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Meraviglioso Giappone


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Meraviglioso Giappone, testo e foto by Carlez91. Pubblicato il 05 Maggio 2017; 32 risposte, 7822 visite.


Il racconto di un popolo e delle sue tradizioni. Il racconto di un sogno divenuto realtà. Il racconto di un viaggio straordinario.

21 giorni di emozioni e pensieri nel Paese del Sol Levante.

Lunedì 20 Marzo 2017
E' l'alba di un nuovo giorno. Ho fatto fatica a prendere sonno a quasi 12000 metri di altitudine. Troppo l'entusiasmo di sentirsi così vicini alle stelle.
Continuo a ripetermi che non mi sembra vero quello che sto vivendo.
Un fiume ghiacciato chissà dove nella steppa russa serpeggia sotto di me, illuminato dagli ultimi chiarori lunari e dai primi gelidi raggi di sole e contornato da milioni di diamanti.
Solo l'amore per il viaggio mi fa sentire così grande e così insignificante allo stesso tempo. Tutto questo è "Wanderlust"!
Prima notte ai piedi del Fujisan nel piccolo paese di Fujiyoshida, ultimo avamposto prima dell'ascesa alla montagna sacra.
Scendo dal treno e subito una folata di vento mi raggela il sangue nelle vene. Strade deserte. Il Fuji è un fantasma, protetto da una spessa coltre di nebbia. All'ostello sono solo e sembra non ci sia nessun altro "gaijin" in tutto il centro.
Sono le 19, esco a fare un giro e a cenare in un locale tipico. Trovo solo una locanda aperta. Decido di provare la specialità del luogo, tanto per calarmi già nel mood del viaggio. Ordino Yoshida-no-udon (una ciotola senza fondo di minestra di miso con verdure, carne e i noodles fatti a mano) e due futomaki accompagnati da un wasabi esplosivo. Alla fine, dopo aver riso assieme al proprietario della mia improbabile pronuncia giapponese, questo omino dal sorriso senza fine mi regala una cartolina raffigurante il monte Fuji con tanto di dedica. Appena esco chiude il locale. Qua ci sono altri ritmi. Ma ho già un primo sentore di quello che mi aspetterà durante le prossime settimane: persone cordiali, gentili, a prima vista introverse, ma una volta conosciute molto simpatiche.

Martedì 21 Marzo 2017
Sveglia alle 6.30. Sta nevicando e del Fuji nemmeno l'ombra. Sapevo che non avrei trovato i ciliegi in fiore in questo periodo a queste altezze, ma sembra che tutta la neve che non ha fatto in Italia si stia riversando oggi.
Lascio l'ostello con in dono della cioccolata Meiji. La padrona è stata molto gentile e parla anche un po' di inglese.
Zaino in spalla, marsupio, Sony a tracolla e infine una bella mantella a farmi da scudo contro questa bufera. Mio Dio, se nevica!
Decido comunque di andare a visitare il tempio in cima alla lunga strada che taglia in due il paesino. Da qui una volta, e ancora oggi, numerosi giapponesi si fermano a pregare prima di ascendere quella che per loro è la montagna sacra del Giappone.
Jinja Shrine sembra non comparire mai all'orizzonte. Dalla mappa mi pareva molto più vicino, ma con questo inclemente clima ogni passo è pesante il doppio.
Dopo una salita incorniciata da una fitta foresta, mi appare un enorme torii rosso: è l'ingresso. L'atmosfera è a dir poco magica. C'è un silenzio assordante, rotto solamente da qualche monaco che esce dal tempio. La neve ora cade dolcemente dal cielo plumbeo e rende questo posto ancor più suggestivo.




Starei qui ore ma mi aspetta una lunga giornata.
I rintocchi di un tamburo mi ricordano che sono le 9. Purtroppo è già tempo di andarsene. L'impatto con il Giappone è come immaginavo, ma mai avrei creduto così solenne, criptico, spirituale, pacifico.
Mi dirigo alla stazione dove ad attendermi c'è un carino espresso che mi porterà fino ad Otsuki. Di qui altri due treni e un bus fino a Magome.
Il villaggio, incastonato nella valle del Kiso lungo la via degli antichi samurai, è surreale: case in legno, un'unica via lastricata e tanta, tanta pioggia.
Il frastuono di un ruscello in piena che costeggia la salita mi accompagna fino al ryokan, dolce rifugio per questa notte. La camera è superba, tutto è curato nei minimi particolari, l'aspetto è rimasto autentico; pare proprio di vivere nel periodo Edo.
Mentre scrivo indosso lo yukata, sorseggiando il thè. Mi sento tanto Tom Cruise nel film "L'ultimo samurai" in questo preciso momento!




Dopo un bagno caldo giapponese rigenerante ed una cena vegetariana ad hoc (di cui non comprendo ancora la composizione e gli ingredienti utilizzati), sono pronto ad infilarmi nel futon.

Mercoledì 22 Marzo 2017
Si respira aria fresca e pulita stamattina. Un bel sole riscalda i miei passi lungo la magnifica camminata che mi separa da Tsumago, l'altro villaggio al di là del passo.
Magome è tutta un'altra cosa oggi: risplende come una perla protetta da picchi innevati.




Lungo la via (otto chilometri di immersione nella natura ancora incontaminata) incrocio cascatelle, ruscelli, alberi secolari, bamboo a non finire e locande, animate da qualche turista di passaggio.




In una di queste incontro una coppietta di New York e subito facciamo amicizia col proprietario che ci invita ad assaggiare il suo thè. A farci compagnia anche una vivace cagnetta di razza Akita.




Per ora di pranzo arrivo a Tsumago, molto simile per certi versi a Magome; conserva ancora, infatti, la bellezza dell'epoca passata e le persone sembrano uscite da un libro di storia.
Da qui prendo un bus che mi porta alla stazione di Nagiso. Mi attendono circa cinque ore di treni regionali e shinkansen prima di giungere a Hiroshima.
Sono stupefatto dalla precisione e dalla pulizia quasi maniacale di questi treni e del personale ferroviario. Impressionante, ancor più se si viene da un paese come l'Italia.
Nemmeno un minuto di ritardo ed eccomi qui, dove il 6 agosto 1945 gli americani hanno fatto esplodere la prima bomba atomica causando migliaia di vittime.
Prima di arrivare in hotel decido di fare un giro notturno al Memoriale della Pace, che con le luci è veramente toccante.




