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Contrapposizioni


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Contrapposizioni, testo e foto by Emanuele Bellomo. Pubblicato il 11 Febbraio 2019; 0 risposte, 2704 visite.




Contrapposizioni, dal sottotitolo "Dalle punte ai tacchi a spillo" è il mio primo approccio al settore della fotografia concettuale, in cui cerco di esprimere le mie idee attraverso un percorso che abbia un filo logico, reso comprensibile da un ordine ben studiato delle immagini che compongono il presente articolo.


Come dice la definizione della parola stessa, contrapposizione è il contrasto, il conflitto fra elementi omogenei.
Trasportando questo concetto nell'ambito fotografico, ho cercato di porre in risalto le diverse personalità che si trovano racchiuse nello stesso individuo.
L'essere umano vive costantemente delle sue contrapposizioni, che cerca di modellare nel corso del tempo, ad ogni occasione che ha di rapportarsi con gli altri.
Da qui la voglia di rappresentare la stessa persona come se fosse composta da più parti, con vesti e apparenze diverse.

Credo che questo mio lavoro si possa inserire nell'ambito della Fotografia concettuale.
Si tratta di un tipo di arte in cui il concetto o l'idea alla base dell'opera d'arte divengono più rilevanti rispetto a ciò che riguarda i canoni estetici tradizionali: gli accadimenti artistici vengono infatti considerati come eventi comunicativi ancor prima che estetici.
Secondo gli artisti appartenenti a questa corrente di pensiero l'arte non risiede più nell'aspetto esteriore delle opere realizzate, ma nell'idea che ha portato la realizzazione dell'opera stessa. È quindi l'arte dei concetti, di azioni puramente mentali nelle quali ciò che conta è solo il linguaggio con cui queste vengono espresse.

Nell'intento di illustrare questo mio breve percorso, ho voluto utilizzare le cosiddette "punte", le scarpette usate per la danza classica, che penso siano l'oggetto che maggiormente evochi l'immagine della ballerina classica. Sono quindi usate come punto di partenza per descrivere chi sceglie la difficile arte della danza come suo linguaggio di comunicazione, in questo caso utilizzato come veicolo per parlare delle contrapposizioni della personalità umana.



Nella prima parte del percorso ho preferito usare il bianco e nero per meglio enfatizzare la figura della danzatrice classica che, attraverso uno studio scrupoloso dei movimenti e delle posizioni, acquisisce un'eleganza tale da apparire quasi come un personaggio irreale.





Il percorso della ballerina si sposta ora dalla danza classica a quella moderna.
Il bianco e nero lascia il posto colore, significando che dallo stato etereo e sognante prima rappresentato con una certa enfasi, si transita in una dimensione in cui il corpo esprime una dimensione più "normale", maggiormente collegata all'attualità, per cui ho trovato più adatto l'uso del colore.
La figura passa dallo stato di trascendenza a quello di quotidianità e, di conseguenza, entriamo in un altro aspetto della personalità umana, contrapposto al precedente.




Nell'arte concettuale, nata verso la metà degli anni 60 del Novecento, l'idea o il concetto è l'aspetto più importante dell'opera.
Quando un artista usa una forma d'arte concettuale, significa che ogni decisione e pianificazione è stata fatta in precedenza e l'esecuzione è una mera formalità.
L'idea diventa l'origine del meccanismo che produce l'opera.
Lo scopo dell'artista è quello di invitare lo spettatore a riflettere sulle relazioni tra immagini e parole attraverso un percorso ideale.


Testo e immagini si presentano come uniti da una relazione di tipo mentale in cui la diretta ed immediata corrispondenza tra immagine e realtà passa in secondo piano grazie all'importanza della componente immaginaria.
Le opere di Narrative Art sono spesso composte da sequenze fotografiche accompagnate da didascalie che forniscono allo spettatore la chiave di lettura per
le immagini.
In queste opere la fotografia preleva situazioni ed oggetti dal vissuto quotidiano che, grazie al testo, acquisiscono straordinarietà e realizzano così quella fusione tra arte e vita che gli artisti di questo movimento si prepongono.


Come già citato precedentemente, il termine fotografia concettuale si riferisce ad un tipo di fotografia che parte dall'idea, dal concetto creato nella mente del fotografo che viene poi reso immagine.
Nell'attuale momento storico la parola fotografia concettuale si riferisce all'arte di numerosi fotografi emergenti che spesso postano i lavori su piattaforme online.
Nonostante, come già descritto, questo tipo di fotografia derivi dal movimento Arte Concettuale nato nella seconda metà Novecento, la prima foto concettuale del Novecento sembra databile al 1914.

Ma cosa distingue una fotografia tradizionale (fotografia d'autore) da una
fotografia concettuale?
È necessario, per attuare tale distinzione, specificare in primo luogo la differenza tra contenuto e contenente di un'immagine. Il contenente è riconducibile all'aspetto superficiale del prodotto artistico, alla sua struttura fisica e ai codici linguistici che descrivono l'immagine, mentre il contenuto si riferisce direttamente al messaggio che si vuole trasmettere.
Il peso che l'artista attribuisce a contenuto e contenente costituisce uno dei parametri principali per differenziare la fotografia d'autore da quella concettuale, unito ovviamente alla soggettività dello spettatore, elemento essenziale nella contemplazione dell'opera d'arte e nella determinazione della sua espressività.

