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Mali


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Mali, testo e foto by Nkoringo. Pubblicato il 11 Marzo 2013; 15 risposte, 9647 visite.





"... qui c'è appena stato il colpo di stato, ancora sparano e a breve i militari danno il comunicato in tv. Baci da un Mali non più democratico!". Con questo sms inviato il 22 marzo, Caterina ci comunicava dell'avvenuto colpo di stato in Mali, da dove eravamo rientrati da soli 20 giorni. Caterina è la responsabile della comunicazione di Kanaga Adventure Tours, un operatore turistico con sede a Bamako ma che opera in molti paesi dell'Africa dell'Ovest e con il quale abbiamo scelto di effettuare il nostro tour di 15 giorni in Mali. Abbiamo deciso di viaggiare con loro perché, oltre ad essere italiani (cosa che, ovviamente, semplifica molto l'aspetto organizzativo), lavorano come piace a noi e cioè promuovendo un turismo ecosostenibile e solidale: la maggior parte dello staff è composta da locali, si affidano a strutture gestite da Maliani o che comunque destinano parte del ricavato a progetti di sviluppo delle comunità locali e riservano una quota dell'importo pagato per il viaggio a progetti che di volta in volta appoggiano o che portano avanti direttamente con la ONLUS di cui fanno parte (Jekabaara). Inoltre ci è piaciuta sin da subito la professionalità dimostrata dal titolare (Leonardo Paoluzzi) che ci ha risposto in tempi brevi (aspetto nel quale solitamente gli operatori africani sono un po'carenti) ed è riuscito a venire incontro alle nostre richieste modificando più volte l'itinerario via via che l'idea finale andava concretizzandosi.




Nonostante il pallino rosso sul Mali del sito viaggiaresicuri (l'epilogo descritto all'inizio dimostra che i sospetti di una situazione d'instabilità non erano infondati...), il 16 febbraio mettiamo piede per la decima volta sul suolo africano. Questa volta, però, sappiamo che quello che ci aspetta è diverso; se non consideriamo i viaggi fatti nei paesi del nordafrica, che hanno più similitudini e affinità con il mondo arabo che con il resto del continente africano, tutti gli altri viaggi avevano come obbiettivo principale gli animali. Questa volta è di scena l'Africa degli uomini, forse più vera, meno edulcorata dalla possibilità di soggiornare in lodge di lusso, viaggiando nei parchi nazionali, stupendi, ma dove spesso la vita reale del paese in cui si trovano si svolge al di fuori dei loro confini. Un viaggio in Mali, al contrario, comporta inevitabilmente un'immersione nella realtà africana o almeno nella realtà di quel paese. L'immersione diventa più o meno profonda in funzione di quanto si è disposti a farsi coinvolgere, ma credo che nessuno "riemerga" del tutto indifferente dall'esperienza di un viaggio in questa parte di Africa. Quello che un po' ci è mancato in alcune precedenti esperienze, e cioè la possibilità di entrare in contatto con le popolazioni locali, questa volta ha costituito il fulcro del viaggio. In quest'ottica la decisione di passare due giorni a Segou durante il Festival sur le Niger, si è rivelata un'ottima scelta.




Il Festival sur le Niger è uno dei più importanti eventi musicali e culturali dell'Africa occidentale al quale partecipano artisti provenienti da vari paesi africani, alcuni famosi anche a livello internazionale come il suonatore di kora Toumani Diabatè, vincitore del Grammy Award. Oltre che da tutto il Mali, il festival richiama appassionati anche da molti paesi europei: dietro di noi, in fila per l'acquisto dei biglietti di ingresso, c'era un gruppo di italiani che era lì esclusivamente per il festival. Assistere ai concerti serali immersi nella folla costituita al 95% da giovani africani, che se possono apparire abbastanza indifferenti a molte cose, di certo non lo sono alla musica, è stata un'esperienza davvero molto bella anche se, confesso, in un paio di occasioni... claustrofobica. Quella offerta dal festival non è stata l'unica occasione di entrare in contatto con la gente del luogo: i vari villaggi che si trovavano lungo il percorso (sia quello fatto in auto che quello di navigazione in piroga sul Niger), ma soprattutto i mercati, ci hanno permesso di vedere uno spaccato di vita reale e, per quanto l'essere turista bianco lo consenta, di esserne un po' partecipi.