Fa pensare questo posto: a quanti errori umani sono stati commessi e a quanto dovremmo imparare da essi. Un monito per tutti: la Fiamma della Pace non si spegnerà fintanto che tutti i Paesi del Mondo non elimineranno tutte le armi nucleari. Una speranza che forse mai si avvererà, vedendo i tempi che corrono.

Giovedì 23 Marzo 2017
Notte in bianco. Strano, ma il jet-lag si fa sentire solo ora. Stamattina sono così stanco e rintronato che a malincuore decido di rinunciare alla visita dell'isola di Miyajima per dirigermi direttamente verso Matsuyama, nello Shikoku. Prendo il traghetto più lento, per paura che l'aliscafo mi aumenti la nausea e il mal di testa. Scelta azzeccata!
E' talmente rilassante che due ore e quaranta minuti volano dolci sulla cresta delle onde del mare interno giapponese.
Arrivato in hotel deposito lo zaino in camera e mi dirigo subito nella zona del famoso Dogo Onsen, attraversando prima il bel parco accanto. I ciliegi devono ancora fiorire, peccato; ma c'è comunque un'esplosione di altre specie come i pruni e le camelie.
Al Dogo, una delle più antiche terme del Giappone con 3000 anni di storia alle spalle, l'esperienza è senza precedenti: un insieme di relax e imbarazzo. Per me, non abituato ai bagni giapponesi pubblici, è uno shock: un mare di uomini di tutte le età che si immergono completamente nudi in un'enorme vasca di acqua termale sulfurea proveniente direttamente dal sottosuolo. Resto dentro una ventina di minuti, i giapponesi rimangono anche un paio d'ore nella struttura; per loro è un'usanza senza la quale non potrebbero vivere. Finito il lavoro, praticamente tutta la città si fionda qua ed essere al centro di questo evento mi fa sentire partecipe del vero stile di vita del luogo. Momenti che un viaggio organizzato tramite agenzia non sarebbero mai proposti. Perciò ho deciso di arrangiarmi per questa impressionante avventura. Volevo calarmi nelle loro tradizioni e vedere, sentire, toccare il Giappone autentico; non da turista, ma da viaggiatore.
Lo Shikoku è un'isola straordinaria, ancora tralasciata dal turismo di massa. E si vede: nessuno parla inglese e farsi capire è un'impresa. Ma il bello è anche questo.
Mi fermo a cenare in uno dei tanti piccoli locali lungo la Ginza. Ordino tagliata di balena e riso fritto con pesce. Una vera delizia.
L'unica altra volta che avevo assaggiato la balena ero in Norvegia a Bergen, ma questa è tutt'altra cosa: sembra burro e ha un gusto molto delicato. So che molti storceranno il naso per il fatto che i giapponesi uccidono le balene ma quando sono in un posto nuovo voglio provare tutte le possibili sfaccettature.

Venerdì 24 Marzo 2017
Per fortuna la notte è stata ristoratrice e dei sintomi da jet-lag nemmeno l'ombra.
Mi attende una fantastica giornata di sole.
Col tram arrivo fino a Ishite-ji, il 51 degli 88 templi buddhisti.




Questo è il primo vero e importante tempio buddhista che vedo e mi lascia d'incanto. Un profumo d'incenso nell'aria, i rintocchi del tamburo e la pagoda lignea di tre piani mi pervadono i sensi.
Olfatto, vista, udito. Tutto espresso e amplificato. Si sente quasi la Buddhità dentro.
Dietro la pagoda c'è una strettissima, lunghissima e scurissima grotta; all'interno una miriade di statuette votive.




Dopo aver elevato l'anima oltre questo mondo per qualche istante, torno in centro per salire fino al ben restaurato castello del 1600. Un complesso di tre piani, sorretto da mura alte dieci metri e circondato da altrettante mura di cinta con fossato. Al suo interno tutto è costruito in legno, e non mi sorprende affatto che nel corso dei secoli sia bruciato e sia stato ricostruito più volte.
Il parco sarebbe paradisiaco coi ciliegi in fiore, ma devo accontentarmi (si fa per dire) della fioritura delle altre piante, stupenda comunque.
Lo Shikoku. Che posto speciale. Poco turismo, pochissimi capiscono e parlano inglese, molto rurale e pacifico. Come tutto il Giappone visto finora. C'è un rigore, una pulizia e un rispetto dell'altro fuori dal comune. Ogni cosa, ogni persona è al suo posto; non c'è spazio per esternare le emozioni profonde in pubblico, ma è veramente un popolo straordinario. Penso a questo in treno mentre ritorno nell'isola principale, l'Honsu, alla volta di Himeji.
Qui ho solo il tempo di un rapido sopralluogo, passeggiando per la via principale coperta e chiusa al traffico. Mi fermo a cenare in un'Izakaya, una birreria e locanda moderna, dove assaggio Iakitori e altre prelibatezze a base di carne.

Sabato 25 Marzo 2017
Il castello di Himeji si erge fiero davanti ai miei occhi.




Mura altissime e un fossato lo proteggono. Anche in questo, come a Matsuyama, gli interni sono tutti costruiti in legno. La struttura è studiata molto bene e ti chiedi come potessero pensare i nemici di poter raggiungere la torre principale. Troppe le prove da superare. Il giardino Koko è curatissimo, non c'è un filo d'erba fuori posto. Laghetti con carpe koi, fiori e piante di ogni qualità assemblano un tutt'uno armonico.
E' ormai giunto il tempo di lasciare questa piacevole città per addentrarmi nel cuore del Buddhismo Shingon, sul Koyasan.
Dopo un treno locale di due ore e una funicolare che si inerpica sulle pendici dell'altopiano sfidando pendenze di 30°, entro a Eko-in, il tempio che mi ospiterà stanotte. Mi accoglie uno dei monaci che mastica un buon inglese. Deposito in fretta lo zaino perché mi dice che c'è già la prima meditazione da poter seguire insieme a loro.
Nella sala un monaco spiega tramite concise e profonde parole come e cosa significhi meditare, quanto indispensabile sia per il cammino di ciascuno di noi, come aiuti a controllare la mente e come possa essere di aiuto nella vita di tutti i giorni. Mi lascia un profondo senso di benessere e di armonia. Sarà forse il luogo o l'uomo, ma c'è qualcosa di indubbiamente spirituale qui, che ti fa sentire più vicino a te stesso, agli altri e a Dio (o a qualsiasi concezione si abbia di Lui).
Si vive coi monaci e coi loro ritmi. Perciò cena alle 17.30, appena conclusa la meditazione. Naturalmente come da miglior tradizione buddhista tutto è vegano.
Come tutti i piatti assaporati fino a questo momento, anche questi si presentano curatissimi. Sembrano delle opere d'arte. Molto leggeri e gustosi.
Dedico la serata alla stesura di un sutra, il quale, una volta iniziato, non può essere interrotto pena l'irrealizzazione del pensiero guida. Purtroppo il pennello datomi dal monaco esaurisce l'inchiostro proprio a metà. Destino vuole che il mio desiderio non possa essere realizzato?

