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Iddu... parla la natura


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Iddu... parla la natura, testo e foto by Mailasia. Pubblicato il 09 Agosto 2014; 35 risposte, 7388 visite.


Mi giro e mi rigiro sdraiata sulla brandina della mia cabina, e non riesco a prendere sonno. Il rombo dei motori nella sala macchine di sotto di noi, ci accompagna da quando siamo salpati, dal Porto di Napoli, e la notte sembra interminabile. Sono ormai le cinque e mezza del mattino quando un marinaio dell'equipaggio, ci da la sveglia urlando sulla porta: -" Stromboliiiii, siamo a Stromboli".
Con un balzo felino salto giù dalla branda, mi rinfresco il viso per togliermi di dosso l'insonia e ridarmi un'aspetto presentabile. In tutta fretta con movenze da formica indaffarata mi vesto e raduno le mie cose, voglio andare a vedere cosa c'è fuori.
Prendo solo la macchina fotografica ed affido il resto alla mia compagna di viaggio che ancora sonnecchia fra le lenzuola, così mi precipito sul ponte.
Il cielo accenna le prime luci dell'alba, sfoggiando un timido rosa fra le nuvole, e all'orizzonte tutto si confonde con l'azzurro del mare.
Scatto qualche foto cercando distratta dove fosse l'Isola e poco dopo mi accorgo di darle le spalle. Il panorama è incantevole e Stromboli si mostra in tutto il suo splendore via via che la nave si avvicina.


Il grande cono vulcanico con il suo fumino sembra darci il benvenuto, ed io incantata incrocio lo sguardo fra terra cielo e mare. Ad accoglierci per primo è lo Strombolicchio, un grosso scoglio solitario costituito da roccia lavica solidificata, che anticamente fu il camino di un primo vulcano formatosi 230000 anni or sono, di cui oggi rimane una struttura a forma di collo messa a nudo dall'erosione dei venti e del mare.
Man mano che si avanza incomincio a scorgere le case del paese, che nel corso degli anni si è sviluppato sul versante opposto alla sciara eruttiva.


Le casette bianche di forma cubica richiamano ambienti tipicamente mediterranei, resi ancor più caratteristici dagli invidiabili giardini fioriti di Buganville e splendidi terrazzi affacciati direttamente sul mare con i suoi "BISUOLI"(panchine di cemento bianco) e le sue "Pulera"( colonne cilindriche che sorreggono i tipici pergolati i legno e cannizzi).
Sebbene siano le prime ore del mattino quando giungiamo al piccolo attracco, l'Isola è già sveglia ed i suoi abitanti affacendati. I primi a sbarcare sono due enormi tir, e noi sbigottiti ci chiediamo cosa mai ci facessero due simili colossi in un posto senza strade dove a fatica si cammina a piedi, ma ci spiegano che in realtà trasportano tutti gli approvigionamenti di cui gli isolani hanno bisogno. Ciascuno si impossessa di ciò che gli spetta e dopo lo scarico risalgono sulla nave per fare ritorno la settimana sucessiva.
Assisto incuriosita a quegli scambi di mercato a bordo riva,cercando di immaginare come possa essere vivere qui, dove il tempo è scandito dal tuono del vulcano e tutto deve giungere via mare sempre che madre natura lo consenta.
Sopra di noi e davanti a noi, regna sovrana la montagna, che inizialmente pare sopire ma che in raltà, cogliendoci di sorpresa, all'improvviso fa sentire la sua voce.
La gente di queste parti la chiama " IDDU" che in siculo significa LUI, a voler dimostrare che è parte di loro, come una persona cara, verso la quale nutrire timore e rispetto come i figli verso il padre. MI rendo infatti conto fin da subito che gli isolani stromboliani sono gente schiva e riservata, che guarda al visitatore con ospitalità ma al tempo stesso esige un educato approccio alla loro tradizione di cui sono orgogliosi custodi.