Per la vastità, la varietà delle merci esposte, la folla e il caos, il Grand Marchè di Bamako è senz'altro quello che più "lascia il segno"; forse il primo mercato in Africa nel quale, nonostante bianchi, ci siamo sentiti talmente inghiottiti dalla folla da avere la sensazione di passare quasi inosservati. Sempre a Bamako interessantissimo il mercato del riciclo: lattine, lamiera ondulata non più utilizzabile per i tetti, tubi e putrelle, ma anche parti di auto, vengono riutilizzati per realizzare oggetti di uso quotidiano, dal fornello per cucinare al tavolino, al colino, al baule di qualsiasi misura. Ottimo esempio della cultura del riciclo, non lo è per quanto riguarda la condizione delle persone (purtroppo anche bambini) che ci lavorano: il caldo, il rumore provocato dall'incessante battere dei martelli e dai "macchinari" per la lavorazione del ferro e la totale assenza di dispositivi di sicurezza, si riescono a considerare per così dire "accettabili" solo avendo presente la realtà della vita di questo paese e, più in generale, della gran parte dell'Africa. Altro mercato imperdibile, classica tappa di tutti i tour in Mali, è quello che si svolge il lunedì a Djennè.




Pensavo di essere preparato alla visita di questa città: ripensandoci mi rendo conto che lo stato d'animo con il quale sono arrivato lì era quello della consapevolezza che avrei visto una città "particolare" con una bellissima moschea costruita in banco (peraltro stravista nelle innumerevoli foto di depliant, diari di viaggio e articoli letti...) e un mercato tipico, non molto di più... Visto che i giorni a disposizione lo permettevano, abbiamo pianificato due notti a Djennè, a differenza della maggior parte dei tour che riparte nel pomeriggio del lunedì, dopo la visita al mercato settimanale. Ancora una volta la scelta è stata premiata perché ci ha permesso di vederla con più calma e anche nella versione "normale", senza mercato, quando l'atmosfera tranquilla, le attività quotidiane delle persone e la complicità di un cielo reso beige dalla polvere trasportata dal vento che restituiva una luce particolare, un'atmosfera ovattata, ci hanno fatto scoprire l'incredibile fascino di questo luogo. Non ricordo di altri posti che mi abbiano lasciato queste sensazioni; non abbiamo visto la mitica Timbouctu (già allora era sconsigliata in quanto considerata "a rischio"), altro luogo di sicuro fascino forse più per il richiamo del mito che per l'effettiva bellezza della città, ma a chiunque avesse intenzione di visitare il Mali consiglierei di non rinunciare a un paio di giorni a Djennè. La moschea in mattoni di fango come sfondo contribuisce a rendere ancora più suggestiva la visita al mercato del lunedì: i commercianti arrivano anche da molto lontano, spesso già la domenica sera o il lunedì all'alba e verso metà mattinata si può vedere ogni genere di mercanzia esposta nell'ampia area antistante la moschea. Poco distante si svolge il mercato degli animali che, frequentato esclusivamente da uomini, può essere una buona occasione per vedere rappresentate una parte delle etnie del Mali, alcune facilmente riconoscibili dal costume o dal copricapo tipico. Quando il livello dell'acqua del fiume Bani lo consente, da Djenne, che in pratica si trova su un'isola, è possibile raggiungere Mopti via fiume. Mopti, oltre ad essere il principale porto fluviale del Mali ed uno dei più importanti dell'Africa occidentale, è un punto nodale anche per i turisti: da qui transitano e spesso fanno sosta tutti quelli diretti al Pays Dogon; inoltre, sempre da qui, partono le pinasse che, dopo tre giorni di navigazione, raggiungono Timbouctu.







