| inviato il 19 Novembre 2024 ore 8:01
Salve, ho cercato nei numerosi post sull'argomento ma non ho capito bene come dovrei fare utilizzando la mia Nikon D810 e un obiettivo Tamron 90 macro. L'obiettivo ha un diametro di 55mm e una distanza minima di MAF di 23cm. Quello che vorrei utilizzare sono quei "tubi" duplicatori con porta-diapositiva in punta e poi mettere un faretto a led davanti. Non riesco però a capire quale duplicatore dovrei comprare per poterlo avvitare su questo obiettivo (leggo poi di anelli adattatori ma non so se è questo il caso). Grazie mille per l'aiuto (se mi aiutate forse è l'inverno giusto che mi metto a fare sto lavoro, a 65 anni...) Mauro |
| inviato il 19 Novembre 2024 ore 10:56
una soluzione più facile da realizzare potrebbe essere questa: 1) acquista il più economico retroilluminatore led su ama zon(tipo quelli che vendono per duplicare le pellicole con smartphone; 2) prendi una tavoletta di legno, da un lato prendi in ferramenta un perno simile a quelli dell'attacco treppiede, fai un foro e fissi la fotocamera; 3)trova il giusto punto di messa fuoco e dall'altro lato fissi il retroilluminatore con il porta pellicola; 4) crei un tunnel nero tra i due, ad esempio con un vecchia scatola di cartone dipinta di nero al'interno, o rivestita con un tessuto nero. 5) scatto remoto e live view, scatti in raw. economico, stabile poichè lo metti su un tavolo e stai seduto. creando passpartuot personalizzati, usando magari telaietti specifici, puoi variare formati di pellicole (cambiando se serve la distanza). |
| inviato il 19 Novembre 2024 ore 12:05
il duplicatore è un po' uno sbattimento da gestire e per garantire la planarità, no? fotocamera fissa in verticale, pannello luminoso sotto, e via. |
| inviato il 19 Novembre 2024 ore 12:07
Sostituisci la lampada del tuo proiettore dia con una da 50w o anche meno (quella installata sarebbe troppo potente) e toglici l'obiettivo poi, con un cavalletto, fotografi le dia. Il 90mm dovrebbe essere sufficientemente distante dal proiettore, io avevo usato un 105mm |
| inviato il 19 Novembre 2024 ore 15:19
Questione annosa e molto complessa di esperienza ne ho fatta non poca, considera che già 40 anni fa duplicavo con l'ektachrome slide duplication Alcune raccomandazioni/pareri ESCLUDI l'impiego di accrocchi come quello suggerito da fileo, il loro problema è che non riesci a garantire la planarità del piano della dispositiva rispetto al sensore. Inoltre, è molto facile spostare il portadia o la macchina o avere il mosso. Considera che NON ci sono tolleranze date dalla profondità di campo, qualche decimo di errore e la nitidezza va immediatamente a farsi benedire. Il piano orizzontale e la macchina in verticale: perfetto ma solo se possiedi attrezzature molto precise, nate allo scopo, altrimenti... anche lì l'errore di planarità è sempre in agguato. La messa a fuoco: assolutamente da verificare ad ogni cambio di telaietto, sembra eccessivo, ma ti garantisco che i decimi di differenza di spessore tra un telaietto e l'altro sono più che sufficienti per compromettere la nitidezza della riproduzione. cosa impiegare: da preferire un accessorio tipo questo https://www.amazon.it/JJC-Adattatore-digitalizzazione-pellicole-negati è solidale con la lente per cui non hai problemi di planarità o di mosso non è il meglio ma può andare (il meglio è un soffietto con porta-dia e lente macro) non fermarti al modello che ti ho indicato, ho preso il primo del genere che mi è capitato, cerca quello più adatto al tuo caso |
| inviato il 19 Novembre 2024 ore 16:04