In passato l'isola conobbe un notevole sviluppo agricolo con le coltivazioni di ulivi viti e capperi, stroncate però, dalla comparsa della filossera, un parassista che distrusse tutte le coltivazioni. Questo, insieme alla crisi della navigazione, indusse molti abitanti a migrare in terre lontane e straniere, come l'America e l'Australia, e coloro che scelsero di restare furono costretti a fuggire sucessivamente, in seguito all'importante eruzione vulcanica del 1930.
Oggi come oggi gli isolani rimasti sono circa cinquecento e vivono principalmente di turismo legato alla balneazione, alla villeggiatura ed al Centro Ricerche di Geofisica e Vulcanologia, il cui attivo studio scientifico e di monitoraggio richiama gente da tutto il mondo.
Dopo esserci sistemate da un affittacamere, ne aprofittiamo per fare colazione e guardarci in giro. Con nostra grande sorpresa il clima non è per nulla gradevole, l'aria fredda ci stringe, ed il cielo schiera grigie nuvole minacciose, ma noi che siamo persone del nord non ce ne curiamo!
Nell'aria si respira il profumo del mare il cui sincronismo risuona forte nel silenzio e nella pace di questo luogo. La spiaggia è di sabbia nerissima, interrotta qua e la dal bianco di qualche conchiglia, trasportata dalle onde fin sulla riva, per il loro ultimo viaggio.Mi soffermo più volte a guardare quanto siano belle e penso a quanto questo mare sia generoso.
Ad ogni onda pian piano la spiaggia si colora di azzurro, perchè sul bagnoasciuga restano piccoli molluschi commestibili, di cui ho scordato il nome, che la gente del posto ama cucinare fritti in padella.

In lontananza si intravedono le piccole barche dei pescatori in rientro dalla pesca e come d'incanto mi sembra fermarsi il tempo. Giungono a riva remando adagio adagio, quasi a non voler disturbare il mare. Prima uno poi l'alro, aiutandosi a vicenda,con forza vincono la risacca e portano le barche a secco per iniziare subito a setacciare le reti. Il loro aspetto è antico, mesto, uomini di altri tempi che si conservano ancora legati ad un passato ed una terra che di certo non si cura di lontani cittadini.

Lo sguardo è sempre basso, posato, concentrato in gesti tranquilli e metodici con cui giorno dopo giorno portano nei piatti di quest'Isola prelibatezze invidiate in tutto il mondo, dalle quali ci si lascia conquistare; perchè qui il pesce è tutta un'altra cosa! Li osservo da lontano e scatto loro qualche foto dopo aver chiesto il permesso, ma infondo sono abituati a posare per i turisti, nei periodi estivi, giungono quasi come invasori.
Alle spalle ho sempre il vulcano borbottante, che sotto i piccoli riflessi di luce sembra cambiare di aspetto ma non di umore. Più volgo lo sguardo in alto verso la vetta più il mio spirito diventa impaziente e vuole salire lassù, ma con "IDDU" bisogna prendere appuntamento, e salire al cratere si può solo con gli addetti ai lavori, ed io devo attendere il giorno sucessivo. Il suo borbottio si percepisce appena, confuso dal canto dei voraci gabbiani richiamati dai pescatori a cui danno loro gli avanzi, ma la sua imponenza non smette mai di ricordarci che siamo solo degli ospiti in quella terra selvaggia ed affascinante.

