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Cross & route souls. 016 sent on May 16, 2016 (10:06) by Volver. 2 comments, 259 views.
Uno spazio è ciò che rappresenta, non solo ciò che fisicamente è. Esso può assumere un infinito numero di significati, come accade quando la nostra esperienza gli attribuisce nuove "gradazioni dell'essere". Il confine tra due dei Paesi più "civili" dell'Europa di oggi è pregno di significati che la storia continua ad attribuirgli, imprimendo nelle sue pietre, nei suoi alberi, nei suoi muri, storie capaci di penetrare violentemente le nostre coscienze. E' così che un ambiente splendido, una cornice di roccia e alberi, diventa altro. Diventa il Passo della Morte, il sentiero dei Contrabbandieri, diventa il crocevia di anime perse ed inghiottite da un oggi ancora affamato di violenza, incoerenza, noncuranza ed inciviltà. Un piccolo lembo di terra benedetto dalla natura e maledetto dall'uomo. Teatro di fughe drammatiche e di omicidi di ebrei ed antifascisti che lo attraversavano per raggiungere la salvezza oltre confine nel secondo conflitto mondiale, è diventato il percorso dei contrabbandieri negli anni Cinquanta prima di ritrasformarsi in quello che è oggi, il cammino della speranza per migranti disperati che, raggiunta l'Europa fuggendo dalla loro miseria, si rendono drammaticamente conto che la strada da percorrere è ancora tanta e che la fuga deve necessariamente continuare per non finire in quel limbo, dimenticati su una scogliera blindata da un confine testardo. Con il trattato di Schengen, lo stesso che la Francia ha deciso di sospendere per difendersi dall'esodo di profughi in transito dal territorio italiano, la via era caduta in disuso e la natura selvatica aveva cancellato quasi ogni traccia di essa. I rovi, le ginestre selvatiche, il cisto e tutta la "macchia" avevano ripreso il loro posto, ma già durante la Primavera Araba nel 2011, i passaggi tra l'erba alta avevano iniziato a ridisegnare quelle tristi e pericolose piste. Le immagini raccontano il cammino dei migranti e il contesto con il quale si devono confrontare. Uomini, donne e bambini che, trovandosi precluso il transito attraverso la frontiera italo-francese, decidono di procedere su questi antichi sentieri per mezzo dei quali attraversano uliveti di un tempo e la macchia mediterranea che lentamente sta riguadagnando i propri spazi, fino ad arrivare ad un piccolo borgo abbandonato ed utilizzato come dimora di una notte, dove le loro tracce si mescolano alla polvere del tempo e di quel luogo privato ormai di una identità propria. Pochi chilometri li separano dal territorio francese, solo un'alta rete di filo spinato ormai logora e penetrabile si frappone tra loro e la speranza di poter proseguire quel cammino disperato. (.............Il bello dei tempi di oggi è che domani saranno passati.)
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sent on June 19, 2016 (2:40) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
A very interesting series, (discovered almost by chance), sometimes with a vertical composition (perhaps postpone it at the sight of people on the way), which makes it difficult to read visually. Necessary, but perhaps a little redundant (now unfortunately we read a long text fatigue) the explanation that contextualizes the photos. I am sorry that such a beautiful work has had so little consideration; It deserves much more. ^ P ^ Una serie interessantissima, (scoperta quasi per caso), talvolta con una composizione verticale (forse vuol rinviare alla vista di persone in cammino) che ne rende difficile la lettura visiva. Necessaria, ma forse un poco ridondante (oggi purtroppo si legge con fatica un testo lungo) la spiegazione che contestualizza le foto. Mi spiace che un così bel lavoro abbia avuto così poca considerazione; merita molto di più. ^P^
sent on June 20, 2016 (1:56) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
3E
Per prima cosa grazie per il tempo che hai deciso di dedicare alla mia serie, è un progetto a cui tengo particolarmente e sono particolarmente lieto abbia incontrato il tuo interesse. La verticalità è anche quella delle persone in cammino, proprio come hai giustamente ipotizzato, ma la composizione è spesso verticale anche nel tentativo di ritrasmettere le sensazioni che lo stesso luogo evoca nell'osservatore attento e consapevole del simbolo che incarna quello spazio. Un senso di costrizione, la mancanza di vie di fuga, spazi resi stretti non tanto dai confini naturali quanto piuttosto da quelli mentali, disegnati dalla mente umana e che intrappolano, anche fisicamente, l'uomo che li attraversa.
Grazie ancora per il "passaggio", un saluto, Emanuele