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Rendez-vous con il grande tigre


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Rendez-vous con il grande tigre, testo e foto by Seb46. Pubblicato il 30 Settembre 2013; 31 risposte, 9833 visite.


Si parte di notte da Marina Beach, in Florida, a bordo del Dolphin Dream per giungere al mattino le Bahamas, sbrigare le formalità doganali e spostarci alla Tiger Beach, una spiaggia sommersa senza alcuna terra all'orizzonte, dove, a sei - sette metri di profondità, ci attendono molti squali ed esemplari diversi della locale fauna subacquea. Mentre ci avviciniamo a questo banco nascosto, cola dalla barca una scia saporosa. E' una poltiglia brodosa di pesce schiacciato, ricca di micro-frammenti il cui "profumo" attira l'attenzione di ogni squalo nel raggio di molte miglia. I risultati non tardano ad arrivare. Agganciato l'ormeggio, che è una enorme catena inchiavardata al fondo, si cominciano a vedere molti commensali che, oltre al brodino, gradirebbero qualcosa di più sostanzioso. Forse l'unico italiano a bordo, suggerisce qualcuno in vena di scherzi, guardandomi: i piatti italiani sono tra i più saporiti e rinomati in tutto il mondo....


Un breve briefing è seguito da un po' di gioco con gli squali, cui viene offerta una grossa testa di cernia penzolante da una carrucola. Subito il predatore più svelto le si aggrappa e noi ne approfittiamo per fotografarlo. Sbatte come un forsennato per impadronirsi della testa e quando è tirato un po' fuori dall'acqua abbandona la presa. La rapina riuscirà solo a un grosso squalo tigre, che, ingoiata interamente la testa e il contorno di un pezzo di corda, taglia quest'ultima come se fosse un capello e se la batte col boccone nello stomaco. Questo rituale si ripeterà ogni giorno: secchi d'acqua puzzolente di pesce, con qualche micro boccone giusto per stuzzicare l'appetito e mantenere gli invitati intorno al tavolo. Poi il giochetto con testa di cernia per dare un po' di vivacità ai commensali e quindi vengono calate in mare due robuste ceste di plastica dal cui interno avanzi di pesce in via di scongelamento mandano profumi che i convitati pare trovino deliziosi. Infine, anche noi ci tuffiamo. Qualche predone impaziente morde le ceste. Due squali tigre riescono persino a infilarsele parzialmente tra i denti, ma il boccone è troppo grosso e robusto, e li costringe a desistere.


Entriamo in acqua e raggiungiamo immediatamente il fondo, ad appena sette metri di profondità. Gli squali sono curiosi e vanno e vengono continuamente. Stai fotografandone uno e contemporaneamente tre o quattro ti passano alle spalle, o di fianco. All'inizio è un pochino inquietante, poi ci fai l'abitudine e mentre fotografi guardi con la coda dell'occhio quanto accade nelle vicinanze. Gli squali limone devono il loro nome a un colorito bruniccio, o grigiastro con tendenza al giallo. Hanno il ventre chiaro, il lobo superiore della coda più lungo di quello inferiore e le due pinne dorsali quasi di uguale misura. Il muso è corto e arrotondato. Incuranti dei subacquei, passano a brevissima distanza. Se infastiditi, possono rivelarsi aggressivi. Qualcuno, ogni tanto, è più invadente degli altri e cerca di arrivarti contro per un amichevole morsichino, ma non succede niente, basta appoggiargli la mano sulla parte superiore del muso e spingerlo via. Dopo averlo fatto una volta ci si abitua e diventa una cosa normale. La loro pelle è anche piacevole al tatto. Avevo un solo guanto, dato che l'altro era scomparso prima dell'immersione, ed ero un po' inquieto perché temevo che la mia mano sinistra, bianca, avrebbe potuto eccitare qualche squalo. Invece così non è stato ed ho avuto il piacere di sentire la loro pelle sotto le dita? Davvero emozionante!