La navigazione sul Niger è un'esperienza interessante che permette di vedere come si svolge la vita lungo le sue sponde e quanto questo fiume sia importante non solo per il Mali, ma per tutti i paesi che attraversa. Oltre ad essere una via di comunicazione è una risorsa fondamentale: offre acqua da bere, per lavare, per irrigare, è fonte di cibo. Purtroppo però le attività dell'uomo stanno comportando serie conseguenze alla vita di questo fiume. Oltre all'inquinamento (funziona anche come "discarica") il suo sfruttamento crescente, unito a periodi di siccità o comunque di precipitazioni sempre più scarse, ha ridotto il volume delle acque di più della metà rispetto a 30 anni fa; questo comporta problemi anche alla navigazione infatti, in molti tratti, i timonieri delle pinasse sono costretti a navigare "a vista" aiutandosi con un lungo bastone con cui sondano la profondità dell'acqua per evitare i banchi di sabbia. Altra tappa imperdibile di un viaggio in Mali è il Pays Dogon: un mondo...a sè. Qui tutto è sorprendente. Il paesaggio: un'immensa piana semidesertica dalla quale una falesia si innalza fino a raggiungere i 500 metri. Le vecchie abitazioni Tellem (il popolo che abitava questa zona prima dell'arrivo dei dogon): scavate in punti della falesia talmente impervi che ancora oggi ci si chiede come siano riusciti a realizzarle. I granai Dogon: simili a quelle che nel nostro immaginario potrebbero essere le case delle fate. I togu-na: uno spazio coperto da un tetto di paglia sorretto da nove colonne che funziona come punto d'incontro per gli anziani del villaggio. Qui sono spesso discusse anche questioni importanti riguardanti la comunità; il tetto viene costruito volutamente molto basso costringendo chi vi sta sotto a rimanere seduto: questo dovrebbe funzionare da deterrente ad eventuali scatti d'ira che potrebbero spingere a balzare in piedi i partecipanti alle discussioni più accese. Anche la cerimonia del saluto qui è sorprendente: due persone che si incontrano cominciano una cantilena durante la quale si domandano (e si rispondono) vicendevolmente e in rapida sequenza come stanno loro e i vari componenti delle rispettive famiglie che, quando si parla di Africa, vanno considerate "allargate". Il "passaggio in rassegna" dei vari parenti, trasforma la cerimonia di saluto in un vero spettacolo (non ho potuto resistere...l'ho registrata) .







La cultura Dogon: la religione, la cosmogonia, le cerimonie, le maschere, i feticci, i sacrifici (purtroppo, spesso, anche di animali...). Quello riguardante gli animali, o meglio il rapporto che la maggioranza delle persone ha con gli animali, è una delle cose che non mi piace dell'Africa. Anche se assolutamente comprensibile, sia per ragioni culturali sia per le difficoltà che la vita quotidiana presenta, il fatto che gli animali siano considerati alla stregua di qualsiasi altro tipo di merce o di oggetto, è una cosa che faccio comunque fatica ad accettare. Il trekking sulla falesia: panorami e passaggi davvero fantastici. Può essere organizzato per durare anche diversi giorni consentendo la visita dei vari villaggi, la possibilità di conoscere alcuni aspetti della cultura Dogon (affascinante anche se per alcuni aspetti incomprensibile e con diverse contraddizioni...), l'incontro con gli abitanti e la possibilità di vedere un popolo che, salvo che per alcuni aspetti, ha mantenuto uno stile di vita praticamente immutato da centinaia di anni; tutto questo fa sì che il Pays Dogon valga "da solo" il viaggio in Mali L'ultima parte del viaggio si è svolta nel Pays Mandingue, nel sud del paese: questa zona è molto meno frequentata dai turisti e proprio la minore affluenza di visitatori ha mantenuto più disinteressata l'occasione di incontro con i locali, rendendo la visita ai villaggi ancora più piacevole. In diversi paesi africani l'approccio degli abitanti con i turisti è spesso improntato quasi esclusivamente al tentativo di ricavare dal visitatore il maggior guadagno possibile e questo a causa dei comportamenti sbagliati di molti turisti e al fatto che buona parte dei tour operator non lavorino per educare i loro clienti alla condotta corretta che andrebbe tenuta quando si visitano realtà profondamente diverse dalla nostra.. Il turismo è per il Mali una delle principali risorse economiche (o almeno lo era prima colpo di stato); nonostante questo ci è capitato rarissimamente che un adulto insistesse più del dovuto nel cercare di venderci qualcosa o ci chiedesse soldi o un regalo, cosa che invece i bambini fanno abbastanza regolarmente: la richiesta di una caramella, di una penna, di soldi, di un regalo, o di una bottiglia di plastica vuota è stato il tormentone che ci ha accompagnato per tutto il viaggio.




