| inviato il 20 Dicembre 2024 ore 14:17
Quando ieri ho guardato la pagina ufficiale di Laowa, ho letto che facevano il 25% di sconto sui nuovi Tilt, ma adesso non trovo più questa info. Me la sono sognata? |
| inviato il 20 Dicembre 2024 ore 18:55
Vedi / senti onnik. |
| inviato il 22 Dicembre 2024 ore 12:54
Mi sembra che ci si stia accapigliando per puro nominalisimo. Chi conosce il significato dI RR 1:2 o RR 1:1 può chiamare "macro" il secondo ed il primo no, oppure chiamarli macro entrambi, oppure nessuno dei due e considerare macro solo quelli oltre il RR 2:1. non cambia nulla, è una definizione convenzionale. I micro nikkor F, Ai ed ais (55, 105 e 200) erano tutti 1:2, e nessuno si stracciava le vesti perchè si chiamavano così. Anzi, c'erano dei folli che li usavano perfino per scattare delle riprese ravvicinate. O close up. O macro. |
| inviato il 23 Dicembre 2024 ore 0:00
Nel dubbio ... io mi "impicco" alle definizioni della Casa madre! GL |
| inviato il 23 Dicembre 2024 ore 0:17
che meraviglia sto posto. Si presentano due nuovi obiettivi e al 4o commento già parte il "non vedo la novità"...e via a litigare... il paese dei guelfi e dei ghibellini, di Roma e Lazio, di Livorno e Pisa, peppone e don camillo, di fascisti e comunisti siamo tutti così e questo sito ne è la comprova non riesco a nascondere una certa pena per la voglia di litigare che hanno sempre tutti, fosse anche perchè Laowa presenta due nuovi tilt-shift |
| inviato il 23 Dicembre 2024 ore 14:53
Riguardo ancora a cosa sono close-up, macro e ultramacro, una più semplice divisione potrebbe essere data dai millimetri inquadrati, stabilendo come regola generale non delle cifre precise ma dei range. In effetti ci pensavo mentre tempo fa mi ero messo a ideare un possibile sistema di riorganizzazione di quel minestrone che è l'attuale galleria Macro, a partire da una divisione tra Still life (da non confondersi con la fotografia di oggetti che è un'altra sezione) e Life, e quindi tecniche, ambiente chiuso/aperto e altro, il tutto gestibile tramite filtri nelle ricerche così da valorizzare ogni sottocategoria. In pratica irrealizzabile con i soli dati EXIF a disposizione per la maggior parte delle foto e quindi nemmeno ho scritto niente nel topic dei suggerimenti. Ho visto anche il video di Dustin Abbott che come Alberto Ghizzi Panizza nota il problema del piede e dice che le manopole in metallo appaiono resistenti, ma per quanto riguarda il se e il quanto lo siano nel tempo si limita a sperare che durino. Insomma, a Dio piacendo… Del resto gli ambassador che altro possono fare se non commentare un uso molto limitato nel tempo di un nuovo prodotto? Comunque benissimo Laowa che continua a sviluppare ottiche macro. Questa la salto, così come ho definitivamente saltato l'Aurogon preferendo gli obiettivi da microscopio, ma se i cinesi vogliono un suggerimento per qualcosa di mai realizzato allora è facile: un'unica soluzione che consenta sia di mettere a fuoco a partire da infinto, sia di raggiungere un RR di 5:1! |
| inviato il 23 Dicembre 2024 ore 20:17
Il 100 lo torvo super interessante |
| inviato il 23 Dicembre 2024 ore 20:34
Ammetto l'ignoranza ma qual è il vantaggio di una lente tilt-shift nella fotografia macro? |
| inviato il 23 Dicembre 2024 ore 21:45
Profondità di campo |
| inviato il 24 Dicembre 2024 ore 6:23
Fuoco selettivo |
| inviato il 24 Dicembre 2024 ore 8:36
C'è pure una regola che prende il nome da un fotografo ottocentesco, tal Theodor Scheimpflug, che spiega la relazione tra tilt e profondità di campo. Teoria a parte, dal punto di vista pratico trovo interessante questo frammento della recensione di Panizza: [...] L'obiettivo dotato di cinque manopole di controllo, due ghiere, due pulsanti, richiede un notevole periodo di adattamento per comprendere bene il suo utilizzo. L'esperienza con una lente tilt and shift non è subito intuitiva e bisogna quindi abituarsi a comprendere bene i meccanismi di basculaggio e decentramento. La precisione delle regolazioni consente di ottenere comunque immagini