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Gestione del colore - tutorial


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avatarsenior
inviato il 25 Ottobre 2013 ore 17:47

Immagine di prima spremitura :

Ok... il nostro software ha preso il RAW e lo ha processato, noi non vediamo ancora nulla, ma cosa ha ottenuto?
I dati colorimetrici devono essere inseriti in una spazio colore di riferimento, le scelte sono molteplici, ma ogni produttore si regola autonomamente. Nel caso degli spazi RGB, che sono poi quelli usati di solito, è necessario usare uno spazio creato apposta per la rappresentazione di immagini scene-referred.
CameraRAW, Lightroom, CaptureOne otilizzano lo spazio RIMM RGB noto anche come ProPhoto a gamma 1. Questo spazio scene-referred è parte integrante del motore RAW, NON è lo spazio che scegliamo successivamente.
Quindi, l'affermazione dei cosiddetti esperti del settore che proclamano di non usare il Prophoto, non è altro che la dimostrazione della loro scarsa conoscenza; in effetti lo usano anche senza saperlo.

avatarsenior
inviato il 25 Ottobre 2013 ore 19:18

Il passaggio da dati di luminanza a dati di chiarezza :

E' un passo fondamentale; fino ad ora la nostra immagine è invisibile e contiene dati di luminanza nello spazio RIMM RGB gamma 1, adesso devono essere convertiti in uno spazio colore di riferimento, uno spazio standard come il RIMM ma con curva di gamma.
Quali sono le opzioni? Molte in effetti, ma i tre protagonisti principali sono sempre i soliti... quindi presentiamoli...

avatarsenior
inviato il 25 Ottobre 2013 ore 19:42

Gli spazi di riferimento tipici :

Vediamoli tutti e tre, elencati in ordine cronologico della loro creazione, che coincide anche con l'ordine della loro ampiezza; dal più vecchio al più recente, e dal più piccolo al più grande.

sRGB :

Significa standard RGB, è stato sviluppato da HP e Microsoft nel lontano 1995, per le applicazioni multimediali e internet del tempo.
E' stato concepito per avere un gamut molto simile a quello di un monitor crt del tempo, con punto di bianco D65 e gamma circa 2.2; questo per avere uno spazio di riferimento che in pratica si "adattava" (più o meno) automaticamente a qualsiasi monitor, così da non richiedere una preventiva calibrazione né profilazione.
In sostanza dava un risultato passabile, che andava dal mediocre al più o meno soddisfacente per le bocche buone.
E' standardizzato dalla norma IEC 61966-2.1 del 1999, ed è questo il nome che spesso si trova sul profilo ICC.
Non è adatto praticamente a nulla oggigiorno, si continua a usare solo se si prevede la visualizzazione delle immagini su periferiche non profilate, oppure su sistemi che non supportano la gestione colore.

il suo grafico nel CIE1931 :




Adobe RGB :

Creato appunto dalla Adobe nel 1998, è un miglioramento di sRGB; ne condivide infatti l'illuminante D65, la gamma 2.2 e i primari R e B, il primario G invece è diverso e nel diagramma CIExyz è spostato in alto.
Il volume risultante è maggiore ovviamente, quindi il gamut è più elevato.
A che serve? A nulla... è un compromesso tra sRGB e spazi più ampi, non va bene per l'editing, né per la stampa, e nemmeno può essere usato come ripiego al pari di sRGB.

il suo grafico nel CIE1931:



avatarsenior
inviato il 25 Ottobre 2013 ore 21:16

ProPhoto :

E' il più recente, concepito dalla compianta Kodak nel 1999, che lo aveva chiamato ROMM (Reference Output Medium Metric). Poi il nome è stato cambiato in ProPhoto.
E' anche il più esotico :





come si nota il valore del primario Blu si trova oltre la percezione umana, in quella zona il ProPhoto non rappresenta colori. La disposizione atipica dei primari è pensata per minimizzare la perdita di informazioni relative al colori catturati in uno spazio unrendered (come il raw).
Il punto di bianco è D50 in accordo con le specifiche ICC per il dialogo con il PCS (profiles connection space) e il gamma 1.8. Deve essere sempre usato a 16bit, quindi è incompatibile con il Jpg standard.
E' il migliore spazio di riferimento attualmente possibile, consente l'acquisizione dei dati colorimetrici da qualsiasi sensore in modo lossless, conservando tutti i dati colorimetrici per l'intera fase di elaborazione e archiviazione.
Il formato tipico è TIFF 16bit ProPhoto, con cui si editano e si archiviano le foto.