Ammirevole e assolutamente preziosa l'opera di Caterina che, in ogni occasione in cui ci venivano fatte queste richieste, cercava di spiegare ai bambini di non farlo e del perché fosse sbagliato. Nel Pays Mandingue si trovano alcune miniere d'oro e noi abbiamo avuto la possibilità di visitarne una: si tratta di un sito dimesso in quanto divenuto non più remunerativo per quella che potrebbe essere definita una gestione "industriale". Vengono però ancora rilasciate delle concessioni dal governo alle persone che ne fanno richiesta e che, una volta pagato l'importo della concessione stessa, la possono sfruttare senza dover riconoscere alcuna percentuale sul valore ricavato dall'oro estratto. Le condizioni di lavoro sono durissime: viene fatto tutto a mano, dallo scavo al trasporto delle pietre in superficie, alla loro rottura. L'unico macchinario è un compressore utilizzato per spingere nei cunicoli l'aria necessaria agli operai per respirare. E' davvero una situazione infernale e non solo per il caldo: i buchi hanno un diametro appena sufficiente al passaggio di un uomo, si scende e si sale sfruttando piccoli scalini ricavati sulle pareti del buco e le uniche fonti di luce sono le torce a batteria fissate alle teste degli uomini con un elastico. Solitamente in superficie, sopra al foro di ingresso, viene posizionata una sorta di tettoia che offre ombra agli operai che si occupano di issare i secchi di pietre riempiti da chi sta sotto e dove si radunano le donne con i bambini cercando di sfuggire alla calura che, in certi periodi dell'anno, diventa insopportabile.




Poche le immagini, la maggior parte delle persone non vuole essere fotografata, nonostante questo è rimasto vivido il ricordo dei pensieri in quei momenti: ...una luce fortissima, resa ancora più dura dal riflesso di questa terra insolitamente chiara, polvere bianca che segna i visi scuri, ma qui non è tratto distintivo di appartenenza a un'etnia, è testimonianza di fatica. Sguardi evitati, occhi incontrati...vuoti, ma soprattutto i sorrisi: assenti. Non riconosco più l'Africa, la ricordavo sorridente, nonostante tutto. Evidentemente arrivando qui abbiamo varcato un confine, siamo entrati in un altro mondo; me ne rendo conto solo ora... Pochi passi per tornare alla macchina e da questo mondo, noi, così come ci siamo entrati, ne possiamo uscire. Per chi di quel mondo fa parte, purtroppo, non è così.

Ancora una volta l'Africa ha lasciato il segno, ancora una volta e in modo diverso è riuscita a sorprenderci. Mi chiedo se ci riuscirà ancora la prossima volta. C'è un solo modo per scoprirlo...
Un augurio alla gente del Mali perchè quello che stà accadendo in questi giorni finisca il prima possibile e soprattutto con il minor numero di vittime. La guerra, che è sempre un avvenimento tragico, in questo caso va a peggiorare una situazione di vita quasi sempre già sufficientemente dura. La mia speranza è che, prima possibile, gli unici apparecchi a girare per le strade del paese dotati di fuoco e di mirino siano le macchine fotografiche.








Roberto Gregori vive e lavora a Chiavari (GE). La sua passione per gli animali e la natura, che si manifesta sin da bambino, negli anni si alimenta e matura. Il fatto che sua moglie Martina condivida con lui la stessa passione, li spinge a scegliere di effettuare viaggi nei quali l'aspetto naturalistico è di primaria importanza: l'Africa diventa una tappa "obbligata", che lascia un segno profondo. Dal 2001 hanno la fortuna di riuscire a tornarci abbastanza regolarmente e di approfondire la conoscenza del continente nei suoi diversi aspetti cercando soprattutto di farlo in maniera "responsabile". Roberto scrive: sono grato all'Africa per le emozioni che continua a darmi e perchè è stata la molla che ha fatto scattare il mio interesse per la fotografia. Africa e fotografia: due passioni che, per quanto mi riguarda, si alimentano a vicenda.



