Tre Cime di Lavaredo, la magia
Tre Cime di Lavaredo, la magia, testo e foto by
Astro_kiara. Pubblicato il 18 Febbraio 2014; 65 risposte, 17919 visite.
Ferragosto 2013, casello sulla strada panoramica delle Tre Cime di Lavaredo: una fila di macchine ferme in coda che sembra quasi di essere sull'autostrada! Si pagano 22 euro ad auto per il parcheggio prossimo al rifugio Auronzo, una cifra assurdamente alta, ma che non scoraggia la moltitudine di vacanzieri, molti dei quali giunti al rifugio vedranno solo le pareti sud delle Tre Cime, senza sapere che il bello, in realtà, è oltre. E anche se nella fiumana di gente che si spinge fino al vicino rifugio Lavaredo tanti saranno quelli che proseguiranno per il rifugio Locatelli, sono ben pochi coloro che sanno che il bello, in realtà, è ancora oltre. Oltre nel tempo, non nello spazio, perché la più magica delle visioni delle nord delle Tre Cime si potrà avere dopo, quando tutti se ne saranno andati, quando il Sole inizierà a tramontare. Una magia che non si può dimenticare...
Già da qualche anno mi pungolava l'idea di andare al rifugio Locatelli e scendere dopo il tramonto, ma solo quest'anno si sono verificate le condizioni meteo adatte per farlo, proprio a Ferragosto, quando lassù c'è il mondo intero! Il tempo sembra buono, anche se quando arrivo finalmente al parcheggio con Simone le Tre Cime sono avvolte da una densa nebbia. I parcheggi sono quasi saturi e satura è la larga strada sterrata che porta fino al rifugio Lavaredo. Al rifugio Auronzo si fa la coda per il caffè, per il panino e anche per andare in bagno! Inizio a pensare che questo non sia proprio il giorno migliore per essere qui, c'è troppa gente! Quando si dice "la pace della montagna"...
Non tutti saliranno fino alla forcella Lavaredo, ma quando vi giungiamo ci rendiamo conto che la fila di gente è appena un poco ridotta e una lunga, lenta processione si snoda sul sentiero basso fino al rifugio Locatelli.

Bisogna prendere una decisione, in mezzo a questo traffico non ci voglio stare! Così entra in scena un altro progetto covato da tempo: quello di andare sotto alle Tre Cime, a scrutare dal basso i loro strapiombi e toccare la loro roccia con le mani. Detto fatto, abbandoniamo il sentiero e ci inoltriamo in mezzo agli imponenti ghiaioni che scendono dalle basi delle pareti, percorrendo un sentiero appena tracciato. Qui non incontriamo che poche persone, perché il sentiero non è adatto a chi sale con le scarpette da corsa e richiede un'attenzione nel percorrerlo che molti non sono disposti ad avere, preferendo passeggiare sull'agevole e battuto sentiero che conduce al Locatelli.
Ci avviciniamo rapidamente al gruppo di guglie della Cima Piccola, sul cui mitico "Spigolo Giallo" già sono impegnate alcune cordate. Da qui la traccia di sentiero si avvicina gradualmente alle pareti nord, per arrivare a correre lungo la base della Cima Grande. Da questo punto in avanti è impossibile proseguire senza fermarsi di continuo a guardare in alto! La parete è verticale, soverchiante, ti fa sentire piccolissimo! Gocce d'acqua cadono dalla verticale, che è spostata di alcuni metri avanti rispetto alla base, a causa del forte strapiombo. Appoggio i palmi delle mani alla parete e la sensazione è quella di essere in contatto con il cuore della Terra stessa, come se la roccia fredda trasmettesse verso l'alto qualcosa che arriva da dentro, una sorta di respiro. Se ne fossi capace vorrei salire, il richiamo è irresistibile! Trovo un punto della parete leggermente gradinato e a fatica un appiglio per le mani e salgo di ben un metro sull'immensa parete: mi sto arrampicando sulla Cima Grande! Di più non si può, per qualche metro la parete si potrebbe ancora salire senza attrezzatura, ma la verticalità impedirebbe di scendere in sicurezza. Però volevo provare l'ebbrezza di aggrapparmi a questa parete meravigliosa!
