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Questa foto rappresenta bene, almeno credo, la condizione degli oranghi e del Borneo in generale, un equilibrio precario ed "appeso ad un filo". La foto è stata scattata presso il Semenggoh Wildlife Rehab Centre, nel Sarawak, uno dei centri di recupero e reinserimento degli oranghi più famosi dell'isola. Lo spettacolo offerto ai turisti e visitatori del centro è in apparenza magnifico, a volte dolce, simpatico, a volte imprevedibile e violento, altre volte è un fiasco perché gli oranghi non si presentano nemmeno all'orario dei pasti programmati, forse l'unica reale differenza con uno zoo, quella che sottolinea il loro stato di esseri senzienti che non sempre si prestano al "circo" turistico. La realtà è ben diversa dallo show che gli oranghi e il centro propongono. Gli orangutan sono una delle specie maggiormente minacciate dall'espansione dell'industria del legname e della palma da olio. Si, sono molto belli e molto simpatici, ma se esiste un centro del genere è perchè esiste un problema ed è un problema che il turista sembra non capire (o probabilmente non è interessato capire) e che gli addetti del centro non fanno nulla per spiegare. Una struttura simile dovrebbe perlomeno avere un momento didattico ed informativo, ma niente della loro condizione e di quella del loro habitat, oramai completamente distrutto, viene quantomeno esposto, non esistono infografiche o audiovisivi che spieghino le sfide quotidiane degli oranghi, sembra che non si voglia mai turbare o creare una minima riflessione nel turista spensierato con il suo "selfie stick". Nulla viene spiegato alle frotte di turisti cinesi, nazione che ha qui il monopolio delle industria dell'olio di palma e legname. Nessuno spiega all'"uomo bianco" che i suoi buonissimi snack, dolcetti, biscotti o gelati pre-confenzionati e tutti quei cibi contenenti olio di palma sono tra le cause di esistenza del centro stesso o nemmeno che i suoi bei mobili di design e pavimenti eleganti molto probabilmente sono fatti con legni che un tempo ospitavano gli oranghi e altre centinaia di specie sotto forma di foreste e giungle. Un'altra verità è che nessuno degli animali presenti nel parco potrà mai realmente tornare nella foresta perché l'orango sopravvive solo se si nascondeletterlamente il più lontano possibile dall'uomo, il gruppo di primati presente al parco è talmente abituato alla sua presenza che non vede più la nostra razza come una minaccia, cosa che nella realtà è l'esatto opposto, rendendo il ritorno alla vita libera impossibile. Il centro è un fallimento soprattutto dal punto di vista comunicativo, nessun messaggio viene lanciato al suo pubblico, nessun input, nessuna riflessione sulle nostre abitudini, volontariamente o non, distruttive viene messa in moto nelle teste, comunque pensanti, dei suoi allegri clienti e quindi a parte qualche bellissima foto poco rimane dell'esperienza. La sensazione finale è che gli oranghi, intesi come specie da salvare, non necessitino realmente del centro, ma è il centro stesso che necessita degli orangutan per andare avanti, al massimo questi 24 esemplari trovano riparo nella struttura ma lo sforzo per aiutare quelli fuori è inesistente. Il discorso, si ricollega nuovamente al Borneo in generale, dove la natura e parchi sono un meraviglioso strumento di marketing turistico e tutto il bello che l'isola rappresenta è rinchiuso in enclavi, dette parchi nazionali e al di fuori deforestazione, disboscamento e speculazione edilizia.
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sent on September 27, 2015 (13:33) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Read the whole caption. Excellent reportage on one of the most critical situations in the world. For some years now I've discovered how to produce snacks with oil palm plantations that are destroying the immense jungle orangutans do not eat more than a single one without knowing the origin of those ingredients. Unfortunately states such as Indonesia, Malaysia and some countries in South America and Africa, which are growing at stratospheric levels, they do not realize that you could probably benefit more from the influx of foreign tourists who visit the forests and They pay in dollars, rather than selling at a zero price palm oil. Letta tutta la didascalia. Ottimo reportage su una delle situazioni più critiche al mondo. Da qualche anno oramai che ho scoperto come si producono gli snack con l'olio di palma delle immense piantagioni che stanno distruggendo la giungla degli oranghi non ne mangio più neanche uno senza sapere la provenienza di quegli ingredienti. Purtroppo stati come l'Indonesia, la Malesia o alcuni paesi del Sud America e dell'Africa, che stanno crescendo a livelli stratosferici, non si rendono conto che probabilmente si potrebbe usufruire di più dall'afflusso di turisti stranieri che visitano le foreste vergini e pagano in dollari, piuttosto che vendendo ad un prezzo nullo l'olio di palma.
sent on September 28, 2015 (10:43) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Alex speech most just unfortunately there is too little awareness in general and before a problem can be exposed / realized / settled before it gets to the stage "of no return" Alex discorso giustissimo purtroppo c'è troppa poca consapevolezza in generale e prima che un problema possa essere esposto/capito/risolto si arriva prima alla fase "di non ritorno"