| inviato il 10 Gennaio 2025 ore 18:16
..."migliore" ovviamente secondo me, solo un mio punto di vista. pratica in disuso, d'altra parte in un momento in cui si parla spesso, e anche su questo forum non mancano le discussioni, di "fotografia analogica". Di seguito sottolineo solo alcune motivazioni (ce ne sono senz'altro molte altre). 1) inserendo le dia nel caricatore, occorre stabilire un ben preciso ordine. Già qui come fotoamatore mi accorgo spesso di come le foto non abbiano un "filo conduttore". Posto che lo abbiano, l'ordine in cui vengono messe può cambiare anche di molto il "senso" dato dalla carrellata di immagini. Sembra una banalità, ma non è possibile per l'astante passare da una foto all'altra a piacimento. Osservando delle stampe appese ci si può muovere con i piedi, al PC con il mouse, in entrambi i casi con lo sguardo. Nella proiezione questa libertà per l'osservatore non c'è. 2) la foto, di dimensioni generose, è osservata su uno schermo seduti ad una distanza fissa e nella sua interezza. Non ci si avvicina all'immagine guardandone solo una sua parte. Ora, sono sufficienti i punti 1 e 2 affinché lo spettatore "veda" quello che il fotografo ha "visto" ? i punti 1 e 2 sono sicuramente altrettanto validi per una vecchia proiezione di diapositive come lo sono per una proiezione di foto digitali con videoproiettore. Per avere tuttavia questa certezza occorre anche aggiungere un punto 3 3) diapositive queste sono prive, di norma, della post-produzione. Ad esempio non sono stati aggiunti/tolti elementi (come possibile facilmente per le foto digitali), non sono stati fatti interventi selettivi sulla luce (come è possibile, per rimanere nel campo pellicola, in camera oscura) Premesso che non cerco proseliti, non ci guadagno nulla, ciascuno è libero di fare ciò che vuole ed è solo un mio pensiero che vorrei condividere soprattutto con chi si avvicina alla fotografia chimica. Mi pare ci siano molti che lavorano sulla pellicola, ma pochi che proiettano. Spesso si dice che mancano il tempo e lo spazio, tuttavia ci si impegna nello sviluppo e ci si ingegna nella digitalizzazione. Attività encomiabili che però, viene il dubbio, con la fotografia abbiano poca attinenza diretta; una serie di operazioni più che altro "tecniche"...con le dia, affidandosi ad un buon laboratorio, si torna all'essenziale: ripresa - immagine finita |
| inviato il 10 Gennaio 2025 ore 18:38
Però con le dia si fa tantissima pre-produzione: la prima è la scelta della pellicola, dato che sono già pre-tarate per ottenere differenti risultati come cromie, saturazione ecc., poi aggiungiamo polarizzatore, filtri graduati... E se voglio eliminare un brutto palo della luce dalla panoramica scattata dal balcone di casa, posso sempre posizionargli davanti un vaso di fiori In altre parole, non è tutto oro quello che luccica. Io, ad esempio, quando sono passato al digitale ci ho messo alcuni anni per ottenere in post la stessa resa di colori, luci/ombre ecc. delle dias che avevo scattato anni prima senza filtri; sui medesimi soggetti, il digitale, di suo, mi restituiva sempre e solo "il piattume che vedevo". Non ti viene il sospetto che anche dietro le dias ci sia un incredibile lavoro di pre-produzione industriale per fornire al fotografo ciò che lui vorrebbe vedere, facendogli credere che, per il solo fatto che non ci ha messo mano in post, proprio quella sia la realtà autentica? |
| inviato il 10 Gennaio 2025 ore 20:40
Il punto 3 non ha niente a che vedere con la "visione". Ed è un'arma a doppio taglio dato che la possibilità di correggere qualcosa in fase post scatto ritengo sia un valore aggiunto, al limite non si cambia niente, ma se si ritiene di aggiustare qualcosa lo si può fare. Alterare un'immagine in fase post scatto non ritengo voglia dire sminuirne il valore. |
| inviato il 10 Gennaio 2025 ore 20:59
@ Daniele Polarizzatore, filtri: io li ho sempre banditi. Al pari della doppia esposizione, sarebbero compresi negli "atti impuri" dei 10 comandamenti fotografici, ovviamente rispondenti alla mia personalissima religione E' comunque vero che all'epoca molti li usavano e anche "di brutto".. Pre-produzione: vero quanto affermi, si puo' notare piu' o meno a seconda di quale pellicola-obiettivo. Anche nei casi di immagine piu' edulcorata, credo pero' che la pellicola non si inventi nulla, al massimo sottolinei in maniera tuttosommato sobria, rispetto agli standard attuali, quelle che sono le caratteristiche precipue della luce, che si diffonde e si riflette attraverso la realta'... Unico punto su cui non sono d'accordo e' il vaso di fiori: si vedra' quanto in verita' accaduto, cioe' che qualcuno li' davanti al palo ce lo ha messo @InCinoVeritas Opinione piu' che rispettabile e direi anche incontestabile la tua |
| inviato il 10 Gennaio 2025 ore 21:19
Onestamente i punti 1) e 2) a me paiono "a sfavore" della proiezione e non il contrario, se ho capito bene. D'accordo invece con l'organizzazione delle immagini, creare un portfolio che abbia un significato per il racconto che si vuole fare è altrettanto importante e difficile quanto scattare. |