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avatarsenior
inviato il 11 Marzo 2013 ore 14:03

Belle le foto, dalle falesie ai guerrieri Dogon, un viaggio che mi ha lasciato un bel ricordo, nonostante le difficoltà.

avatarjunior
inviato il 11 Marzo 2013 ore 17:34

Grazie per quello che hai scritto e come lo hai scritto. Grazie anche per le foto, indimenticabili.
Condivido il tuo augurio a questa gente!!

avatarjunior
inviato il 11 Marzo 2013 ore 18:20

Molto espresivi questi scatti danno un'immagine ottima del tuo viaggio.... complimenti!!!
ciao ;-)

avatarjunior
inviato il 11 Marzo 2013 ore 20:43

fantastico.... un viaggio duro sotto certi tratti, che in molti dovrebbero fare per comprendere la "diversità". Si torna diversi.

avatarjunior
inviato il 11 Marzo 2013 ore 21:18

Complimenti per il tuo viaggio, per il racconto, che lascierà sicuramente il segno.
Bellissime le foto.
ciao
Nino

avatarsupporter
inviato il 12 Marzo 2013 ore 16:44

Complimenti per viaggio e racconto. Condivido sentimenti ed impressioni verso l'Africa subsahariana e comunque verso tutti i popoli che non riescono ad uscire da miseria e regimi autoritari anche e soprattutto per le colpe secolari dell'occidente, il cosiddetto primo mondo, quello "civile" (ovviamente è un civile virgolettato e soprattutto ironico). Per capirlo occorre uscire da questo primo mondo, ma uscirne sul serio perchè viaggiare non necessariamente te lo permette dato che quasi dovunque si può fare il viaggio senza mai uscire dal proprio mondo e dalle proprie "sicurezze" (anche qui è ironico).

Un saluto ed un grazie.
Gianluca.

avatarsupporter
inviato il 13 Marzo 2013 ore 9:23

Ho letto con interesse il tuo racconto di viaggio e ammirato le belle foto interessanti
che danno un'immagine reale dei luoghi e situazioni che hai vissuto.
Complimenti e grazie per questo interessante documento.
Ciao, Lully

avatarjunior
inviato il 13 Marzo 2013 ore 23:27

Dai commenti (graditissimi) sembra che sia riuscito a rendere almeno un po' le sensazioni provate in questo viaggio, suscitando l'interesse di qualcuno e il ritorno alla mente di un'esperienza vissuta in qualcun'altro, e questo mi fa molto piacere.
Non posso che condividere le parole di Sdrart e di Tomvas che mi auguro contribuiscano a stimolare qualche riflessione e ringrazio gli altri per le belle parole e gli apprezzamenti.

avatarjunior
inviato il 05 Maggio 2013 ore 19:23

Pubblicato un "riassunto" e 20 foto sul sito del National Geographic: www.nationalgeographic.it/fotografia/2013/04/18/foto/mali_fragile_demo

avatarsupporter
inviato il 17 Gennaio 2014 ore 8:46

Bellissime foto.
Avrei voluto farle io....
Complimenti

avatarsenior
inviato il 17 Gennaio 2014 ore 8:58

Complimenti per il magnifico reportage

avatarsupporter
inviato il 17 Gennaio 2014 ore 10:24

Bellissime foto.
Avrei voluto farle io....
Complimenti

avatarjunior
inviato il 17 Gennaio 2014 ore 11:35

Franco e Ste, grazie del passaggio e dei complimenti.

Approfitto per dire che il Mali si sta lentamente riaprendo al turismo (il t.o. con il quale abbiamo viaggiato ripropone il tour che abbiamo fatto noi): una buona notizia sia per i Maliani che per chi aveva in programma di visitarlo Sorriso

avatarjunior
inviato il 23 Febbraio 2015 ore 13:23

Grazie per aver riportato alla memoria i bellisimi ricordi del Mali, una terra che amo

avatarjunior
inviato il 24 Febbraio 2015 ore 12:30

Grazie a te Duccio, in effetti il Mali è uno dei paesi africani che più mi è rimasto nel cuore...





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