| inviato il 02 Ottobre 2025 ore 12:31
10 fotografi x 10 racconti fotografici su 10 soggetti. Stesso tema. Quanto è importante l'omogeneità di post produzione (da un'unica mano) per tutti i racconti? Parliamone. |
| inviato il 02 Ottobre 2025 ore 12:49
Non so se ho capito bene, sono 10 lavori con più foto o 10 foto da 10 autori diversi? Poi la pp non delegata all'autore dello scatto non mi ha mai convinto |
| inviato il 02 Ottobre 2025 ore 12:52
10 fotografi e una sola mano che faccia pp? Qualquadra non cosa |
| inviato il 02 Ottobre 2025 ore 13:11
@Jonsi L'uniformità non dipende dai 'numeri', dipende dai temi. Se i famosi 10 fotografi trattano tutti lo stesso tema e il lavoro finale dev'essere un corpo unico, io credo sia persino consigliabile che ad occuparsi della post-produzione sia una persona sola (chiaramente con un dialogo costante con i vari fotografi). Se invece il lavoro finale è una 'raccoltà' di vari aspetti, trattati ognuno da un fotografo differente, è persino consigliabile che NON ci sia uniformità tra i vari autori, proprio per accentuare le differenze nei temi. Personalmente ho lavorato con materiale di diversi fotografi nell'ambito di reportage presentati come lavoro unico e pertanto uniformato nel look. Con alcuni accorgimenti (ad esempio l'uso di color checker o di configurazioni tecniche similari), è assolutamente fattibile... |
| inviato il 02 Ottobre 2025 ore 13:42
“ @Jonsi L'uniformità non dipende dai 'numeri', dipende dai temi. Se i famosi 10 fotografi trattano tutti lo stesso tema e il lavoro finale dev'essere un corpo unico, io credo sia persino consigliabile che ad occuparsi della post-produzione sia una persona sola (chiaramente con un dialogo costante con i vari fotografi). Se invece il lavoro finale è una 'raccoltà' di vari aspetti, trattati ognuno da un fotografo differente, è persino consigliabile che NON ci sia uniformità tra i vari autori, proprio per accentuare le differenze nei temi. Personalmente ho lavorato con materiale di diversi fotografi nell'ambito di reportage presentati come lavoro unico e pertanto uniformato nel look. Con alcuni accorgimenti (ad esempio l'uso di color checker o di configurazioni tecniche similari), è assolutamente fattibile... „ Concordo, magari solo con l'appunto che potrebbe esserci la stessa direzione di post pur facendo fare la PP ai fotografi, con risultati abbastanza omogenei, ma ci vuole sicuramente più lavoro |
| inviato il 02 Ottobre 2025 ore 13:53
Secondo me la post produzione fa parte, o dovrebbe far parte, dello stile di un fotografo quindi ogni fotografo farà la propria post produzione o chi si occuperà di post produzione dovrà seguire esattamente le indicazioni di ciascun fotografo senza apportare il proprio stile o concordandolo di volta in volta. La prima soluzione a mio avviso è la più semplice. |
| inviato il 02 Ottobre 2025 ore 17:36
Mi spiego meglio: una decina di racconti fotografici, ogni racconto fotografico è composto da una decina di foto circa, quindi 10 x 10 = circa 100 foto totali. Ci sarà una mostra collettiva, quindi con esposizione di stampe fotografiche 30 x 40, con relativo libro fotografico che ingloba tutti i racconti. Il tema è il percorso che hanno fatto questi 10 soggetti di fronte alla stessa malattia, (dalla malattia alla guarigione). |
| inviato il 02 Ottobre 2025 ore 17:48
A mio avviso per la mostra non è strettamente necessario, in tutte le mostre a cui ho partecipato (sia come visitatore che come autore esposto) nelle quali vi erano più autori, non ho mai notato un vincolo di post produzione eppure erano tranquillamente fruibili. Per il fotolibro come ti hanno già detto dipende se il lavoro si orienta in maniera più editoriale o commissionato, cioè se il libro è, sì, su quel tema ma se c'è una divisione per autore oppure se tutte sono inglobate nello stesso flusso visivo ininterrottamente e/o magari la fine del racconto di uno prosegue con l'inizio del racconto di un altro. |
| inviato il 02 Ottobre 2025 ore 18:07
Grazie ragazzi |
| inviato il 02 Ottobre 2025 ore 19:53
Il libro fotografico collettivo italiano, senza alcun dubbio il più famoso internazionalmente, "Viaggio in Italia" curato da Luigi Ghirri, raccoglie le immagini di venti fotografi e nessuno si è mai nemmeno lontanamente posto il problema di un'omogeneità della post produzione... |
| inviato il 02 Ottobre 2025 ore 20:04
E' quello che immaginavo. Grazie per la conferma. In effetti non avrebbe senso che la lavorazione dei files sia omogenea per tutti. Ognuno ha il suo modo di raccontare fotograficamente usando il linguaggio che più ritiene giusto per il suo modo di vedere.. |
| inviato il 02 Ottobre 2025 ore 20:05
“ Il libro fotografico collettivo italiano, senza alcun dubbio il più famoso internazionalmente, "Viaggio in Italia" curato da Luigi Ghirri, raccoglie le immagini di venti fotografi e nessuno si è mai nemmeno lontanamente posto il problema di un'omogeneità della post produzione... Sorriso „ Com'e' che dicono quelli bravi? ... Ah si, +1 |
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