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Oman


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Oman, testo e foto by Nkoringo. Pubblicato il 07 Settembre 2011; 0 risposte, 7278 visite.





Il fascino dei paesi arabi, uno splendido mare, ma anche il deserto e paesaggi montani, una popolazione genuinamente ospitale e cortese anche se di cultura molto diversa dalla nostra: tutto questo ed altro ancora si può trovare in Oman. Situato nella parte sud orientale della Penisola Arabica, il sultanato dell'Oman occupa un territorio di circa 312.000 kmq ed ha la particolarità di essere diviso in due dagli Emirati Arabi Uniti: infatti il Musandam, la piccola penisola di circa 3000 kmq che si protende nel Golfo Persico e che sembrerebbe il naturale prolungamento della parte più a nord degli Emirati stessi, è territorio Omanita anche se completamente staccata dal resto del paese.

Il sottosuolo dell'Oman, come quello del resto della Penisola Arabica, è ricco di risorse naturali: i circa 700.000 barili di petrolio greggio esportati ogni giorno rappresentano il 90% degli introiti del sultanato. Questo flusso di denaro ha permesso all'Oman una rapida crescita economica resa possibile soprattutto dalla saggia gestione che il Sultano Qaboos Bin Said ha saputo tenere sin dal momento del suo insediamento avvenuto il 23 luglio 1970. Prima di allora, infatti, i 32 anni di regno del padre, il sultano Said Bin Taimur, assolutamente contrario ad ogni tipo di modernità, che considerava la radio opera del diavolo e l'istruzione una potenziale minaccia al suo potere (nel 1970 c'erano 3 scuole in tutto il paese), avevano portato l'Oman a una condizione di povertà e arretratezza da medioevo. Il vecchio sultano ebbe almeno il buon senso di mandare il figlio a studiare in Inghilterra, salvo poi escluderlo al suo ritorno dalla vita politica perché lo riteneva di idee troppo moderne; l'isolamento durò sino al 23 luglio 1970 quando l'allora trentenne Qaboos Bin Said, decise di averne abbastanza della politica dissennata del padre e lo depose dal trono.

Da allora il sultano ha lavorato per migliorare le condizioni di vita del popolo e per portare il paese alla situazione di relativo benessere in cui oggi si trova: non solo ha costruito scuole gratuite (alle quali sono state ammesse per la prima volta anche le bambine), ma anche università, istituti tecnici e professionali e strade (da 10 km di asfalto che si contavano nel 1970 ai 12.000km del 2002, e i lavori continuano?). Nel 1987 fu inaugurato l'ospedale Ghubra che è tuttora considerato la struttura sanitaria più all'avanguardia dell'intero Medio Oriente. Sono stati anche messi in atto piani di salvaguardia della natura, come l'istituzione della riserva naturale dell'arcipelago delle isole Daymaniyat e la reintroduzione degli Orici d'Arabia nella riserva di Jiddat Al Harasis nella regione desertica di Al Wusta. Il sultano Qaboos ha inoltre voluto e favorito l'integrazione delle donne in tutti i livelli della società e della vita politica in quanto ritiene che "?se l'energia, le capacità e l'entusiasmo delle donne dovesse essere escluso dalla vita attiva del paese, il paese stesso verrebbe privato del 50% del suo genio?".
Tutto questo non deve però far dimenticare che l'Oman è un paese di tradizione islamica, anche se tollerante (come dimostra la presenza nella capitale di una chiesa cattolica di chiese protestanti e di templi Indu), quindi con usi e costumi fortemente radicati nella cultura della popolazione dei quali anche il visitatore dovrebbe tenere conto. Sia uomini che donne vestono in abiti tradizionali. Il piccolo fiocco che pende dal collo della lunga tunica di cotone indossata dagli uomini, solitamente di colore bianco, la differenzia leggermente rispetto alle tuniche indossate in altri paesi islamici. Il copricapo tipico è un cappello senza tesa bianco ricamato, ma molti uomini indossano un turbante che può essere ancora di colore bianco o stampato con raffinati disegni colorati. Nelle città della costa la maggior parte delle donne indossa un vestito lungo di colore nero impreziosito da ricami; i diversi tipi di velo possono lasciare scoperti solo gli occhi oppure l'intero viso o, al contrario, coprirlo completamente. Alcune donne indossano anche guanti, sempre di colore nero. Nelle zone più interne i vestiti femminili sono invece di colori sgargianti, quasi sempre stampati; qui il volto è generalmente scoperto, ma capita che, in modo particolare le donne più anziane, portino con la mano un lembo del velo sul viso quando incrociano forestieri.