L'acqua è calda, venticinque - ventisei gradi, e con la muta da cinque millimetri puoi restare in immersione quanto vuoi. Io sono sempre rimasto giù almeno un paio d'ore, fino a un massimo di centotrentadue minuti. Poi uscivo, giusto per un boccone, e rientravo in acqua, dato che il numero delle immersioni disponibili era illimitato ed ognuno poteva gestirsi a piacimento. Ogni tanto uno squalo limone si appoggiava sul fondo per farsi dare una pulitina o per riposarsi. Talvolta per godersi l'ombra della nostra barca. Ed in quei momenti, col dovuto rispetto, potevi perfino fargli foto macro della dentatura e degli occhi. Tutti i giorni una ventina di limone e quattro squali tigre venivano all'appuntamento. I primi ci giravano intorno come cuccioli in attesa di coccole, i tigre invece pattugliavano una zona più ampia, tornando a trovarci a intervalli regolari. Erano i soggetti più ambiti per i nostri obiettivi, perché di squali limone ce n'erano così tanti che dopo un po' si cessava di fotografarli.


Gli squali tigre si muovono con una disinvolta solennità. Passano abbastanza vicino e poi si allontanano dopo aver testato le nostre soglie di attenzione. L'occhio, come negli squali bianchi, è nero e ti squadra glaciale, senza far trasparire la minima emozione. Sono considerati gli spazzini dei mari perché nel loro stomaco si è ritrovato di tutto, da molluschi, crostacei e pesce di svariate specie a pezzi di coccodrilli e balene, rinvenendo purtroppo anche resti umani. Oltre a tutto quanto si muove nel mare, spesso vengono ingoiati per curiosità anche oggetti disparati, dai fusti di carburante ai rifiuti vari che l'incuria umana getta o lascia finire nell'acqua. Coi subacquei abitualmente si mostrano curiosi e indifferenti anche se talvolta possono attaccare. In questi casi, a differenza degli squali bianchi che si limitano al primo morso, attendendo che la preda si dissangui prima di smembrarla, gli squali tigre continuano ad aggredire con conseguenze quasi sempre fatali.


Il grande corpo del Galeocerdo cuvieri, il nome scientifico del tigre, è ben riconoscibile tra gli squali limone, sia per le dimensioni generali e l'imponenza della testa, sia per la colorazione più scura, tendente al blu, che diventa bianca sul ventre orlandolo di chiazze irregolari. A far pensare al mantello dell'omonimo felino sono soprattutto le macchie sui fianchi, disposte in strisce più scure. Il lobo superiore della coda è molto più lungo di quello inferiore e la prima pinna dorsale è molto più grande della seconda. Davanti ai subacquei il tigre mostra indifferenza. Talvolta può sembrare timido o infastidito, ma sicuramente va sempre considerato pericoloso: quelli che abbiamo intorno vanno dai quattro ai cinque metri di lunghezza, ma la specie può raggiungere i sette metri.


Le immersioni si succedono abbastanza uguali. Per variarle un poco, a volte mi sposto ed esploro una zona più ampia, dove si possono vedere anche alcuni pesci di reef. L'equeto, che gli anglofoni chiamano drum, è uno degli incontri che preferisco. Si tratta di un pesciolino di una ventina di centimetri con un'insolita pinna dorsale molto allungata e a punta. Ci sono poi un bel barracuda solitario, grugnitori a iosa e la consueta popolazione di barriera. Il penultimo giorno il compressore si rompe. Con grande sconforto decidiamo di spostarci in un'altra zona alla ricerca di stenelle. Il tempo però è peggiorato, il mare è mosso e l'avvistamento difficile. Quando finalmente, dopo ore di navigazione, ne vediamo quattro, entriamo in acqua ed, in apnea, riesco a fare alcune foto a questi delfini, che, sfortunatamente dopo pochi minuti spariscono nel blu portandosi via anche la mia vacanza, arrivata alla fine.


Ingiustamente considerato un feroce aggressore, lo squalo è semplicemente un pesce consumatore di proteine animali situato ai vertici della piramide alimentare marina.
Presenti in tutti i mari e gli oceani dalla superficie a tremila metri di profondità, se ne conoscono circa 500 specie diverse, alcune delle quali si spingono anche in acqua dolce risalendo i grandi fiumi per migliaia di chilometri. Le caratteristiche principali che li contraddistinguono dai pesci ossei sono lo scheletro cartilagineo, che conferisce al loro corpo più leggerezza e flessibilità, e l'assenza di vescica natatoria. Questa mancanza è in parte compensata dalla presenza di un fegato di grandi dimensioni (fino al 25% della massa corporea), costituito al 80% da squalene, un idrocarburo di peso specifico inferiore all'acqua. Altre differenze coi pesci ossei sono l'assenza dell'opercolo, che lascia le branchie allo scoperto e la ricopertura del corpo con dentelli dermici anziché squame, che conferisce agli squali una maggiore idrodinamicità e silenziosità nell'acqua. Anche le ampolle di Lorenzini sono caratteristiche dei selaci e conferiscono ad essi la capacità di rilevare i campi elettrici delle prede.

