione, la modifica, il confronto. Proviamo con un filtro, proviamo con un obiettivo differente, proviamo con una pellicola diversa o proviamo con un sensore nuovo, ascoltiamo i pareri degli amici, ... Dopo un po' ci sembra di affezionarci ad uno standard, ad una marca, ad uno stile. Ma poi esce un nuovo modello di camera, oppure vedi una fotografia di un altro che ti colpisce e vuoi emulare, oppure recuperi una vecchia NIKON F che ti sembra il massimo del godimento nello scatto. E allora ... si ricomincia, si prova, si riprova, ci si arrabbia, si invidia quello che fa le foto più belle delle tue, ci si inorgoglisce ad un complimento ... Che confusione! Ma è bello così ... altrimenti non ci piacerebbe la fotografia, no? Rod |
| sent on December 07, 2021 (17:32) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Ben trovato Rod. "...egoismo...risultato...pari son...e poi si ricomincia..." tutto vero! Oltre alla passione, l'hobby, è innato in ognuno di noi un pizzico di protagonismo, quello sano, puro, direi quasi "fanciullesco"... Oggi purtroppo, nel visitare qualsiasi forum di fotografia, anche quelli di case blasonate, ti capita di incappare in discorsi che si limitano per più dell'80% solo a dominanti dei sensori, all'eliminazione dei vari filtri antialias dai sensori per aumentare dettaglio e resa, delle mere cifre dei mega sul sensore e dell'eventuale opportunità di raffica/s. Ma se un'apparecchio del genere viene preso in mano da chi di fotografia non conosce nemmeno l'a-b-c? Crederà sicuramente che quel prodotto lo farà diventare un fotografo professionista! Ma noi sappiamo benissimo che non è così! Conservo ancora nel mio corredo e utilizzo, filtri cross a 4-6-8 punti, soft da 2-4-6, tutta la serie per il b/w, e ovviamente i vari polarizzatori, tutti rigorosamente HOYA; conservo le varie retine di calze per donare allo scatto seduta-stante la resa di un dipinto su tela specie col b/w, o a seconda del diaframma usato, un effetto grana più spinto. Certo i vari software permettono di farlo anche dopo, ma come dicevi, non c'è cosa più personale e intima, di farla al momento, e vederne subito attraverso l'obiettivo il risultato che darà, creando quel pathos tra te, corpo macchina e soggetto. Da sempre personalmente, ai vari software, preferisco e cerco di non mettere a riposo, il processore più potente che abbiamo... "il nostro cervello". La post-produzione? Non mi interessa, non mi gratifica, non mi fa guadagnare tempo, non mi serve per creare facce levigate o bronzee quando non lo sono nella realtà, e neanche modificare un panorama con colori nel cielo o nel mare che non siano quelli che ho colto in quel preciso momento e che mi hanno emozionato. Non ho nulla contro la post-esasperata, e nemmeno contro chi la usa, a volte può rendersi utile per un processo creativo specifico, e allora ben venga. In ultimo, dopo lo scatto (e possibilmente la stampa) come ben dici: "...ci sono riuscito? mi piace? Se si, va in album...se no, devo anche poterla strappare!!! E si ricomincia però!!! Salutoni |
| sent on December 07, 2021 (21:44) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Hello Lino. We are on the same wavelength ... just to stay on topic! Hellooo Rod Ciao Lino. Siamo sulla stessa lunghezza d'onda ... tanto per rimanere in tema! Ciaoooo Rod |
| sent on December 07, 2021 (21:48) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
But in the end everyone is free to photograph and work their images as they see fit. The important thing is to do it according to your taste and sensitivity. That we then like to work with some tools rather than with others is just a matter of feeling comfortable and also having fun. Ma alla fine ognuno è libero di fotografare e di lavorare le proprie immagini come meglio crede. L'importante è farlo secondo il proprio gusto e la propria sensibilità. Che poi ci piaccia lavorare con alcuni strumenti piuttosto che con altri è solo un fatto di sentirsi a proprio agio e anche di divertirsi. |
| sent on December 07, 2021 (21:55) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Giuliano, you used, for me a magic word. HAVE FUN! Photography is FUN !!! Giuliano, hai usato, per me una parola magica. DIVERTIRSI! La fotografia è DIVERTIMENTO !!! |
| sent on December 07, 2021 (22:03) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Exact! In some cases photography can also give a living, but even there you must never stop having fun, whatever you do. Esatto! In qualche caso la fotografia può anche dare da vivere, ma anche lì non bisogna mai smettere di divertirsi, qualunque cosa si faccia. |
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