Domenica 26 Marzo 2017
Rito del Fuoco all'alba.




Quasi un'ora di concentrazione magnetica. Vengono bruciate le tavolette con le preghiere della sera. Mi sento trasportato in un altro tempo, in un altro luogo, al di là di questo semplice e incasinato mondo. La sensazione è veramente particolare: strana e familiare allo stesso tempo.
Dopo il rituale mi incammino verso l'Oku-no-in, il più vasto e importante cimitero buddhista del Giappone, dove è sepolto Kobo Daishi, il maestro che ha introdotto il Buddhismo e ha affiancato lo Shintoismo in questo Paese.
Immerso tra cedri millenari alti fino a 50 metri, percorro un sentiero pietrificato tra un'infinità di lanterne e statue, abbracciate dal fresco muschio. L'atmosfera è resa ancor più surreale dalla foschia che tarda ad andarsene, non permettendo al sole di penetrare e riscaldare il suolo coi suoi deboli raggi di sole.




Mi siedo su una panchina a ripensare a quello che ho vissuto da quando sono atterrato nel Paese del Sol Levante, a quanto mi è stato concesso di vedere in solo una settimana e mi rallegro.
Nel primo pomeriggio mi dirigo verso il secondo tempio dove trascorrerò la mia ultima notte sul Koyasan. Kongo Sanmaiin vanta una storia di tutto rispetto. E' uno dei posti più antichi dove poter stare, ma le camere si trovano in un'ala del tempio molto più recente. Mi fiondo subito a fare un bel bagno giapponese. Questa volta sono solo però. E' tutto per me, e me lo godo per una lunga e rilassante ora. Prima di sera, però, voglio andare a visitare il tempio più antico dell'altopiano, il Kongobu-ji. Sale di una squisita fattura con porte scorrevoli raffiguranti animali e natura simbolica come aironi, scimmie, tigri, draghi, ciliegi e peschi in fiore, iris, camelie e scene di vita campestre.
Verso sera cerco un locale dove poter mangiare il piatto tipico del posto: una ciotola di riso con sopra una cotoletta di maiale impanata e fritta e tagliata a fettine e come guarnizione un uovo strapazzato. Non è facile trovarne uno aperto, ma finalmente, dopo mezz'ora che giro sotto un diluvio incessante senz'altra anima viva ad accompagnarmi, riesco a mettere i denti sul Katsudon. Squisito!

Lunedì 27 Marzo 2017
Sveglia alle 6.00. Mi dirigo nella sala del tempio principale del Kongo Sanmaiin per la meditazione e la cerimonia tenuta da alcuni monaci. Come la mattina precedente il rito è molto suggestivo: un pungente profumo d'incenso pervade l'aria e sonori gong e Ohm rendono ancor più penetrante il momento. Quando esco mi accoglie un misto di pioggia e neve. Più che primavera, la stagione è ancora tarata sull'inverno (1,5°).
Vado verso l'enorme complesso chiamato Garan. E' ancora molto presto, sono le 8.30, e le frotte di turisti arriveranno molto più tardi. Meglio così, ho l'opportunità di girare liberamente e con un po' di pace tutti i templi e di passare attraverso gli enormi portali custoditi da giganteschi demoni di legno con espressioni intimidatorie.
Di ritorno dal Daimon, intravedo una piccola pasticceria a conduzione familiare e curioso per il dolce profumo che esce dalla porta d'ingresso, e anche per scaldarmi un po', decido di entrare. Mi accolgono con inchini e mi fanno vedere come creano i dolci tipici del paese. Sono padre e figlio; quest'ultimo parla anche un po' di inglese così gli domando come sono fatte le prelibatezze che preparano tutti i giorni. "Con un impasto di farina di riso e ripieno di fagioli dolci", mi risponde. Ne prendo un paio. Me li mangerò più tardi, ripensando a questo pacifico luogo.
Ho trascorso due giorni incredibilmente singolari, spirituali, che hanno toccato nuove e profonde corde del mio animo e che non scorderò mai più.
Sulla via verso Nara faccio uno stop alla stazione Horyu-ji per visitare l'omonimo complesso templare, il più antico di tutto il Giappone per quanto riguarda il Buddhismo (VIII secolo). Anche qui profumo di legno dappertutto, intriso d'incenso.
A differenza del Koyasan c'è un bel sole e le temperature sono superiori di 12 gradi, così opto per un po' di siesta su una panchina del parco all'interno.
Affianco ho il più bel tronco di ciliegio mai visto in vita mia; sembra un ulivo secolare da quanto è vecchio e contorto, ma dei fiori ancora nulla. Possibile che siano ancora nascosti?
Tornato alla stazione, dopo un paio di fermate arrivo a Nara, l'antica capitale. In treno conosco un tipo grassetto e simpatico che non parla inglese ma in qualche modo capisco che vuole chiedermi di dove sono originario. Così alla mia risposta: "Italy", gli si illuminano gli occhi e dice contento: "Ohhh...Juve Juve, Del Piero, Roby Baggio". Passiamo un improbabile quarto d'ora parlando di calcio anche se non ci capiamo; ma ridiamo ad ogni battuta. Il bello dei viaggi è anche questo: trovi uno in Giappone che non ti conosce e non ti capisce e ti metti a "chiacchierare" di Juve. Mi vien da ridere a ripensarci.
Stasera Nara mi invita ad assaggiare ancora katsudon e noodles al curry. Spero di non fare indigestione.
Ah, i dolcetti di fagioli: un degno finale di giornata!