Ci fermiamo a mangiare i nostri panini acquattati sotto la parete, mentre un elicottero si avvicina rombando alla parete. Finiamo di percorrere la base della Cima Grande e scorgiamo alcune cordate, molte delle quali impegnate nella famosa via Comici-Dimai. Proseguiamo quindi lungo il sentiero appena tracciato sui coni detritici per avvicinarci alla Parete Ovest. Il percorso diventa più accidentato e occorre fare molta attenzione per non scivolare lungo la pendenza dei ghiaioni. Un punto in prossimità della forcella tra i due colossi è particolarmente franoso e richiede molta attenzione. Di nuovo gli sguardi fuggono verso l'alto. La parete nord della Cima Ovest è caratterizzata da strapiombi da capogiro, dal basso è impossibile vedere la cima, ma ci si trova soverchiati da tetti di roccia gradinata e scura. Ci si chiede come facciano gli alpinisti a passare li sopra, ma una corda oscillante proprio in mezzo alla strapiombo centrale dimostra che è possibile farlo. Non riesco ad immaginare quale visuale si possa avere da lassù!

Mentre a fatica cerchiamo di guadagnare il sentiero più basso per tornare verso la forcella Lavaredo continuiamo ad alzare gli occhi verso le mastodontiche pareti e seguiamo i lenti progressi degli scalatori. Dopo alcune ore passate li sotto ormai abbiamo entrambi il torcicollo per il molto guardare in alto, ma è davvero impossibile non farlo! E' un misto di ammirazione e paura ciò che spinge a guardare di continuo in su, un po' per godere dello spettacolo che le pareti offrono, un po' per controllarle, come se potesse succedere qualcosa da un momento all'altro. Queste pareti generano lo stesso sentimento contrastante che si prova davanti alle sfingi egizie: meraviglia e stupore per la loro bellezza perfetta, ma anche timore per il loro sorriso enigmatico, che potrebbe nascondere qualsiasi minaccia.
Il percorso in mezzo ai ghiaioni è davvero faticoso, spesso cosparso da grossi massi che vanno aggirati o scavalcati. Scorgiamo molti segni di fossili nelle rocce, segno delle origini marine delle Dolomiti. I più caratteristici sono quelli di Megalodon o Conchodon, conchiglie bivalvi la cui sezione mostra la tipica forma a "cuore" di cui sono costellate le rocce. Essi risalgono al Triassico e venivano scambiati dai pastori per impronte di cavallo o, più fantasiosamente, del diavolo.
Il procedere è irregolare e mette a dura prova le ginocchia, che ormai gridano aiuto quando guadagniamo il sentiero principale verso il Locatelli. Qui l'atmosfera quasi mistica che c'era sotto le pareti è sostituita dall'aria di "gita della domenica" e si procede di nuovo in mezzo ad una gran folla. Sono quasi le quattro del pomeriggio ed ormai è più la gente che ci viene incontro che quella che si dirige verso il rifugio: i cenoni di Ferragosto attendono!
Al rifugio ci rifocilliamo con torta e tè e Simone decide che ha ancora abbastanza energie per affrontare la ferrata della Torre di Toblin, isolato sperone roccioso che si erge non lontano dal Locatelli, proprio innanzi alle Tre Cime. Avevo già rinunciato in partenza a questa salita lasciando l'attrezzatura in macchina: la ferrata è attrezzata principalmente con scale metalliche, che non amo. Così accompagno Simone all'attacco e poi salgo da sola sulla cima del Sasso di Sesto.Questa piccola altura sorge proprio al di sotto della Torre di Toblin e fu sede di importanti attività durante la Grande Guerra. A ricordo di questi eventi sulla vetta è eretta una piccola croce lignea circondata da filo spinato.


Seduta sulla spaziosa vetta mi godo il paesaggio delle Tre Cime e del monte Paterno, con una luce che inizia a diventare più radente. Proprio sotto di me ci sono i famosi Laghi dei Piani, che rispecchiano il cielo con un azzurro profondo. Scatto un po' di foto e ogni tanto do un'occhiata alla vetta della Torre di Toblin, per controllare se vedo Simone. Guardo l'ora, calcolando che la salita dovrebbe durare circa 45 minuti. Nel frattempo l'ultimo gruppo di persone che erano sulla vetta se ne va e io resto completamente sola. E' quasi difficile descrivere cosa si prova a stare qui da soli, mi sento completamente e perfettamente in pace! Sto così bene che mi sale alle labbra una parola - grazie! - non so bene a chi, ma grazie!