Per rispetto delle usanze i turisti, e in modo particolare le donne, dovrebbero evitare di indossare abiti che lascino scoperti ampie parti del corpo; il velo che copra in maniera accurata i capelli è d'obbligo per le donne in visita alle moschee così come i pantaloni lunghi per gli uomini. L'alcool non è proibito ma è sconsigliabile consumarlo in luoghi pubblici, mentre durante il Ramadan è proibito bere, mangiare e fumare in pubblico durante le ore diurne. La varietà dei paesaggi è una delle caratteristiche che più ho apprezzato di questo viaggio: abbiamo percorso le coste bagnate dalle acque calde e tranquille del Golfo di Oman, proseguendo poi su quelle orientali, costantemente sferzate dal vento che agita il mare Arabico, siamo risaliti verso nord attraversando le sabbie del deserto Wahiba e poi abbiamo proseguito attraversando passi montani ad oltre 2000 metri per poi ridiscendere nuovamente verso la costa.




Il nostro tour in self-drive è partito dalla capitale Muscat. La parte più interessante della città è rappresentata dal quartiere di Mutrah: la "corniche" (lungomare) che si sviluppa per un lungo tratto della baia, dove spesso oltre alle barche da pesca tradizionali (dowh) si trovano ancorati due yacht della flotta personale del sultano, è bella e molto ben curata dai numerosi addetti alla pulizia e alla manutenzione delle aiuole; pulizia e ordine che si estende a buona parte dell'area della capitale non trovando però, purtroppo, conferma nel resto del paese. Altre cose interessanti del quartiere di Mutrah sono il mercato del pesce, il souk e il labirinto di vicoli e stradine che lo circonda. Oltre ai molti oggetti comuni alla maggior parte dei mercati arabi, nel souk di Mutrah si vendono due articoli caratteristici: il tipico pugnale ricurvo (Kahnjar) che fa parte dell'abito tradizionale omanita e una varietà di incenso tra le più pregiate al mondo, il Frankincense.




Non si può lasciare la capitale senza visitare la grande Moschea Sultan Qaboos, fatta costruire dal sultano a sue spese e donata al popolo nel 2001. La costruzione, visitabile dai non mussulmani dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 11 è imponente; la pavimentazione dei cortili esterni è in marmo bianco ed è mantenuta lucida dalla costante cura degli addetti alla manutenzione. Anche i giardini sono curati in maniera impeccabile nonostante il clima sia, in certi periodi dell'anno, assolutamente torrido. I "numeri" riguardanti la sala della preghiera principale (riservata agli uomini) sono davvero impressionanti: può ospitare fino a 6500 fedeli, la cupola è alta 50 mt, da essa pende un lampadario in cristallo Swarovski alto 14 metri del peso di 8 tonnellate e che monta circa 1200 lampadine. Il tappeto che ricopre per intero il pavimento è il più grande del mondo (circa 4400 mq), pesa 22 tonnellate ed è stato realizzato in Iran da 600 donne cha hanno lavorato per circa 4 anni per tessere 1.700.000 nodi. Il fatto che in parte sia coperto da un tappeto blu che lo protegge dal calpestio dei visitatori (e che le due guardie armate presenti "invitano" in maniera gentile, ma decisa, ad utilizzare), purtroppo ne rovina la visione d'insieme.




Su entrambe le nostre guide è scritto che la moschea Sultan Qaboos è l'unica (delle 13.000 presenti in Oman) visitabile di tutto il paese, ma noi abbiamo scoperto che i turisti sono ammessi anche a quella di Nizwa, anche qui in orari e giorni stabiliti, che però è decisamente meno interessante. Lasciando Muscat e proseguendo verso est si percorrono tratti di costa molto suggestivi: in questa zona vengono organizzate immersioni ed escursioni in barca alla ricerca dei delfini. Le ottime opportunità per il diving, soprattutto nella zona dell'arcipelago delle isole Daymaniyat (nella zona più a nord di Muscat), attira appassionati subacquei da molte parti del mondo: le acque calde e trasparenti, gli splendidi fondali e la ricchezza della fauna marina, fanno dell'Oman una delle mete più ambite per questo tipo di attività. Nel tratto di strada che porta a Sur, vale la pena fare sosta per visitare almeno uno dei due wadi (canyon) che si incontrano: i fiumi che li hanno scavati, oltre ad aver creato scenari spettacolari, permettono le coltivazioni e la crescita di numerose palme e in alcuni punti formano delle belle polle d'acqua dov'è possibile immergersi per rinfrescarsi.