Martedì 28 Marzo 2017
Sole splendente in alto nel cielo azzurro turchino e temperature (finalmente) primaverili. Giornata tutta dedicata a Nara: mi sono programmato un bell'anello di 6-7 km che toccherà i punti salienti.
Inizio da un bel giardino giapponese (Yoshiki-en), subito prima di arrivare al Todai-ji, dove mi accoglie la statua del Buddha più solenne di tutto il Giappone. Che spettacolo!
Oltre a frotte di turisti è pieno di cervi che circolano liberamente per tutta la città, ma che si concentrano soprattutto qui.




Continuo il giro attraversando dei bei sentieri con boschi di cedri e bamboo e fermandomi in vari templi e luoghi di pregio, come Kasuga Taisha e Kofuku-ji, sostando al parco di Nara per rilassarmi un po'.
Nel tardo pomeriggio parto alla volta di Kyoto.
L'impatto iniziale è notevole: abituato a luoghi tranquilli ora mi ritrovo nella prima vera metropoli, dove starò cinque notti. La stazione è grandiosa: undici piani, dall'ultimo dei quali si gode di una splendida visuale su tutta la città.




Di fronte a me si erge alta la Kyoto Tower.
Mi dirigo un po' frastornato all'alloggio, situato nel quartiere nord.

Mercoledì 29 Marzo 2017
Prima cosa: mi bevo subito una lattina calda di Boss, la bevanda che qua va tanto, una sorta di caffè fatto coi fagioli che si può trovare in tutti i distributori automatici e supermarket. Stamane scelgo di prendere il trenino per Kurama, un piccolissimo e sperduto paese nella valle a nord di Kyoto, dove inizia un bel percorso che si inerpica fino al Kurama-dera per poi ridiscendere nell'altra valle fino a Kibune.
Mi trovo immerso in un fitto bosco di criptomerie giganti. Ogni passo è un felice risveglio dei sensi, più che una fatica da sopportare. Dalla cima (circa 500 metri) si vedono le montagne che circondano Kyoto, avvolte dalla foschia. Il caldo sole primaverile fa scintillare i dorati decori del tetto del tempio, dove si venerano Bishamonten (il Sole), Kannon (l'Amore) e Sonten (il Potere). La magia non ha fine; la discesa fino a Kibune è spettacolare e si respira veramente un'aria salubre e ricca di spiritualità. Questi sono gli stessi identici luoghi scelti nell'VIII secolo per accogliere santuari buddhisti. L'atmosfera è rimasta intatta. Incrocio poche persone lungo la via (una famiglia di australiani, una coppia di americani e cinque giapponesi solitari).
Giunto a valle costeggio per altri 2 km un rio, quello che poi diventerà il fiume che separerà in due Kyoto.
Tornato nel cuore della città, faccio un riposino nel parco del palazzo imperiale, dove finalmente intravedo i primi e solitari fiori di ciliegio. Tutti sono rapiti, estasiati da questo fenomeno naturale che ogni anno regala un fiume di emozioni. L'hanami si può descrivere solo vivendolo. Un evento così banale da noi, qui è sentito profondamente. A testimonianza di come questo popolo sia così vicino alla natura, tanto da esserne grato e verso il quale ottempera un sincero rispetto.
Il tardo pomeriggio lo trascorro in Teramachi-dori, la via coperta più famosa di Kyoto, ricca di negozi e locali. Affianco c'è anche Nishiki Market (il mercato del pesce), dove vendono creature mai viste prima. Dopo aver fatto razzia di degustazioni (sakè, patatine pepate, frutta essiccata, fagioli tostati, arachidi di wasabi) opto per un okonomiyaki in un intimo locale lungo Teramachi-dori. Molto carino, 4 tavoli con le piastre dove puoi scaldarti i piatti che portano. Mi sparo questa specie di frittata ripiena di pesce, carne, verdure e condita con maionese, varie salse di soia e molluschi essiccati. Decisamente mi sazia.

Giovedì 30 Marzo 2017
Sole alto e splendente, primavera. Partendo dal Daitoku-ji, un vasto complesso di templi, mi incammino nel quartiere a nord-ovest per raggiungere il Kinkaku-ji, il padiglione d'oro, meta di code interminabili di turisti.



Per me è solo un altro tra i tanti visti in questi giorni, anche questo con la sua secolare storia alle spalle. E' pur vero che ciascuno di essi ha una peculiarità, una sua unicità, che trasmette a modo suo e si riflette in pensieri ed emozioni ogni volta diversi.
Entro al Ryoan-ji per ammirare il giardino zen di rocce e al Ninna-ji, dove i ciliegi Omuro, una specie particolare con un colore unico, tardano a fiorire.
Purtroppo la giornata cambia in negativo all'improvviso mentre mi dirigo nella zona di Arashiyama e Sagano in treno. Il mio compare di viaggio, il mio dolce fratellino, inizia a stare male. Crediamo subito ad ipoglicemia, ma sembrano ancora i sintomi del jet-lag che lui ha sofferto maggiormente nei primi giorni. Strano, dopo dieci giorni?
Scene ansiogene e comiche allo stesso tempo: scendiamo alla prima stazione possibile, si distende sulla panchina e io a tenergli le gambe sollevate per paura che svenga (non è la prima volta che mi diletto in questo). Con molta calma decidiamo di tornare all'alloggio. Prima di tornare in stazione vediamo un piccolo ospedale di zona. Mio fratello ci si fionda dentro. Vuole misurarsi la pressione, crede di averla bassa. Il personale non parla inglese. Santo cielo, che caos! Dopo 10 minuti arriva un pacifico medico che sembra più interessato a chiederci del nostro giro in Giappone che a curare. Arriva finalmente uno sfigmomanometro. Pressione giusta. Niente paura fratellino!
La serata continua con alti e bassi e anch'io mi sento un po' giù di corda.
Chissà di stare meglio domani.

