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Robert Doisneau


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avatarjunior
inviato il 14 Ottobre 2013 ore 9:00

Robert Doisneau: Paris en liberté
Sabato pomeriggio ho avuto modo di visitare la mostra dedicata a questo grande maestro della fotografia francese, che ha avuto la possibilità di vivere e raccontare la sua città per tutta la sua vita, cavalcando quasi per tutto il '900 i grandi mutamenti che la società stava attraversando. Volevo condividere con voi qualche mio pensiero scaturito dopo la visita: per quanto riguarda la mostra in sé, ambientata a Palazzo Ducale a Genova, mi ha colpito la buona disposizione delle varie sezioni fotografiche, in un ambiente semplice e intimo che, unito alle ottime descrizioni delle audioguide (che consiglio vivamente), permettono di calarsi all'interno dell'ambiente in cui il fotografo operava: una Parigi che si trasforma sotto gli occhi di Doisneau, passando da un epoca d'oro, il secondo dopoguerra, dove il fotografo trova il suo ambiente e i suoi soggetti preferiti (i bambini, la classe operaia, la gente comune) alla patinata classe degli stilisti, degli artisti, degli attori, che il fotografo avvicina facilmente e riesce a mettere a proprio agio trasmettendo nei loro ritratti la loro autentica caratterizzazione; sino agli anni '60 e '70, dove, nonostante il successo crescente, Doisneau sente la sua città modificarsi, diventando una giungla di automobili e "la capitale dello jogging".
Personalmente, sono rimasto estasiato dalle fotografie che ho potuto ammirare, per l'occhio incredibilmente acuto di Doisneau e il suo spirito di osservazione, in grado di trasmetterci i comportamenti dei Parigini, spesso con ironia. Mentre le osservavo, ridevo al pensiero che oggi le sue fotografie verrebbero criticate in un qualunque forum (ha tagliato il soggetto, i bianchi sono bruciati etc. MrGreen ), forse perchè si è perso un pochino il contatto con la vera fotografia e i suoi valori ma anche perchè la fotografia è diventata una moda "di massa".
Un ultima osservazione che ho potuto fare, quasi spontanea, è scaturita come una domanda dentro di me: quanto è difficile essere dei veri fotografi, avere occhio, saper trasmettere emozioni? Io da semplice amatore mi rendo davvero conto, vedendo scatti così, di quanta differenza ci sia tra un buon fotografo (che magari conosce benissimo strumenti, tecniche e composizioni) ed un artista, libero da vincoli e pregiudizi: sicuramente Doisneau appartiene alla ben più rara seconda tipologia.
Sperando di non avervi annoiato con i miei pensieri, ogni risposta sull'argomento per scambiare opinioni e punti di vista è graditissima!
Matteo

avatarsenior
inviato il 03 Gennaio 2014 ore 16:03

Personalmente, sono rimasto estasiato dalle fotografie che ho potuto ammirare, per l'occhio incredibilmente acuto di Doisneau e il suo spirito di osservazione, in grado di trasmetterci i comportamenti dei Parigini, spesso con ironia. Mentre le osservavo, ridevo al pensiero che oggi le sue fotografie verrebbero criticate in un qualunque forum (ha tagliato il soggetto, i bianchi sono bruciati etc. ), forse perchè si è perso un pochino il contatto con la vera fotografia e i suoi valori


Quoto assolutamente cotal passaggio !

Ciao
Max

avatarsenior
inviato il 03 Gennaio 2014 ore 16:13

Ho visto la mostra qui a Roma. Non conoscevo bene Doisneau: mea culpa , anche perché trovandomi a tu per tu con le stampe esposte, spesso di grande e grandissimo formato, mi sono reso conto che è possibile raggiungere risultati in fotografia (tra l'altro di un genere che non pensavo di poter apprezzare così tanto) che non credevo umanamente possibili.
Stupefacente.

