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| sent on April 17, 2025 (8:33) | This comment has been translated
Really nice, congratulations! |
| sent on April 18, 2025 (10:57) | This comment has been translated
Thank you! |
| sent on November 08, 2025 (3:21) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
In my opinion, if I hadn't put that title on it, the photo would have retained a wider potential. Secondo me, se non gli avessi messo quel titolo, la foto avrebbe mantenuto un potenziale più ampio. |
| sent on November 08, 2025 (7:33) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
I agree with Rombro. In any case, beautiful Concordo con Rombro. In ogni caso bella |
| sent on November 08, 2025 (18:49) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
I certainly agree with you that an ST or something else would probably have left more room for imagination. To be honest, title aside, this shot has never had great "comments" in those who have been able to see it.... even if for me it remains the most emotional series I have done. Thanks for your opinion and passage to both. Concordo certamente con voi che un ST o altro probabilmente avrebbe lasciato più ampio spazio all'immaginazione. Ad onor del vero, titolo a parte, questo scatto non ha mai sortito grandi "commenti" in chi ha potuto vederlo....anche se per me rimane comunque la serie più emozionale che ho fatto. Grazie per parere e passaggio ad entrambe. |
| sent on November 10, 2025 (11:18)
Ti dico la mia. Una serie fatta così magari non è una novità ma sicuramente è interessante e può davvero essere valida. Guardo questo scatto in particolare e a me non convince. Non mi convince perchè il corpo che esce dal tessuto non è abbastanza riconoscibile, fatico a identificare quello che guardo per quanto a livello di luce è ben realizzata Ora aggiungo la mia sulla questione titolo, per me il lavoro è giusto sia indirizzato con un titolo o una descrizione che guidi verso l'idea di chi le ha realizzata. Vedo molto "opere" soprattutto non fotografiche che giocano su questo concetto di ambiguità e in parte è una cosa buona, ma sempre più spesso lo vivo come una scelta un po' paracula dell'autore che mette titoli o descrizioni generiche proprio per non dare risposte e farle dare da altri. Sto divagando, ma sempre più si vedono lavori esteticamente pregevoli e ben fatti, ma criptici volutamente, ma per come la vivo io siamo in un momento in cui chi è autore dovrebbe esporsi e predere direzion ichiare verso il pubblico
Ti dico la mia. Una serie fatta così magari non è una novità ma sicuramente è interessante e può davvero essere valida. Guardo questo scatto in particolare e a me non convince. Non mi convince perchè il corpo che esce dal tessuto non è abbastanza riconoscibile, fatico a identificare quello che guardo per quanto a livello di luce è ben realizzata Ora aggiungo la mia sulla questione titolo, per me il lavoro è giusto sia indirizzato con un titolo o una descrizione che guidi verso l'idea di chi le ha realizzata. Vedo molto "opere" soprattutto non fotografiche che giocano su questo concetto di ambiguità e in parte è una cosa buona, ma sempre più spesso lo vivo come una scelta un po' paracula dell'autore che mette titoli o descrizioni generiche proprio per non dare risposte e farle dare da altri. Sto divagando, ma sempre più si vedono lavori esteticamente pregevoli e ben fatti, ma criptici volutamente, ma per come la vivo io siamo in un momento in cui chi è autore dovrebbe esporsi e predere direzion ichiare verso il pubblico |
| sent on November 10, 2025 (15:24)