Venerdì 31 Marzo 2017
Stamattina ci sentiamo bene. Il cielo è plumbeo e le previsioni mettono acqua.
Mi dirigo subito al Kyomizu-dera, uno dei patrimoni dell'umanità, complesso di templi nel quartiere di Higashiyama. Ad aspettarmi un oceano di turisti. Sono contento di aver vissuto il Giappone più tranquillo e autentico nei giorni scorsi. Quanta più libertà e genuinità! Inizia a piovere, ed è subito un fuggi fuggi. Una coperta di ombrelli si dispiega, ma la pioggia si trasforma ben presto in un nubifragio. Sono costretto, mio malgrado, ad attraversare velocemente il quartiere Gion, ma ci tornerò con più calma. Lungo la strada ragazzi e ragazze molto belle vestiti in abiti tipici (probabilmente noleggiati) sono intenti a farsi foto, incuranti del brutto tempo. Giungono da tutte le parti, anche dagli angoli più remoti del Paese, in questa stagione per farsi un giro nel quartiere più pittoresco della città più ricca di storia.
Il pomeriggio lo passo lungo le interminabili vie coperte dove mi fermo in vari negozi d'artigianato locale per "rubare" qualche ricordo da portare a casa.
Sono stato talmente contento della cena di ieri sera che decido, vista anche l'ora e la vicinanza, di tornare nello stesso locale. Questa volta, però, per assaggiare un altro piatto tipico giapponese: la yakisoba, spaghetti di grano saraceno con verdure e crostacei.
Stiamo decisamente meglio oggi!

Sabato 1 Aprile 2017
Dopo lo sfavillante tempio del padiglione d'oro, stamattina sono al padiglione d'argento, il Ginkaku-ji. Superbo, molto meno appariscente, ma racchiuso da un giardino zen di muschio e sabbia tirata così minuziosamente che rasenta la perfezione.




Da qui ha inizio il sentiero del filosofo, dove un'infinità di ciliegi, purtroppo non ancora del tutto fioriti, fanno l'inchino ad un piccolo e silenzioso ruscello.
Entro in altri splendidi templi (Chion-in, Shoren-in, Nanzen-ji) che mi accompagnano fino al Maruyama-koen, il parco più famoso di Kyoto, che brulica, visto anche il primo vero e proprio giorno di primavera, di giapponesi, distesi sui prati a ridere e ad ammirare i pochi ciliegi in fiore. Il primo d'aprile dà il via ufficialmente alla bella stagione, e si vede: l'hanami risveglia i cuori assopiti degli abitanti nipponici.
Anche Gion, il famoso quartiere storico delle geishe, già pieno qualche giorno fa malgrado il cattivo tempo, oggi è preso d'assalto.




Conosco una tra le tante bellissime e giovani ragazze vestite in kimono e accompagnate spesso o dal fidanzato o dalla madre. Lei si chiama Mika e viene da Tokyo. E' venuta appositamente con la madre per fare delle foto nel quartiere più caratteristico del Giappone e nella stagione più amata.
Facciamo subito amicizia. La madre è ben contenta di scattarci qualche foto assieme (è colpita dalla mia Sony, che possiede anche lei), così trascorro una piacevole mezz'ora in loro compagnia scambiando qualche parola in giapponese e in inglese, che conoscono molto bene. Mika è stata in Italia quattro volte e conosce anche qualche frase in italiano.




Al sopraggiungere del tramonto imbocco la strettissima stradina di Ponto-cho, che richiama turisti e facoltosi nipponici nei ristoranti d'alta classe dove si può trovare dal miglior sushi in circolazione, alla pregiata carne di Kobe fino ai piatti vegani della tradizione buddhista.
Prima che chiuda torno al Nishiki Market, poco distante, per assaggiare il gelato di fagioli, molto strano ma piacevole al gusto.
Cena per la terza volta nello stesso locale; non c'è niente da fare, sono stato rapito dalla simpatia della coppia che lo gestisce e dalla squisitezza dei loro piatti. Cambio ancora, talmente vasta è la scelta: troppo buono!

Domenica 2 Aprile 2017
Ultimo giorno a Kyoto, verso tardo pomeriggio si parte alla volta della capitale.
Non posso andarmene senza aver visto due dei must di questa pazzesca e così variegata città: il grandioso complesso shinto di Fushimi Inari Taisha e la foresta di bamboo di Arashiyama.




Finalmente i ciliegi non fanno più i timidi e cominciano a dare il meglio.
Essendo posti molto famosi, trovo valanghe di turisti, che arrivano a frotte con bus che sembrano camion.
Anche se l'atmosfera è un po' rotta da tutta questa gente (purtroppo posso solo sognarmi la tranquillità di Magome o del Koyasan), passare attraverso un'interminabile fila di torii arancioni rossastri che si inerpicano per quattro chilometri o sentire il vento fischiare tra le canne di bamboo è veramente surreale e suggestivo. Se non fossi accerchiato da questa moltitudine di persone, penserei di essere in un altro mondo, in un altro tempo.
Arrivo a Tokyo dopo due ore e mezzo con uno shinkansen e l'impatto con la stazione è stranamente migliore di quello di Kyoto. Pensavo avrei trovato ancora più confusione ma, sebbene sia veramente pieno zeppo di persone che ti incrociano da tutte le parti, tutto è ordinato e funziona come degli ingranaggi ben oliati.
Dopo la deludente sistemazione di Kyoto, seppur a buon prezzo, l'hotel scelto per le prossime sette notti, accanto al Tokyo Dome, è stupendo. Dal balcone della camera vedo un mondo nuovo. Più di 15 milioni di abitanti. Wow! Mai stato in una megalopoli così.

Lunedì 3 Aprile 2017
Mi prendo subito un giorno lontano da Tokyo e faccio un'escursione in giornata a Nikko, un bel paese a 650 metri di altitudine incorniciato da vette innevate alte fino a 2500 metri. Mi sembra di essere tornato nella valle del Kiso o al Koyasan; l'aria è fresca e l'atmosfera è quella di un tempo, lungi da città moderne come Tokyo, Hiroshima o Kyoto. Dopo una salitina di un paio di chilometri dalla stazione, giungo al Toshogu, sito Unesco famoso tra le altre cose per la raffigurazione delle tre scimmiette "non vedo, non sento, non parlo". Sono affascinato dal barocchismo quasi trash dei templi. La pagoda di cinque piani sulla sinistra dell'ingresso ha dei pregevoli stucchi dorati e dappertutto ci sono draghi, fenici, leoni e animali fantastici. Predominano colori sgargianti (rosso, blu, bianco, oro, verde) che uniti armoniosamente rendono unico questo posto. Nikko è veramente un posto magico, se ti fai trasportare dalle figure mitologiche e dalla spiritualità che si respira.




