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Kepler continuiamo inutilmente a girarci intorno e continuo ad avere la sensazione di scrivere in una lingua incomprensibile. Chiarisco brevemente qualche cosa e la chiudo qui. Quando nell'ultimo intervento ho detto che usavi la definizione di essenza "da vocabolario" non era con intento critico: tu hai specificato cosa si intende con essenza usando il dizionario io ho riportato la frase usata da Barthes, le definizioni convengono e si completano senza contraddirsi. Ed entrambe le definizioni fanno riferimento a qualcosa che non è lo stato d'animo o il mood o l'espressione del viso, gli stati d'animo (la loro apparenza almeno, gli stati d'animo si possono anche simulare, gli attori lo fanno per professione) possono essere colti da una foto l'essenza di una persona no: questo ho scritto sopra e questo ribadisco. Per questo dico che chi sostiene che le sue fotografie cercano e colgono "essenze" sono presuntuosi e millantano perché vendono qualcosa che non possono fare, per quanto bravi (chiarisco dunque un altro malinteso: quei fotografi sono presuntuosi, non tu o altri qui intervenuti). E non vale dire, come è stato detto, "e ma quando si dice cogliere l'essenza in fotografia si intende dire cogliere lo stato d'animo", perché così si sta giocando con le parole.
Man Ray: Gertrude Stein ed il suo ritratto da Picasso
"Ma l'allusione alla maschera si spinge ancora più in là, perché intorno al ritratto di Picasso era nata una leggenda che faceva riferimento alla creazione di una maschera (FIG. 80). Fu la stessa Gertrude Stein a contri-buire alla costruzione di questo mito, cui accenna anche nel libro su Picasso del 1938: <<Posai per lui tutto l'inver-no, per più di ottanta volte. Alla fine cancellò la testa, dicendomi che non mi poteva più guardare. Poi parti di nuovo alla volta della Spagna. [...] Appena tornato ridipinse la testa, senza avermi rivista. Mi diede il quadro: questo ritratto, per me, è il mio io, l'unica mia riproduzione in cui ritrovo immancabilmente il mio io», il mio sé. In questa <storia buffa», così la definisce, Stein si identifica intimamente e nascostamente con una maschera. Per questo, forse, l'idea del "doppio ritratto" era stata incoraggiata anche da lei. Gertrude Stein si sforza di imitare la maschera che per lei è <<immancabilmente il suo io>> -un io immutabile, che va al di là dell'età e della dispersione nel corso della vita: il suo io di scrittrice.
Stein era ovviamente al corrente che, terminate le sedute pittoriche, Picasso si era messo a cercare una maschera preistorica da prendere come modello per rappresentare il suo volto. La trovò nell'estate del 1906, quan-do rimase folgorato dalle sculture iberiche di Osuna, che lo avevano af-fascinato prima ancora di vedere le maschere africane a Parigi.
Avendo un attimo di tempo, metto un video di Toni Thorimbert che ha fatto ritratti e poi passato a Vogue per fare ritratti per la moda. Solo il fatto che si facciano ritratti per Vogue qualcuno storcerà il naso, perchè come anche detto da Toni prima l'immagine è Vogue poi è il personaggio, il particolare che però in pochi potranno notare è che Vogue pubblicava solo ritratti di personaggi dallo Stile Vogue, non come vestito, ma come personalità di moda. Moda è un modo di essere non solo indossare un capo firmato. E Vogue ha inserito uno stile fotografico nella pubblicazione di copertine ed articoli che ha cambiato il modo di leggere una rivista di moda. Nel video c'è un concetto che è poi la chiave di un viaggio che fa il fotografo con il soggetto durante lo shooting. Ovvero: un ritratto non si prende, cosa è disposto a dare il fotografo al soggetto per superare il blocco ed affrontare assieme un percorso dove assieme arrivano a donarsi le loro fragilità? In questo laboratorio di ritratto ci sono parecchie cose che possono aiutare a capire quello che qui si tenta di dibattere.
Buona luce a tutti e buona visione...
PS: se poi si vuole andare nel mondo della musica ecco un altro video. Ho scelto fotografi contemporanei perchè sono quello che mangiamo e/o che abbiamo mangiato in qualche decennio passato. Insomma la nostra vita quindi misurata in decenni e non in centinaia di anni. (Da intendersi metaforicamente il decennio e il centinaio di anni in quanto il mondo sta sempre andando più veloce e un decennio è sempre più corto man mano che passano)
"Ci sono molte teorie su che cos'è un ritratto. Pensando al mio modo di lavorare il mio ritratto lo definisco la testimonianza di un incontro[...] Questa foto, al di là che sia bella o meno [ mostra foto di Moravia] , parla in un certo senso della incomunicabilità tra me e Moravia, non amava evidentemente molto farsi fotografare, o forse non avevamo interagito io e lui però, se questa è la realtà di quel momento, è questo che tu devi fotografare. Il ritratto non è altro che la testimonianza di un incontro. Non è l'indagine psicologica su un altro, perché, primo, nessuno di noi è psicologo, dell'anima degli altri non ne sappiamo un caxzo, non sappiamo un caxzo della nostra, figurati degli altri , ... io lui manco l'avevo mai visto..." Trascrizione dal video di Toni Thorinbert Molto onesto, secondo me, molto più di chi sostiene di andare a caccia di "essenze".
insieme ad Avedon ti considero il mio primo e più grande Maestro. Durante le mie lezioni porto sempre, come esempio di perfezione nell'indagare l'animo umano, la tua fotografia al muratore del 1928. Fa parte della serie di ritratti che hai raccolto in Uomini del XX secolo, opera monumentale in cui hai fotografato la società tedesca durante la Repubblica di Weimar. [...]
Con i tuoi incredibili ritratti mi hai insegnato che per capire e vedere chi si fotografa bisogna avere carisma, così da farsi a propria volta guardare profondamente e con interesse".
Da Oliviero Toscani, Lettera ad August Sander. La fotografia ruba l'anima?
Sulle mani della Photographin si dovrebbe scrivere un saggio. Sander la mostra nel modo più normale, finché il nostro sguardo si ferma sulle mani che non sono semplicemente giunte come in altre sue fotografie, formano una piccola scultura, ma senza l'enfasi di Schiele, è una forma delicatamente enigmatica, misteriosa.
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