@Gsabbio Se permetti dissento, visto che lo uso con buoni risultati. Poggio l'accrocco sul tavolo della scrivania, con uno spesso sotto per avere la giusta altezza e dispongo la macchina, sempre poggiata sul tavolo. Una volta trovata la distanza giusta non si sposta più per tutta la seduta. Allineare la dia alla macchina è abbastanza semplice, basta controllare il parallelismo con il bordo del mirino. "qualche decimo di errore" ... eh la madonna!!! basta chiudere tipo 8 o 11, e un eventuale piccolo disallineamento è compensato. La messa a fuoco la ricontrollo ad ogni scatto, in ogni caso basta non disinserire l'AF. Quando ho comprato l'accrocco, non era disponibile il set, sempre della JJC, che includeva il "tubo". In giro non avevo trovato roba con il tubo distanziatore che costasse poco e non contenesse aggiuntivi ottici per accorciare la distanza di messa a fuoco. Avevo escluso questi adattatori perché compromettono la resa. |
| inviato il 19 Novembre 2024 ore 16:17
Se chiudi a f11 vai in diffrazione e sulle dia si vede bene a meno che si stia duplicando con una 10-16 mpix, io duplico a 45 mpix e di margini d'errore non ce ne sono A f8 -garantisco- i decimi contano Fondamentale, che non ho specificato prima: la messa a fuoco va fatta in liveview ingrandendo sulla grana della dia, il mirino -ottico- è troppo impreciso E... non mi stancherò mai di ripeterlo:assolutamente rifare la messa a fuoco se cambia il telaietto |
| inviato il 19 Novembre 2024 ore 16:42
Offro il mio piccolo soldino, perché, in questi giorni, mi sto proprio occupando del riproduttore negativi/dia che mi sono autocostruito. I consigli di Gsabbio sono tutti condivisibili, tuttavia le soluzioni possono essere molte e più economiche. In particolare: il portadia/illuminatore JJC suggerito da Fileo è ben fatto ed economico ed è proprio quello che uso io. Le osservazioni di Gsabbio sono tuttavia giustissime (difficoltà di allineamento), ma questo problema può essere facilmente controllabile. Spiego come ho fatto io:
 L'accrocco può sembrare eccessivo, in realtà si tratta di cose che avevo in casa e che ho riutilizzato (in particolare lo stativo Lupo). Il cuore del sistema è una rotaia, sulla quale sono montati due morsetti Arca Swiss, uno per la fotocamera e l'altro per il porta dia JJC. Questa rotaia è poi montata sullo stativo (quindi si trova in posizione verticale), ma nulla vieta di usarla appoggiata sul tavolo in posizione orizzontale. L'accrocco tra fotocamera e illuminatore non è altro che un vecchio paraluce a soffietto che ho riciclato, assolutamente sostituibile con un semplice tubo di cartoncino annerito (o addirittura eliminabile). E' importante scegliere un'ottica adatta. Io uso il formato M4/3 e mi sono trovato bene col 30 mm macro della Olympus. In precedenza ho fatto anche prove con un eccellente obiettivo da ingranditore Rodenstock 50 mm, che andava veramente bene, ma non era, ovviamente, autofocus. La comodità di un'ottica AF è impagabile e sono quindi passato al 30 mm macro. Le osservazioni di Gsabbio sul parallelismp delle superfici (sensore e dia) sono sacrosante, ma controllabili con una certa facilità. Il corpo macchina può essere facilmente messo in bolla con una qualsiasi livella, mentre il portadia JJC (che è saldamente fissato mediante il suo attacco foto 1/4"-20) può essere registrato in vari modi (uno visibile in foto). Se servono altre info, mi potete inviare un MP. |
| inviato il 19 Novembre 2024 ore 17:39
Uso una mirrorless FF, quindi non ho problemi a mettere a fuoco, inoltre preferibilmente lavoro con dei tubi auto ed obiettivi automatici, quindi lascio fare alla macchina. Le prime volte ho controllato ma la messa a fuoco era precisa. Data la posizione di tutto il complesso, piazzato sulla scrivania, non uso il mirino ma lo schermo posteriore. Sinceramente tutto 'sto calo al centro per la diffrazione, con gli obiettivi che uso, non l'ho riscontrato a F11. Normalmente, quando compro un obiettivo, lo provo subito a tutti i diaframmi, per capire come meglio utilizzarlo. In genere un certo calo lo riscontro a F16, e, maggiormente, per quelli che ci arrivano, a F22. Certo, l'allineamento va fatto con una certa attenzione, ma parlare addirittura di decimi (che sono decimi di millimetro, tanto per essere chiari), a F8, significa trovarsi mezza dia fuori fuoco, solo se si incurva leggermente all'interno del telaietto. A suo tempo, scartai la soluzione completa con il tubo, perché a prezzi abbordabili trovai solo soluzioni con all'interno una lente addizionale fissa, per riuscire ad arrivare al rapporto 1:1, soluzione sconsigliabile perché uccide la qualità (altro che diffrazione). |