Sulla strada del ritorno acquisto una bottiglia di sakè con due bei bicchierini da condividere a casa, magari tra una storia e l'altra di questa eccezionale avventura.
Rientrato a Tokyo non faccio a tempo di scendere dal treno che improvvisamente mi assale una fame atroce, sensazione mai provata prima. Scendo a caso alla prima fermata della Yamanote Line per cercare un posto dove mangiare qualcosa al volo, anche se sono ancora le 17.30. Non passano neanche 2 minuti che mi infilo dentro uno dei tanti locali con bancone dove servono ramen e me lo sorbo rumorosamente in men che non si dica. Per fortuna a Tokyo ogni cinque metri c'è un posto dove poter mangiare e di sicuro non si muore di fame. Con pochi yen si mangia bene e a sazietà.
Rientro in hotel a rilassarmi, sono contento della giornata. Avrei voluto passare la serata nel quartiere hippy di Shimokitazawa, ma proprio non ce la faccio. Inoltre, appena entrato in quel locale, è caduto dal cielo un tale nubifragio simile ad un monsone primaverile con tuoni e fulmini che mi ha fatto desistere del tutto da restare fuori. Alla fine non tutto il male vien per nuocere no? Una sonora lavata me la sono risparmiata.

Martedì 4 Aprile 2017
La giornata inizia da Shibuya, esattamente dalla statua di Hachiko, punto di ritrovo per molti giovani. Attraverso subito dopo l'incrocio più pazzo e trafficato del mondo, dove ad ogni semaforo verde si scontrano migliaia di persone. Lo ripasso un paio di volte per provare l'ebrezza del caos.
Verso nord attraverso Yoyogi park, credendo di trovare poca gente visto che è martedì. Invece sotto una distesa di ciliegi in fiore sono già piazzati con coperte, cartoni di bibite e cibo i simpatici e pacifici cittadini, incuranti dell'ora (sono appena le 10.00), e pronti a trascorrere una tranquilla e piacevole giornata primaverile immersi nel verde.
E' proprio un angolo di paradiso e non sembra affatto di essere in una grande e trafficata città. A distanza di poche centinaia di metri si passa dal caos più totale dell'incrocio di Shibuya a questo idilliaco parco con fiori profumati e tanto verde su cui stendersi.
Faccio una deviazione verso est nel quartiere di Harajuku, prima di passare la serata a Shinjuku. Percorro Omotesando, una via affollata con boutique griffate e ristoranti di classe e si vede che la zona è molto ricca (davanti a Vuitton, Tods, Prada tanto per citarne alcuni sostano lussuose Bentley e Rolls Royce). Torno verso il parco tramite Takeshita dori, la via pedonale contigua, dove si fa fatica a muoversi da quante persone ci sono, soprattutto giovanissimi (ma non sono a scuola?). Sembra un inferno, per fare 200 metri ci impiego mezz'ora. Si passa dal sovraffollamento di alcune strade alla pace più totale nei parchi. Tokyo è così: una moneta a due facce.
Di sicuro non ci si può annoiare. Se stai cercando compagnia e divertimento sai dove andare e se cerchi invece un luogo tranquillo dove riposarti dalla frenesia metropolitana pure. E non devi andare molto lontano da uno all'altro.
Verso le 15.30 subito dopo Yoyogi park trovo un altro parco il cui ingresso costa 200 yen. Mai spiccioli sono stati meglio spesi in vita mia: un tripudio di fiori e piante, un giardino in stile giapponese, uno francese e uno inglese. Ora si che capisco cosa significhi "fioritura dei ciliegi". E' difficile da descrivere come dei semplici fiori possano smuovere svariate emozioni nell'animo di così tante persone. Volti rapiti, sorrisi ovunque, famiglie felici. Fotografi dappertutto, con attrezzature che farebbero impallidire qualsiasi professionista del settore.
Shinjuku Gyoen National Garden è indubbiamente il parco più incantevole visto finora.




Una coda di mezz'ora mi blocca la strada per raggiungere i 200 metri della terrazza panoramica del Government Building, da cui spero di godermi un tramonto memorabile e una vista a 360° di Tokyo. L'attesa viene ripagata. Il sole viene piano piano mangiato dalla fila di grattacieli all'orizzonte e ben presto si accendono tutte le luci, trasformando la metropoli in un animale notturno.
E' ora di addentrarmi nel cuore di Shinjuku, Kabukicho, il quartiere a luci rosse che gode di cattiva fama per essere gestito dalla yakuza. Passo circa un'ora vedendo solo pachinko (sale da gioco), love hotel, giovani e provocanti ragazze che si svendono per poco, ragazzi dal volto sinistro con borsette alla mano. Un po' di paura la provo, si vede che questo è un altro mondo e soprattutto di sera si anima di persone poco raccomandabili. Provo un profondo senso di dispiacere per tutte quelle belle ragazze costrette a fare quella vita. Tokyo non è solo fiori di ciliegio.




A quanto pare, comunque, i crimini sono relativamente pochi e la città è molto più sicura di molte altre. Vorrei vedere com'è il Bronx di notte al confronto!
La sensazione è che ci sia dopotutto il controllo della situazione; difficile è vedere scene da film in pubblico.
Torno a Shibuya per riattraversare l'incrocio con le luci al neon e i grattacieli illuminati, tanto mi è piaciuto farlo stamattina.




Giornata ricca, che più variegata non si può. Sono stanco ma veramente contento di essere qua.

Mercoledì 5 Aprile 2017
Yanaka, non sembra nemmeno di essere a Tokyo; questo piccolo quartiere a nord di Ueno è rimasto fermo a cinquant'anni fa. Attraverso il cimitero più bello mai visto lungo un viale segnato da grossi ciliegi in fiore, fino ad arrivare a Ueno-koen, un altro spettacolare parco gremito anche oggi.