E' ormai da tempo dimostrata la convinzione che l'opera d'arte sia un progetto mentale più che una mera, anche se sofisticata, operazione pratica. Questo genere di fotografia è altamente stimolante per lo spettatore che, nella prima fase di osservazione dell'opera, viene indotto ad utilizzare la propria immaginazione per allontanarsi dall'oggetto stesso e dalla realtà che questo rappresenta, dando spazio nella propria mente ad una dimensione, se così si può definire, simbolica ed interpretativa.
Allo stesso modo una fotografia concettuale costituisce quindi un vero e proprio progetto mentale che trova la sua realizzazione nella partecipazione dello spettatore all'idea stessa, nel momento in cui questa viene recepita.

Successivamente, in ambito post concettuale, sono nate diverse linee di ricerca in cui la fotografia (concettuale) è stata adattata a nuove esigenze: essa iniziò ad essere utilizzata dagli artisti come documentazione o immagine sostitutiva alla pittura, oppure come statement.
In quest'ultimo caso la fotografia serviva si come documentazione, ma di una
situazione che una volta impressa su pellicola poteva servire a dimostrare un certo assunto da parte dell'artista, come nel caso della Land Art o della Body Art o più in generale della Performance. La foto-documento divenne essa stessa (in quanto unica testimonianza di un avvenimento passato) opera d'arte.
Oggi il termine fotografia concettuale viene usato per descrivere sia un genere (quindi l'uso della fotografia nell'arte concettuale o nell'arte fotografica contemporanea) che una metodologia (intendendo l'uso di una foto per rappresentare un'idea, un concetto premeditato, usata spesso in ambito pubblicitario dove la foto ripete il concetto o lo slogan che la accompagna).
La fotografia concettuale si allontana dal fotogiornalismo, stile caratteristico
della seconda metà del ventunesimo secolo adottato spesso per donare all'immagine un sensazione di una situazione non premeditata. Essa è molto più intenzionale e mira ad un risultato specifico nella mente di chi osserva, così come avviene nel caso della pittura.
Utilizzando strumenti quali Photoshop, la tecnologia ha permesso alla fotografia concettuale di divenire sempre più surreale, permettendo così agli artisti di unire immagini ed oggetti che altrimenti non sarebbe possibile accostare, in modo da creare colpi di scena memorabili e suscitare forti emozioni nello spettatore.

L'arte concettuale usa la fotografia come mezzo per trasmettere idee o azioni artistiche effimere, sostituendo l'oggetto artistico in galleria o nelle pagine dei libri o delle riviste di arte. La versatilità della condizione fotografica sia come documento che come testimonianza d'arte ha un'ambiguità e una vitalità intellettuale che sono state ampiamente usate nell'arte fotografica contemporanea. Come questo tipo di arte va a sovvertire le regole convenzionali di cosa veniva considerato effettivamente atto artistico o meno, essa dimostra anche un modo non più ordinario di fare arte. L'arte si era rivelata essere anche un processo che innalzava allo status di arte oggetti ordinari, di tutti i giorni, e la fotografia era divenuta nel suo contesto specifico lo strumento attraverso il quale aggirare il bisogno di creare una “buona e bella” opera d'arte.

L'uso della fotografia nell'arte concettuale è uno strumento espressivo con un meccanismo da analizzare, non è mai utilizzato come innocente o trasparente registrazione oggettiva dei fatti.
Ma è solo al giorno d'oggi che il termine fotografia concettuale ha assunto una sorta di nuovo significato. Sempre legato alla tradizione precedente, l'aggettivo concettuale identifica attualmente forse un modo di fotografare più diretto e lontano dalle mille componenti mentali e tecniche che in passato lo caratterizzavano: rispetto al passato oggi risulta più semplice definire una fotografia concettuale, nel momento in cui in essa è chiaro l'intento di comunicare un concetto alla mente dello spettatore e di rendere l' idea ed il messaggio che caratterizzano l'immagine facilmente percepibili a chi la osserva.

La fotografia rappresenta un vero e proprio linguaggio espressivo. Ciò significa che quando si scatta una fotografia non ci si limita a catturare un'immagine ed un momento, ma si comunica per forza qualcosa in più, qualcosa di sé, della propria visione del mondo, delle proprie idee e delle proprie sensazioni.

Fotografare, quindi, non è mai un'azione casuale, poiché necessita di una serie di regole di scrittura in grado di guidare i meccanismi di comunicazione.
La fotografia rappresenta appunto un linguaggio comunicativo: essa è dotata di un alfabeto di segni come qualsiasi altra forma di scrittura, quindi per trasmettere esige l'utilizzo di alcune regole.
Dal punto di vista lessicale, il suo modo di comunicare e nello specifico i suoi
segni non vengono stabiliti per convenzione, ma dipendono direttamente dagli oggetti e dai soggetti ripresi e catturati dalla macchina. Una fotografia può essere vista come traccia visibile di ciò che, necessariamente, doveva essere stato davanti alla fotocamera, per essere poi tradotto in immagine dalla luce che colpisce la pellicola.
Il fatto che la fotografia costituisca un linguaggio comunicativo non comporta che esso sia universalmente comprensibile a chi lo osserva, analogamente a quanto avviene un pò per tutte le arti figurative.







Nella prossima immagine la nostra protagonista viene utilizzata per rappresentare quella parte di noi esseri umani che rifiuta le regole imposte dalla società, che ci costringono a a comportamenti prestabiliti e codificati nel tempo. Il gesto del lancio delle scarpette sta a proprio a simboleggiare l'istinto di ribellione che risiede all'interno di ogni individuo.



La ballerina si trasforma ora in una modella, simbolo dell'apparire. Anche questo, un comportamento secondo me radicato nell'uomo, fin dalla sua nascita intellettuale.




Concludo con quest'ultima immagine, con cui voglio sottolineare ancora una volta le Contrapposizioni che risiedono in noi esseri umani e che ci condizionano per tutta la vita, costringendoci a riflettere su chi veramente siamo.






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