Sur è una tranquilla cittadina con belle spiagge e una splendida baia con acque calme e trasparenti; per via della sua posizione in epoche passate rivestì un ruolo importante nei commerci con Africa e India tanto da essere oggetto di conquista da parte dei Portoghesi nel XVI secolo che volevano assicurarsi il controllo sulla via delle spezie e dell'incenso. Oggi Sur è più rinomata per la costruzione dei dhow e dei sambuchi, le tipiche barche da pesca e nonostante la produzione sia notevolmente ridotta, il cantiere della città rimane il più attivo del paese.




Ad una ventina di chilometri da Sur si trova una località che ha rappresentato per noi uno degli aspetti di maggior interesse di tutto il viaggio: Ras Al Jinz.Qui ha sede il Ras Al Jinz Scientific Centre che si occupa dello studio e della protezione delle tartarughe verdi (Chelonia mydas) che vengono a deporre le uova in questo tratto di costa; nei periodi di maggiore afflusso, che vanno da Agosto a Novembre, raggiungono la spiaggia fino a 200 tartarughe per notte. Il centro, dove è possibile soggiornare in camere nuove e ben arredate, organizza le escursioni per vedere le tartarughe. Sia gli ospiti del centro che i visitatori "non residenti" vengono accompagnati alla spiaggia (raggiungibile in circa 15 minuti di cammino) dalle guide del centro per vedere le varie fasi di costruzione del nido e la deposizione delle uova. Le visite si svolgono sempre col buio, una verso le 22 ed un'altra alle 4 del mattino. Anche se le tartarughe depongono solo la notte, l'escursione del mattino è da preferire in quanto si prolunga sino all'alba e da la possibilità, a chi lo desidera, di fermarsi sulla spiaggia anche quando la maggior parte dei visitatori rientra, cosa che noi abbiamo fatto e che ci ha permesso di vedere un paio di tartarughini correre verso il mare! Tutto molto emozionante, ma non manca la nota negativa: infatti la presenza di bambini piccoli, i gruppi troppo numerosi e l'immancabile "furbetto" di turno, in diverse occasioni hanno vanificato le ripetute raccomandazioni delle guide che chiedevano di parlare sottovoce, di non posizionarsi davanti alle tartarughe e di non utilizzare il flash in modo da non disturbare gli animali. Secondo noi, se davvero l'obbiettivo primario del centro è la salvaguardia delle tartarughe, si dovrebbero adottare regole decisamente più rigide: mettere un limite di età per i bambini e ridurre drasticamente il numero di visitatori per gruppo migliorerebbe senza dubbio le cose, consentirebbe a chi è realmente e consapevolmente interessato di godere dello spettacolo con maggiore serenità, ma soprattutto arrecherebbe minore disturbo agli animali, cosa che dovrebbe essere di primaria importanza per la loro salvaguardia.

Il nostro programma di viaggio prevedeva il pernottamento in tenda per le due notti successive, pertanto abbiamo proseguito in direzione sud verso la zona di Barr Al Hikman che ci era stata descritta come un'area molto bella per campeggiare. Il campeggio in Oman è libero e l'abitudine di piantare le tende sulla spiaggia per passare alcuni giorni con la famiglia o con gli amici è abbastanza diffusa tra i locali. Secondo le nostre guide e i diari di viaggio (pochi) letti prima della partenza, questo trasferimento sarebbe dovuto avvenire su strada sterrata percorribile solo con 4x4, invece si è svolto per la maggior parte su strada asfaltata in fase di ultimazione con relative interminabili deviazioni; qui abbiamo avuto il primo impatto con una realtà che da lì in poi sarebbe stata una spiacevole costante di tutto il resto del viaggio: la mancanza, o nel migliore dei casi l'imprecisione delle indicazioni stradali. In quella zona è giustificabile col fatto che la strada asfaltata non è ancora del tutto ultimata e di conseguenza i cartelli stradali possono essere assenti o provvisori, ma anche altrove ci è capitato di lasciare la strada principale seguendo le indicazioni per paesi che avremmo voluto visitare, proseguire per 20/30 km per poi arrivare ad un punto in cui termina l'asfalto e un cartello annuncia che la strada è senza sbocco! La nostra leggerezza è stata quella di confidare sul fatto che il tour operator locale al quale ci siamo appoggiati ci consegnasse una cartina dettagliata, cosa che non é avvenuta. Il navigatore è utile solo sulle principali vie di comunicazione e nelle aree abitate. Per Barr Al Hikman le cose sono complicate ulteriormente dal fatto che la strada principale passa diversi chilometri all'interno rispetto a dove si trova il paese che, essendo un villaggio di pescatori, sorge sulla spiaggia; il problema diventa "indovinare" la pista giusta da seguire tra le varie tracce che da diversi punti della strada asfaltata si diramano in quella direzione; il navigatore satellitare e l'aiuto di un locale al quale noi parlavamo in inglese e lui rispondeva in arabo?ci hanno comunque permesso di raggiungere la splendida spiaggia dove abbiamo passato la nostra prima notte in tenda. Per arrivarci abbiamo percorso molti chilometri attraversando un paesaggio incredibile: si tratta di un'immensa distesa piatta percorsa in alcuni punti da rivoli d'acqua che non siamo riusciti a capire da dove provenissero e che sono abbastanza pericolosi in quanto creano ampie zone fangose in cui è facile impantanarsi.