Matteo, qui un po' traspare la differenza di background tra un "tecnico" come te e un "umanista" come me Tu sei uno che guarda molto la riuscita e la funzionalità "interna" di una foto. Io posso vedere anche una foto eseguita perfettamente (e ne vedo molte) ma che non mi smuovono neanche un pelo di culo. Questo per dire che difficilmente trovo stimoli nel guardare foto o immagini che non rimandino o non si ricolleghino a qualche aspetto della vita. Diversamente non la vedo più come una forma di linguaggio ma come un esercizio fine a se stesso. Ora, mettendo da parte molte cagate di arte contemporanea (ho letto da poco il libro della Cotton sulla fotografia come arte contemporanea e mi ha cringiato per la maggior parte delle pagine...), penso che la definizione di un soggetto e la inequivocabile chiarezza di una foto possa portare più svantaggi che altro, nel senso che siamo già mentalmente impigriti davanti a tutte le immagini che vediamo e in parallelo a questo molte volte i titoli che si danno alle foto sono estremamente didascalici, uccidendo anche quel poco di immaginazione che un osservatore dovrebbe sempre essere libero di elaborare. A me, personalmente, cascano un po' le palle quando mi chiedono di spiegare una foto senza nemmeno provare ad interpretarla. A che serve se no che le faccio e le pubblico? Tanto varrebbe aprire delle discussioni e trattare direttamente argomenti che sento urgenti. Qui, comunque, non mi pare certo che il corpo sia difficile da individuare. Ed anzi, rispetto alle altre due, qui c'è la posizione fetale che suggerisce fragilità, quasi rassegnazione al velo nero che lo ricopre. Chiaramente, se chiami "Pompei" delle foto così, l'allusione è diretta al fatto storico, ai corpi fossilizzati dalla lava, ecc. Un altro titolo (o un senza titolo) avrebbe lasciato anche possibilità di pensare ad una condizione umana, magari più generica, ma probabilmente più impattante da un punto di vista "non indirizzato". Credo in ogni caso che di questi tempi la fotografia dovrebbe più porre interrogativi e lasciare senso di incertezza che dare delle risposte. Che non significa non prendere posizione o non avere idee. Ma se non cerchiamo un minimo di cortocircuitare questo continuo appiattimento dovuto al godimento immediato che si cerca nelle immagini, non facciamo che calpestare ulteriormente le rovine del pensiero a cui già siamo ben poco inclini.
Matteo, qui un po' traspare la differenza di background tra un "tecnico" come te e un "umanista" come me Tu sei uno che guarda molto la riuscita e la funzionalità "interna" di una foto. Io posso vedere anche una foto eseguita perfettamente (e ne vedo molte) ma che non mi smuovono neanche un pelo di culo. Questo per dire che difficilmente trovo stimoli nel guardare foto o immagini che non rimandino o non si ricolleghino a qualche aspetto della vita. Diversamente non la vedo più come una forma di linguaggio ma come un esercizio fine a se stesso. Ora, mettendo da parte molte cagate di arte contemporanea (ho letto da poco il libro della Cotton sulla fotografia come arte contemporanea e mi ha cringiato per la maggior parte delle pagine...), penso che la definizione di un soggetto e la inequivocabile chiarezza di una foto possa portare più svantaggi che altro, nel senso che siamo già mentalmente impigriti davanti a tutte le immagini che vediamo e in parallelo a questo molte volte i titoli che si danno alle foto sono estremamente didascalici, uccidendo anche quel poco di immaginazione che un osservatore dovrebbe sempre essere libero di elaborare. A me, personalmente, cascano un po' le palle quando mi chiedono di spiegare una foto senza nemmeno provare ad interpretarla. A che serve se no che le faccio e le pubblico? Tanto varrebbe aprire delle discussioni e trattare direttamente argomenti che sento urgenti. Qui, comunque, non mi pare certo che il corpo sia difficile da individuare. Ed anzi, rispetto alle altre due, qui c'è la posizione fetale che suggerisce fragilità, quasi rassegnazione al velo nero che lo ricopre. Chiaramente, se chiami "Pompei" delle foto così, l'allusione è diretta al fatto storico, ai corpi fossilizzati dalla lava, ecc. Un altro titolo (o un senza titolo) avrebbe lasciato anche possibilità di pensare ad una condizione umana, magari più generica, ma probabilmente più impattante da un punto di vista "non indirizzato". Credo in ogni caso che di questi tempi la fotografia dovrebbe più porre interrogativi e lasciare senso di incertezza che dare delle risposte. Che non significa non prendere posizione o non avere idee. Ma se non cerchiamo un minimo di cortocircuitare questo continuo appiattimento dovuto al godimento immediato che si cerca nelle immagini, non facciamo che calpestare ulteriormente le rovine del pensiero a cui già siamo ben poco inclini. |