Qualsiasi applicazione che supporti la gestione colori e interpreti i profili ICC in modo ortodosso visualizza correttamente le immagini in ProPhoto, anche un comune browser.
Questo è un test per la verifica di compatibilità dal proprio browser : regex.info/blog/photo-tech/color-spaces-page2

Le affermazioni che vogliono il ProPhoto responsabile di non si sa quali casini in stampa e visualizzazione sono leggende, se un problema c'è è nella errata manipolazione delle immagini di cui quelle persone sono responsabili.

avatarsenior
inviato il 25 Ottobre 2013 ore 21:44

Ora che abbiamo visto i tre principali spazi RGB di riferimento esaminiamo quello che succede durante una elaborazione..

In Lightroom e CaptureOne le cose sono semplici, la nostra immagine è codificata in RIMM e tutte le modifiche sono effettuate in quello spazio. La convenienza è che durante questa fase le coordinate colorimetriche sono scene referred lineari, e ogni modifica di bilanciamento del colore, esposizione, luminosità, contrasto, ecc.. è più efficace e precisa.
Mentre lavoriamo vediamo l'immagine che subisce il rendering nello spazio ROMM o ProPhoto sempre a 16bit ma con gamma 1.8. Le modifiche che apportiamo sono applicate al RIMM e poi rese visibili dal motore RAW.
Per questo Lightroom e CaptureOne sono definiti editor RAW, al contrario di Photoshop che è un editor Raster.
Infatti i dati della nostra immagine divengono output referred solo nella fase di esportazione post elaborazione.

In CameraRAW invece? Il motore è il medesimo di Lightroom, e da questo punto di vista non c'è alcuna differenza.
Lo zampino ce lo mette l'utente però....
In tante guide più o meno autorevoli si consiglia di portare tutti i valori di CameraRAW a zero e poi esportare in Photoshop, adducendo che così si ha un file molto lavorabile. E' una balla di proporzioni cosmiche.
In questo modo costringiamo i dati a divenire da scene referred a output referred prima di ogni settaggio utile, demandando il successivo editing al Raster; è molto controproducente.
Il metodo corretto è applicare ogni correzione utile all'immagine direttamente in CameraRAW e SOLO quando si è finito esportare in Photoshop nel formato TIFF ProPhoto 16bit; per applicare correzioni che CameraRAW non supporta e la successiva gestione.

avatarjunior
inviato il 25 Ottobre 2013 ore 21:58


Grazie! Informazioni molto interessanti e per me sconosciute. Ciao Riccardo

avatarsenior
inviato il 25 Ottobre 2013 ore 22:21

La nostra finestra sul mondo :

In tutto il processo di elaborazione abbiamo una sola finestra su cosa accade; il monitor.
E' vitale quindi che il monitor ci mostri nel modo più prossimo ed esatto possibile cosa facciamo.
Inanzi tutto è bene precisare che non esistono monitor fedeli o meno fedeli, cercarli in base a questa caratteristica è una perdita di tempo.
Ci sono monitor più costosi e più economici, più uniformi, più grandi, più risoluti, con gamut più ampio, ma la fedeltà è un compito nostro.
Per rendere fedele il nostro monitor e far in modo che ci mostri i colori della foto nel modo più aderente possibile si deve passare per tre fasi; stabilizzazione, calibrazione e caratterizzazione.

La stabilizzazione consiste nel portare il monitor in equilibrio termico, ovviamente ogni monitor ne è capace.
La calibrazione consente di scegliere il punto di bianco e la curva di gamma, non tutti monitor lo possono fare.
La caratterizzazione è la profilazione del monitor che si esegue con sonde colorimetriche o con spettrofotometri, migliore è la qualità dello strumento e migliore sarà il profilo creato.

Secondo il consorzio ICC l'illuminante predefinito per stampa e arti grafiche è il D50 e il monitor dovrebbe essere calibrato anch'esso sul bianco D50 e gamma 1.8. Dovrebbe, ma secondo molti esperti internazionali del colore in effetti non conviene; si preferisce usare un punto di bianco D65 e gamma 2.2, questo perché a differenza di una stampa il monitor è una sorgente emissiva di luce. Usare il D65 e gamma 2.2 nel monitor consente risultati in effetti migliori.

Per calibrare il monitor si devono poter modificare le curve di trasferimento TRC agendo sulle LUT indipendenti di ogni canale; alcuni monitor hanno le LUT in hardware come gli Eizo o i NEC, nei casi di monitor più economici si modificano le LUT nella scheda video, se non ci sono neppure queste si rinuncia alla calibrazione e si setta il monitor sul bianco nativo e gamma nativa, sperando che non siano troppo diverse.

La fase di caratterizzazione è automatica, la sonda o lo spettrofotometro leggono in sequenza dei colori visualizzati a monitor confrontando il valore noto con quello letto. Tramite queste misurazioni viene compilata la tabella di conversione colorimetrica che sarà poi il profilo ICC. Più misurazioni vengono fatte e più preciso sarà il profilo.
Misurare ogni colore è impossibile ovviamente, per leggere ogni colore riproducibile ci vorrebbero anni, e la tabella finale è sempre figlia di interpolazioni.