Cari saluti.

avatarjunior
inviato il 03 Gennaio 2014 ore 19:10

concordo Andrea e ti ringrazio per il passaggio... finalmente qualcuno che ha visto la mostra! :-P

avatarjunior
inviato il 22 Gennaio 2014 ore 17:54

Max non avevo visto il tuo commento :) ti ringrazio per il passaggio MrGreen

avatarsenior
inviato il 22 Gennaio 2014 ore 21:02

quoto alla grande!
quello che tu dici sulla libertà di espressione libera da vincoli e pregiudizi appartiene a tutti quei grandi fotografi del 900, primi 900. le mostre di quei fotografi pur essendo tutte diverse tra loro hanno lo stesso comune denominatore ed è quello da te citato. adesso, nonostante ci siano dei grandi fotografi pare che siano tutti più condizionati dall'estetica, come se l'estetica dovesse sempre essere presente per piacere agli altri, per avere più successo. naturalmente è un mio punto di vista e la conseguente riflessione giusta o sbagliata che sia. in ogni caso adoro anche la fotografia dei grandi fotografi moderni ma quella del 900 per me ha qualcosa in più. nella fotografia moderna se ho dei punti di riferimento sono quelli di paolo pellegrin, alex majoli, basilico, salgado, nachtwey, scianna e tanti altri e cmq questi, nonostante pellegrin e majoli siano i più giovani, hanno ancora tutti lo spirito del secondo 900 non a caso è da li che arrivanoMrGreen

avatarsenior
inviato il 24 Gennaio 2014 ore 10:06

io non ho visto la mostra ma ne ho recuperato una copia del catalogo, e visto li le foto. fantastiche, inutile dirlo.

quello che tu dici sulla libertà di espressione libera da vincoli e pregiudizi appartiene a tutti quei grandi fotografi del 900, primi 900. le mostre di quei fotografi pur essendo tutte diverse tra loro hanno lo stesso comune denominatore ed è quello da te citato. adesso, nonostante ci siano dei grandi fotografi pare che siano tutti più condizionati dall'estetica, come se l'estetica dovesse sempre essere presente per piacere agli altri, per avere più successo. naturalmente è un mio punto di vista e la conseguente riflessione giusta o sbagliata che sia.


vero ma fino ad un certo punto, nel senso che non generalizzarei tanto.
per me che l'estetica invece conta, riconoscendo come maestri ovviamente gli artisti degli anni d'oro, diciamo quelli della Parigi degli "anni folli", per esempio ho trovato molta più fonte di ispirazione in Brassaì, che per quell'epoca era un vero e proprio esteta; e non ce l'ho qui con me sennò li ricopierei, ma lui stesso in numerose affermazioni ha sottolineato come la ricerca della bellezza debba essere sempre un aspetto cruciale per l'artista, ed anche in un reportage (che lui di questo si occupava, infine) nel momento in cui si mette al centro l'umanità e la natura, filtrandoli attraveso l'occhio dell'artista, non possono che essere rappresentati a livello visivo "esteticamente", anzi devono.

avatarjunior
inviato il 24 Gennaio 2014 ore 11:45

Beh diciamo che qua secondo me andiamo su un discorso molto soggettivo.. io credo che fotografi di questo calibro, ma fondamentalmente tutti i fotografi che si occupano di determinati campi (come il reportage ad esempio), siano liberi di scegliere se essere più o meno vincolati a determinati canoni estetici... tuttavia è anche una scelta mentale, perché molti altri fattori (il carattere, la classe sociale alla quale si appartiene etc) influiscono molto sulla tipologia di foto che si cerca di scattare. Doisneau era di un quartiere operaio e si vede nelle sue fotografie un po' "carpe diem" (anche se il famoso "bacio" fu invece richiesto ai giovani passanti). Infatti quando lui inizierà a lavorare per riviste patinate come Vogue, non si troverà più a suo agio come nella Parigi di quartiere. Leggo che Brassaì, invece, trasferitosi giovanissimo in Francia, ebbe probabilmente una diversa tipologia di educazione (anche visiva), in quanto suo padre era professore e lui stesso poi studiò all'accademia delle belle arti; questo può aver influito sulle sue scelte.. anche fotografiche!
Queste sono (mie) supposizioni, penso che il bello del mondo fotografico (come del mondo in generale) sia anche avere un occhio diverso e più o meno attento a determinati dettagli.
Ciao e grazie per gli interventi Sorriso

avatarsenior
inviato il 25 Gennaio 2014 ore 15:50

d'accordo non è giusto generalizzare, sottolineavo solo la tendenza delle due epoche...che poi nelle stesse c'è sempre chi rema controcorrente è senz'altro vero.
l'analisi di Matteo è corretta.
roberto

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