| sent on November 10, 2025 (16:18)
Approfitto della foto Giulio65 che spero mi scuserà per fare questo confronto ideologico. Io mi trovo dal punto di vista opposto. Siamo passati dal concettuale a quello che viene chiamato post concettuale, ci sono sempre più opere "aperte" come interpretazione anche se pregevoli come esecuzione e impatto sul pubblico. Non sono per un racconto didascalico ad ogni costo, ma per come la vedo io un autore in questo momento non dovrebbe suggerire, ma dire Vedo troppi lavori criptici (volutamente tali ), ma credo sia un po' un fallimento e un'autoreferenzialità nella maggior parte dei casi, per come la vedo io si può fare lavori concettuali e profondi come pensiero, ma senza rifugiarsi in titoli generici e descrizioni "sospese" che dicono tutto o nulla. Possiamo fare un lavoro estetico e stop nessuno lo vieta e ha la sua ragione di essere, ma se ci si spinge più in la secondo me per come stanno oggi le cose non può esserci un ben confezionato, ma concettualmente astruso o non ben centrato, quel tipo di approccio ha fallito e è diventato autoreferenziale e lontano dal mondo attuale. Io penso che ora sia il momento di prendere posizioni nette e dire più che suggerire e ripeto questo non significa essere didascalici
Approfitto della foto Giulio65 che spero mi scuserà per fare questo confronto ideologico. Io mi trovo dal punto di vista opposto. Siamo passati dal concettuale a quello che viene chiamato post concettuale, ci sono sempre più opere "aperte" come interpretazione anche se pregevoli come esecuzione e impatto sul pubblico. Non sono per un racconto didascalico ad ogni costo, ma per come la vedo io un autore in questo momento non dovrebbe suggerire, ma dire Vedo troppi lavori criptici (volutamente tali ), ma credo sia un po' un fallimento e un'autoreferenzialità nella maggior parte dei casi, per come la vedo io si può fare lavori concettuali e profondi come pensiero, ma senza rifugiarsi in titoli generici e descrizioni "sospese" che dicono tutto o nulla. Possiamo fare un lavoro estetico e stop nessuno lo vieta e ha la sua ragione di essere, ma se ci si spinge più in la secondo me per come stanno oggi le cose non può esserci un ben confezionato, ma concettualmente astruso o non ben centrato, quel tipo di approccio ha fallito e è diventato autoreferenziale e lontano dal mondo attuale. Io penso che ora sia il momento di prendere posizioni nette e dire più che suggerire e ripeto questo non significa essere didascalici |
| sent on November 10, 2025 (16:53)
Voglio provare a fare un'esempio e so che ci stiamo un po' allontanando dalla foto in questione, ma mi piace essere chiaro. C'è un'artista piuttosto celebrato che si chiama Danh Võ, tempo fa ha fatto una mostra a milano dove ha esposto e non ha spiegato nulla della mostra, le opere erano praticamente tutte Untitled, niente che guidasse il pubblico. Intervistato ha risposto questo: " Il 'significato' non è una qualità che gli oggetti hanno,è qualcosa che gli diamo noi, che acquisiscono in un contesto ideologico, temporale, culturale. Ognuno di noi guarda alle cose diversamente, in virtù di quello che si porta dietro. Quello che tento sempre di fare è distaccarmi dagli oggetti, lasciargli avere nuovi significati. È così che si crea tensione, tra oggetti ma anche con le persone e gli ambienti, e si creano significati nuovi. È un modo semplice di fare arte: si inizia un dialogo con il pubblico. So che alcuni artisti vogliono essere predicatori e preti, io sono l'opposto: amo quando gli oggetti sono sospesi tra diversi sensi e significati" Io credo che questo approccio non funzioni o comunque a me non piace, lo trovo paraculo. Giulio65 invece ha dato un titolo preciso, una guida verso il suo pensiero. Funziona o no ha guidato l'osservatore verso quello che è la sua idea, quello che voleva rappresentare. Possiamo anche vedere altro il linea con il nostro bagaglio culturale, ma credo sia giusto che l'autore delinei dove voleva portare chi guarda questo lavoro. Poi possiamo discutere se la cosa funziona o no ecc..