Per un lungo tratto di questo percorso è possibile ruotare lo sguardo a 360° senza vedere nient'altro che terra piatta e cielo, una strana sensazione che fa perdere l'orientamento e il senso delle proporzioni...
Arrivati a destinazione, dopo aver valutato con cura quale poteva essere l'escursione della marea per evitare di finire "inondati", abbiamo scelto un punto rialzato tra la spiaggia e una piccola laguna e abbiamo piantato il campo.La bellezza del paesaggio e la sensazione di "condividere" una spiaggia infinita solo con una famiglia di pescatori campeggiata a qualche centinaia di metri da noi, ci ha ampiamente ripagato dei disagi provocati dalla forte umidità e dal vento fastidioso che ci ha creato difficoltà nella preparazione della cena e nel montaggio delle tende. Una spiaggia disseminata di una miriade di piccole conchiglie rosa sulle quali passeggiano grossi granchi gialli, formazioni rocciose con sfumature di colore che vanno dal grigio al rosso e la sabbia del deserto che arriva fino al mare, hanno fatto da scenografia per il campo della notte successiva, trascorsa nella zona di Al Kaluf, anche questo "conquistato" dopo diversi tentativi su percorsi fuoristrada anche abbastanza impegnativi e in totale assenza di qualsiasi indicazione.




Il giorno successivo abbiamo risalito la costa per raggiungere il luogo dell'appuntamento con la guida beduina che ci avrebbe assistito nella traversata del deserto di Wahiba. Dopo le presentazioni e il rituale sgonfiaggio delle gomme necessario per la guida nel deserto, siamo partiti in direzione nord. La mia inesperienza di guida nella sabbia si è rivelata dopo poche centinaia di metri con il primo insabbiamento, risoltosi però con qualche manovra suggerita dal beduino. La guida su pista sabbiosa è divertente e applicando qualche nozione di base non si è rivelata particolarmente complicata (per la verità non lo era nemmeno il percorso); a parte un altro insabbiamento risolto con la corda di traino e un po' di tensione nei tratti in cui dovevo cercare di stare dietro all'auto del beduino lanciata a 100 all'ora, è stata un'altra bella esperienza, sicuramente da ripetere. Il deserto è sempre affascinante anche se il percorso scelto dalla nostra guida non è il più spettacolare: la pista che passa più ovest è caratterizzata da un maggior numero di dune alte (anche fino a 100 metri), quindi decisamente più scenografiche e divertenti, anche se più difficili da attraversare.
Il campo prenotato per quella notte si trova a una ventina di chilometri dal paese di Al Mintarib che sorge proprio al margine nord del deserto di Wahiba. Allestito in stile beduino con le tipiche tende, i bagni a cielo aperto e il ristorante con tavoli a terra circondati da cuscini che fungono da seduta, il Safari Desert Camp è gestito da un signore cortese e simpatico. La sera siamo stati invitati a partecipare alla festa organizzata in occasione della visita di suoi numerosi amici: un'occasione per vedere i partecipanti (tutti uomini) vestiti in abiti tradizionali, assistere ai rituali di saluto e ascoltare musica e canti tradizionali. Peccato che il vivo della festa si sia svolto quando ormai era buio e in una zona aperta dove la luce fioca delle lampada a olio (unica fonte di illuminazione della zona del campo riservata agli ospiti) faticava ad arrivare impedendomi di fotografare.