estremamente nitide e un controllo totale della profondità di campo, ma non è, come dicevamo, sempre intuitivo capire come sfruttare appieno le sue regolazioni. Quindi a volte capire in che modo va inclinato, ruotato e decentrato è l'aspetto forse più complicato, però è chiaro che chi già conosce questi obiettivi sarà ben contento di avere tutte queste possibilità di regolazione. Anche se il tilt e la rotazione sono degli elementi alleati e potenti per la gestione della profondità di campo, comunque il focus stacking a mio avviso resta la scelta più adeguata e semplice per ottenere il tutto a fuoco di soggetti complessi. Ovviamente questa tecnica può essere utilizzata manualmente anche con questo 100 mm tilt and Shift, però uno dei vantaggi dell'utilizzo del basculaggio rispetto al focus stacking è che non dovremo fare per forza il lavoro di post produzione per l'unione degli scatti. È vero che alcune fotocamere recenti uniscono il focus stacking "on camera", ma questo produce dei JPEG e la qualità di questi non è la stessa di un RAW generato da un software apposito come ad esempio Helicon Focus. Quando dobbiamo fotografare decine o centinaia di prodotti senza dover perdere troppo tempo per realizzare i focus stacking, possiamo utilizzare un'ottica tilt and shift come questa che può essere estremamente utile per ottenere un tutto a fuoco con singolo scatto con comunque una qualità ottimale. Facendo invece ingrandimenti elevati intorno all' 1:1 ecco che il focus stacking ritengo comunque che sia ancora molto utile, anche se con un'ottica tilt and shift la possibilità di basculare e decentrare può ridurre il numero di scatti necessari per avere tutto a fuoco grazie alle tante manopole e pulsanti presenti sull'ottica. E' quindi possibile gestire la profondità di campo e l'inquadratura con un'enorme flessibilità soprattutto paragonando le ottiche macro tradizionali, di contro tutti questi controlli, come in tutte le ottiche tilt and shift che ho provato, e a seconda delle rotazioni che può fare l'obiettivo, sono a volte difficili da controllare soprattutto perché sono incastrate tra il corpo macchina e l'obiettivo. Eccolo ad esempio qui montato su una Z8: non sempre andare a regolare tutte le rotelline può essere agevole, soprattutto quando magari andiamo a decentrare, basculare e fare movimenti. Quindi non sempre è facile andare a trovare le rotelline o i perni di rotazione per il bloccaggio delle varie posizioni. A ogni modo questa non è una lente per il punto e scatta o per le situazioni che richiedono rapidità di esecuzione. Anzi questa è una lente dal gusto analogico che costringe tra virgolette il fotografo ad un impegno maggiore e ad una cura elevata nella regolazione di tutti i parametri. Ricordo che questa è una lente completamente manuale, compresa la messa a fuoco, e questo richiede una precisione assoluta se si vogliono ottenere i massimi risultati. [...] Notare come più e più volte Panizza torni sul concetto di difficoltà di "manovra". Tutto si apprende, ma difficoltà è una parola antitetica a rapidità e del resto lo dice chiaramente: non sono obiettivi da punta e scatta, nemmeno stando su stativo (deduco) per inquadrare, che so, una farfalla momentaneamente posatasi su un fiore. L'idea che me ne sono fatto, anche considerando che gli esempi che subito compaiono in Rete di obiettivi tilt/shift sono di paesaggi e diorama in cui si esaltano le possibilità di un fuoco selettivo, è che siano strumenti per creativi più che per cacciatori itineranti. Se invece il soggetto è fermo, sia in studio che all'aperto, qualsiasi tecnica o strumento è valido. Mi è piaciuto il riferimento al gusto analogico, il che però vale anche per le altre ottiche Laowa prive di AF. Ma non è forse un concetto valido per la macro in generale? Per lo meno personalmente lo considero quasi un dogma, prima ancora che un obbligo quanto sale il RR, procedere totalmente in manuale nelle regolazioni della macchina. Che poi in post i macrofotografi siano tra coloro che fanno più abbondante uso di software e quindi di potere digitale, è un altro discorso. |