Voglio provare a fare un'esempio e so che ci stiamo un po' allontanando dalla foto in questione, ma mi piace essere chiaro. C'è un'artista piuttosto celebrato che si chiama Danh Võ, tempo fa ha fatto una mostra a milano dove ha esposto e non ha spiegato nulla della mostra, le opere erano praticamente tutte Untitled, niente che guidasse il pubblico. Intervistato ha risposto questo: " Il 'significato' non è una qualità che gli oggetti hanno,è qualcosa che gli diamo noi, che acquisiscono in un contesto ideologico, temporale, culturale. Ognuno di noi guarda alle cose diversamente, in virtù di quello che si porta dietro. Quello che tento sempre di fare è distaccarmi dagli oggetti, lasciargli avere nuovi significati. È così che si crea tensione, tra oggetti ma anche con le persone e gli ambienti, e si creano significati nuovi. È un modo semplice di fare arte: si inizia un dialogo con il pubblico. So che alcuni artisti vogliono essere predicatori e preti, io sono l'opposto: amo quando gli oggetti sono sospesi tra diversi sensi e significati" Io credo che questo approccio non funzioni o comunque a me non piace, lo trovo paraculo. Giulio65 invece ha dato un titolo preciso, una guida verso il suo pensiero. Funziona o no ha guidato l'osservatore verso quello che è la sua idea, quello che voleva rappresentare. Possiamo anche vedere altro il linea con il nostro bagaglio culturale, ma credo sia giusto che l'autore delinei dove voleva portare chi guarda questo lavoro. Poi possiamo discutere se la cosa funziona o no ecc.. |
| sent on November 10, 2025 (17:35)
Beh ma se un osservatore non è del tutto analfabeta o decerebrato, penso che generalmente sia abbastanza evidente quale sia la strada percorsa da un autore. A meno che non si tratti di cose estremamente concettuali che non sussistono senza una presentazione (ma in realtà molte cose non sussistono neanche dopo essere state spiegate). Il fatto che molta arte moderna marci sulle super×le per giustificare delle porcherie non deve nemmeno essere un motivo per tornare ad essere definiti e senza possibilità di interpretazione. Anche perché per sua natura il linguaggio è qualcosa di complesso anche nell'accezione più convenzionale e quotidiana...figurati quando parliamo di fotografia o arte. Certamente si possono fare cose buone anche se fini a se stesse, semplicemente non credo che sia utile a smuovere qualcosa nel decadimento attuale che viviamo.
Beh ma se un osservatore non è del tutto analfabeta o decerebrato, penso che generalmente sia abbastanza evidente quale sia la strada percorsa da un autore. A meno che non si tratti di cose estremamente concettuali che non sussistono senza una presentazione (ma in realtà molte cose non sussistono neanche dopo essere state spiegate). Il fatto che molta arte moderna marci sulle super×le per giustificare delle porcherie non deve nemmeno essere un motivo per tornare ad essere definiti e senza possibilità di interpretazione. Anche perché per sua natura il linguaggio è qualcosa di complesso anche nell'accezione più convenzionale e quotidiana...figurati quando parliamo di fotografia o arte. Certamente si possono fare cose buone anche se fini a se stesse, semplicemente non credo che sia utile a smuovere qualcosa nel decadimento attuale che viviamo. |
| sent on November 10, 2025 (17:37) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Giulio doesn't have to take it anyway, on the contrary, I wish there were more often such dialogues under the photos. Giulio non ha da prendersela comunque, anzi, magari ci fossero più spesso dialoghi del genere sotto le foto. |
| sent on November 10, 2025 (18:32) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
But did he disappear in the message? Ma é sparito in messaggio? |
| sent on November 10, 2025 (18:36) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Yes, the one from HiRes :-/ Sì, quello di HiRes |
| sent on November 10, 2025 (18:39)
Vi ringrazio per aver intavolato uno scambio di opinioni ,che effettivamente come dice Rombro è poco frequente leggere. Sono ben contento di questo. Posso solo dire che non ho il bagaglio culturale e le capacità di realizzare scatti concettuali veramente efficaci. Mi limito ha tradurre in immagini delle idee che come a tutti ogni tanto passano per la testa. Credo che realizzare volontariamente delle immagini efficaci, nel senso della discussione sopra, sia molto complesso, non facile e piuttosto di nicchia ed occorre avere un bagaglio culturale un po' sopra la media oltre che sensibilità per il "vivere". Quindi credo che già per questi pochi motivi non sia semplice trovare qui sul sito tali immagini. Abbiamo mediamente poca coscienza di noi stessi....immagina voler risvegliare qualche cosa negli altri.