Alla fine di tutto il lavoro abbiamo il nostro monitor calibrato e profilato, la sonda ha finito di leggere tutta la sequenza e il software ha prodotto il profilo ICC unico del nostro monitor. Profilo che resterà valido per un po, e poi dovrà essere rifatto; infatti il monitor tende a scalibrarsi e mutare nel tempo, per cui deve essere ricalibrato e profilato con regolarità. La frequenza è a nostra descrizione, un mese può essere adeguato.
Ma alla fine il profilo ICC del monitor che fine fa? Di norma viene direttamente installato nel sistema operativo e ogni nuova versione ne sostituisce la vecchia.

Il profilo del monitor una volta installato è nella disponibilità del motore di conversione del sistema operativo, oppure direttamente dalla applicazione che lo invoca.

user3834
avatar
inviato il 25 Ottobre 2013 ore 22:47

Domanda... se ho necessità di lavorare in Jpeg e magari stampare velocemente (ad esempio una manifestazione sportiva o simili) non avendo tempo di lavorare sui Raw, mi dovrei sercare un settaggio in camera che mi soddisfi dopo di che il salvataggio migliore è comunque l'AdobeRGB perchè è comunque più ampio dell' sRGB giusto?

avatarsenior
inviato il 25 Ottobre 2013 ore 22:49

I gamut, esseri strani con forme e colori

Procediamo iniziando a vedere qualcosa di succoso... il raffronto tra i gamut.
Il gamut è un volume, che rappresenta la totalità dei colori catturabili o riproducibili da una periferica; anche gli spazi di riferimento hanno un gamut che rappresenta quanti colori possono contenere, ma non sono riferiti a nessuna periferica esistente.
Adesso sto parlando di colori per convenienza, ma come ho detto non esistono, si tratta sempre e solo di coordinate colorimetriche.

Vediamo il primo gamut della nostra catena, il gamut della fotocamera :

Questo è il gamut della D800 plottato a partire dal profilo generico della PhaseOne presente in CaptureOne 7 nello spazio LAB :




questo è il gamut riferito a un illuminante ben preciso, potrebbe essere un D50 o un D65, ma non è indicato.
CaptureOne parte comunque da questo profilo e interpola il necessario per gli altri illuminanti.

I colori che noi possiamo ottenere in origine dalla foto possono occupare qualsiasi posizione all'interno del gamut della fotocamera, ma non al di fuori.

avatarsenior
inviato il 25 Ottobre 2013 ore 22:54

Per Blackdiamond...

Sì... esatto. Nel tal caso è la fotocamera a fare tutto il lavoro di rendering, restituendo il file output dopo aver passato le stesse fasi che avrebbe passato in Lightroom o CameraRAW.
L'adozione dell'AdobeRGB è corretta perché non hai di meglio con un output in Jpg, come già detto il ProPhoto non è usabile con formati 8 bit come Jpg.
Ovviamente la successiva fase di stampa deve supportare la gestione colori, al pari di quella fatta partendo dal RAW post prodotto su computer.

avatarsenior
inviato il 25 Ottobre 2013 ore 23:09

Continuiamo la panoramica sui gamut vedendo quello relativo al mio monitor; in questo caso il profilo ICC è stato creato dalla mia sonda Spyder3 con il software proprietario NEC SpectraView; quindi non si tratta di una approssimazione, è il vero profilo del mio monitor, attualmente.





è molto simile e quasi sovrapponibile allo spazio Adobe RGB, quindi si tratta di un buon schermo, anche se ne esistono di migliori.




avatarjunior
inviato il 25 Ottobre 2013 ore 23:23

Notevole. Ho capito poco ma mi piace. Complimenti

avatarsenior
inviato il 25 Ottobre 2013 ore 23:25

Iscritto!

avatarsenior
inviato il 25 Ottobre 2013 ore 23:36

Il gamut della fotocamera e quello del monitor sono gli unici gamut di periferica fino a qui presenti nella nostra lavorazione. E ci dicono che : gli unici colori che possiamo catturare nella scena originale sono quelli compresi nel gamut della fotocamera, e che gli unici colori che possiamo vedere sono quelli compresi nel gamut del monitor.

Nel mio caso i due gamut in questione hanno un volume molto simile, ma la forma, come sempre è diversa; quindi non sono sovrapponibili :





Ci saranno quindi dei colori che sono compresi solo nello spazio del NEC, altri che sono compresi solo nello spazio della D800 e altri ancora che sono compresi in entrambi.

avatarsenior
inviato il 25 Ottobre 2013 ore 23:46

Nella gestione del colore però i due gamut non sono in diretta comunicazione, ossia non viene effettuata una diretta conversione tra i due profili.

(tra parentesi metto il plot del gamut della Leica M9, facendo un raffrontino con la D800)





(tanto per far capire che Leica non si fa pagare solo il nome e che Kodak i sensori li sapeva fare parecchio bene)

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