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A metà circa del tratto della galleria superiore coperta che dall'edicola B porta all'edicola G nel settore di ponente, si trova il monumento funebre realizzato per la famiglia di Giovanni Maccia. Una giovane donna allatta un neonato mentre apre una porta socchiusa, tradizionale simbolo del passaggio verso l'aldilà; un altro bimbo più grandicello siede accanto a lei e osserva.
Giovanni Maccia (1791-1869) che fondò, nel 1863, l'Opera Pia Maccia nella Parrocchia di San Satiro a Milano. L'istituzione caritatevole garantiva assistenza alle gestanti, alle madri in difficoltà e ai bambini poveri della città. Egli fu inoltre un “negoziante integerrimo” come recita la sua lastra tombale posta nel tratto di galleria inferiore direttamente sotto il monumento funebre: Giovanni Maccia, nella Contrada della Lupa a Milano, nel sestiere di Porta Ticinese, dal 1854 era stato infatti il proprietario di un rifornito e apprezzato magazzino di filati e merceria che nel 1859 fu trasformato in un ben avviato negozio di ferramenta e ottonami.
La sepoltura Maccia è una delle più antiche del Cimitero Monumentale; il progetto originale che inizialmente non prevedeva la figura del bimbo seduto con cartiglio, porta la firma di approvazione, nel settembre 1869, di uno dei figli di Giovanni, Luigi Maccia (1824-1895). Commendatore della Corona d'Italia e Cavaliere della Legion d'Onore, personaggio di spicco della vita pubblica milanese dell'epoca, Luigi riposa anch'egli qui come il resto della famiglia. Fu lui probabilmente a commissionare il monumento funebre allo scultore Luigi Crippa (1838-1895). Nativo di Monza, Crippa si forma a Milano presso l'Accademia di Brera, dove è allievo di Pompeo Marchesi (1783-1858). Per la sepoltura di un altro ben noto filantropo milanese, Vincenzo Burocco, l'artista aveva realizzato una scultura in marmo raffigurante la personificazione della beneficenza, su commissione dell'Istituto dei Ciechi.
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