Vi ringrazio per aver intavolato uno scambio di opinioni ,che effettivamente come dice Rombro è poco frequente leggere. Sono ben contento di questo. Posso solo dire che non ho il bagaglio culturale e le capacità di realizzare scatti concettuali veramente efficaci. Mi limito ha tradurre in immagini delle idee che come a tutti ogni tanto passano per la testa. Credo che realizzare volontariamente delle immagini efficaci, nel senso della discussione sopra, sia molto complesso, non facile e piuttosto di nicchia ed occorre avere un bagaglio culturale un po' sopra la media oltre che sensibilità per il "vivere". Quindi credo che già per questi pochi motivi non sia semplice trovare qui sul sito tali immagini. Abbiamo mediamente poca coscienza di noi stessi....immagina voler risvegliare qualche cosa negli altri. |
| sent on November 10, 2025 (19:23)
" Abbiamo mediamente poca coscienza di noi stessi....immagina voler risvegliare qualche cosa negli altri." Certamente, ma infatti è una battaglia costante con se stessi, soprattutto. I "concetti" servono anche a cercare di coinvolgere gli altri in dinamiche che magari ci determinano ma su cui non riflettiamo quasi mai. Non credo che ci sia intento più nobile in fotografia. Ma in realtà un po' tutta l'arte dovrebbe scuotere in questo senso.
" Abbiamo mediamente poca coscienza di noi stessi....immagina voler risvegliare qualche cosa negli altri." Certamente, ma infatti è una battaglia costante con se stessi, soprattutto. I "concetti" servono anche a cercare di coinvolgere gli altri in dinamiche che magari ci determinano ma su cui non riflettiamo quasi mai. Non credo che ci sia intento più nobile in fotografia. Ma in realtà un po' tutta l'arte dovrebbe scuotere in questo senso. |
| sent on November 10, 2025 (19:50)
E' cosa comune "dormire per l'uomo". Le dinamiche "diverse", per scuotere, non fanno di solito piacere e si tende a rincorrere ciò che ti rassicura, dico una cosa ovvia lo so. Si ama restare nel flusso e ci si illude nella nostra "realtà" limitata. Lo sperimentiamo tutti e forse qualche volta ce ne accorgiamo, ma stiamo bene così, o al limite ce la raccontiamo. Saper comunicare questo nell'arte o nella fotografia è abbastanza complesso. Chi è in grado di farlo con coscienza ed efficacia è veramente bravo, anche se forse il termine non è corretto.
E' cosa comune "dormire per l'uomo". Le dinamiche "diverse", per scuotere, non fanno di solito piacere e si tende a rincorrere ciò che ti rassicura, dico una cosa ovvia lo so. Si ama restare nel flusso e ci si illude nella nostra "realtà" limitata. Lo sperimentiamo tutti e forse qualche volta ce ne accorgiamo, ma stiamo bene così, o al limite ce la raccontiamo. Saper comunicare questo nell'arte o nella fotografia è abbastanza complesso. Chi è in grado di farlo con coscienza ed efficacia è veramente bravo, anche se forse il termine non è corretto. |
| sent on November 10, 2025 (20:05)
Tutto giusto. Per quanto, per alcuni di noi, possa essere ovvio. La comunicazione è anch'essa illusoria, se con questo intendiamo la trasmissione inequivocabile di qualcosa che deve venire per forza ricodificato quando arriva ad un altro. Che poi già l'emissione linguistica è una specie di adattamento a quello che scorre e si formula nel pensiero...quindi anche quando ci sembra di esserci in qualche modo capiti, lo facciamo più per "prossimità" sensibili. Non possiamo avere alcuna certezza che, anche nella comprensione, quello che ci diciamo combaci. Ma è un po' il discorso sull'incomunicabilità di fondo tra esseri umani...niente di nuovo ma dobbiamo comunque farci i conti di continuo.