| inviato il 10 Gennaio 2025 ore 22:31
@Enrico Onestamente i punti 1) e 2) a me paiono "a sfavore" della proiezione e non il contrario, se ho capito bene. ******** Si, credo che piu' liberta' abbia l'osservatore (ritornare su una stessa foto, accostarne un'altra, osservare i particolari di un'altra ancora, etc..) meglio lo stesso sara' in grado di capire il lavoro dell'autore..almeno potenzialmente..perche' aumentando le possibilita' di interpretazione, aumentera' anche il rischio che questa interpretazione vada per cosi' dire "fuori strada", cioe' si allontani da quello che l'autore, indipendentemente dalle proprie capacita' e livello, voleva comunicare |
| inviato il 10 Gennaio 2025 ore 22:36
La sequenza fotografica la fai anche quando decidi di stampare un libro delle tue foto; che poi uno possa saltare di pagina in pagina leggendo è un altro paio di maniche. La libertà dell'osservatore di cambiare l'ordine stabilito dal fotografo che espone alla parete è un di più non un di meno, se l'osservatore vuole seguire e cercare di capire la sequenza decisa dal fotografo lo fa, altrimenti se la può cambiare. Faccio notare poi che la presenza di una parete (più di una in realtà) non implica necessariamente una esposizione sequenziale, le foto possono venire appese in gruppi, in insiemi di varie dimensioni. |
| inviato il 10 Gennaio 2025 ore 22:58
“ aumentando le possibilita' di interpretazione, aumentera' anche il rischio che questa interpretazione vada per cosi' dire "fuori strada" „ A me non pare un rischio ma una opportunità, per autore ed osservatore. Mia opinione. |
| inviato il 10 Gennaio 2025 ore 23:59
Punto 1) l'ordine delle immagini deve iniziare da quando si scatta e non da quando si mettono nel caricatore. Se non ha un progetto iniziale può far ben poco quando riorganizza le immagini per la proiezione. Questo non vale solo per le diapositive. |
| inviato il 11 Gennaio 2025 ore 6:37
Su questo ultimo intervento non sono molto d'accordo. Questo vale sicuramente per qualcuno ma non per tutti. Nemmeno per tutti i grandi autori. Anzi, questi spesso hanno persone fidate che a posteriori li aiutano a scegliere le foto e l' ordine con cui presentarle nell'assemblaggio delle loro pubblicazioni. Certo devi avere un'idea di base e scattare pensando a quello con una coerenza. Il fotoamatore medio in un caso su un milione avrà già nella testa tutti gli scatti e la sequenza esatta con cui presentarli, e di solito, questo accade con lavori concettuali dove è possibile costruire lo scatto che serve allo scopo. |
| inviato il 11 Gennaio 2025 ore 7:26
"..si torna all'essenziale: ripresa - immagine finita" Quello lo si può fare con qualsiasi attrezzatura, in testa il digitale. La Leica con quell'idea stupida lì ci sodomizza allegramente la Clientela grulla, fa fotocamere che sono, a detta loro, "essenziali" per la fotografia, blatera sul ritorno alle origini della fotografia. Addirittura, Leica da qualche fotocamera ci leva delle funzioni blaterando sull'essenzialità, e poi ci inchiappetta ferocemente il gonzo del momento vendendogliela a prezzo maggiorato rispetto alle versioni che quelle funzioni hanno, il che la dice molto lunga sulla stupidità della gente. A mio avviso personalissimo, non bisogna farsi pialle mentali, nè in fotografia, nè in altri campi. In fotografia uno usa un trabiccolo per fotografare e ci tira fuori immagini finite, il come sono razzi suoi, tanto alla fine conta solo e soltanto quello che si vede in immagine finita, e quello che non si vede, non conta nulla. |
| inviato il 11 Gennaio 2025 ore 9:16
Hai dimenticato che uno può anche dormire durante la proiezione… |
| inviato il 11 Gennaio 2025 ore 10:51
Mi pare ci siano molti che lavorano sulla pellicola, ma pochi che proiettano. ********** ********** Che posso dirti caro Simone: quelli che proiettano erano una esigua minoranza già quando la pellicola era l'unico modo per fare fotografia... cosa vuoi che possa essere, oggi, la proiezione quando quei pochi che ci si avvicinano alla pellicola lo fanno solo per distinguersi, sempre e solo sul WEB ovviamente, da tutti gli altri comuni fotografatori? |
| inviato il 11 Gennaio 2025 ore 10:59
Non ti viene il sospetto che anche dietro le dias ci sia un incredibile lavoro di pre-produzione industriale per fornire al fotografo ciò che lui vorrebbe vedere, facendogli credere che, per il solo fatto che non ci ha messo mano in post, proprio quella sia la realtà autentica? ********** ********** Certo che è la realtà autentica mio caro Daniele, a patto però che TU sappia scegliere la pellicola adatta alla scena, o al soggetto che stai immortalando, sappia valutare bene l'esposizione e, soprattutto, sappia fotografare quando la LUCE è quella giusta non solo per quantità, qualità e direzione... ma soprattutto temperatura. |
| inviato il 11 Gennaio 2025 ore 11:04
Alterare un'immagine in fase post scatto non ritengo voglia dire sminuirne il valore. ********** ********** Se stai bene attento nella fase pre scatto non hai bisogno di ricorrere alla fase post scatto. |
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