Nizwa, l'antica capitale dell'Oman, è stata la nostra tappa per i due giorni successivi. La sensazione che si prova passeggiando all'interno della cittadella è quella di trovarsi in un posto dove il tempo ha "rallentato" : le persone vestite in abiti tradizionali svolgono le loro attività quotidiane in una "scenografia" d'altri tempi (il complesso risale al XVII secolo). All'interno dei souk dei datteri o di quello del pesce, della frutta e verdura o degli animali, i venditori dispongono la merce, discutono tra di loro, trattano con i clienti in maniera probabilmente non molto diversa da quanto facessero in tempi passati. Il signore anziano con la lunga barba bianca, il turbante e la tunica immacolata che sale sul potente fuoristrada parcheggiato appena fuori dal souk fa perdere un po' della "poesia"? ma l'esperienza rimane interessante. Anche il forte, il più grande della penisola Arabica, è molto bello e, a mio giudizio, ben ristrutturato: dalla torre centrale, alta 40 metri e con un diametro di circa 45 si gode una vista panoramica a 360 sulla città vecchia immersa nei palmeti e delle montagne che la circondano.







Nizwa è una buona base da cui partire per la visita di alcuni tra i luoghi di maggiore interesse della zona nord del paese: Jebel Shams, che con i suoi 3048 mt è la vetta più alta dell'Oman, Jebel Akhdar, con i suoi villaggi immersi nei palmeti e incastonati tra le rocce delle montagne, i forti di Jabrin e di Bhala, la città di Al Hamra con le sue case costruite in "banco" (un impasto di sterpaglie e fango); in effetti per poter vedere tutto con calma e in maniera un po' approfondita sarebbero necessari ben più dei due giorni suggeritici dal tour operator. Dovendo scegliere, consiglierei di non perdere assolutamente il Jebel Shams: il paesaggio è fantastico, in certi punti si arriva sull'orlo di precipizi impressionanti e la strada che scende in direzione della costa, nonostante sia talmente "brutta" che ad un certo punto abbiamo avuto il dubbio che non fosse quella giusta, è assolutamente spettacolare. Il fatto che in certi tratti sia ripidissima, molto stretta, priva di qualsiasi protezione laterale e con un fondo terribile (ovviamente sterrato) impone un'andatura lenta e una giuda attenta non consentendo quindi di godere a pieno del paesaggio circostante se non durante le soste, ma ne vale comunque la pena.




Lungo la strada si incontrano piccoli paesi circondati dall'immancabile palmento e dalle coltivazioni che vengono irrigate tramite un ingegnoso sistema di canali chiamato Falaj. Gli abitanti sono sempre molto cordiali e ospitali e spesso capita di essere invitati ad entrare in casa a bere il the e mangiare gli ottimi datteri. Purtroppo anche qui l'assenza di indicazioni ha complicato l'individuazione dei vari villaggi e la scelta della strada giusta in presenza di deviazioni.Trovare un centro medico anche in questi posti abbastanza sperduti ci ha rassicurato rispetto al fatto che la distanza dalla città e l'oggettiva difficoltà a raggiungere i vari paesini potessero rappresentare un grosso problema per gli abitanti che necessitano di cure mediche. La soluzione di tenere "libero" l'ultimo pernottamento, a differenza di tutti gli altri che erano invece stabiliti prima della partenza, si è rivelata azzeccata: dopo aver "testato" i tempi di percorrenza delle strade e dopo aver valutato le varie possibilità direttamente in loco ci siamo resi conto che era possibile fare snorkeling alle isole Daymaniyat e tornare a fare un ultimo giro al souk di Mutrah (che avevamo trovato in gran parte chiuso il primo giorno) nella stessa giornata.

Non è facile trovare in un unico paese così tanti elementi di interesse anche così diversi tra loro e una tale varietà di paesaggi; se a questo si unisce un bassissimo livello di criminalità, una buona rete stradale che collega le principali località e la cortesia e l'ospitalità delle persone, il viaggio in Oman non può che essere una piacevole esperienza (a patto di procurarsi una cartina stradale il più possibile nuova e dettagliata...).



Roberto Gregori vive e lavora a Chiavari (GE). La sua passione per gli animali e la natura, che si manifesta sin da bambino, negli anni si alimenta e matura. Il fatto che sua moglie Martina condivida con lui la stessa passione, li spinge a scegliere di effettuare viaggi nei quali l'aspetto naturalistico è di fondamentale importanza. L'Africa diventa una tappa "obbligata". Dopo un paio di viaggi durante i quali scatta con una Minolta analogica solo per portare a casa qualche ricordo, deluso dai risultati, comincia a documentarsi seriamente sulla fotografia. Nel 2006 passa al digitale (Canon) e ritorna dal Sudafrica con le prime immagini di cui riesce a sentirsi in parte soddisfatto: da questo momento la passione per la fotografia cresce e inizia una costante ricerca di approfondimenti sugli aspetti tecnici legati soprattutto alla fotografia naturalistica. Sogna di scattare la foto "perfetta" durante un viaggio in autonomia e senza limiti di tempo attraverso i paesi dell'Africa equatoriale e australe.



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