La bocca, anziché nella posizione terminale del muso, è posta ventralmente, coi denti attaccati alle gengive e non infissi nelle mascelle. Per rinforzarne il morso, che con l'ossatura in tessuto cartilagineo sarebbe più elastico e perderebbe la forza che ha una ganascia ossea, le mascelle sono ricoperte di uno o più strati di placche cristalline che le irrigidiscono dando loro potenza pur senza aumentare il peso del pesce. I denti, ancorati alla bocca con tessuto connettivo, sono disposti su alcune file di cui la prima è attiva per l'uso. Vanno soggetti a veloce logorio, che li fa cadere in una decina di giorni, ma vengono immediatamente rimpiazzati dai denti delle file posteriori adagiati sul palato, che avanzano di un posto a ogni perdita. Alle spalle dell'ultima arcata dentale nascono continuamente nuovi denti, che nel giro di mesi o settimane arriveranno ad occupare la prima fila. A seconda dello stile di vita delle specie si sono sviluppate le code e le pinne: molti squali hanno i lobi della coda uguali per poter procedere a velocità elevate per lunghi periodi e raggiungere più facilmente prede dalla celere andatura, altri hanno il lobo superiore più lungo per avere oltre a rapidi scatti una grande manovrabilità e riuscire a catturare pesci e prede con abitudini bentoniche. Tutti hanno pinne pettorali molto sviluppate per compensare il naturale affondamento dovuto alla mancanza di vescica natatoria e la maggior spinta verso il basso data dal lobo superiore della coda.


La prima pinna dorsale, più ampia, insieme alla seconda ed alla pinna anale agevolano il mantenimento della rotta: le forme, dimensioni e disposizioni variano in funzione delle specie. Le pinne pelviche oltre alla finalità stabilizzatrice hanno una funzione riproduttiva: nei maschi la parte terminale di queste pinne si allunga e si calcifica nei due apparati copulatori che consentono agli squali, a differenza della maggioranza dei pesci, una fecondazione interna. A eccezione dei giganti della famiglia, come squali balena o elefante che mangiano plancton, quasi tutte le altre specie cacciano pesce ed animali marini presenti nell'ambiente che frequentano. La forma idrodinamica dà loro un nuoto veloce, che nei grandi pelagici può superare i 50 chilometri all'ora, anche se l'andatura è usata solo per cacciare mentre il ritmo abituale è più lento: l'elegante ondeggio del corpo avvicina il pesce alla vittima e uno scatto repentino la consegna alle fauci. Quando il bottino è consistente, il predatore agita il corpo, scuotendo con violenza la testa, per asportare un cospicuo boccone.

Oltre alla velocità per raggiungere la preda e all'apparato venatorio di prim'ordine per ghermirla, per poter mangiare occorre però localizzare gli alimenti: spesso l'acqua è poco trasparente e la luce penetra pochi metri, sostituita gradualmente dalle tenebre. Per essere in grado di alimentarsi anche in condizioni di poca visibilità gli squali possiedono organi di senso specializzati. Gli occhi sono dotati di una membrana postretinica, il tapetum lucidum che riflette una seconda volta la luce raddoppiando quasi la visibilità in acque fonde. Le narici possiedono un senso dell'olfatto in grado di percepire quantità esigue di sangue disperso in acque a chilometri di distanza e di farne seguire la direzione allo squalo. Sembra che anche l'udito sia molto acuto ed abbinato all'olfatto consenta ai selaci di avvicinare prede che altrimenti non sarebbero capaci di individuare. La localizzazione a media e breve distanza, oltre che dei predetti sensi, si avvale della linea laterale, presente in tutti i pesci con funzioni di sensore di ostacoli fissi e mobili. Come ultimo ausilio alla percezione di prede, i pesci cartilaginosi hanno a disposizione le ampolle di Lorenzini, ricettori che captano i campi elettromagnetici emessi dagli organi viventi, riuscendo così a individuare anche animali nascosti sotto la sabbia. Tutti questi apparati fanno del corpo dello squalo una macchina da guerra con ben pochi nemici in grado di opporvisi. Un uomo finito in acque battute dai predatori avrebbe poche possibilità di sopravvivere se fosse una preda abituale degli squali.