Passo accanto all'Università delle arti di Tokyo dove credo inizino le lezioni proprio stamattina perché c'è una fila di matricole accompagnate dai genitori e tutti sono vestiti con abiti da cerimonia. Quanto rigore e disciplina nell'aria.
Ho voglia di sushi. Prima di arrivare ad Akihabara, entro in un locale frequentato solo da gente del posto, aspetto il mio turno e mi siedo al bancone. Ordino una fila di sushi e sashimi e una terrina di riso con sopra un ventaglio di fettine di tonno crudo. Una vera delizia, niente a che vedere con i sushi italiani.
Akihabara è fuori da ogni schema coi suoi palazzi di negozi di videogiochi, manga, action figure e cosplayer. Non sono un fan di questo mondo, ma entro comunque a farmi un'idea in tre-quattro mega negozi (Animate, Super Potato, Mandarake). Inizialmente questo quartiere era famoso per i negozi di elettronica all'avanguardia e ancora adesso si può trovare di tutto e di più.
Qui fantasia e realtà si mischiano, creando un mondo al di là di qualsiasi immaginazione.
Un po' di nostalgia la provo quando prendo in mano una riproduzione in miniatura di Goku Super Sayan. Quanti bei ricordi: Dragon Ball, Naruto, One Piece, Ken il guerriero, Slam Dunk. Mi hanno tenuto compagnia fino all'altro giorno.
Questa sera sono a Roppongi. Pensavo fosse simile a Shinjuku, invece è un quartiere molto nobile: grattacieli, uffici, negozi di moda all'ultimo grido, belle macchine e ragazze di gran classe.

Giovedì 6 Aprile 2017
La mattinata si apre con la puzza (o il profumo?) di pesce. Mi trovo a Tsukiji Market, il più grande mercato del pesce del mondo, dove puoi trovare creature marine mai viste prima. Non saprei nemmeno ripetere i nomi o descrivere tutti gli strani pesci e molluschi ancora vivi che mi passano accanto. Da queste parti il tonno è il re e ci sono degli esemplari giganteschi pronti per essere accuratamente tagliati e venduti. Peccato non aver assistito all'asta del tonno che si tiene quando ancora non è sorto il sole, ma mi accontento di mischiarmi tra i pescivendoli e quello che rimane del prodotto. Sono appena le 10 e stanno già chiudendo i battenti.
Per poco un carrello elettrico impazzito mi prende sotto; arrivano da tutte le parti senza un codice e ti sfiorano sicuri delle loro manovre. Sembra di essere dentro ad un manicomio. Tutto l'ordine, la disciplina, la pulizia non sono di questo posto. Ora si che mi sento a casa!
Prendo la metro direzione giardini orientali del Palazzo Imperiale, per fare una siesta dopo un pranzo veloce tra uomini d'affari in pausa. Non mi entusiasmano particolarmente, non sono certamente al livello dei giardini e dei parchi visti nei giorni scorsi.
Non potevo venire a Tokyo senza entrare nel concessionario di supercar più illustre del mondo: Bingo Sports! Qui trovo alcune rarità e dei veri e propri sogni irrealizzabili (la Pagani Zonda Revolucion e la Ferrari F40 LM sono due perle). Sono pazzo di loro!
Pianterei una tenda in questo garage!




Torno alla realtà (si fa per dire) camminando nella Ginza. Salgo nel nuovo grattacielo della Sony, non potendo tralasciare la casa della mia nuova dolce arrivata. Personale cortese mi fa provare tutte le novità in termini di obiettivi e la mia a7rII è ben felice di sviscerarne tutte le loro qualità. La tecnologia della Sony è davvero impressionante.
Per le strade è un tripudio di lusso e marchi famosi. Mi concedo un po' di pausa passeggiando tra le vie di questo altisonante quartiere, disturbato ogni tanto dallo scarico inferocito di qualche Lambo e Ferrari.




Venerdì 7 Aprile
Pausa dalla capitale: oggi si va a Kamakura.
L'antica capitale feudale conserva ancora intatto il fascino del tempo dei samurai.
Maestoso si erge all'aria aperta il Grande Buddha. Per arrivarci non seguo certo la strada più facile, ma prendo la via più bella e impagabile.




3,5 km immerso nella giungla. E' come essere dentro l'India o la Guinea. Canti di uccelli mai sentiti, piante e fiori di specie diverse accarezzano il sentiero che sale e scende toccando un paio di antichi templi. A 50 minuti da Tokyo si può trovare tutto questo.
Torno in centro a Kamakura per visitare altri due templi. Arrivo fino ad una altura da cui si potrebbe vedere il Fujisan, ma ancora una volta non ci degna del suo sguardo.
Verso tardo pomeriggio torno a Tokyo e prendo la monorotaia senza conducente (ora si che mi sento nel futuro o dentro Dragon Ball) che mi porta nella zona del porto, Odaiba. E qui ho la fortuna di trovare il più bel tramonto della mia vita. Aria tersa, skyline all'orizzonte, statua della libertà in miniatura alle spalle e Rainbow Bridge. Una cartolina.







Oggi sono stato nel passato e nel futuro, ma ero nel presente.