L'indomani fatto rientro in camera dopo panzo preparo tutta l'atrezzatura che mi occorre perchè nel pomeriggio attaccheremo il cammino verso il Pizzo Stromboli, dal quale vedere il cratere. Sono consapevole che non sarà semplice, e lo zaino non deve pesare. Mi attendono circa 1000 mt di dislivello, quindi scelgo con cura cosa portare, selezionando con molta attenzione il necessario, e sacrificando il superfluo.
All'ora prestabilita ci ricongiungiamo con il nostro gruppo e dopo i primi convenevoli incominciamo a camminare. Passo dopo passo mi immergo in un paesaggio straordinario, dove la montagna incontra il mare, e l'uomo s'inserisce gentilmente quasi a voler chiedere ad entrambi custodia e riparo. A batter il passo è la guida vulcanologica, che mentre ci fa strada sul sentiero ci racconta di "IDDU". Lo Stromboli è un vulcano attivo e tipicamente esclusivo.
La sua attività eruttiva e magmatica è sempre costantemente ritmica, e proprio per questo viene usata come parametro di confronto e di valutazione nello studio dei vulcani di tutto il mondo: si parla di " attività stromboliana".
Sull'Isola la grande eruzione del dicembre 2012 ha dato luogo ad un'importante attività effusiva nel versante della "SCIARA di FUOCO"con frattura alla base del cratere di Nord-Est,portando alla precipitazione di materiale lavico fino al mare, causando un'onda anomala che ha recato innumerevoli danni all'abitato situato sul versante opposto.


Da allora il Dipartimento della Protezione Civile ha istituito il COA, ovvero Centro Operativo Avanzato che rappresenta la base logistica per la vigilanza vulcanica ed il monitoraggio sismico. In tutto il territorio dell'isola vi sono sistemate sonde di rilevamento, 11 postazioni digitali a banda larga, con sofisticate apparecchiature per la raccolta, elaborazione e trasmissione di importanti dati di studio, costantemente trasmessi via etere o via radio ai centri di Roma, Catania e Napoli, dove personale altamente specializzato ha il delicato compito di leggerli, condividerli ed interpretarli, al fine di individuare qualunque anomalia e rendere operativo qualsiasi tipo di intervento, volto alla salvaguardia sia del territorio che delle persone.
Mentre parliamo spesso il mio sguardo viene carpito dalla diversa prospettiva in cui il paesaggio, salendo, si trasforma e ne approfitto per scattare qualche foto, per rendermi conto di quanto l'uomo sia impotente difronte alla magnificenza di Madre Natura.
Fino a 700mt di quota il sentiero è agevole e tranquillo, fatto di morbidi tornanti immersi nei canneti che man mano si sale, però, tendono a stringersi fino alla base del versante che diventa sempre più ripido e verticale.


Mentre saliamo il Vulcano sembra taciturno, il fiato incomincia a pesare, e le gambe s'irrigidiscono sotto la pendenza che tira, la fatica incomincia a farsi sentire. L'aria non smette di ricordarci la sorda presenza della montagna che è viva. Un rombo, smorzato e sotterraneo, ci accompagna man mano che la quota aumenta e la vetta si avvicina. Quasi come in un agguato, ad un tratto lo Stromboli ci sorprende, ed a metà percorso, con un forte boato mostra tutta la sua potenza; d'improvviso il tuono si sfoga dalla cima, regalandoci la prima eruzione. Emozionata come un bambino tengo stretta la macchina fotografica appesa al collo, di scatto la porto agli occhi incominciando a fotografare quel magnifico spettacolo che temo, non riuscire ad immortalare, assolutamente ignara di ciò che avrei vissuto subito dopo.
Il sole fatica a mostrarsi e le nuvole fanno capolino,accompagnate dall'aria fredda che non molla, e vi confesso, che mai avrei pensato di patire più freddo in Sicilia che al Polo Nord. Il dislivello aumenta ed il tracciato accidentato si mostra decisamente più impegnativo, richiamando maggiormente la nostra prudenza ed attenzione. Siamo ormai quasi giunti alla base del cratere quando un secondo tuono vulcanico ci pietrifica, davanti al sorriso ironico della guida, che con "IDDU" ha confidenza. Un'enorme e sensazionale esplosione PIROCLASTICA si alza maestosa verso il cielo, regalandoci uno spettacolo straordinario che il vento a favore disegna in un enorme fungo atomico, e ci permette di vivere quel vulcano in tutta la sua rabbia. La nuvola grigio biancastra resta disegnata per alcuni minuti permettendoci di gustare tutta la potenza della terra, e di immortalarla non solo con le fotografie, ma anche con l'emozione indelebile del ricordo.Per un istante il cuore sembra fermarsi per lasciare spazio ad un unico battito, quello scandito dall'otturatore della macchina fotografica. Porterò, per sempre con me quel momento, lasciando che la memoria riviva l'emozione ad essa correlata. Più volte nell'attesa di questo viaggio ho pensato cosa attendermi da esso, ma già avevo vissuto più di quanto mi aspettassi e non era ancora finita.