Fortunatamente non è così: l'uomo è un animale sconosciuto a gran parte di questi pesci, che spesso sono timorosi per le sue dimensioni e si allontanano se si avvicina troppo loro. Dovendo scegliere tra una preda conosciuta e un boccone esotico, che potrebbe essere pericoloso o velenoso, lo squalo non ha dubbi. Purtroppo il nuotatore, il naufrago o il surfista, abitualmente non vedono il predone che il più delle volte, dopo ripetute manovre di avvicinamento che non hanno evidenziato pericolosità nel soggetto, prova a dare un morso d'assaggio alla cacciagione inconsueta. Le predette categorie di persone in acqua inoltre possono essere scambiate per una preda abituale e per questo oggetto di attacco. Molto spesso dopo il primo morso non seguono ulteriori aggressioni ma la vittima, non soccorsa in tempo, può morire per il trauma e la perdita di sangue. A differenza dal nuotatore, un subacqueo il più delle volte vede lo squalo ed è maggiormente in grado di scacciarlo ed allontanarsi. Buona parte degli squali non sono aggressivi nei confronti dell'uomo: alcuni fuggono o si allontanano sdegnosamente se si cerca di accostarsi per fotografarli. In ogni caso, qualora si frequentino acque battute da questi pesci, la prima regola da seguire è la prevenzione.

Comportamenti corretti riducono quasi a zero ogni rischio. Oltre all'ovvietà di non entrare in acqua se presenti grossi squali, è da evitare l'ingresso in acqua anche con piccole ferite e nel periodo mestruale. Anche l'urinare in mare può attirare predatori. Non nuotare in acque profonde, torbide o in prossimità di estuari e non rimanere isolati riduce i pericoli, mentre fare surf in zone frequentate da grossi squali è altamente sconsigliabile. I sommozzatori, a seconda delle zone dove si immergono, dovrebbero evitare un abbigliamento che li possa fare somigliare a prede locali e di avere indosso oggetti luccicanti. Nelle zone frequentate da grossi selaci va evitato di immergersi quando le acque si intorbidiscono e di notte. Tranne che nei luoghi dove la foca è la preda principe, indossare guanti, calzari e cappucci neri abbinati a pinne dello stesso colore eviterà che le estremità del subacqueo vengano scambiate per qualcosa di commestibile. Squali di piccole dimensioni, spesso considerati innocui, se provocati o impossibilitati a fuggire sono in grado di procurare ferite importanti: conviene quindi evitare di toccarli e infastidirli. Fare sempre attenzione a improvvise aggregazioni e fughe precipitose di branchi di pesce.

Avvistato uno squalo, se di tipo aggressivo e di grandi dimensioni tentare di allontanarsi mantenendosi in gruppo, sempre tenendo controllata ogni possibile direzione d'attacco. Movimenti bruschi del predatore ed inarcamento del suo corpo possono preludere l'aggressione. L'allontanamento verso la zona d'uscita dovrà avvenire con calma, tenendo controllato l'animale e cercando sempre di frapporre tra i suoi denti ed il vostro corpo ostacoli come le pinne o la macchina fotografica. Colpi sul naso o sugli occhi possono essere un valido deterrente. In una proiezione a Cape Town l'autore ha visto allontanare lo squalo bianco spingendolo via per il naso: in immersione ha osservato lo stesso metodo con squali tigre ed ha sperimentato personalmente la tecnica con alcuni squali limone di grosse dimensioni. Intimamente la considera molto valida anche se non applicabile a tutti gli squali. In Sudafrica, commentando questo sistema per gli squali bianchi, si è sentito dire che "Va evitata assolutamente con lo squalo zambesi". Dopo una ritirata strategica, l'uscita dall'acqua per salire in barca è uno dei momenti di maggior pericolo. La manovra deve essere preparata con cura tenendo sempre controllato l'animale. Va prima tolta la zavorra, seguita dall'attrezzatura (con gav semigonfio) che potrà essere usata fino all'ultimo come ostacolo tra sé e i denti. Lasciare l'acqua rapidamente solo nel momento favorevole in cui l'animale si ritira per preparare l'attacco successivo. Poiché ogni animale, oltre al comportamento tipico della specie, sviluppa una propria personalità dovuta alle esperienze pregresse, ogni consiglio relativo a questi predatori va tenuto presente, ma utilizzato con beneficio d'inventario cercando di interpretarlo in base alla situazione ed alle particolarità del momento.