| inviato il 19 Novembre 2024 ore 19:13
Sì... altra cosa importante come fa Oldbab è avere un paraluce che fermi tutte le luci laterali che possono influire sul duplicato. Significa che il percorso della luce dalla dia all'obiettivo deve avvenire in un ambiente totalmente oscurato e... cosa fondamentale, è non avere luce attorno alla diapositiva, per cui, a parte quella della dia, non ci deve essere altra luce che entri nell'ottica (per intenderci dalla sorgente luminosa) se servisse: provvedere è facile, basta schermare con un po' di cartoncino nero la sezione della sorgente luminosa che rimanesse esposta |
| inviato il 20 Novembre 2024 ore 7:44
A mio parere i risultati migliori si ottengono con un illuminatore a luce guidata o puntiforme e non di tipo diffusa, come si ottiene? Banalmente utilizzando un ingranditore o un proiettore dia togliendo loro gli obiettivi. Io ho usato entrambi (proiettore per le dia ed ingranditore per i negativi 35mm e 6x6) Non a caso questi strumenti avevano le lenti condensatrici proprio per dare ai negativi/diapositive il top della illuminazione (intesi come contrasto e nitidezza ottimali ottenuti attraverso una luce che arriva alla pellicola non in maniera disordinata, ma il più possibile guidata). Per l'ingranditore va bene la lampada che c'è, per il proiettore dia bisogna invece trovarne una che non superi i 50w. Riguardo i presunti problemi di disallineamento e maf concordo con Fileo, basta un minimo di accortezza e si fa tutto bene. Un mio suggerimento, indipendentemente dal tipo di illuminatore che si usa: fotografare la pellicola dal lato emulsione (quella opaca) e mettere a fuoco sulla grana poi, in PP bisogna invertire i lati (ma quasi tutti i software hanno questo comando). Se si usa un macro f8 ( ma anche 11) va bene, il calo delle prestazioni si avverte se si chiude ancora (f16 ed oltre) |
| inviato il 20 Novembre 2024 ore 17:10
Interessanti le osservazioni di Gian Carlo F, non ho un ingranditore ma un vecchio ma efficiente proiettore manuale Leitz, farò delle prove. Sono tuttavia convinto che i portadia/negativi retroilluminati con luci LED siano molto validi e credo che continuerò ad usarli. Incidentalmente, i problemi segnalati da Gsabbio (curare il parallelismo tra la dia ed il sensore), pur importanti, sono superati dalla mancanza di planarità delle vecchie pellicole. Praticamente, si ha planarità solo con le dia tra i vetrini, tutte le altre (e le strisce da 6 fotogrammi dei negativi) sono incurvate e possono dare problemi. Anche se si possono usare altre soluzioni, metto altre foto del paraluce (originariamente di una Zenza Bronica ETR);

 La scatola paraluce inferiore (che si infila dentro il paraluce a soffietto) è realizzata con un materiale molto leggero simile ad espanso, che ho trovato nell'emporio cinese che ho sotto casa. Naturalmente può essere realizzata in cartoncino, balsa, ecc. Resto a disposizione per ogni ulteriore chiarimento. |
| inviato il 20 Novembre 2024 ore 17:59
“ Interessanti le osservazioni di Gian Carlo F, non ho un ingranditore ma un vecchio ma efficiente proiettore manuale Leitz, farò delle prove. „ Avrà almeno 150W, riduci la potenza della lampada a 50W al massimo, mi raccomando.... altrimenti diventa accecante!!I Io la avevo trovata dalla GBC |
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