| inviato il 24 Dicembre 2024 ore 10:21
correzioni prospettiche Ps: la regola di Scheimpflug è una delle cose più belle che ci sia in fotografia |
| inviato il 24 Dicembre 2024 ore 15:25
“ Il prezzo di queste due ottiche Laowa in Italia, uguale per entrambe, è di 1.675,00 euro non certo regalate... „ Ho avuto la fortuna di trovare un TS-E 90 mm L per poco più di quella cifra usato. Purtroppo i TS-E Canon 50 mm, 90 mm e 135 mm sono praticamente introvabili nel mercato dell'usato dato che appartengono a un mercato di nicchia, e chi ce li ha tendenzialmente se li tiene stretti. Comunque vedo solo aspetti positivi se anche altri produttori mettono sul mercato obiettivi di questo tipo. |
| inviato il 02 Gennaio 2025 ore 11:12
“ Niente non riesco a farmi capire, pace „ @Ric1978 è più semplice di quanto pensi. Rapporto di ingrandimento (R.I.) 1:1 ("uno a uno") è una caratteristica dell'obiettivo e basta, indipendente dalle dimensioni del sensore (e fin qui questo era già stato detto, ora provo a spiegare meglio). Tu probabilmente lo confondi con la lunghezza focale "apparente" che porta a crop in più o in meno a seconda della dimensione del sensore (la famosa storia che, a parità di soggetto e distanza di scatto, 50mm su FF "equivalgono" all'angolo di campo di un 100mm su m4/3, per dire). Ma il RI non ha niente a che fare con questi aspetti. Dice solo che l'OBIETTIVO (non la macchina fotografica) riesce a mettere a fuoco un oggetto ESATTAMENTE nelle stesse dimensioni del "mondo vero". Come è già stato detto, si può mettere anche un elefante nel sensore, ma un animale di 4m "diventa alto" 20mm per stare nel sensore. Quindi, diciamo, tutti gli obiettivi "non macro" riducono le dimensioni dei soggetti ALMENO di un fattore "X" (se guardi nelle schede di Juza è il parametro "rapporto di riproduzione"). Quindi una cosa di 1cm fotografata con un obiettivo con rapporto di riproduzione pari a 0,2, produrrà AL MASSIMO un'immagine a fuoco di 2mm (1cm x 0,2), a prescindere dal sensore sul quale proietterà tale immagine. Mentre sempre una cosa di 1cm fotografata con un obiettivo con rapporto di riproduzione pari a 1 (per l'appunto un obiettivo "macro") produrrà AL MASSIMO un'immagine a fuoco di 1cm (1cm x 1), ovvero di dimensioni UGUALI al soggetto reale. Perché è importante. Allora, con soggetti grandi è OVVIAMENTE ininfluente, tanto neanche ci si avvicina alla necessità di avere sul sensore un'immagine con dimensioni reali. Ma con soggetti MOLTO PICCOLI (piccoli insetti, per dire), capirai bene che i dati che può registrare il sensore sono pochi se il soggetto viene ulteriormente "rimpicciolito" di 3 o 4 volte. Provo con un'ulteriore esempio nel caso ancora non ti fosse chiaro (magari il discorso dei soggetti può confondere): diciamo che alla distanza minima di messa a fuoco (questi discorsi valgono SEMPRE alla distanza minima di messa a fuoco!) l'area a fuoco inquadrata da un'obiettivo macro è identica a quella proiettata sul sensore, con gli obiettivi NON macro è invece SEMPRE più piccola. |
| inviato il 02 Gennaio 2025 ore 11:39
Grazie per il tempo che hai speso. Il discorso è chiaro e ben spiegato. La mia domanda iniziale riguardava la dimensione apparente del soggetto rapportata alla dimensione del sensore. Un obiettivo 1:1 mostrerà un soggetto da 15x22mm riempiendo un sensore apsc fino ai bordi, su un 24x36mm il rapporto scenderà a 0.7, su ff+ a 0.5 ecc ma questo solo come dimensione apparante rispetto al sensore. La figura proiettata è sempre 1:1 come giustamente spieghi ed è la dimensione del sensore a dare l'illusione che il soggetto riempia o meno il fotogramma. La mia domanda era questa : un obiettivo viene venduto come 1:1 basandosi su quello che si vede a monitor, quindi con un rapporto stabilito dalle dimensioni del sensore o su quello che è la realtà dell'immagine indipendentemente dalla dimensione del sensore? Era una domanda di marketing più che di ottica. |
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