Sebastiano Guido, appassionato fin da ragazzo del mare, dopo anni da apneista inizia a immergersi con le bombole ed a praticare la foto subacquea. Con all'attivo decine di migliaia di fotosub riprese in giro per il mondo e con l'interesse ad approfondire gli argomenti di cui ha la passione, ama ricercare sempre nuove specie, in particolar modo nelle acque calde dell'Indo-Pacifico. Istruttore subacqueo, pubblica saltuariamente qualche fotografia ed articoli su riviste del settore. Ha pubblicato fotografie anche su stampa estera. E' appena stato pubblicato e presentato al salone internazionale della subacquea (EUDIShow) il suo libro "Creature pericolose dei mari e degli oceani - guida al riconoscimento e al primo soccorso" edito da Magenes.



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avataradmin
inviato il 30 Settembre 2013 ore 14:23

Un bel reportage, dev'essere davvero un'esperienza notevole vederseli passare così vicini!

avatarjunior
inviato il 30 Settembre 2013 ore 14:25

esperienza incredibile, io l'ho provata con gli squali martello.
la cosa triste e' che questi predatori assoluti stanno scomparendo dagli oceani per l'ignoranza dell'uomo.
complimenti, hai tutta la mia stima

avatarjunior
inviato il 30 Settembre 2013 ore 14:38

Be cominciamo col dire che le foto sono spettacolari, ma aggiungo che solo alcune mostrano degli squali tigre, in alcune foto si tratta di squali limone. Ad ogni modo belle foto cmq!

avatarsenior
inviato il 30 Settembre 2013 ore 14:39

Davvero un bellissimo e dettagliato articolo.. complimenti Sebastiano, sia per l'articolo che per l'esperienza in sè!

avatarjunior
inviato il 30 Settembre 2013 ore 14:49

complimentissimi per foto e articolo, si nota davvero la tua passione, la tua professionalità e.. il tuo sangue freddo!

avatarsenior
inviato il 30 Settembre 2013 ore 14:57

Emozionante anche da leggere!

avatarsupporter
inviato il 30 Settembre 2013 ore 15:58

Un'altra bella e intensa esperienza che con maestria ci hai raccontato e illustrato con le belle foto.
Un racconto che riesce ad emozionare e ci fa capire quanto siano importanti per te queste immersioni.
Da parte mia tanti tanti complimenti e auguri per questo racconto scientifico.
Un caro saluto
Ciao ciao
LullySorriso:-PSorriso:-P

avatarsenior
inviato il 30 Settembre 2013 ore 16:23

Bellissime foto! Io me la sarei fatta addosso!

avatarjunior
inviato il 30 Settembre 2013 ore 17:02

Complimenti per le foto e per l'articolo, non sono un estimatore dello Shark Feeding, che ritengo innaturale e rischioso in taluni casi, ma il racconto che hai portato è comunque un testo che si legge piacevolmente e lascia trasparire tutte le emozioni che hai provato.

avatarsenior
inviato il 30 Settembre 2013 ore 19:12

Complimenti per il reportage, d'effetto.


avatarsenior
inviato il 30 Settembre 2013 ore 19:15

Complimenti per il tuo racconto da brivido, brrrrrrrrrrrr........

avatarjunior
inviato il 30 Settembre 2013 ore 20:51

bellissimo racconto corredato da foto super!!! Complimenti per tutto e grazie per averlo condiviso con noi.
Roby

avatarjunior
inviato il 01 Ottobre 2013 ore 7:15

Bellissimo reportage....complimenti

avatarsenior
inviato il 01 Ottobre 2013 ore 9:53

Splendido, complimenti...anche per il coraggio MrGreen

avatarsenior
inviato il 01 Ottobre 2013 ore 19:55

Complimenti in tutto Eeeek!!!, bellissimo articolo e fotografie, ma in particolare congratulazioni per il coraggio ........
Deve essere stato senz'altro una esperienza unica ed indimenticabile.





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