Tutto giusto. Per quanto, per alcuni di noi, possa essere ovvio. La comunicazione è anch'essa illusoria, se con questo intendiamo la trasmissione inequivocabile di qualcosa che deve venire per forza ricodificato quando arriva ad un altro. Che poi già l'emissione linguistica è una specie di adattamento a quello che scorre e si formula nel pensiero...quindi anche quando ci sembra di esserci in qualche modo capiti, lo facciamo più per "prossimità" sensibili. Non possiamo avere alcuna certezza che, anche nella comprensione, quello che ci diciamo combaci. Ma è un po' il discorso sull'incomunicabilità di fondo tra esseri umani...niente di nuovo ma dobbiamo comunque farci i conti di continuo. |
| sent on November 10, 2025 (20:37) | This comment has been automatically translated (show/hide original)
Incommunicability, yes, is perhaps the most correct term. I think it's always the underlying issue together with the absence of empathy, which is perhaps the same thing. It is if you think about it, as I mentioned above, if we are not able to "listen" to ourselves as we could only hear the other. The fact of knowing how to at least listen would be a good start. Incomunicabilità, sì, é forse il termine più corretto. Penso sia sempre la questione di fondo assieme all'assenza di empatia, che forse è la stessa cosa. È se ci pensi, come accennavo sopra, se non siamo in grado di "ascoltare" noi stessi come potremmo solo sentire l'altro. Già il fatto di saper almeno ascoltare sarebbe un buon inizio. |
| sent on November 10, 2025 (21:01)
La battaglia con se stessi consiste fondamentalmente in questo, infatti. Si parla tanto di crisi dei valori, di ingiustizie, di malcontento generale ecc. ma siamo comunque strutturati per rincorrere il piacere facile, il disimpegno, la spensieratezza, la semplicità delle cose, il "benessere"... Solo che il risvolto di questo lo possiamo poi riscontrare trasversalmente un po' dappertutto... nondimeno nel modo di approcciarci alla fotografia. A volte diciamo che siamo pieni di sovrastrutture, e che in realtà l'uomo è una cosa semplice, ecc... Diamo un po' troppo per scontata la "natura umana"...e questo ci porta ad essere estremamente superficiali ed apatici. Alla fine è un lavorìo costante, cercare di rimanere attivi e mentalmente critici, proprio perché siamo spinti da tutte le parti a fare il contrario.
La battaglia con se stessi consiste fondamentalmente in questo, infatti. Si parla tanto di crisi dei valori, di ingiustizie, di malcontento generale ecc. ma siamo comunque strutturati per rincorrere il piacere facile, il disimpegno, la spensieratezza, la semplicità delle cose, il "benessere"... Solo che il risvolto di questo lo possiamo poi riscontrare trasversalmente un po' dappertutto... nondimeno nel modo di approcciarci alla fotografia. A volte diciamo che siamo pieni di sovrastrutture, e che in realtà l'uomo è una cosa semplice, ecc... Diamo un po' troppo per scontata la "natura umana"...e questo ci porta ad essere estremamente superficiali ed apatici. Alla fine è un lavorìo costante, cercare di rimanere attivi e mentalmente critici, proprio perché siamo spinti da tutte le parti a fare il contrario. |
| sent on November 11, 2025 (0:09)
Ho cancellato il messaggio perchè avevo mal interpretato la risposta di Matteo in merito all'uso del titolo. Avevo capito inizialmente che lui lo reputasse una paraculata quando invece è il contrario. Non trovo però del tutto sbagliato lasciare un'opera senza titolo quando il contenuto può avere diverse interpretazioni e l'intento dell'autore è proprio quello di lasciare al pubblico, la libertà di vedere ciò che vuole. Non credo che sia un modo per giustificarne l'inutilità, la piattezza, la mancanza di contenuti, anche se... ho avuto modo di guardare quadri di autori a quanto pare affermati che erano privi sia di titolo che di descrizione e in quel caso penso veramente che neanche chi ha realizzato quella zozzeria sapesse cosa stava facendo. Diciamo che un occhio educato e colto, è in grado di cogliere una certa qualità e da questa possa ricavarne il significato autonomamente, nel caso in cui mancassero le indicazioni. Così come è in grado di cogliere la pochezza. Personalmente comunque non mi lascio influenzare da una critica che può determinare il successo o meno di qualcosa, anche senza reali meriti.
Ho cancellato il messaggio perchè avevo mal interpretato la risposta di Matteo in merito all'uso del titolo. Avevo capito inizialmente che lui lo reputasse una paraculata quando invece è il contrario. Non trovo però del tutto sbagliato lasciare un'opera senza titolo quando il contenuto può avere diverse interpretazioni e l'intento dell'autore è proprio quello di lasciare al pubblico, la libertà di vedere ciò che vuole. Non credo che sia un modo per giustificarne l'inutilità, la piattezza, la mancanza di contenuti, anche se... ho avuto modo di guardare quadri di autori a quanto pare affermati che erano privi sia di titolo che di descrizione e in quel caso penso veramente che neanche chi ha realizzato quella zozzeria sapesse cosa stava facendo. Diciamo che un occhio educato e colto, è in grado di cogliere una certa qualità e da questa possa ricavarne il significato autonomamente, nel caso in cui mancassero le indicazioni. Così come è in grado di cogliere la pochezza. Personalmente comunque non mi lascio influenzare da una critica che può determinare il successo o meno di qualcosa, anche senza reali meriti. |
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