Finalmente vedo spuntare dalle rocce della vetta della Torre il casco rosso di Simone. Cerco di attirare la sua attenzione sbracciandomi, non urlo perché non voglio turbare questo silenzio. Lui scatta qualche foto, ma non mi scorge, mi dirà più tardi che pensava fossi già al rifugio. Inizio a scendere dal Sasso di Sesto, lentamente, assaporandomi la camminata. Arrivo alla piccola chiesetta dietro al rifugio Locatelli e vi entro. Su una parete, in italiano e tedesco, è riportato un passo della Bibbia: "Grandi sono le opere dell'Eterno, ricercate da tutti quelli che si dilettano in esse". In un luogo così dominato dalla materia, espressa soprattutto attraverso la roccia, non mi sento di negare una componente mistica, è tutto troppo bello per essere solo opera del caso: questa frase non poteva essere riportata in luogo più adatto.
Quando esco vedo arrivare dal sentiero una piccola fila di persone con il casco, tra di loro c'è anche Simone. Ci riuniamo e lui mi racconta della salita, a tratti faticosa a causa delle scalette strapiombanti e di passaggi un po' esposti. Nonostante questo Simone è arrivato con un po' di anticipo rispetto al previsto e abbiamo ancora un po' di tempo prima della cena in rifugio. Cena che si rivela davvero interessante, da non farci pentire di aver perso il cenone di Ferragosto in albergo! Mi portano un piattone con patate al forno ricoperte di prosciutto e sopra ben tre uova all'occhio di bue! Sembra moltissimo, ma dopo le scarpinate di oggi e con l'aiuto di una buona birra il piatto è presto ripulito. Il rifugio è strapieno e mangiamo tutti insieme in tavolate, l'atmosfera è molto conviviale anche se al nostro tavolo vi sono solo sconosciuti, molti dei quali stranieri. Mentre finiamo di cenare il Sole scende e si alza il sipario: lo spettacolo sta per iniziare!

E finalmente ci siamo! Appena usciti dal rifugio le Tre Cime e tutto il paesaggio circostante appaiono già immersi nella calda luce che precede il tramonto. Scendiamo sul grande altipiano appena sotto al rifugio, che si affaccia come un immenso balcone sul paesaggio. L'aria è già fresca e pungente e insieme alla commozione che mi genera il trovarmi dentro questo scenario fantastico, mi fa lacrimare gli occhi. Le montagne si colorano prima di giallo e poi di rosa e con loro le pochissime nuvole. Il contrasto di questi colori caldi con il blu del cielo è nettissimo e la luce intorno sembra una colata d'oro. La falce di Luna che si accende proprio tra il monte Paterno e le Tre Cime impreziosisce la scena, aggiungendo un tocco d'argento alla tavolozza. Un fotografo si è già messo in postazione con il suo treppiede, noi invece gironzoliamo qua e là assaporando il panorama da più punti di vista. Dopo un po' riprendiamo con calma la strada verso la forcella Lavaredo, percorrendo questa volta il sentiero alto. Lungo tutto il tragitto non incontriamo una sola persona, al contrario di qualche ora fa! E' davvero la pace assoluta e la luce è sempre più calda e radente, meravigliosa! Entriamo in alcune galleria della guerra, dalle cui aperture si ammirano le Tre Cime come se fossero in una cornice.


E' difficile trovare le parole per descrivere quanto sia bello quello che vedono i nostri occhi e quanta serenità si provi ad essere immersi in questo ambiente! E' quasi uno stato di ebbrezza, ma senza gli effetti collaterali. Bisognerebbe poter fare una scorta di questa sensazione in una bottiglietta e poi stapparla per qualche minuto quando ci troveremo in città, in ufficio, pigiati tra la folla in treno: un soffio di aria buona, un soffio di serenità! E' inutile negarlo: quassù c'è qualcosa di più delle rocce e dell'aria, della luce del Sole che tramonta. Mi passa per la mente che tutto questo sia addirittura troppo per noi esseri umani. Siamo spesso così cattivi con la natura e con noi stessi, ci manca sempre più spesso il rispetto per il prossimo e per tutto ciò che ci circonda eppure esiste tutta questa bellezza e possiamo prenderne parte!


Passo dopo passo ci avviciniamo alla forcella Lavaredo, lambita dagli ultimi riflessi del Sole, che è già tramontato, ma la cui luce ancora si specchia sulle Tre Cime. Gli ometti di pietre eretti dagli escursionisti di passaggio sembrano una platea allineata a godersi lo spettacolo. Dopo un istante tutto diventa blu! Il sole è sceso, già si vede qualche stella e la Luna ormai fa tanta luce da permetterci di continuare il cammino anche senza le torce. Le finestre del sottostante rifugio Lavaredo sono illuminate, unico segno di vita oltre a noi. Quando lo raggiungiamo si sono ormai spente anche le ultime nuvole rosa e tutto è rischiarato solo dalla falce di Luna, che accompagna i nostri passi fino al rifugio Auronzo, ormai deserto. E le pareti nord delle Tre Cime, che oggi ci hanno dato tante emozioni sono ora lassù al buio, con i loro scalatori nei loro bivacchi. Aspetteranno l'alba di domani e sarà un nuovo giorno, con un nuovo spettacolo.