Sucessivamente ci fermiamo in prossimità degli SCHELDER per prendere fiato, bere dell'acqua e liberarci degli abiti sudati. Gli schelder sono delle strutture in cemento e lamiera poste a bordo del cratere che permettono di ripararsi dagli scoppi e dal vento ed ai più temerari di trascorvi la notte.
Ciò che vedono i miei occhi mi appare incredibile con il cratere eruttivo li davanti a noi, riparato dal pendio del Pizzo Stromboliano che si trova più a monte e che dobbiamo ancora raggiungere. Pochi minuti di sosta per riprendere fiato e torniamo in cammino, dove il percorso diventa più problematico e difficoltoso. In fila indiana guadagnamo passo dopo passo la distanza a bordo cresta, camminando sulla sabbia vulcanica, dove lo scarpone affonda e si riempie di polvere; è come scalare un'enorme duna. Con passo ritmato raggiungiamo la vetta e lo spettacolo che si mostra lassù è davvero inaspettato. Scorgiamo a pieno l'immensità del cratere costituito internamente da 5 camini attivi e fumanti ciascuno dei quali a turno produce fantastiche eruzioni. All'orizzonte il contrasto con il mare è incredibile e mi regala scatti per me memorabili.

Ad ogni scoppio trattengo il fiato, l'emozione mi stringe alla gola, e gli occhi non credono a ciò' che vedono. Guardo i miei compagni di viaggio, hanno i miei stessi pensieri, e il nostro silenzio e' rotto solo dalla voce magmatica che sputa la sua brace alta nel cielo.
Quel panorama meritava tutta la mia fatica ed ogni goccia di sudore sputata sulla sabbia. Quando arriviamo il timido tramonto aveva già lasciato lo spazio al calare della notte, e la luce del giorno andava via via spegnendosi, per accendere il contrasto con le eruzioni. Non siamo i soli su quella montagna, erano in molti gli stusiosi, scienziati, giornalisti e tecnici che li ci avevano preceduto e che da giorni sostavano sulla cima. Li lasciamo lavorare tranquilli osservando con una certa invidia quanto fosse interessante il loro mestiere e sedendoci a bordo cresta ci godiamo fino all'ultimo scoppio.

Infatti è proprio a notte fonda che la Natura si mostra in tutta la sua forza e splendore, il grande contrasto tra il fuoco e la notte ci fa sentire piccoli piccoli, ma privilegiati di essere li. Quasi a non volermi staccare fatico ad alzarmi nel momento in cui dobbiamo ridiscendere a valle. Radunato il gruppo percorriamo il sentiero opposto a dove siamo saliti. Il buio è fitto interrotto solo dalla luce delle torce e dai nostri frontalini. Con prudenza veniamo guidati lungo il pendio direttamente sulla sabbia vulcanica, e solo l'orizzonte del mare, illuminato dalla luna, incrociandosi con il versante, segna un angolo di pendenza notevole che ci ricorda di fare molta attenzione.Ci vogliono alcune ore di discesa prima di lasciarsi il dislivello alle spalle e giungere al paese. La stanchezza si fa sentire ma lo spirito è fiero di quella esperienza e di quell'incontro staordinario con la Natura. E' ormai notte fonda quando arriviamo in paese, ma non tutti dormono. Il vociare di persone, e una simpatica musica ci accompagnano sulla strada del ritorno,avvisandoci che un locale è ancora aperto. Un gruppo, suona ancora musica dal vivo, ed alcune persone ai tavoli cantano inneggiando al vulcano con i boccali di birra alzati! Non possiamo fare a meno di unirci a loro, per rendere immortale la magia di quella notte.