Sabato 8 Aprile 2017
Con queste ultime righe si chiude il capitolo Giappone. Oggi è l'ultimo giorno di tre settimane veramente fantastiche, arrivate in un periodo dell'anno volutamente diverso dal solito e anche per questo vissute con spirito nuovo, più avventuriero.
Del Giappone posso solo parlare bene. Cibo ottimo e vario, per tutti i gusti, povero di grassi e poco salato, molto semplice ma curato sempre nei minimi particolari. Spiritualità ai massimi livelli: si entra davvero in contatto con sé e con gli altri; sarà anche per il contorno naturalistico, inaspettato a Tokyo, che conferisce pace, serenità, tranquillità e armonia. Molte usanze e costumi sono difficili da comprendere, ma è normale essendo nati e cresciuti in un mondo diverso con stili di vita completamente differenti. Devo dire, però, che mi trovo a mio agio in questi posti. E' tutto ciò che ho sempre desiderato in meglio per il mondo: rispetto per gli altri, natura rispettata e incontaminata, apparentemente niente arrivismo, avidità, crudeltà, criminalità, ma una sana competizione sempre volta alla crescita personale e dello Stato; le persone si accontentano anche dei lavori più miseri, ma li svolgono al massimo e sempre con un impegno fuori dal comune. Non importa essere grandi dirigenti di qualche multinazionale, ma compiere il proprio dovere nel migliore dei modi. Non importa diventare famosi (quello che da noi si direbbero i 10 secondi di notorietà) o cambiare lo stato delle cose con atti pubblici di eroismo, ma concentrarsi e dare tutto a partire dalle semplici mansioni, dal lavoro, dall'educazione ai figli, dal comportamento nei confronti degli altri esseri (umani, animali, vegetali). Tutto volto alla ricerca dell'armonia.
A mio parere questi importanti precetti possono derivare solo da una disciplina ferrea, impartita fin dalla giovane età. La differenza maggiore col mondo Occidentale sta proprio nel comportamento che si insegna ai figli nei primi anni di vita. Ne parlavo giusto con alcuni abitanti. Non si tratta di coercizione, ma di una morale ed un'etica profondamente radicate in tutti i giapponesi.
Mi porto a casa tutto questo dal Paese dove nasce il Sole e custodirò nel mio cuore ogni respiro, ogni sensazione, ogni insegnamento che mi è stato regalato in queste settimane.
Oggi è la festa della nascita del Buddha e mi dirigo, insieme ad altre migliaia di persone, al tempio più importante di Tokyo, Senso-ji.







Tutti sono felici. Un banchetto all'ingresso fa assaggiare del thè, un altro, dalla parte opposta, regala due foglie simbolo dell'albero sotto il quale si è risvegliato il Buddha. Non potevo perdermi questi momenti.
Mi manca solo di andare a farmi un giro a Shimokitazawa, il quartiere hipster di Tokyo situato a ovest di Shinjuku. Così verso le 15.00 prendo la metropolitana e arrivo nel posto più giovanile e alla moda che io abbia mai visto, nel senso che ognuno qua ha una sua moda. Si respira l'aria dell'anticonformismo e di fine anni '60 (che purtroppo non ho vissuto).
Il Giappone è così: puoi vedere il bianco o il nero, ma in realtà esiste solo un tutt'uno armonico.



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avatarsenior
inviato il 05 Maggio 2017 ore 12:52

Bellissimo racconto di un viaggio fantastico complimenti sinceri Carlez MrGreen

avatarjunior
inviato il 05 Maggio 2017 ore 13:31

Grazie Vincenzo, è stato veramente un viaggio profondo e non solo bello...
Spero di averti invogliato a visitare questa terra meravigliosa che tanto ha da offrire.
Un saluto
Buona luce

avatarsenior
inviato il 05 Maggio 2017 ore 13:50

Fantastico racconto. Sono stato ad Ottobre ed è davvero un paese meraviglioso. Tanta la voglia di tornarci;-)

avatarjunior
inviato il 05 Maggio 2017 ore 16:23

Questo è l'articolo che aspettavo! Ancor prima di farti i complimenti, voglio ringraziarti per le emozioni e le informazioni che hai voluto condividere con noi!
Sto programmando il mio viaggio in Giappone per quest'estate (22 giorni ad agosto) e il tuo articolo mi ha entusiasmato ancor di più!
Se mi verranno dei dubbi spero di poter contare su un tuo aiuto :)

avatarjunior
inviato il 05 Maggio 2017 ore 17:32

Felice di avervi emozionato, ma credetemi, quello che ho provato è tutto questo elevato all'ennesima potenza. E' difficile descrivere con parole semplici quello che sente il nostro animo. Questo reportage, non vogliatemene, è anche una forma d'egoismo. Scritto per non dimenticare mai quello che ho provato, una forma di memoria online da cui ripescare barlumi di momenti vissuti.
Se avete domande o dubbi scrivetemi pure, sarò contento di aiutarvi.
;-)

avatarjunior
inviato il 05 Maggio 2017 ore 17:53

Grazie e complimenti per il bel reportage. Stasera lo segnalo a mio figlio che ama molto il Giappone.

avatarjunior
inviato il 07 Maggio 2017 ore 19:14

Bellissimo ci andro anche io un giorno complimenti per la recensione

avatarjunior
inviato il 08 Maggio 2017 ore 6:48

Grazie a voi..

avatarsenior
inviato il 08 Maggio 2017 ore 13:29

Con questo racconto sembra di aver vissuto la vacanza accanto a te! Sorriso Bel viaggio, magari fuori da alcuni schemi classici, magari un giorno prenderò spunto dalla tua avventura.

avatarjunior
inviato il 09 Maggio 2017 ore 10:10

Grazie Zane... Era proprio uno dei miei obiettivi. Se vai in Giappone non te ne pentirai

avatarsenior
inviato il 09 Maggio 2017 ore 13:33

Bellissimo racconto, mi hai fatto tornare in mente le sensazioni provate 27 anni fa quando andai per la prima volta in Giappone. Un paese e un popolo così diversi dal nostro che ho amato fin da subito.
Del Giappone, ogni volta che rientro in Italia, mi restano nelle orecchie i suoni. Che nostalgia...

Attento che il Giappone ti rapisce... presto vorrai tornare nel paese del Sol Levante per vedere altro.
Carlo

avatarjunior
inviato il 09 Maggio 2017 ore 19:18

Grazie, mio omonimo!
Infatti credo proprio che prima o poi ci tornerò. C'è ancora così tanto che vorrei vedere di questo splendido paese. Ma quello che mi ha rapito maggiormente, e il motivo per cui ci tornerò senz'altro, non sono tanto i luoghi (seppur splendidi), quanto le persone che lo abitano, la loro cultura e tutto l'insieme che ti regala pace e tranquillità. Spero di avervi trasmesso questo e non solo qualche foto decente...

avatarsupporter
inviato il 09 Maggio 2017 ore 19:27

wow, esperienza grandiosa, molto bello ! congratulazioni.. davvero tanta roba.
un Paese davvero affascinante.Sorriso

avatarjunior
inviato il 09 Maggio 2017 ore 20:40

Grazie Massimo

avatarsupporter
inviato il 09 Maggio 2017 ore 23:21

Bel racconto corredato di belle immagini. Complimenti Carlez!
Ciao Adriano!Cool





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