Chiara Riedo scrive di sè: "da sempre appassionata di scienze e natura ho acquistato il mio primo telescopio con i risparmi dei primi lavoretti da studentessa universitaria. Parallelamente all'astronomia sono sempre stata appassionata di fotografia e ho unito le due cose cimentandomi nell'astrofotografia, prima con reflex a pellicola poi con reflex digitale. La mia passione per l'astronomia e la fotografia ben si fondono con il mio amore per la montagna. Condivido queste esperienze con mio marito Simone. Nel (poco) tempo libero di tanto in tanto mi cimento con la pittura paesaggistica/astratta. Sono laureata in Chimica dell'Ambiente e dei beni Culturali e ho un dottorato in Scienze Chimiche. Ho lavorato e tutt'ora lavoro all'università come assegnista di ricerca, nel settore della chimica per i beni culturali." Risposte e commenti
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| inviato il 18 Febbraio 2014 ore 15:35
WOW!! Mi hai fatto rivivere l'esperienza più bella che ho vissuto in montagna... Belle le foto e bello il racconto! |
| inviato il 18 Febbraio 2014 ore 16:56
ho letto con molto piacere tutto il racconto , bellissima esperienza cosi come le foto ! |
| inviato il 18 Febbraio 2014 ore 17:01
Hai condiviso con noi la tua bella esperienza, e lo hai fatto con un bellissimo foto-racconto... I miei complimenti Fausto |
| inviato il 18 Febbraio 2014 ore 17:08
Complimenti, racconto magnifico. Grazie. Ciao Ale |
| inviato il 18 Febbraio 2014 ore 17:43
Cara Chiara, nel tuo racconto di viaggio in montagna si percepisce l'entusiasmo della gioventù e il gusto di scoprire la magia di posti incantati. Ma sono i tuoi occhi e il tuo cuore che parlano sommessi, perché tanti altri non vedono e non capiscono granché. Ho letto con piacere di un giro che ho fatto anch'io con amici, ma ho dormito al Locatelli e fatto foto alle stelle e poi dalla notte al sorgere del sole, quasi in solitudine. Gli scalatori! Li guardo e li fotografo sempre con invidia, perché ho arrampicato un po' da giovane ed è un'esperienza esaltante. Sei fortunata ad avere un marito con cui condividi questi momenti entusiasmanti, anche se giustamente impegnativi. In bocca al lupo per la tua carriera universitaria! Speriamo bene. Se nel lavoro sei brava, come penso, come per le foto, i riconoscimenti verranno! |
| inviato il 18 Febbraio 2014 ore 17:55
Un bellissimo racconto scritto con il cuore, scorrevole e piacevole. Non ci sono mai stata alle Tre Cime e leggendoti ho assaporato un pò dell'atmosfera che si può provare in quell'ambiente. Complimenti anche per le foto altrettanto belle e speciali. Ciao ciao, Lully |
| inviato il 18 Febbraio 2014 ore 17:55
Complimenti Chiara. Ti ricordo ancora anni fa nel Grupposole quando eri alle prime armi con l'astrofotografia. Molto appassionante anche il racconto? |
| inviato il 18 Febbraio 2014 ore 19:32
Bellissimo articolo. Belle le foto e interessantissimo il racconto |
| inviato il 18 Febbraio 2014 ore 19:52
Brava, molto bello! Complimenti! |
| inviato il 18 Febbraio 2014 ore 20:08
Ottime foto |
| inviato il 18 Febbraio 2014 ore 20:16
Complimenti un gran bel foto racconto, coinvolgente ed emozionante. Le Tre Cime sono un posto magico. Ciao Stefano |
| inviato il 18 Febbraio 2014 ore 20:42
Complimenti Chiara, ho vissuto, attraverso la poesia del tuo racconto e delle tue foto, un momento di relax che ha allietato una serata noiosa, facendomi rivivere delle sensazioni che la montagna regala solo nei giusti momenti di sintonia con essa. Grazie e ciao Luca |
| inviato il 18 Febbraio 2014 ore 21:01
Brava Astrochiara! Sempre vicina alle stelle ! |
| inviato il 18 Febbraio 2014 ore 21:37
Da assaporare con gli occhi e gustare, leggendo, con la mente.. Bravissima ! |