Mailasia scrive di sè: "Mailasia è il nick-name con cui firmo tutti i miei lavori. Sono appassionata di fotografia ormai da tempo e attraverso l'obiettivo ho imparato ad acquisire un concetto poliedrico della vita.....cioè fatta di molte faccie, ciascuna delle quali va letta, vista ed interpretata nelle diverse angolazioni. La bellezza di un'immagine sta nell'emozione che trasmette!"



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avataradmin
inviato il 09 Agosto 2014 ore 14:38

Ti invidio, un'esperienza spettacolare! bel reportage!

avatarsenior
inviato il 09 Agosto 2014 ore 14:42

Fantastico!

avatarjunior
inviato il 09 Agosto 2014 ore 15:36

grazie ragazzi!MrGreenMrGreen

avatarsupporter
inviato il 09 Agosto 2014 ore 17:33

Complimenti per l'interessante reportage. Il racconto è scorrevole, si legge volentieri e sembra di essere lì con te. Le foto che l'accompagnano sono molto belle.
Brava!!;-)
Ciao cia, LullySorrisoSorriso

avatarsenior
inviato il 09 Agosto 2014 ore 17:38

Bellissimo il racconto e anche le foto, peccato che non ricordi il nome dei molluschi azzurri , ero molto curioso di saperlo.;-);-)

avatarsenior
inviato il 09 Agosto 2014 ore 18:08

Avevo detto che aspettavo con impazienza il tuo nuovo resoconto di viaggio,e non sono rimasto deluso.Hai vissuto sicuramente un'esperienza unica e ti ringrazio per averla voluta condividere con noi.Con un pò di invidia ti faccio veramente tantissimi complimenti Angela;-)un salutone:-P:-P:-P

avatarsenior
inviato il 09 Agosto 2014 ore 18:44

Davvero un ottimo reportage! Raccontato molto bene, complimenti

avatarsenior
inviato il 09 Agosto 2014 ore 18:45

Splendido racconto ed immagini fantastiche.

avatarsenior
inviato il 09 Agosto 2014 ore 18:46

Ho paura mi mi tocchera' andarci !;-);-)

avatarjunior
inviato il 09 Agosto 2014 ore 19:59

Bellissimo reportage! Complimenti;-)
I "molluschi azzurri" di cui parli sono in realtà degli Cnidari (meduse). Il nome comune è Barchetta di San Pietro (Velella velella) per via della peculiare forma. Essendo privi di movimento, la cresta verticale, uscendo dall'acqua sembra una piccola vela che grazie al vento li aiuta a spostarsi.
Non credo siano commestibili anche perche essendo delle meduse possiedono tossine urticanti, ma non sono sicuro, noi Siciliani mangiamo di tutto!Sorriso

avatarjunior
inviato il 09 Agosto 2014 ore 20:41

Splendido reportage. Complimenti

avatarjunior
inviato il 09 Agosto 2014 ore 20:46

grazie Antonio per le tue informazioni...... Ecco "Velella" li han chiamati comunque li mangiano garantisco, li hanno fatti, un giorno una signora del posto e ce li ha fatti assaggiare, io non ho osato sono un po' difficile, ma la alcuni del mio gruppo li han pappati fritti in pastella,e han detto che sapevano di poco........

avatarjunior
inviato il 09 Agosto 2014 ore 20:47

Grazie mille a tutti voi per il vostro passaggio! I vostri commenti mi incoraggiano a scrivere ancora! MrGreenMrGreenMrGreen

avatarsenior
inviato il 09 Agosto 2014 ore 20:59

Ciao, complimenti, bella esperienza ben raccontata e belle foto!

avatarsenior
inviato il 09 Agosto 2014 ore 21:54

complimenti





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